Padre Pasqualetti ha vissuto quasi tutta la sua vita di sacerdote e missionario a Roma, tolto i 9 anni nei quali è stato Superiore della Regione Italia e della Regione Centrale.
Oltre ai vari incarichi che ha sempre avuto a livello di Istituto, all’Università con l’insegnamento della Liturgia e presso quella che una volta era la Congregazione per il Culto divino come segretario, ha anche sempre svolto una ricca ed intensa vita pastorale fatta di contatti, di vicinanza alle persone, di celebrazioni e di animazione.
Questa attività l’ha svolta in modo speciale presso la Chiesa delle Suore Battistine di Viale Giulio Cesare a Roma dove da più di 60 anni come Istituto svolgiamo il servizio di cappellani.
Alle “Battistine” padre Pasqualetti era di casa, quasi la sua parrocchia, e lì ha condiviso la sua vita con i giovani, con le famiglie, le suore e le attività che esse svolgevano nella scuola con gli alunni e nella cappella.
Per questo motivo domenica 25 ottobre nella celebrazione eucaristica presieduta dal Superiore Generale, padre Stefano Camerlengo, e concelebrata da alcuni confratelli si è voluto farne memoria ringraziando per il dono della sua vita.
Un bel quadretto con la sua foto adornato con orchidee bianche ce lo ha reso presente visivamente, anche se molto più presente spiritualmente nella Celebrazione del Mistero Pasquale e nella Comunione dei Santi.
Nella sua omelia, il Padre Generale, ha “commentato” un vangelo che non ha bisogno di commenti: quello del comandamento dell’amore che riassume ogni altra legge e prescrizione.
Ci viene spontaneo pensare a Padre Pasqualetti e ad una vita dove la legge dell’amore è stata vissuta, trasmessa e celebrata sempre con molta intensità.
I giovani di un tempo, ora uomini e donne adulti, che continuano a fare parte della comunità e ad animarne le celebrazioni, hanno scelto di cantare quei canti che più gli piacevano e che esprimono gioia, festa, comunione: “Quando busserò alla tua porta…” “Se un uomo ha fame là ci sei tu…”.
Il Padre Generale alla fine della Celebrazione, prendendo spunto da uno di questi canti, ha commentato che le mani di Padre Pasqualetti sono soprattutto quelle “callose” di un grande missionario e lavoratore per tutto il bene che ha fatto e diffuso.
“C’è sempre qualcuno che paga per tutti…”. Chi alla fine della celebrazione ha condiviso un messaggio di ringraziamento ha ricordato come padre Pasqualetti abbia sempre pagato con la sua vita e testimonianza senza riserve.