“In questo tempo pasquale si sente il bisogno di gridare forte: alleluia!”
“Conserviamo sempre il fervore che sentiamo in questa festa. Non si muore più! Tutti dicano a sé stessi, siamo risorti, non vogliamo più morire, vogliamo essere veri missionari, vere missionarie!” (Beato Giuseppe Allamano)
Carissimi missionari, missionarie, familiari, amici e benefattori;
Questa Pasqua arriva mentre tristi notizie ci affliggono ogni giorno, chiediamo a Dio di aiutare la nostra umanità, che è stata messa alla prova non solo dalle devastazioni del coronavirus, ma anche da tante altre sofferenze. Gli affidiamo i defunti, gli ammalati, i parenti, gli amici e coloro che si stanno prendendo cura di loro. Imploriamo Dio, ma dobbiamo stare attenti a non chiuderci nella nostra angoscia mentre aspettiamo semplicemente che questo calvario passi e che tutto ritorni come prima. Il confinamento che viviamo non restringa il nostro orizzonte. Supplichiamo Dio, ma anche Dio ci supplica, Dio vuole essere ascoltato. La pandemia che ci sta attaccando mette improvvisamente in evidenza la necessità di profondi cambiamenti nella nostra società, nel nostro modo di vivere e di operare, nella nostra missione.
È come in quella sera di Pasqua con la pietra rotolata davanti al sepolcro, tutto sembrava finito: anche le donne, quando si recano alla tomba per ungere il corpo di Gesù non portano nel cuore alcuna speranza ma solo un problema: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16,3). È come se tutte le tracce della grande speranza che Gesù aveva suscitato fossero svanite.
Pietro e Giovanni corrono verso il sepolcro. Quando arrivano alla tomba, Pietro guarda e rimane perplesso. L’altro discepolo “vede e crede”.
L’evento della resurrezione giunge anche per loro come un fatto assolutamente imprevedibile, come una luce che improvvisamente si accende. È l’esperienza di gioiosa sorpresa che vivono i discepoli quando ritornarono in fretta a Gerusalemme per raccontare l’esperienza straordinaria che avevano vissuto e trovarono gli altri che con il cuore colmo di gioia dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (Lc 24,34).
La Risurrezione non solo cambia completamente il modo in cui guardare alla vita, ma trasforma coloro che la accolgono, dona energie inaspettate, conduce i discepoli di Gesù a formare una comunità che irradia la vita stessa di Dio.
Da quel giorno questo annuncio percorre la Chiesa, come un vento che porta dovunque il seme della speranza. Giunge anche a noi, oggi, storditi da una fede che spesso si trascina stancamente, senza passione e piena di paura.
Che cosa spinge spontaneamente i discepoli verso la fede? Come possono riconoscere nella tomba vuota che Gesù è risorto? È l’amore di Dio, in Cristo Gesù, che spalanca le porte della vita, ci rapisce al sepolcro e ci introduce nella festa dei figli amati dal Padre.
Nessuno è escluso e tutti, aprendo il cuore, lasciandosi trovare e amare, possiamo prendere parte alla grande gioia. Malattia, violenza e morte non hanno più l’ultima parola.
Radicati in questa certezza, il mistero pasquale divenga per ciascuno momento di rinascita alla speranza, vita nuova donata per lasciarci sorprendere anche noi e aprirci a Dio e ai fratelli.
Possa il messaggio Pasquale aprirci a nuove dimensioni, larghe ed ampie.
Nella nostra preghiera, anche se povera, possiamo accogliere la luce del messaggio Pasquale. Possiamo così scoprire che è possibile cambiare il nostro comportamento personale e collettivo, in vista di un altro futuro per noi e per l’umanità intera. Da questo incontro nasce la capacità di scorgere nuovi sentieri, nuovi orizzonti a cui orientare il proprio vivere. Possiamo far entrare in noi l’immaginazione necessaria per mettere in pratica la missione.
Il Risorto invia i suoi discepoli in tutto il Mondo affinché le loro vite irradino la speranza della pace sulla Terra e della pienezza di vita per tutta la creazione.
Lasciamoci prendere dalla luce Pasquale e salutiamoci con questa notizia del mattino di Pasqua: “Cristo è risorto! “-” Sì, è davvero risorto! “
Suggerisco alla nostra riflessione due valori importanti per giungere a sperimentare un’autentica Pasqua di risurrezione: la preghiera e il servizio. Valori pasquali per “non morire” come direbbe l’Allamano: “dobbiamo risorgere al fervore; non solo dal peccato, ma da tutte le debolezze. Conserviamo sempre il fervore che sentiamo in questa festa. Non si muore più! Tutti dicano a sé stessi, siamo risorti, non vogliamo più morire, vogliamo essere veri missionari, vere missionarie!” Non abbiate paura di divenire troppo fervorosi!”
Nell’indicare questi atteggiamenti faccio riferimento alla capacità che abbiamo di metterci dinanzi a Dio accogliendo la vita con disponibilità, come un dono e non come un possesso da difendere. Questo ci aiuta a guardare il mondo con amore, penetrandone il significato più vero, e ci sostiene in un cammino di rinascita, di risurrezione.
La preghiera è il nostro respiro di libertà e la nostra testimonianza di una presenza viva.
Dio diventa la nostra vita e la nostra esistenza, annuncio di risurrezione, di liberazione, di consolazione. È nella preghiera che l’azione del Risorto si fa strada e apre alla compassione, all’incontro con l’altro.
Chi nella preghiera fa esperienza del tocco dell’Amore e legge la storia, il mondo, con gli occhi del Risorto non può non protendersi verso gli altri con compassione, non può non farsi carico dell’altro avendone cura, prendendosi cura per portare “ai poveri il lieto annuncio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. (Lc.4,18b-19)
Il Cristo risorto, buon samaritano della storia, chiede a ciascuno di diventare locanda ospitale, prossimità viva, per chi attende di essere curato, guarito e consolato.
Ascoltiamo l’amore del Signore che si fa pianto e commozione, e inizieremo a percepire non il fetore della morte, ma il profumo della vita che rinasce. Facciamoci preghiera per l’intera umanità e viviamo con carità. Le opere di Dio crescono dove vi sono uomini e donne pronti a ricominciare ogni giorno e disponibili a lottare con tutte le forze perché venga presto il Regno che Gesù ha promesso. È questo il desiderio più grande che vorrei comunicarvi.
Chiediamo insieme alla Vergine Consolata, con umile insistenza, di accompagnarci in questo tempo pasquale per rinnovare con gioia la disponibilità missionaria in Cristo, crocifisso e risorto.
Rivolgiamoci al Signore Risorto con piena fiducia, facendo nostre le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II nell’ultima Pasqua da lui celebrata su questa terra (27 marzo 2005):
Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi!
Resta con noi, amico fedele e sicuro sostegno dell’umanità in cammino sulle strade del tempo!
Tu, Parola vivente del Padre,
infondi fiducia e speranza in quanti cercano
il senso vero della loro esistenza.
Tu, Pane di vita eterna, nutri l’uomo
affamato di verità, di libertà, di giustizia e di pace.
Rimani con noi, Parola vivente del Padre, ed insegnaci parole e gesti di pace.
Rimani con noi, Pane di vita eterna, spezzato e distribuito ai commensali:
dà anche a noi la forza di una solidarietà generosa verso le moltitudini
che, ancor oggi, soffrono e muoiono di miseria e di fame,
decimate da epidemie letali o prostrate da immani catastrofi naturali.
Per la forza della tua Risurrezione siano anch'esse rese partecipi di una vita nuova.
Anche noi, uomini e donne del terzo millennio, abbiamo bisogno di Te, Signore risorto!
Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi.
Fa’ che il progresso materiale dei popoli
non offuschi mai i valori spirituali che sono l’anima della loro civiltà.
Sostienici, Ti preghiamo, nel nostro cammino.
In Te noi crediamo, in Te speriamo, perché Tu solo hai parole di vita eterna (cfr. Gv 6, 68).
Rimani con noi, Signore! Alleluia! Una buona e santa Pasqua!
Coraggio e avanti in Domino!
Roma, 28 marzo 2021, Domenica delle Palme
P. Stefano Camerlengo IMC,
superiore generale