Cronaca del Corso IMC 25 (12)

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Venerdì, 21 febbraio 2020.

P. Daniel Bertea ha presieduto l'Eucaristia e ha ringraziato il Signore per il dono della vita. Durante l'omelia ha ringraziato Dio perché la missione ha dato un senso alla sua vita. Ha condiviso che il missionario è colui che testimonia l'amore di Dio per i poveri, colui che è povero e lascia la sua terra, unificando la fede e le opere nella sua vita quotidiana.

     

P. Efrem Baldasso ha spiegato i numeri 43-49 delle nostre Costituzioni. Il n. 43 sviluppa il contenuto cristologico del voto di povertà: "Annunciamo con la nostra vita la beatitudine della povertà”.

Il n. 44 mostra come crescere nell'opzione della vita in povertà: attraverso la conversione del cuore e dell'atteggiamento; coltivando la fede nella Provvidenza; essendo solidale con i poveri per essere voce di coloro che non hanno voce. Nella povertà possiamo trovare il senso delle nostre scelte pastorali. Questo tema incoraggia il missionario a tener conto della situazione dell'ambiente in cui si trova.

Il n. 45 indica che la povertà è vissuta nell'Istituto anche attraverso il servizio ai poveri: "l'amore per la povertà deve portare a un'effettiva comunione di beni, lavoro e iniziative”.

Il n. 46 sviluppa che la povertà deve portare alla responsabilità, non alla passività. In questo modo, si parla di spirito di iniziativa e di operosità, citando San Paolo.

Il n. 47 introduce il criterio del dialogo e del discernimento in comunità con il consenso del superiore, perché siamo un'unica famiglia.

Il n. 48 è un numero giuridico che si riferisce al Diritto Canonico. Spiega l'amministrazione dei beni prima e dopo la professione.

Il n. 49 indica che il testamento deve essere fatto prima della prima professione. Il Fondatore dice nella Vita Spirituale: "se si osserva la povertà secondo la Regola e secondo lo spirito, la comunità andrà avanti benedetta da Dio, ma guai se venisse meno su questo punto. Quando si trascura il voto di povertà, la comunità è prossima alla fine" (cfr. p. 283).

Poi c'è stato il tempo di lavorare per continente sulla "missione e la vita dell'Istituto" indicando due aspetti essenziali su cui lavorare dopo quello che abbiamo vissuto in questi giorni; trovare un'icona biblica che ispiri questo cammino, oltre che un'illuminazione dai documenti della CIM; concludere individuando i passi e le tappe che possono essere valutati per raggiungere i due aspetti che sono stati proposti. Al finale, alla presenza di p. Stefano Camerlengo, c'è stato un dialogo sulla continuità dei processi nella missione e sulla continentalità.

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Sabato, 22 febbraio 2020.

Il gruppo è andato ad Assisi. Là, i missionari hanno pregato le Lodi nella cappella che i francescani hanno nel loro Centro di Spiritualità. C'è un magnifico mosaico di Rupnik che ha suscitato l'ammirazione e la preghiera di tutti.

Fratel Carlos, un francescano brasiliano, ha accolto i presenti e ci ha invitato a non pensare al passato o al futuro, a vivere l'ora di questo momento e a fare di questo viaggio un pellegrinaggio ai luoghi francescani. Siamo partiti da Santa Chiara, una donna con una forte personalità, determinata e un'autentica rivoluzionaria nei tempi in cui viveva.

Il gruppo si è poi recato alla chiesa costruita sul luogo di nascita di San Francesco, ringraziando Dio per i suoi genitori che lo hanno messo al mondo. Lì, fratel Carlos ha condiviso che il cambiamento in San Francesco non è stato brusco, ma il frutto di un processo. All'inizio voleva cambiare le cose attraverso il denaro, ma si è reso conto che Dio chiedeva qualcosa di più grande: doveva donarsi completamente e liberarsi da ogni sicurezza.

      

In continuità con questo processo, il gruppo si è recato al Santuario della Spogliazione e ognuno ha avuto l'esperienza di liberarsi di alcune delle sue sicurezze: il portafoglio, il telefonino... E alcuni hanno condiviso ciò che questo ha suscitato nei loro cuori. Il gruppo si è poi recato nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, dove il Vescovo ha annunciato a tutta la diocesi che il Papa ha appena ufficializzato che il Servo di Dio Carlo Acutis, un giovane morto a 15 anni nel 2006, sarà beatificato in primavera. Tutto il gruppo, insieme ai presenti della diocesi e al vescovo, ha pregato davanti alla tomba del futuro beato Carlo Acutis.

      

Dopo il pranzo, nel pomeriggio, il gruppo ha visitato la Basilica di San Francesco sotto le ampie e organizzate spiegazioni di un altro frate francescano. In seguito, ognuno ha avuto l'opportunità di pregare in silenzio davanti alla tomba di San Francesco. Un luogo pieno di significato oggi per i missionari della Consolata che cercano la rivitalizzazione personale, comunitaria e dell'Istituto che San Francesco ha saputo realizzare a suo tempo.

P. Stefano Camerlengo ha presieduto l'Eucaristia e fratel Carlos ha tenuto l'omelia che si è concentrata sulle letture della giornata. Alla fine ha parlato dell'ammirazione che ha sempre provato per i Missionari della Consolata che lavorano nella sua nativa Amazzonia. Tutto il gruppo ha cenato ad Assisi e la sera siamo tornati a Roma accompagnati da un indimenticabile rosario guidato da p. Arbey.

Video di P. Albino Brás IMC

Domenica, 23 febbraio 2020.

P. Daniel Bertea ha offerto al gruppo e a tutta la comunità della Casa Generalizia un “churrasco”. È stato un momento di gioia, di festa e di fraternità. Nel pomeriggio, un gruppo di partecipanti si è recato in un Centro di Accoglienza della Caritas diocesana, dove ha aiutato a distribuire cibo alle persone che vivono per strada. Così, ha scoperto questo luogo semplice e consolante nel cuore della città romana che è stata visitata a sorpresa da Papa Francesco un paio di mesi fa.

      

   

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Viernes, 21 de febrero de 2020.

El p. Daniel Bertea ha presidido la eucaristía y ha agradecido al Señor por el don de la vida. Durante la homilía ha agradecido a Dios porque la misión ha dado sentido a su vida. Ha compartido que el misionero es aquel que testimonia el amor de Dios con los pobres, el que es pobre y sale de su tierra unificando la fe y las obras en su vida cotidiana.

El p. Efrem Baldasso ha explicado los números 43 al 49 de nuestras Constituciones. El n.43 desarrolla el contenido cristológico del voto de pobreza: “proclamamos con la vida la bienaventuranza de la pobreza”.

El n.44 muestra cómo crecer en la opción de la vida en la pobreza: a través la conversión del corazón y de las actitudes; cultivando la fe en la Providencia; siendo solidarios con los pobres para ser voz de los que no tienen voz. En la pobreza podemos encontrar el sentido de nuestras elecciones pastorales. Este número anima a que el misionero tenga en cuenta la situación del ambiente en el que se encuentra.

El n.45 indica que la pobreza también es vivida en el Instituto a través del servicio a los pobres: “el amor a la pobreza tiene que conducir a una efectiva comunión de bienes, de trabajo y de iniciativas”.

El n.46 desarrolla que la pobreza tiene que llevar a la responsabilidad, no a la pasividad. De esta forma, habla de espíritu de iniciativa y de laboriosidad citando a San Pablo

El n.47 introduce el criterio del diálogo y el discernimiento en comunidad con el consenso del superior porque somos una sola familia.

El n.48 es un número jurídico que hace referencia al Derecho Canónico. Explica la administración de los bienes antes y después de la profesión.

El n.49 indica que antes de la primera profesión se tiene que hacer el testamento. El Fundador dice en la Vida Espiritual, “Si la pobreza se observa de acuerdo a la Reglamento y al espíritu, la comunidad seguirá siendo bendecida por Dios, pero ¡ay! si falla en este punto. Cuando se descuida el voto de pobreza, la comunidad está cerca del final” (cf. p.283 de la edición en italiano).

A continuación, ha habido un tiempo para trabajar por continentes “la misión y la vida del Instituto” señalando dos aspectos esenciales a trabajar tras lo vivido estos días; encontrar un icono bíblico que inspire este camino, así como una iluminación desde los documentos IMC; para finalizar identificando pasos y etapas evaluables para alcanzar los dos aspectos que se han propuesto. Al final, ha habido un diálogo en presencia del p. Stefano Camerlengo sobre la continuidad de los procesos en la misión y sobre la continentalidad.

Sábado, 22 de febrero de 2020.

El grupo ha ido a Asís. Allí, los misioneros han orado Laudes en la capilla que los franciscanos tienen en su Centro de Espiritualidad. En ella hay un magnífico mosaico de Rupnik que ha despertado la admiración y la oración de todos los misioneros.

El hermano Carlos, franciscano brasileño, ha acogido a los presentes y ha invitado a no pensar ni en el pasado ni en el futuro, a vivir el ahora de este momento y hacer de este viaje una peregrinación a los lugares franciscanos. Se ha empezado desde Santa Clara, mujer de una fuerte personalidad, decidida y una auténtica revolucionaria en los tiempos que vivió.

A continuación, el grupo ha ido a la iglesia construida sobre la casa natal de San Francisco, agradeciendo a Dios por sus padres que lo trajeron al mundo. Allí, el hermano Carlos ha compartido que el cambio en San Francisco no fue brusco, fue fruto de un proceso. Al principio, quiso cambiar las cosas a través del dinero, pero se dio cuenta que Dios le pedía algo mayor: tenía que darse completamente y liberarse de toda seguridad.

Siguiendo este proceso, el grupo ha ido al Santuario de la Spogliazione y cada uno ha hecho la experiencia de liberarse de algunas de sus seguridades: la cartera, el móvil… Y algunos han compartido lo que eso suscitaba en el corazón. A continuación, el grupo ha ido a la parroquia de santa Maria Maggiore, donde el obispo ha anunciado a toda la diócesis que el Papa venía de hacer oficial que el Siervo de Dios Carlo Acutis, joven que murió a los 15 años en 2006, sería beatificado en primavera. Así todo el grupo, junto con los presentes de la diócesis y el obispo han orado delante de la tumba del próximamente beato Carlo Acutis.

Tras la comida, por la tarde, el grupo ha visitado la Basílica de San Francisco bajo las extensas y organizadas explicaciones de otro hermano franciscano. Luego, cada uno, en silencio, ha tenido la oportunidad de orar delante de la tumba de San Francisco. Un lugar lleno de significado hoy para los misioneros de la Consolata que buscan la revitalización personal, comunitaria y como Instituto, lo que San Francisco fue capaz de llevar a cabo en su tiempo.

A continuación, la eucaristía ha sido presidida por el p. Stefano Camerlengo y el hermano Carlos ha hecho la homilía centrada en las lecturas del día. Al final, él ha tenido unas palabras en las que ha resaltado la admiración que siempre ha tenido por los misioneros de la Consolata que trabajan en la Amazonia, en su país natal. Después, todo el grupo ha cenado en Asís y por la noche hemos regresado a Roma acompañados por un inolvidable rosario animado por el p. Arbey.

Domingo, 23 de febrero de 2020.

El p. Daniel Bertea ha ofrecido un churrasco al grupo y a toda la comunidad de la Casa General. Ha sido un momento de alegría, fiesta y fraternidad. Por la tarde, un grupo de los participantes del curso ha ido a un Centro de Acogida de la Caritas diocesana donde ha ayudado a distribuir la comida a personas que viven en la calle. Así, ha descubierto este lugar sencillo y de consolación en medio de la ciudad romana que fue visitado por sorpresa por el Papa Francisco hace un par de meses.

 

 

Last modified on Monday, 24 February 2020 22:27

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