Carissimi,
È passato un mesetto, poco più, da quando Padre Sandro e la Dottoressa Manuela hanno lasciato l’ospedale di Ikonda. Certo è stato un duro colpo per l’ospedale, per noi che abbiamo ricevuto l’incarico di portare avanti questa straordinaria opera di carità, e giustamente anche per voi che forse un po’ come tutti qui siete stati presi un po’ alla sprovvista e sicuramente vi starete chiedendo: e adesso?
Intanto, crediamo sia necessario che ci presentiamo: siamo p. Marco Turra e p. William Mkalula, italiano il primo, tanzaniano il secondo. Siamo missionari della Consolata, perché’ come sapete l’ospedale di Ikonda è un’opera dell’Istituto missioni Consolata, che è un’unica famiglia di missionari presente in tanti luoghi del mondo per portare il carisma della consolazione, che significa alleviare la sofferenza di tante persone che cercano un conforto nella povertà, nell’abbandono e nella malattia. E qui queste persone sono ancora numerosissime. Mentre scriviamo, ogni giorno vediamo passare di qui dai 300 ai 400 malati al nostro pronto soccorso e i ricoverati sono altrettanti: è un ospedale da campo, come papa Francesco vorrebbe fosse la sua chiesa. Tante emergenze, tanti esami, le sei sale operatorie sempre in attività, ancora tanti medici volontari che vengono dall’Europa. In questo momento ci stiamo impegnando ad ampliare il laboratorio con l’anatomia patologica. Tuttora, infatti, le biopsie dobbiamo portarle a Dar es Salaam, quasi 900 km da qui.
L’ospedale era nato più di 50 anni fa per poter offrire un presidio ai malati del distretto, soprattutto le donne che morivano di parto. Poi le esigenze dei tanti infermi che ormai vengono da ogni parte del paese, soprattutto dal sud-ovest, affrontando viaggi lunghi e perigliosi considerato che sono malati, e lo zelo dei missionari che hanno lavorato qui, aiutati dalla generosità di tanti benefattori, ha creato per una straordinaria alchimia che solo la grazia del buon Dio può sostenere, una straordinaria opera di carità che vogliamo continui a dare conforto a tanta gente. Più di 400 posti letto, una diagnostica con macchinari all’avanguardia per questi luoghi come la tac, la risonanza magnetica, gli amplificatori di brillanza, gli ecografi, un laboratorio in grado di dare tutti gli esami importanti per diagnosi qualificate, i numerosi lavoratori, oltre 300, tra medici, infermieri, addetti alle pulizie, tecnici dei macchinari, autisti, logisti, quattro comunità religiose al servizio dell’ospedale, insomma col tempo si è formata una vera e propria azienda non a scopo di lucro, ma con la sola finalità di curare i malati con dedizione, competenza, e soprattutto senza pesare sulle loro già precarie condizioni economiche.
Queste informazioni, delle quali sicuramente eravate già in gran parte al corrente, sono per ribadire la finalità più importante che ha sempre animato questo ospedale e naturalmente tutti i missionari che qui hanno lavorato, compresi padre Sandro e la dottoressa Manuela. Noi vogliamo che l’ospedale resti un’opera di carità. Sarebbe assurdo pensare che l’ospedale di Ikonda, dati gli elevatissimi costi di mantenimento, la sua infelice posizione geografica che rende ancora difficile procurarsi le medicine e le apparecchiature, l’esigenza e la volontà di provare ad ampliare e portare nuove tecnologie destinate alla diagnosi e alla cura di più patologie, possa non solo autosostenersi, ma addirittura diventare una fonte di lucro per una famiglia missionaria che non ha mai avuto questo scopo. Per questo non possiamo pensare che questo ospedale che avete tanto sostenuto e amato possa andare avanti senza di voi.
Con il nostro sentito grazie per ciò che continuate a fare per il nostro ospedale di Ikonda, vi auguriamo di cuore buon Natale e felice anno nuovo.