Le meraviglie di Dio che abbiamo potuto sperimentare sono enormi: hanno rafforzato la nostra piccola fede; hanno rese facili le impegnative lotte quotidiane; hanno accompagnato la nostra presenza nei villaggi che abbiamo raggiunto attraversando fiumi, torrenti e foreste; hanno reso possibile il nostro salire e scendere le ripide colline del settore missionario di Beandrarezona e ci hanno permesso di guardare al futuro con speranza.
Il nostro territorio di missione è situato al nord del Madagascar nella regione di Sofia, nella provincia di Mahajanga e nel distretto di Bealalana. La regione di Sofia ha una superficie di poco superiore ai 52 mila chilometri quadrati e una popolazione di 985.000 abitanti. La zona missionaria di Beandrarezona è composta da tre comuni rurali con una popolazione di 51 mila abitanti ma i cattolici sono solo 716 e di loro il 90% sono giovani e bambini. Il gruppo etnico dominante è quello degli Tsimihety che sono prevalentemente agricoltori e coltivano riso, tabacco, arachidi, fagioli e mais. L'agricoltura è sempre praticata su piccola scala e con metodi tradizionali.
Il nostro è uno dei settori più poveri della vasta regione di Sofia: non ci sono reti stradali che facilitano il movimento di persone e prodotti verso i mercati locali e i giovani, che sono la stragrande maggioranza, sono le persone più colpite.
La nostra evangelizzazione
Il programma di evangelizzazione che abbiamo portato avanti prevede la visita ai villaggi per raggiungere la gente casa per casa. È una buona esperienza incontrare le persone nel loro ambiente quotidiano e la visita è sempre molto apprezzata, quasi tutti si mostrano amichevoli ed accoglienti. Questa prossimità alle persone esige comunque molta resistenza e determinazione: i villaggi sono in tutto 45 e poche volte sono serviti da strade: spesso bisogna andarci a piedi e la comunità più lontana si trova a circa 90 chilometri dalla sede della parrocchia: sono due giorni di cammino reso difficile anche da una topografia parecchio accidentata.
Questo progetto, che portiamo avanti ormai da qualche tempo, è stata tutta un'avventura: alcuni villaggi non erano mai stati visitati da nessun sacerdote; altri furono visitati per l'ultima volta dai frati cappuccini per la maggior parte europei che lavoravano anni fa in questa regione. Il numero di cattolici in un villaggio può andare dalle cinque alle trenta persone ma non mancano villaggi dove non c’è proprio nessuno.
In ogni villaggio cerchiamo di avere almeno un catechista: questi sono stati scelti dagli stessi cristiani per dirigere le celebrazioni domenicali, pianificare e organizzare i momenti di preghiera come il rosario e prendersi cura del terreno della chiesa. Per poter essere catechista è necessario essere una persona di buona reputazione ed alfabetizzati. La loro formazione, alla quale stiamo lavorando, è quasi sempre abbastanza approssimativa e nei casi estremi, può sembrare molto strano, possono ancora essere catecumeni non ancora battezzati. In quel caso sono aiutati dai cristiani più anziani.
Alcuni dei nostri Catechisti
Nella formazione cerchiamo di far comprendere l’importanza del loro ruolo nella costruzione della comunità cristiana e poi si insegnano i contenuti più semplici della vita e della fede cristiana: l’importanza della preghiera, la parola di Dio e la riflessione sulle letture della domenica, l’anno liturgico, i colori liturgici, le parti dell’eucaristia.
Gli incontri sono programmati ogni tre mesi e hanno la durata di quattro giorni. A causa delle distanze i catechisti arrivano il martedì e partono la domenica mattina dopo la messa. In ogni incontro i catechisti condividono le loro esperienze e il lavoro fatto negli gli ultimi tre mesi e così imparano anche gli uni dagli altri.
In quanto a strutture la parrocchia è ancora abbastanza povera: in alcuni villaggi esistono cappelle molto spesso ridotte a uno stato fatiscente, in altri i luoghi di culto e di incontro utilizzano strutture di fortuna organizzate in spazi messi a disposizione dai cristiani del posto.
In quel senso la parrocchia avrebbe ancora bisogno di acquisire alcuni pezzi di terra nei villaggi, almeno quelli più importanti e centrali, per poi intraprendere la costruzione di luoghi di culto stabili. Dal momento in cui gli adulti nelle comunità cristiane sono spesso molto pochi diventa una impresa quasi impossibile racimolare fondi sufficienti per l'acquisto di questi terreni.
Anche la formazione delle comunità cristiane è in corso: si tratta di creare un senso di appartenenza alla parrocchia. Abbiamo avviato programmi di formazione per i bambini e i giovani: sono seminari, attività sportive, catechesi. Loro, giovani e i bambini, sono la percentuale maggiore di cristiani del Distretto Missionario di Beandrarezona e questo non può che essere un buon segno che ci parla di un futuro molto più luminoso per le nostre comunità cristiane. Molti dei genitori di questi ragazzi non sono nemmeno cristiani: eppure non hanno problemi se vedono i loro figli partecipare alle attività della chiesa, frequentare le lezioni di catechismo e ricevere i sacramenti. Ad ogni modo siccome la maggioranza di loro non riconoscono la domenica come giorno di culto e dedicato alle attività della comunità cristiana, spesso costringono i loro figli a lavorare nei campi la domenica, rendendo quindi difficile la realizzazione di attività giovanili durante i fini settimana.
Una manifestazione della cultura locale
Un rito nel quale abbiamo partecipato è quello della fahamadiana (esumazione dei morti).
Per la popolazione del Madagascar l'eternità è legata alla tomba ancestrale: il passato e il futuro convergono nella tomba di famiglia. Così l'astrologo di famiglia determina i giorni dell'esumazione: in quell’occasione le ossa sono ricomposte nella loro posizione originale e poi avvolte in nuovi sudari. I discendenti sono invitati a ballare con gli antenati. È una grande festa per la famiglia e per l'intero villaggio.
Trasporto di una bara alla tomba di famiglia
Povertà e analfabetismo
I nemici più subdoli per la gente di Beandrarezona sono la povertà e l'analfabetismo e in questo caso le prime vittime sono le bambine e i bambini che non possono nemmeno permettersi un percorso educativo completo e i servizi primari.
Le cose sono particolarmente complicate nel caso delle ragazze che spesso diventano madri in tenera età, vittime di adulti che promettono loro un futuro migliore che non arriverà mai. Nel caso dei ragazzi poi l'educazione non è mai una priorità: l'enfasi è posta sul numero di figli concepiti; e sul numero di beni acquisiti, normalmente risaie e capi di bestiame. Specialmente fra di loro non mancano le vittime dell’abuso di alcol e droga che alimentano la piccola criminalità.
Diverse iniziative sono state prese per rispondere a queste sfide ma il percorso è ancora lungo e accidentato: pochi gli obbiettivi raggiunti, molti di più quelli che sono ancora fuori dalle nostre possibilità.
Ad ogni modo in tutto questo impegno missionario non smettiamo di ringraziare Dio per la sua bontà e per le sue benedizioni che abbiamo potuto sperimentare su di noi anche nei tempi difficili del Covid che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. La speranza non delude e da lui aspettiamo sostegno e forza.