Furono istituite due commissioni: una che studiasse il modo con cui il processo delle elezioni si svolse, e l’altra, che stabilisse i responsabili dei fatti criminali avvenuti dopo le elezioni. Le due commissioni presero il nome dei due presidenti e si chiamarano The Kriegler Commission e The Waki Commission. La prima presentò il suo Report al Presidente Kibaki e al Primo Ministro Raila in Settembre; il 15 di Ottobre il Governo l’accettò e promise di iniziare immediatamente il processo proposto (come pubblicato sul sito in settembre). La seconda commissione presentò il Report il giorno dopo, il 16 di Ottobre e deve essere ancora accettato dal Governo e poi implementato a secondo delle direttive del Report stesso. E’ di questo report che voglio parlare in questo articolo, perché è quello che veramente ha indagato sui fatti criminali, li ha descritti e ha cercato di andare ad individuare i veri responsabili per processarli e punirli a secondo dei reati commessi.
La Waki Commission fu eretta il 23 Maggio 2008. Il presidente era il Giudice della Corte d’Appello del Kenya, Mr. Justice Philip Waki, coadiuvato da due Commissari, il Sig Gavin Alistair McFadden, un poliziotto in pensione della Nuova Zelanda, e Pascal Calume Gambale, un esperto di Legge Internazionale della Repubblica Democratica del Congo. Mr. George Kegoro, segretario della Commissione, e David Majanja, un avvocato dei diritti umani, era l’assistente e consigliere della Commissione. Il ruolo di investigatore del modo di comportarsi e di agire delle Forze dell’Ordine del Kenya fu affidato a Mr. Bob Grinstead, un investigatore della Nuova Zelanda specializzato in queste ricerche. Il mandato affidato alla Commissione era di investigare le azioni, o la mancanza di azioni, delle Agenzie di Sicurezza dello stato per combattere o almeno contenere i fatti e le circostanze connessi con la violenza e i crimini del dopo-elezioni, e raccomandare vie e mezzi per prevenire tutto ciò in futuro, incluso il portare in corte chiunque avesse commesso atti criminali, lo sradicare la prassi dell’impunità delle proprie azioni, e la promozione della riconciliazione nel paese. La Commissione lavorò senza sosta e intelligentemente per cinque mesi; il 16 Ottobre consegnò al Presidente e al Primo Ministro il report, diviso in due parti: una, più generale, che consegnò alle autorità statali, e che in questi giorni è pubblicato dai quotidiani “verbatim”, e l’altra, per il momento segreta, che verrà trattata in modo speciale, come vedremo più avanti.
I punti salienti del report sono:
- La violenza scatenatasi dopo le elezioni è dovuta al tribalismo che ancora regna sovrano nel paese, alla cultura dell’impunità per chi ricopre cariche istituzionali o può pagare il silenzio sulle sue violazioni della legge e dei diritti umani, e la condotta miserevole, non professionale delle diverse forze dell’ordine.
- Il Governo non ha agito anche quando fu avvisato diverse volte che si stavano pianificando atti di violenza e di distruzione dopo le elezioni.
- La Polizia ha fallito miseramente il suo mandato di proteggere e difendere gli inermi; anzi, delle 1,133 persone uccise in tutte quel periodo, almeno 405 sono state vittime della violenza armata della polizia, inclusi bambini e donne che furono violentate sessualmente mentre chiedevano protezione.
- Gli attacchi, gli scontri armati, le distruzioni avvenuti nella Rift Valley, specialmente nella cittadina di Naivasha, furono pianificati prima delle elezioni nella State House (ove vive il Presidente).
- Kibaki e il suo Governo hanno fallito nel tentativo di unire tutti i Keniani, e le forze dell’ordine e del governo nell’unico intento di sentirsi cittadini di uno stesso stato e lavorare per il bene comune.
Tutti questi eventi sono stati esaminati dalla Commissione, descritti nei loro particolari, e, per quanto riguarda la responsabilità collettiva di gruppi, oppure di crimini non pre-meditati o preparati prima delle elezioni, la Commissione denuncia apertamente i colpevoli, chiede la prosecuzione e, se trovati colpevoli, la condanna.
Di fronte a questo scenario, la Commissione raccomanda:
- Di stabilire un tribunale internazionale e indipendente per fare il processo di tutti quelli accusati di atti criminali.
- Che una lista segreta di 10 prominenti uomini di politica e di commercio, che sarebbero i più colpevoli perché hanno finanziato queste insurrezioni criminali, ed hanno cercato di coprire la loro partecipazione a questi atti distruttivi ed illegali, sia consegnata a Kofi Annan, il Segretario Generale passato della Nazioni Unite. Se il Governo del Kenya non agisce nel corso di sei mesi, la lista verrà affidata alla Corte Criminale Internazionale di Hague per prosecuzione e, se condannati, per pene molto severe.
- Che il governo non dovrebbe dare un’ amnistia generale per tutti i colpevoli dei reati menzionati nel report. Al massimo potrebbe dare un’amnistia parziale a quelle persone che sono colpevoli di reati minori, ma che sono disposti ad offrire più informazioni per arrestare i colpevoli di reati maggiori e più danneggianti.
- Di amalgamare la Polizia regolare con quella Amministrativa e, quando sono chiamati, anche i Militari, per avere una sola voce che da ordini e che controlla l’operato di tutte le forze dell’ordine.
Che sia questa l’ora della giustizia e del rinnovamento nel campo politico, amministrativo e giudiziario? Che il Kenya sia chiamato a diventare un esempio di vita più morale, più equa, più giusta in tutti i campi del vivere umano per il resto del Continente? Oppure che sia un’altra illusione che passa come una meteora e non lascia nessuna traccia nuova nella vita del paese?