Forse l’unica differenza che si nota pure dall’annuario, è il suo numero molto esiguo di personale. Si aggiunga che benché le Direzioni Generali abbiano sempre progettato di raggiungere il numero di sedici padri, questo numero non solo è sempre stato un sogno, ma alcuni padri quasi al loro inizio di una esperienza missionaria furono prelevati ed inviati ad altri servizi nell’Istituto. Questo fatto suscitò una doppia reazione in noi che rimaniamo. Da una parte un senso di privilegio, ringraziando pure la D. G. per la valorizzazione di nostri confratelli, ma d’altra parte questa “esportazione” ha anche suscitato una reazione negativa che ha degli strascichi nelle conversazioni di cortile.
Ma ora vediamo le principali sfide per chi opera in Sud Africa.
Nella festa dell’Assunta di quest’anno 2007, nella chiesa di Mamelodi (immenso agglomerato nei pressi di Pretoria) gremita di fedeli e con autorità civili presenti, commentando il passo dell’Apocalisse (11; 19; 12:1-6, 10) cercai di descrivere che il grande dragone con le dodici fauci di fuoco, creduto morto e sepolto nel 1994 con l’abolizione dell’apartheid, in realtà non è morto, ed aggiunsi: “In Sud Africa il dragone è vivo e vegeto più che mai”. E cosi dicendo descrissi la lista di settori della vita pubblica e privata dove il dragone con diabolica astuzia fa manbassa di tutto e di tutti.
Iniziai presentando la corruzione. Il Sud Africa è tra le prime nazioni più corrotte del globo. Il secondo punto fu: la mancanza di lavoro – il 52 % della popolazione abile al lavoro è disoccupata.
Passai a descrivere il crimine – qui si sta solo sicuri dietro ad un recinto elettrico. La pietra fondamentale dell’apartheid fu la discriminazione.
Oggi, affermai, l’ineguaglianza è la realtà che tutti vediamo e soffriamo. Lo sfruttamento dei deboli e dei poveri è la politica di ogni giorno. Si pensi che sono sei milioni i senzatetto. Coloro che ricevono la casa di due stanze – il governo ha programmato di costruirne 10 milioni entro il 2010 (fino a oggi ne ha costruite 6 milioni), case che qui noi chiamiamo « canili » per la ridicola piccolezza e la tragica vicinanza dall’una all’altra.
La lista delle sfide in Sud Africa continua. Vediamo la degradazione della moralità familiare. Questa pietra angolare della società è in decadenza. Nel 1998 si voleva immettere un controllo di nascite allo stile cinese, ora si da’ in premio un assegno mensile a tutte le ragazzine che hanno bambini. Si parla di fare un regalo di condoms ai ragazzi di 12 anni che sono ormai sessualmente attivi. Un altro frutto della decadente moralità e’ il permissivismo con la legalizzazione del divorzio, dell’aborto e dei matrimoni degli omosessuali. Aggiungi: Il governo in vista dei mondiali di calcio del 2010 sta legalizzando la prostituzione e programma di importare almeno trecento mila prostitute per l’avvenimento.
Ricordai anche gli effetti mortali incalcolabili che l’epidemia dell’infezione dell’HIV-AIDS sta portando specialmente tra la gioventù. Su tre giovani uno è positivo.
In quasi tutte le città ed agglomeramenti i cimiteri non riescono più a contenere le sepolture dei morti.
Come conseguenza anche in mezzo alla popolazione nera si fa sempre più frequente la cremazione, Aggiunsi che in Sud Africa manca quasi totalmente il giovane aperto alla vita religiosa o sacerdotale.
La celebrazione del XI Capitolo. Le sfide di conversione.
Per quanto riguarda noi Missionari della Consolata, di fronte a questa realtà dico che occorre essere “profeti” coraggiosi e zelanti della Croce del Cristo, testimoni nuovi di consolazione.
Le decisioni del Capitolo XI, la V Conferenza della Delegazione e la Visita Canonica segnano l’orizzonte, e ci indicano la strada e i gradini da percorrere.
Le decisioni del Capitolo furono lette, commentate in comunità ed in assemblea ed accettate senza condizioni. Ma partendo per il suo nuovo servizio nell’Istituto P. Jose’ Luis. Ponce de Leon che era stato nostro Superiore e aveva partecipato e vissuto il Capitolo, non ci fu più tra noi chi potesse condividerci questa esperienza. Così tutte le belle decisioni e lo spirito di rinnovamento, pur chiare e coraggiose per affrontare le sfide presenti in ogni regione, furono ritenute impegnative e forti solo per le altre regioni e per gli altri confratelli. Questa nostra esperienza potrebbe porre una questione chiedendoci se e’ bene che il Delegato al Capitolo sia trasferito subito dopo la chiusura dello stesso Capitolo lasciando i confratelli a...bocca asciutta, nonostante le diverse e numerose comunicazioni.
La V Conferenza della Delegazione. (Newcastle-Pax Christi 8-12 Maggio 2006)
La Conferenza non venne preparata come si doveva. Le comunità padri, sicuri che lo zelo missionario immesso nelle attività in corso era sufficienti, vivevano quella vita di dedizione senza mettersi in discussione. Eravamo passivi.
Ma un primo scossone arrivò quando il consigliere continentale, P. Matthew Ouma, con una chiarezza inconfutabile ci chiese di essere chiari e coscienti in quello che affermavamo e accettando quindi le conseguenze. La Conferenza ci aprì gli occhi per vedere, ci guarì la sordità delle orecchie per sentire e ci aiutò a mettere in discussione le nostre sicurezze aprendoci la strada per poter “insieme”affrontare le sfide in cui viviamo ogni giorno in questa “nazione arcobaleno”. Il progetto di vita personale, il progetto di vita comunitaria, il metodo di un’azione pastorale d’insieme fatta in equipe e l’impegno serio nella promozione vocazionale apparvero concretamente come principale mezzo per affrontare le sfide da cui siamo avvolti. Come risultato si moltiplicarono gli incontri, le discussioni e anche sorsero le critiche giudicando certe decisioni fatte dalla D.G. senza conoscenza della realtà.
La Visita Canonica (Damesfontein: 16 -26 Maggio 2007)
La visita canonica preparata con consapevolezza come realtà nostra, ci aiutò a scacciare ogni dubbio, se ancora era necessario, sul progetto nuovo programmato dal XI Capitolo e dalla nostra stessa V Conferenza.
La visita della D. G. ad ogni comunità e il colloquio personale portarono ancor maggior chiarezza nella mente dei visitatori. Come risultato occorreva concretizzare e mettere in azione le scelte conclusive specialmente la “ristrutturazione”. Ci si chiedeva di restituire la missione di Embalenhle (ritenendo Osizweni per i motivi di unicità di presenza a Blaauwbosch e a Madadeni), per prima e in seguito la missione di Damesfontein.
Sin dall’inizio le parole del superiore generale, P. Aquileo Fiorentini e di P. Ouma Matthew furono ben capite e comprese nelle loro attuazioni. Un po’ difficile il dialogo in assemblea col motivo della traduzione simultanea dell’italiano in inglese perché non fu possibile usare una lingua comune per conversare.
Le linee conclusive dettate dalla Direzione Generale erano chiare davanti a tutti:
1) Rimane un piccolo gruppo come segno di missione di servizio e di partecipazione :
2) Vivendo e lavorando in Comunità più vicini gli uni agli altri, più inseriti nelle periferie delle città.
3) Dedicandosi maggiormente nel campo dell’AMV, della Consolazione e della giustizia e pace.
4) Accogliendo studenti per la formazione
5) Riqualificando alcune presenze secondo il programma di ristrutturazione che viene dalla Conferenza Regionale e dalla Visita Canonica.
Non c’e’ progetto o cambiamento che sia realizzabile senza una conversione!
La conversione pur essendo un dono del Signore, è anche frutto del nostro impegno.
Trascorsero ben tre mesi nella titubanza, nel criticismo e quasi...nel rigetto delle conclusioni fatte dalla D. G. specialmente considerando che la Delegazione prima della fine del 2008 doveva consegnare alla diocesi di Dundee la missione di Damesfontein ritenuta da quasi tutti i padri la perla e il significato della nostra presenza in Sud Africa e considerando che purtroppo ancor oggi la Diocesi non ha ancora sacerdoti sufficienti per coprire tutte le necessità pastorali.
In una lettera alla comunità proposi alcuni punti di riflessione per una “conversione” :
1. “Prima santi, poi missionari” dal P. Fondatore “Io vi voglio cosi!” “E’ dall’amore che avete l’uno verso l’altro, che vi riconosceranno come miei discepoli (Gv 13:35). Non siamo preti diocesani, noi siamo religiosi e missionari della Consolata. Come ci chiama la nostra gente? Siamo missionari della Consolata? Qui vi è l’essenza del progetto di vita personale e comunitario.
2. Non possiamo risolvere tutti i problemi della Diocesi. Vi è pure un contratto che scade. “Lasciamo questa zona...altra gente ci attende!”
3. “Gesù disse a Pietro: Getta le reti ....ma se tu lo dici, io getterò le reti...”
4. “Sempre avanti...Coraggio!” Non e’ più possibile rimanere “anonimi” Il biennio della Santità è anche e soprattutto aver coraggio di camminare nella strada della conversione.
L’orizzonte della Delegazione Sud Africa si tinge di “azzurro”.
La conclusione della visita Canonica ci ha chiesto di essere pronti ad “accogliere studenti per la formazione.” Un survey tra i padri su questa nuova apertura della Delegazione ebbe una gioiosa risposta affermativa. Il St. Joseph’s Theological Institute di Cedera (KZN) nell’Arcidiocesi di Durban, un centro teologico degli OMI che accoglie studenti di circa 25 comunità religiose, agli inizi del 2009 si aprirà ai futuri missionari della Consolata come di un segno nuovo ed orizzonte che ci fa sentire orgogliosi.
Noi pensiamo che questa apertura del seminario teologico nella nostra Delegazione si basi sulla considerazione dell’importanza del Sud Africa nel continente africano e nel mondo e sia anche un atto di fiducia e di sfida alla nostra Delegazione chiedendoci un impegno nella formazione di missionari per l’Istituto. Questo richiederà forse anche un’apertura pastorale nell’Arcidiocesi di Durban per essere vicini ai nostri seminaristi di Cedara.
Quindi, serenamente e con rinnovato zelo andiamo avanti. La Consolata ed il Beato Allamano ci guidino verso questa nuova e consolante avventura senza tradirne le aspettative.