Sono arrivato in Sudafrica alla fine di Luglio 1993, nel giorno della memoria di Santa Marta, appena nove mesi prima delle prime elezioni democratiche generali che si sarebbero celebrate il 27 aprile dell'anno dopo.
La gioia della nuova destinazione per me, era in sintonia con la gioia di tutto un popolo che ha avuto Nelson Mandela come primo presidente e padre di un paese finalmente libero.
La prima infarinatura di Zulu l'ho avuta da padre Jack Viscardi, poi ho continuato la mia formazione nella Missione Twasana, dalle Suore Benedettine e poi tardi andai a Blaauwbosch dove due suore domenicane mi assistettero, una per l'inglese e l'altra per l'isiZulu.
Ho sempre considerato un privilegio condividere la mia vita e il mio ministero in zone rurali come Damesfontein e Maria Ratschitz, e poi in alcune Townships (città per soli neri create nei tempi dell'Apartheid), specialmente a Blaauwbosch, Madadeni e Osizweni.
Il mio primo incarico fu la missione di Blaauwbosch: ero giovane e volevo realizzare molti dei miei sogni, che erano frutto di studi ed esperienze, fatte soprattutto in Colombia; ma la realtà in Sudafrica era diversa e dovetti cambiare programma. Devo ringraziare il vescovo di allora Michael Paschal Rowland: per me e per molti di noi è stato come un padre e soprattutto in quei primi anni il mio consigliere privilegiato.
Quello che mi piaceva di quelle comunità cristiane era che avevano sempre a disposizione almeno una struttura elementare crata attorno a un gruppo di persone; il resto dei servizi poteva poco a poco venire secondo la motivazione e l'incoraggiamento dei sacerdoti.
Ho imparato molto dalle persone che ho incontrato in Sudafrica, piccoli e adulti, cattolici e non cattolici, perfino alcuni detenuti a Ekuseni (Newcastle) o Waterval mi hanno insegnato a vedere la mia vita in modo diverso. Dopo aver sperimentato la vitalità di quelle comunità mi sono convinto che lo Spirito Santo ha sempre mantenuto viva e ha rigenerato la Chiesa di Cristo, ciò che come cristiani siamo capaci di realizzare è principalmente opera di Dio Spirito Santo.
Ricordo con nostalgia alcune attività con i giovani del decanato di Newcastle, così come con gli altri decanati o parrocchie: tutti loro sono in questo momento adulti impegnati in molti modi nella società civile e nella chiesa, anche se alcuni di loro non hanno smesso di lottare per poter vedere realizzato pienamente il loro progetto di vita e il loro sogno.
Loro erano abituati ad avere per ogni attività un obbiettivo da raggiungere e si impegnavano a conoscere alcuni aspetti importanti della vita contando con l'esperienza degli adulti. Sempre cercavano di conoscere meglio se stessi e la loro vocazione, non mancavano quando c'erano da portare avanti attività a favore dei più poveri e fragili.
Fra le varie attività che mi sono rimaste in mente ricordo una caccia al tesoro (fatta a Normandien/Newcastle) dove biosnava ritrovare i pezzi di un cellulare e quella era la scusa per poi parlare di comunicazione. In un campo giovani a Durban North alcuni dei partecipanti avavano voluto incontrare l'arcivescovo Denis Hurley (attivista anti-Apartheid). Sempre accompagnati da giovani ci siamo potuti avvicinare a molte famiglie in alcune periferie della township: in queste visita c'era spazio per la preghiera, l'assistenza a poveri e ammalati e in quaresima le processioni del Via Crucis.
I missionari della Consolata presenti in Sudafrica attorno all'anno 2000 con il vescovo di Dundee Michael R. Rowland ofm (Foto Sanibonani)
I cinquant'anni dei missionari in Sudafrica
I Missionari della Consolata arrivarono in Sudafrica al tempo della Prefettura di Volkrust, appena undici anni prima di dare vita alla Diocesi di Dundee (1982). La Consolata ha collaborato con i francescani per costruire tutte le strutture e le comunità di quella diocesi. Si sono aperte nuove chiese-comunità, che poi sono diventate nuove parrocchie. Sono state costruite chiese e aule per celebrare, educare, evangelizzare e soprattutto per creare nuove relazioni tra la gente con l'aiuto della Parola di Dio: il primo obbiettivo della nostra presenza era stare vicino alla gente e diventare strumenti di consolazione per mezzo della vera consolazione che è la buona notizia di Gesù
Il Centro Pastorale a Damesfontein è stato il simbolo di quel primo passo del cammino dove leader, catechisti e clero hanno avuto i incontri e scuole di formazione per imparare le scritture, la dottrina della chiesa, pregare e socializzare.
Per noi Missionari della Consolata la Diocesi di Dundee è diventata simbolicamente la culla della nostra presenza in Sudafrica come evangelizzatori ma anche destinatari della Buona Notizia che ci è stata annunziata da tante persone.
Quando nel 1991 siamo giunti nel decanato di Newcastle abbiamo continuato a lavorare con il nostro stile specifico: dopo pochi anni quel decanato ha cominciato ad essere unito, a crescere spiritualmente e a trovare il modo di autosostenersi; era una chiesa ministeriale e missionaria, attenta alle vocazioni, la pastorale dei laici e la catechesi. Avevamo una particolare preoccupazione per i bambini e gli anziani, per i poveri, per i malati e per altre persone vulnerabili.
Non potevamo continuare a stare solo nella nostra culla, anche se amiamo troppo la diocesi di Dundee, così che alcuni di noi sono stati chiamati al servizio di altre diocesi come Pretoria (1995) e Johannesburg (2004) per rispondere alle nuove sfide dell'evangelizzazione di oggi nelle aree urbane.
Poi, come missionari, eravamo anche consapevoli che Dio sta chiamando missionari anche fra i sudafricani e che come congregazione avevamo bisogno di centri di studio, per offrire possibilità formative ai giovani missionari. Così che nel 2008 è stato aperto un Seminario Teologico a Merrivale/Cedara con dodici giovani in formazione provenienti da diversi paesi e poi anche la vicina parrocchia di Woodlands (Arcidiocesi di Durban).
Un dono speciale dall'onnipotente, per la nostra comunità missionaria, è arrivato nel 2013 con la nomina a vescovo di José Luis Ponce de León, Missionario della Consolata argentino, che è stato scelto come vescovo di Manzini, Eswatini. Nel 2016 anche noi abbiamo deciso di cominciare una nuova presenza missionaria in quel piccolo regno a fianco del nostro confratello vescovo.
In questi 50 anni abbiamo imparato e stiamo ancora imparando, oggi la sfida dell'evangelizzazione ci viene anche dal corretto utilizzo di tutti i tipi di piattaforme digitali disponibili: stiamo imparando nuovi modi di evangelizzazione
Guardando Gesù, il Missionario del Padre, e San Paolo il più grande evangelizzatore della Chiesa, vediamo che il bisogno di "andare oltre", li ha spinti a non fermarsi mai nel loro impegno di raggiungere i lontani. Così anche noi, partendo dalla diocesi di Dundee, la piccola culla dove siamo nati e che amiamo in modo speciale, abbiamo allargato i nostri orizzonti e gli spazi del nostro impegno missionario e, con l'aiuto della Parola di Dio e con l'azione dello Spirito Santo, ci impegnamo ad animare questa chiesa locale affinchè dia frutti per il bene di tutta la società civile, per il Sudafrica e per il mondo intero.