Nel giorno del suo compleanno, il 27 gennaio, nella prima settimana del Corso di Formazione Continua per 25° di ordinazione sacerdotale o professione religiosa, padre Jaime C. Patias, IMC, ha presieduto la mesa e nella omilia ha sottolineato l’importanza di unificare la nostra vita intorno ad un centro: la sequela di Cristo.
“Vorrei ringraziare a Dio per il dono della vita e della vocazione. Sono già 56 gli anni vissuti con gioia e anche con qualche difficoltà... Tutto è dono di Dio... Ho anche, il dovere di ringraziare i mei genitori, Arlindo e Maria (già nella gloria del cielo) e tutta la mia famiglia. Ringrazio anche a voi confratelli della mia Famiglia Consolata che fate parte della mia storia. Voglio ricordare oggi gli amici e i benefattori, il caro Popolo di Dio nelle missioni, la ragione della nostra vocazione missionaria.
Il nostro gruppo del 25° riunito a Roma vive una grande opportunità. Voglio ringraziare l’Istituto per questo corso e tante altre iniziative di Formazione Continua per: riflettere assieme, condividere la vita, creare comunione, per celebrare e anche per contribuire con le nostre qualità al bene di tutto l’Istituto. Questa settimana sarà un tempo per rileggere la storia della nostra vita Cansacrata per la Missione.
Cosa possiamo imparare dalla Parola di Dio di oggi? (Mc 3,22-30). Una delle strategie per combattere il nemico è demonizzarlo. Questo succede nel campo político, culturale, ideologico, e molte volte con noi stessi nelle nostre comunità, o all’interno della Chiesa.
Nel brano del Vangelo di oggi, gli scribi hanno usato questa tecnica per contestare Gesù. Dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Loro volevano trasformare Gesù in un demonio, nel male assoluto.
Gesù spiega che anche il male per funzionare deve agire con unità. “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, non può restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa è finita...”
Il diavolo è il divisore per eccellenza, ma per funzionare deve agire con unità. In conclusione: come è possibile che non capiamo che il bene per essere bene deve agire allo stesso modo? Con unità. Che cos’è che indebolisce il bene? La divisione. Che cos’è che rende la Chiesa, o l´Istituto insignificante? La divisione.
Che cos’è che ci rende inutili? La divisione interiore. Gesù mostra che solo la comunione e l’unità potranno fare la differenza.
Questa è una verità al punto che possiamo affermare, che la persona, noi stessi, se siamo divisi internamente, se non siamo centrati sull’essenziale della Vita Consacrata e Missionaria, prima o poi non saremo capaci di rimanere in piedi... appariranno le frustrazione, la crisi, lo scoraggiamento... e rischieremo di cadere a pezzi, ed è il fallimento...
E questa divisione interiore rivela próprio una mancanza di spiritualità, di mistica, di identità con il centro, come ha sottolineato il XIII Capitolo Generale (n.13): la maggioranza dei nostri problemi (personali, comunitari, di apostolato...) nasce dalla “mancanza di spiritualità, di profondità di fede nella nostra vita. La radice della nostra crisi a livello personale sta nell’incapacità che abbiamo di unificare la nostra vita intorno ad un centro: la sequela di Cristo”. E questo è un problema vocazionale...
Nel Vangelo, Cristo viene presentato intimamente unito al Padre nello Spirito Santo e perciò è più forte del “principe della divisione - satana”. Lui può immobilizzarlo, scacciarlo...
Dunque, rimanendo uniti a Cristo, con lui, anche noi, saremo capaci di vincere il male, la divisione, il Beelzebúl dell’individualismo, tutto ciò che ci separa dall'essenziale... Gesù mostra agli scribi una nuova mentalità...
"La rivitalizazione e la ristrutturazione richiedeno una nuova mentalità". Questo si fà con un investimento in noi stessi, nella formazione continua riaffermando ciò che voleva il nostro caro Fondatore, l’Allamano: prestare attenzione alla persona del missionario, “il più grande bene dell'Istituto”.
- In giro sentiamo molte lamentele sull'Istituto: che ha molti problemi, difficoltà e sfide, che ha perso la sua identità, non è chiaro riguardo al carisma, manca lo zelo, non è fedele alla missione ad gentes; manca l’unità, che c’è una crisi vocazionale e che l’Istituto sta invecchiando, ecc.
Questo è vero, ma solamente in parte... meno male!
- Credo che noi possiamo testimoniare che l'Istituto è vivo, gode di buona salute ed è impegnato nella missione. La nostra Famiglia è fatta di missionari anziani, di mezza età, ma soprattutto di missionari giovani, molti studenti: siamo originari di 23 nazionalità e quattro Continenti; presenti in 28 paesi (l’età media è 51,95 anni). Questa condizione ci assicura il futuro e una vita lunga... Ma ci presenta delle sfide:
1. La missione richiede sempre più qualificazione, studio, riflessione, aggiornamento... attenzione ai segni dei tempi – ma anche umiltà e semplicità per fare la volontà di Dio.
2. I contesti, il popoli e le culture determinano lo stile della missione che dobbiamo intraprendere...
3. Assieme all’inculturazione, l’evangelizzazione richiede particolare attenzione all’interculturalità. Siamo interculturali e internazionali
4. Non possiamo più lavorare da soli (no alla divisione - si alla misione organizzata in rete), nella sinodalità (camminare insieme) e nella sussidiarietà.
5. La missione richiede da noi una conversione integrale per abbracciare con unità di intenti il Progetto Missionario dell’ Istituto che include i Progetti Continentali e di Circoscrizioni con le loro priorità ad gentes.
Di fronte al pericolo di divisione, rimaniamo sempre uniti a Cristo, uniti alla Chiesa, come Famiglia Consolata per uscire in missione con profondità e qualità a portare frutti di Evangelizzazione. Per uscire con qualità dobbiamo rimanere uniti a Lui, il centro della nostra vita, la Vite e noi i Tralci. (Gv. 15,1-8)
Con molta fiducia in Dio, chiedo al Signore di continuare a servire nella sua missione, con passione, misericordia e generosità.”