Amazzonie: “Le nuvole passano, il cielo resta” (IT - ES - EN)

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Laicamente, ovvero breve diario giornalistico dal Convegno IMC-MC “I volti dell’ad Gentes” - Mercoledì 16 Ottobre.

Belli, esotici e soprattutto misteriosi, gli Huaorani sono uno di quei popoli indigeni che fanno gola ai fotografi e ai turisti. Lo ha ricordato - con preoccupazione - padre Lino Tagliani che, per cinque anni, ne ha condiviso l’esistenza nella foresta amazzonica dell’Ecuador. Alcune delle comunità Huaorani risultano ancora incontattate, ma anche quelle contaminate dalla società bianca non hanno rinunciato al loro mondo. Neppure alle lance che nel 1987 trafissero a morte mons. Alejandro Labaka e suor Inés Arango.

   P. Lino Tagliani IMC

Proseguendo nella ricerca di similitudini tra popoli indigeni di “altre Amazzonie”, il Convegno “I volti dell’ad Gentes” ha condotto i partecipanti in Africa e per la precisione in Kenya, paese in cui - proprio come in Ecuador - la lance non mancano. L’etnia guerriera più conosciuta è quella dei Samburu, raccontata da padre James Lengarin, missionario kenyano e lui stesso Samburu: “Si è guerrieri per la comunità - ha spiegato -. Tra i nostri popoli indigeni la comunità prevale sempre sull’individualità e sulla competizione. Per questo per uno straniero, e per un missionario in particolare, diventa essenziale ascoltare”.

P. James Lengarin IMC   Mons. Ambrogio Ravasi IMC

Ascoltare: un verbo uscito da tutti i gruppi di lavoro formatisi nel pomeriggio. “Perché toccare le altre culture è pericoloso”, ma anche “perché la parola da seguire deve essere polifonia”.

don Luca Pandolfi   Chiara Giovetti e P. Antonio Rovelli IMC

Alla sera, il Convegno dei missionari e missionarie della Consolata si è trasferito alla chiesa della Transpontina, in via della Conciliazione. Per arrivarci si attraversano i venti metri del tunnel pedonale del Gianicolo: buio, puzzolente e sporco. Un brutto biglietto da visita che è molto difficile se non impossibile da giustificare. Come non si possono giustificare le pessime condizioni della pavimentazione stradale attorno a san Pietro e in via della Conciliazione. La bellezza dei monumenti e la solennità dei luoghi avrebbero bisogno di una cornice all’altezza.

Tavola Rotonda alla Chiesa di S. Maria in Transpontina   Partecipanti alla Tavola Rotonda

In questi giorni, la chiesa della Transpontina è stata trasformata in Casa comune amazzonica. Ci vengono ospitati incontri e dibattiti. E, al suo interno, c’è anche una mostra fotografica, in verità piccola e un po’ dimessa, ma la mostra principale - con oggetti indigeni in gran parte offerti dai missionari della Consolata (presenti in 6 dei 9 paesi amazzonici) - è stata allestita all’interno dei Musei Vaticani.

Nella chiesa in otto si sono alternati al microfono per presentare al pubblico accorso la propria esperienza. E poi è arrivato il momento di Honorato Lopes, indigeno Sateré-Mawé di Parintins (Brasile). Professore e catechista, Onorato ha ringraziato la Chiesa cattolica per aver salvaguardato la spiritualità del proprio popolo. E ha chiuso con una battuta che ha suscitato una risata generale: “Sono così grato che vorrei portare con me due padri”.

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Conclusa la tavola rotonda, la durezza della realtà è tornata a mostrarsi appena varcata l’uscita della chiesa. 

La sera, attorno a piazza San Pietro e a via della Conciliazione, viene alla luce un altro mondo: è quello dei senzatetto. In tanti - in un numero che una persona difficilmente immagina - stendono cartoni e coperte lungo il colonnato esterno del Bernini. O sotto i porticati. O in ogni posto che offra un qualche riparo. Arrivano da queste parti perché qui non vengono allontanati e perché la sorvegliata delle forze dell’ordine tiene lontani i malintenzionati. Poi, verso le nove della sera, per loro c’è pure un piatto caldo, portato da piccoli gruppi di volontari. Anche per loro, almeno per un momento, vale quanto ricordato da padre Giorgio Marengo, missionario in Mongolia, nel corso della tavola rotonda: “Le nuvole passano, il cielo resta”. (pamo)

* Paolo Moiola è giornalista redattore della Rivista Missioni Consolata

 

Amazonias: “Las nubes pasan, el cielo queda”

Laicamente o sea breve diario periodístico desde el Congreso IMC-MC Los rostros del ‘ad Gentes’ – Miércoles 16 de Octubre.

Lindos, exóticos y sobretodo misteriosos, los Huaorani son algunos de esos pueblos indígenas que apasionan a los fotógrafos y a los turistas. Lo ha recordado – con preocupación – el padre Lino Tagliani quien, durante cinco años, compartió su vida en la selva amazónica de Ecuador. Algunas comunidades Huaorani resultan todavía no contactadas, aunque aquellas ya contaminadas por la sociedad blanca no han renunciado a su mundo... tampoco a las lanzas que en 1987 traspasaron fatalmente a monseñor Alejandro Labaka y a la Hermana Inés Arango.

Siguiendo en la búsqueda de similitudes entre pueblos indígenas de “otras Amazonias”, el Congreso  Los rostros del ‘ad Gentes’ ha llevado a los participantes al África y precisamente a Kenia, país donde  – justo como en Ecuador – las lanzas no faltan. El grupo étnico más conocido es el de los Samburu, presentado por el padre James Lengarin, misionero keniano y él mismo samburu: “Uno es guerrero para la comunidad - explica -. Entre nuestros pueblos indígenas la comunidad prevalece siempre sobre la individualidad y la competencia. Por esto para un extranjero, y para un misionero en particular, se vuelve esencial escuchar”.

Escuchar: un verbo resaltado por todos los grupos de trabajo que han trabajado durante la tarde. “Tocar las culturas es peligroso” y, además, “la palabra que sigue tiene que ser polifonía”.

Por la noche, el Congreso de los misioneros y misioneras de la Consolata se traslada a la iglesia Transpontina, en la avenida de la Conciliazione. Para llegar se atraviesan los veinte metros del pasaje subterráneo del Gianicolo: oscuro, maloliente y sucio. Una tarjeta de visita muy difícil, sino imposible de justificar. Así como no se pueden justificar las pésimas condiciones del empedrado alrededor de San Pedro y de la avenida de la Conciliazione.

La belleza de los monumentos y la solemnidad de los lugares necesitarían un marco más acorde.

En estos días, la iglesia de la Transpontina ha sido transformada en Casa Común amazónica. Se realizan allí encuentros y debates y, en su interior se aprecia una muestra fotográfica, en verdad pequeña y modesta, aunque la exposición principal – con objetos indígenas en gran parte ofrecidos por los misioneros de la Consolata (presentes en seis de los nueve países amazónicos) – ha sido preparada en el interior de los Museos Vaticanos.

En la iglesia entre ocho participantes se alternan para presentar al público presente la propia experiencia. Es especialmente significativa el testimonio de Honorato Lopes, indígena Sateré-Mawé de Parintins (Brasil). Profesor y catequista, Honorato agradece a la Iglesia Católica por salvaguardar la espiritualidad de su pueblo y cierra con una expresión que suscita una carcajada general: “Estoy tan agradecido que quisiera llevar conmigo a dos padres”.

Concluida la mesa redonda, la dureza de la realidad vuelve a mostrarse a la salida de la iglesia.

Por la noche, alrededor de la plaza San Pedro y avenida de la Conciliazione, aparece otro mundo: el de los sin techo. Son muchos – en una cantidad que una persona difícilmente imagina – extienden cartones y frazadas a lo largo del columnado externo del Bernini o debajo de los pórticos o en cualquier lugar que ofrezca resguardo. Llegan de todas partes, porque aquí no son echados y porque la vigilancia de las fuerzas del orden mantienen alejados a los malintencionados. Además,  a eso de las nueve de la noche para ellos hay un plato caliente servido por pequeños grupos de voluntarios. También para ellos, por lo menos por un rato, vale lo que recuerda el padre Jorge Marengo, misionero en Mongolia, durante la mesa redonda: “Las nubes pasan, el cielo queda” (pamo).

* Paolo Moiola es periodista e redactor de la Rivista Missioni Consolata

 

The Amazons: "The clouds pass, the sky remains"

In Layman's terms or a short journalistic diary from the IMC Conference "The faces of the ad Gentes" - Wednesday 16 October:

Beautiful, exotic and above all mysterious, the Huaorani are one of those indigenous peoples that photographers and tourists crave for. This was recalled - with concern - by Father Lino Tagliani who, for five years, shared their life in the Amazon rainforest of Ecuador. Some of the Huaorani communities are still uncontacted, but even those contaminated by white society have not given up their world. Not even the spears that in 1987 pierced Mgr. Alejandro Labaka and Sister Inés Arango.

The Conference "The faces of the ad Gentes" then continued its search for similarities among indigenous peoples of "other Amazonas". This led the participants to Africa and specifically to Kenya, a country in which - just like in Ecuador - there is no shortage of spears. The Samburu people is the best known among Kenyan ethnic groups for being a warrior people, as Father James Lengarin – a Kenyan missionary and Samburu himself – said. "We are warriors for the community," he explained. Among our indigenous peoples the community always prevails over individuality and competition. For this reason, for a foreigner, and for a missionary in particular, listening becomes essential”.

Listen: a verb that came from all the working groups formed in the afternoon. "Because touching other cultures is dangerous", but also "because the word to follow must be polyphony".

In the evening, the Conference of the Consolata Fathers and Sisters moved to the church of the Transpontina, in via della Conciliazione. To get there you cross the twenty meters of the pedestrian tunnel of the Gianicolo: dark, smelly and dirty. An ugly visiting card that is very difficult if not impossible to justify. nd one can not justify the poor condition of the road pavement around Saint Peter's and in via della Conciliazione. The beauty of the monuments and the solemnity of the places would need an adequate frame.

In these days, the church of the Transpontina has been transformed into the Amazonian Common Home. Meetings and debates are hosted there. And, inside it, there is also a photographic exhibition. It is small and a bit modest, to be honest, but the main exhibition has been set up in the Vatican Museums and will display indigenous objects mostly offered by the Consolata missionaries (that work in 6 of the 9 Amazon countries).

In the church, eight people took turns at the microphone to present their experience to the public. And then the time has come for Onorato Lopes, indigenous Sateré-Mawé of Parintins (Brazil). A professor and a catechist, Onorato thanked the Catholic Church for having safeguarded the spirituality of its people. And he ended with a joke that caused a general laugh: "I am so grateful that I would like to take two fathers with me."

After the round table, the harshness of reality returned to appear right off the church. 

In the evening, around St. Peter's Square and Via della Conciliazione, another world comes to light: that of the homeless. Many - in a number that a person could hardly imagine - lay out blankets and cardboard beds along Bernini's external colonnade. Or under the arcades. Or in any place that can be a shelter. They come here because the police let them stay and the very presence of police patrols keeps potential attackers away. Then, around nine in the evening, small groups of volunteers bring them also a hot meal. The words that Father Giorgio Marengo – a missionary in Mongolia – said during the round table become true for them, too, at least for a moment: "The clouds pass, the sky remains" (pamo)

* Paolo Moiola is journalist and redactor at Missioni Consolata Magazine

Last modified on Friday, 18 October 2019 08:32

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