Cari amici, cara famiglia. Non ho scritto per molto tempo. Perdonatemi. So che siete preoccupati e aspettate notizie da me e dalla missione. A Nabasanuka abbiamo di nuovo internet, ma la velocità è quella che è e siamo in molti quelli che usiamo lo stesso modem tutti assieme. A volte riusciamo a ricevere messaggi dopo giorni e poi non riusciamo a inviare una risposta.
Questo alla fine è anche un vantaggio e ci aiuta a vivere nella realtà piuttosto che nella virtualità e a curare le relazioni nel tempo umano.
Quando sono riuscito ad arrivare a Nabasanuka dopo le vacanze, ho trovato le comunità divise dalle strategie politiche intorno alle elezioni, che hanno lasciato ferite profonde su individui e famiglie. Molte attività si erano fermate.
Mi sto poco a poco convincendo che alla fine è la presenza quella che conta, sappiamo che non posso arrivare ovunque e a tutti, ma ogni giorno rinnoviamo la nostra chiamata ad essere un testimoni di Dio, del suo amore e della sua bontà. Questa è stata la cosa più importante che ho vissuto durante il periodo natalizio e nella visita alle comunità che ho potuto raggiungere.
All'inizio di gennaio abbiamo avuto un incontro di formazione per i catechisti per incoraggiarli e riprendere il programma pastorale.
Quando sono tornato a Tucupita nella seconda settimana di gennaio, sono stato felice di potermi riunire con gli altri missionari della comunità (Vilson, brasiliano e con i Warao da circa 15 anni; Béni, congolese, in Venezuela da circa tre anni). Inoltre si sono uniti al nostro gruppo due missionarie laiche, Efrenni e Orla, e la loro presenza è già significativa così come il loro sforzo per entrare nella realtà degli indigeni Warao.
Potersi trasportare continua ad essere una delle grandi sfide per garantire la nostra presenza, così ho passato del tempo a cercare di riparare una vecchia curiara di alluminio (un tipo di inbarcazione simile a una canoa ma con capacità per vari passeggeri) che funzionerà con un piccolo motore che è arrivato a Tucupita a metà febbraio.
Poi per poter facilitare la comunicazione ho anche speso del tempo per installare una stazione radio con la rispettiva antenna a Tucupita, e a marzo cercherò di fare lo stesso a Nabasanuka una volta recuperati dei pezzi che mi mancavano.
Nei giorni che ho trascorso nella comunità di Tucupita, abbiamo dipinto alcuni spazi e cercato di rendere più accoglienti le stanze di Efrenni e Orla, e anche dedicato tempo alla comunità per organizzarci e sentici équipe con le persone nuove che sono arrivate.
All'inizio di febbraio sono tornato a Nabasanuka per un altro incontro formativo con i catechisti: abbiamo preparato la celebrazione della Quaresima, approfondito sul significato della nostra responsabilità e dignità come indigeni in Amazzonia e programmato la visita settimanale ad ogni settore, ognuno dei quali comprende da cinque fino a nove comunità. Nel settore di Yorinanoko è finita la preparazione ai sacramenti e abbiamo avuto la grande celebrazione festiva il primo marzo.
Visitando Yorinanoko ho condiviso il dolore e gli sforzi di diverse famiglie per salvare i loro bambini piccoli (sotto i 5 anni) dalla morte a causa di un'epidemia di diarrea, febbre, tosse, vomito. Ogni settimana ho assistito alla morte di uno o più bambini. Abbiamo provato di tutto, dalla medicina tradizionale all’ospedale. Grazie a Dio alcuni siamo riusciti a salvarli.
Ho avuto anche l'opportunità di andare a Puerto Volcán, a Tucupita, con la delicata missione di recuperare il corpo di Sibelia, moglie di Ireneo. Loro erano una coppia di anziani che hanno collaborato con la missione in diverse aree per anni e lei è morta a Tucupita ma non c'era una barca per riportare il corpo a Nabasanuka. Abbiamo viaggiato di notte prima che il corpo si descomponesse, e in questo semplice modo abbiamo cercato di essere consolazione e segni di una concreta presenza di Dio per di più con delle persone che hanno fatto molto per la comunità e ci hanno collaborato in diversi modi.
Anche la visita ad Araguaimujo all'inizio di questo mese di marzo mi ha permesso un breve incontro con i catechisti e con loro ho programmato il novantasettesimo anniversario della fondazione di quella missione. Martedì 8 marzo sono tornato a Tucupita, accompagnando anche persone malate e altre persone che dovevano recarsi nella capitale del Delta Amacuro per sbrigare delle pratiche. Una forte pioggia ci ha accompagnato al porto, ma non c'erano onde, quindi il viaggio è andato abbastanza bene.
Oggi ringrazio il Signore per tanta grazia, per tanti doni e per tanta condivisione. Ringrazio anche voi per aver reso possibile questa missione con la vostra preghiera, amicizia e solidarietà. Vi auguro una Quaresima fruttuosa per poi godere intensamente della gioiosa certezza della Risurrezione.