Puerto Resistencia è diventato un simbolo nella città di Cali: Oggi, 5 maggio, sta attraversando una calma apparente, ma è ancora nell'occhio del ciclone della protesta conseguenza delle impopolari misure economiche adottate dal governo del presidente Iván Duque. Eppure qui la comunità si è organizzata in modo tale che ha trasformato questo punto di protesta in un luogo di dibattito non violento e aperto a tutti coloro che chiedono dignità.
Le mattine passano in una calma tesa, ma il cuore si stropiccia quando assistiamo i manifestanti sulle barelle che hanno bisogno di medicare ferite, reidratazione o recuperare sonno perso. Da una settimana assistiamo la solidarietà spicciola di individui e famiglie che arrivano con piccole borse di cibo o medicine.
I giovani, che sono la maggioranza, si muovono da una parte all'altra come formiche, informandosi su quello che succede dagli altri punti di protesta della città e chiedendosi come offrire sostegno: da Puerto Resistencia si stanno inviando alimenti, medicine e assistenza infermieristica utilizzando tutti i mezzi disponibili: ambulanze, moto, biciclette… e tante volte anche a piedi.
Il pomeriggio è l’ora in cui cominciano i grandi raduni con il suono di tamburi, fischietti, grida di resistenza e speranza per un domani migliore.
In mezzo a tutto questo, i rappresentanti delle organizzazioni vanno e vengono, cercando di vedere come possono fornire supporto. Le buone intenzioni sono benvenute, ma c'è molta paura, sospetto e diffidenza, in queste situazioni è difficile sapere in ogni momento con chi si ha a che fare.
I giovani vogliono essere ascoltati, ma non sanno di chi fidarsi, perché le notti oscure prevalgono ancora. Quando il sole tramonta, arrivano degli estranei e tutto finisce a colpi di pistola. Un caso particolare ieri sera, per esempio: gli occupanti di un veicolo sono arrivati, hanno dato fuoco alla macchina e sono fuggiti... tutto sembra essere finalizzato ad offuscare i tentativi di portare avanti una protesta tranquilla. È una sfida per noi come Chiesa e come Missionari che stiamo cercando con altre organizzazione l’apertura di corridoi umanitari di emergenza.
Abbiamo oggi a che fare con una società ferita, con una gioventù che ogni giorno grida "ci stanno uccidendo", con il sangue di coloro che sono già caduti e grida giustizia e anche con il COVID-19 che non sappiamo ancora che ripercussioni avrà su questa società già martirizzata. Solo Dio saprà cosa il domani riserverà a questa Colombia ferita. Ma noi siamo qui per chiedere a Dio la saggezza necessaria per capire il presente, con gli occhi puntati su un futuro certamente complesso.
Nella fotografia: Francia Elena Márquez Mina, attivista colombiana
* Venanzio Mwangi Munyiri (P. Venanzio Mwangi, Missionario della Consolata, è membro della Commissione Umanitaria che assiste i manifestanti a Puerto Resistencia, Cali, Colombia).