Inaugurazione del Museo “Anima mundi” e della Mostra sull’Amazzonia nei Musei Vaticani

Published in I missionari dicono

Alle ore 16 di questo pomeriggio (18 ottobre 2019), il Santo Padre Francesco ha inaugurato e visitato la prima sezione del nuovo allestimento del Museo Etnologico dei Musei Vaticani.

Questo settore dei Musei, che raccoglie le testimonianze artistiche e culturali dei popoli non Europei, raccolte da Papa Pio XI nel 1925, con collezioni risalenti anche ad epoche precedenti, inizia una nuova fase della sua storia con il nome evocativo di Museo Etnologico Vaticano Anima Mundi.

Per manifestare vicinanza e partecipazione agli importanti lavori del Sinodo, l’evento odierno ha coinciso con la presentazione di una mostra dedicata all’Amazzonia, Mater Amazonia - The deep breath of the world, allestita nel primo spazio ristrutturato, dedicato all’Australia e all’Oceania, del Museo Etnologico Vaticano Anima Mundi, e ha avuto luogo alla presenza dei padri sinodali.

Papa Francesco pronuncia il suo discorso.

All'incontro erano presenti anche i Padri Sinodali

Dopo un breve saluto dell’Em.mo Card. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il Papa ha pronunciato il discorso che pubblichiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Cari amici,

saluto cordialmente tutti voi e ringrazio il Cardinale Bertello per le sue parole.

Mi piace pensare che quello che oggi inauguriamo non sia semplicemente un Museo, nella sua concezione tradizionale. Infatti ho trovato opportuno il nome che è stato scelto per questa raccolta, così evocativo: Anima mundi. L’anima del mondo.

Penso che i Musei Vaticani siano chiamati a diventare sempre più una “casa” viva, abitata e aperta a tutti, con le porte spalancate ai popoli del mondo intero. Musei Vaticani aperti, a tutti, senza chiusura. Un posto dove tutti possano sentirsi rappresentati; dove percepire concretamente che lo sguardo della Chiesa non conosce preclusioni.

Chi entra qui dovrebbe sentire che in questa casa c’è spazio anche per lui, per il suo popolo, la sua tradizione, la sua cultura: l’europeo come l’indiano, il cinese come il nativo della foresta amazzonica o congolese, dell’Alaska o dei deserti australiani o delle isole del Pacifico. Tutti i popoli sono qui, all’ombra della cupola di San Pietro, vicini al cuore della Chiesa e del Papa. E questo perché l’arte non è una cosa sradicata: l’arte nasce dal cuore dei popoli. È un messaggio: dal cuore dei popoli al cuore dei popoli.

Qui dovrà anche sentire che la “sua” arte ha lo stesso valore ed è curata e custodita con la stessa passione che si riserva ai capolavori del Rinascimento o alle immortali sculture greche e romane, che richiamano ogni anno milioni di persone. Qui troverà uno spazio speciale: lo spazio del dialogo, dell’apertura all’altro, dell’incontro.

Apprezzo che l’allestimento realizzato, e per il quale ringrazio quanti vi hanno lavorato – curatori, architetti, ingegneri e operai, tutti! –, sia nel segno della trasparenza. È un valore importante la trasparenza, soprattutto in una istituzione ecclesiale. Ne abbiamo sempre bisogno! In queste vetrine troveranno spazio, nel corso del tempo, migliaia di opere provenienti da ogni parte del mondo, e questo tipo di allestimento intende metterle quasi in dialogo tra di loro. E siccome le opere d’arte sono l’espressione dello spirito dei popoli, il messaggio che si riceve è che bisogna sempre guardare ad ogni cultura, all’altro, con apertura di animo e con benevolenza.

La bellezza ci unisce. Ci invita a vivere la fratellanza umana, contrastando la cultura del rancore, del razzismo, del nazionalismo, che è sempre in agguato. Queste sono culture selettive, culture di numeri chiusi.

Pochi mesi fa, da questo Museo, sono partite alla volta di Pechino alcune opere di arte cinese. E prima altre avevano raggiunto alcuni Paesi islamici… Quante buone iniziative si possono fare grazie all’arte, riuscendo a superare anche le barriere e le distanze.

Vorrei oggi ringraziare coloro che ogni giorno si prendono cura di queste opere così preziose: il Curatore del Museo Anima Mundi, padre Nicola Mapelli, che è un missionario del PIME – e questo è molto coerente! –; le restauratrici del Laboratorio Polimaterico, e tutti quanti collaborano a questo lavoro. Grazie a tutti!

E grazie anche per aver voluto inaugurare questo nuovo allestimento con una mostra speciale dedicata all’Amazzonia, proprio nei giorni in cui stiamo vivendo il Sinodo dedicato a questa regione. E per questo ringrazio anche i Missionari della Consolata, i Salesiani, i Cappuccini, i Saveriani: diversi carismi che si sono incontrati in nome dell’Amazzonia.

Possa questo Museo Etnologico custodire nel tempo la sua identità specifica e ricordare a tutti il valore dell’armonia e della pace tra i popoli e le nazioni. E possa l’arte qui raccolta far risuonare la voce di Dio in quanti visiteranno questa collezione. Grazie tante.

P. Corrado Dalmonego IMC, P. Stefano Camerlengo IMC, Mons. Mario Antonio, Fratel Carlo Zacquini IMC

Articolo originale in Bollettino Sala Stampa della Santa Sede

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