Messaggio del Superiore Generale. La consolazione è speranza, responsabilità, presenza e impegno.

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Carissimi missionari, missionarie, familiari, amici e benefattori;

La festa della nostra carissima Consolata ci trova ancora nella preoccupazione della pandemia e con le sue conseguenze: tanta fragilità, paura del futuro, crisi sociale ed economica, aumento della povertà e dei poveri, destabilizzazione ed incertezza mondiale della politica e anche della Chiesa … Con questo spirito fortemente provato vogliamo rivolgerci alla nostra cara Mamma ed implorare da Lei una fede più forte, una carità più operosa e una speranza più grande per imparare, da consolati, a consolare.

Consolazione è speranza

La liturgia della festa ci mette nella situazione di riflettere sulla relazione tra la consolazione e la speranza, perché cuore di questa nostra festa in onore di Maria è proprio la speranza.
I testi liturgici, quando parlano della consolazione sperimentata dalla Vergine, ne parlano in termini di speranza per noi tutti, nel senso che attestano che essa sarà elargita, come dono di Dio, solo in ragione della conseguente e necessaria collaborazione dell’uomo. Il prefazio del giorno della festa della Consolata spiega molto bene questo concetto: presso la croce del Figlio Maria patì sofferenze indicibili, da te confortata con la speranza della risurrezione.
Maria soffre per la missione che svolge; accetta di fare la sua parte e di non sottrarsi alle sofferenze indicibili che dovrà patire, proprio perché è certa, nella fede, che solo così potrà realizzare la speranza di essere confortata e sostenuta da Dio.
Il Padre ha sostenuto il suo Unigenito nell’ora del supremo Sacrificio, così come ha donato a Maria la forza per sopportare il dolore inumano e terribile della morte di Gesù e, poi, la gioia di godere della sua resurrezione. L'ha confortata, l'ha consolata, come aveva promesso. È soprattutto Paolo che ci richiama questa verità e realtà: “Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione” (2Cor.1,5).
Prima di sperimentare la consolazione di Dio fare la nostra parte nel realizzare l’opera alla quale Dio ci ha chiamati. Esiste, dunque, una prospettiva vocazionale, della consolazione, di cui Maria è splendida icona.

Consolazione è responsabilità

Permettetemi di riflettere, assieme a voi, ai piedi della Vergine Consolata, su di un aspetto che ci interpella tutti, un po' originale, del tema biblico della consolazione, la dimensione d’impegno della consolazione, cioè sulla responsabilità di costruire consolanti percorsi di speranza.
La gente chiede di essere consolata senza essere, però, commiserata. Vogliamo dar voce alle tante domande di speranza e di futuro, che abitano il cuore dei nostri giovani, stanchi di essere impossibilitati a progettare la loro vita, perché tormentati da prospettive sempre più cupe; alle troppe domande di disincanto e di paura di chi ha perso la fiducia e la pazienza perché non riesce più a lottare per la sopravvivenza. Sentiamo in questo tempo tanto difficile e complesso, di dover dar voce a quanti, chiedono, a tutti, credenti e no, di essere consolati, nel senso letterale latino di questo termine, cioè di non essere lasciati soli nel difficile percorso della vita!

Consolazione è presenza

Consolare, è esserci, costi quel che costi, quando si tratta di assumersi le proprie responsabilità; consolare, è guardare all'uomo riconoscendo in lui la dignità di essere persona e non un numero da sommare ad altri. Consolare è coniugare la grammatica della fede con l'alfabeto della vita, perché una fede disincarnata non è fede. Essa deve profumare di Vangelo e tradursi in buone prassi di vita, misurandosi con le sfide di un mondo che cambia.
La Consolata ci chiama a consolare, prima ancora che a chiederle di consolarci; lei, la Consolata per eccellenza, ci invita a fare la nostra parte, senza paura, senza maschere, senza bugie, senza deleghe.
San Paolo afferma che: “Dio ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione” (2 Cor 1,4). Noi siamo consolati da Dio affinché possiamo consolare i fratelli!
La lotta per il bene apre la porta all’intervento consolante di Dio per la nostra vita e ci abilita ad andare incontro a quanti sono in difficoltà per capirne i bisogni e cercare assieme a loro una soluzione, che dia speranza concreta, incarnata, non aleatoria, sterile e vuota. Non c’è contraddizione tra consolazione e impegno, nel senso che si possa relegare la consolazione alla sfera dell’emozione, mentre l’impegno alla sfera dell’azione.
Chiediamolo, come dono particolare, alla nostra cara Madre Consolata!

Consolazione è impegno

Voglio, infine, offrire alcuni suggerimenti, per dare concretezza alla dimensione della speranza affinché maturi in scelte e opzioni di vita.
1. Impegnarsi per risvegliare la riflessione. Una ragione che non pensa, che non cerca, che non valuta, ma sprofonda nel sonno del dominio dell’utile, dell’interesse e del puro godimento è una ragione fallita, fonte di ogni fallimento. Cristo ci invita ad accogliere lo spirito di verità, che solo ci consola.
2. Impegnarsi per porre al centro dell’azione la persona: tutto deve concentrarsi sul rispetto della sua dignità; tutto deve avere di mira la sua crescita. La persona va accolta sempre come fine e mai come mezzo per la costruzione della speranza futura.
3. Impegnarsi per la promozione del bene comune. Sono due realtà, quella della persona e quella del bene comune, che si richiamano a vicenda, non si escludono ma si sostengono l’una con l’altra, si realizzano entrambe se si relazionano tra loro.
4. Impegnarsi in assoluta verità e trasparenza, senza mai ingannare le persone con false o illusorie speranze, dando ai giovani la possibilità di impostare il futuro.
5. Impegnarsi a partire dagli ultimi; bisogna impostare una missione che metta al primo posto l’assistenza e la cura degli ultimi che soffrono le più disparate disabilità.

Conclusione

Con le parole del profeta Isaia vi dico: “Consolate, consolate il mio popolo; parlate al cuore delle nostre comunità, della nostra gente, dei nostri paesi … ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura.” (Is 40, 1ss.)
Chiediamo, in nome del comune amore che nutriamo per la Santa Vergine Consolata, questo impegno nel consolare!

O, dolce Madre della Consolata,
volgi il tuo sguardo sul nostro Istituto, sulla Chiesa,
sulla nostra gente, sulle famiglie, sugli anziani, sempre più soli, sui giovani, sui poveri, soprattutto!
Guardaci, dolce Madre Consolata, guardaci come solo una Madre sa fare! Guardaci e benedicici,
incoraggiaci, proteggici, custodiscici!
Amen!

A tutti e ad ognuno una buona e santa festa della Consolata, piena di consolazione e speranza. Coraggio e avanti in Domino!

Padre Stefano Camerlengo
Superiore Generale

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Last modified on Wednesday, 09 June 2021 17:38

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