Il Regno è come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno (Mc 4,31)
La Mongolia è considerata una delle missioni più difficili che i Missionari e le Missionarie della Consolata hanno nel mondo. Il clima è rigido, la cultura è ricca ma ermetica e la crescita della chiesa è lenta.
Ci sono stati missionari che se ne sono andati perché non vedono in che consiste concretamente la missione in queste terre e alcuni delle persone autoctone che non capiscono e si chiedono che cosa esattamente stiamo cercando di avere. Ma aspettate un po'! Se riflettiamo un attivo ed esaminiamo attentamente l'esistenza della chiesa in Mongolia ci renderemo conto che Gesù nella parabola del seme di senape si stava rivolgendo direttamente a questa comunità ecclesiale! (Mc 4,26-34).
29 anni fa i Missionari della Congregazione dell’Immacolato Cuore di Maria sono arrivati in Mongolia con piccoli gesti hanno cominciato seminare i semi della fede (il seme di senape). Circa 10 anni dopo arrivarono anche i missionari e le missionarie della Consolata e successivamente, e in tempi diversi, anche altri missionari: dopo un arduo lavoro ora la chiesa in Mongolia conta con un sacerdote diocesano, un diacono, circa 1.200 fedeli sparsi in 10 parrocchie, diversi progetti sociali tra cui scuole e circa 55 missionari che servono la chiesa locale.
Gesù allora non parlava in parabole per intrattenere la gente, ma passava un messaggio molto concreto e in Mongolia stiamo vivendo la parabola del seme di senape. Il regno di Dio qui sta crescendo, forse lentamente ma sta crescendo, diversi rami e foglie sono sbocciati, alcuni frutti si vedono già, un segno di vita e di speranza nel futuro.
La missione si impegna a promuovere nel mondo il progetto del Regno di Dio, ma questo poi è opera di Dio stesso, noi siamo solo collaboratori. Chissà se prima della fine di questo secolo la chiesa qui potrebbe crescere fino ad avere diverse diocesi con molto clero locale, noi facciamo la nostra parte, Dio fa la sua. Davvero questo vangelo diventa un messaggio di incoraggiamento per i fedeli in Mongolia e un invito ai missionari che lavorano in questa terra a perseverare e ad essere pazienti perché il tempo di Dio non è sempre il tempo dell'uomo. Le sfide della missione devono indurci ad avere tanto coraggio.
* P. James Mate è missionario della Consolata che lavora in Mongolia e recentemente ha raggiunto la missione di Arvaikheer dopo 2 anni di preparazione linguistica e culturale nella capitale Ulaanbaatar.
Sulla Mongolia anche intervista a Suor Lucia Bortolomasi, Missionaria della Consolata, QUI
Giorgio Marengo, prefetto apostolico della Mongolia in visita ai monaci in occasione della festa della nascita di Budda. Il dialogo religioso è una delle attività svolte dalla chiesa in Mongolia.