Di seguito vi proponiamo il discorso di P. Stefano, Superiore Generale dei Missionari della Consolata, pronunciato il giorno 14 ottobre alla celebrazione dei 100 anni di presenza dei Missionari della Consolata in Tanzania. Loro vi sono arrivati nel 1919 per portare consolazione e dopo 100 anni, ... è ciò continuano a fare! Tutto qui...
Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare,
ma una grande storia da costruire!
Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta
per fare con voi ancora cose grandi.
(Giovanni Paolo II, Vita consecrata, 110)
Carissimi amici e fratelli,
sicuramente avrete notato il movimento che, in questo anno di grazia 2019, sta scuotendo molte parrocchie e comunità del Tanzania. Infatti, là dove sono presenti i missionari della Consolata c’è aria di festa, gioia, molta preghiera e anche solenni celebrazioni…
Questi nostri missionari, vogliono semplicemente ricordare che, cento anni fa, furono invitati a lasciare il loro lavoro in Kenya, per venire a sostituire i Padri Benedettini tedeschi, che erano stati costretti a lasciare il Tanganyika (di allora) a causa della guerra.
Ricordiamo i loro nomi: i padri Gaudenzio Panelatti, Domenico Vignoli, Giacomo Cavallo, Giovanni Ciravegna, sbarcati a Dar es salaam il 21 aprile del 1919. Fu lo stesso nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano a inviarli, anzi a “imprestarli” per qualche tempo finché, una volta terminato il conflitto, potessero ritornare in Kenya. Ma quei primi missionari, giovani, entusiasti, molto coraggiosi e che avrebbero dovuto sostituire una quarantina di Benedettini… si trovarono così bene (nonostante le inevitabili difficoltà e problemi degli inizi) da non riuscire più a staccarsi da quella gente che li aveva accolti fin dalla prima domenica, “con la chiesa pulita, adorna di palme e di fiori, come per una festa solenne”. E... sono rimasti!
Ma non si accontentarono di restaurare chiese, fare catechismo, istruire ragazzi e giovani, guarire i malati e “consolare” chi era nel pianto, ma cercarono in tutti i modi di costruire un popolo nuovo, dove i poveri e gli ultimi diventassero i primi, la gente ritrovasse dignità e fiducia nel futuro e il “maendeleo” investisse tutti e tutto: testa, cuore, mani... cioè corpo e spirito, vita di fede e vita quotidiana, evangelizzazione e promozione umana.
Molti di questi missionari li avete conosciuti, perché il loro nome è ricordato con gratitudine; tra questi, soprattutto i “Fratelli missionari” e le suore che, con il loro duro lavoro, la semplicità e una quotidiana santità di vita, hanno reso più bello il nostro Tanzania, che ha avuto la fortuna, tra l’altro, di avere un presidente come il Mwalimu Nyerere, cristiano tutto d’un pezzo e grande amico dei missionari. E, poi non possiamo dimenticare i vescovi: come mons. Francesco Cagliero, primo Prefetto apostolico (di cui si sta per aprire la causa di beatificazione e fondatore delle vostre inconfondibili Suore Teresine), o mons. Attilio Beltramino, suo successore e primo vescovo di Iringa fino a mons. Evaristo Chengula, vescovo di Mbeya e “primo missionario della Consolata tanzaniano”.
Da quell’ormai lontano 1919, allora, le piccole comunità cristiane dell’Uhehe, dell’Usangu, dell’Ugogo e dell’Ulanga hanno cominciato a diventare sempre più grandi, più numerose, più forti e sempre più entusiaste di Gesù e del suo vangelo, tanto da generare, a loro volta, sacerdoti e vescovi, consacrati e consacrate, laici impegnati e anche missionari e missionarie che hanno varcato i confini del Tanzania per spargersi nei paesi più diversi di questo nostro mondo portando, a loro volta, il dono della fede che avevano ricevuto dai missionari “venuti da lontano”.
Per tutto questo, insieme a voi tutti, papà, mamme, bambini e giovani, anziani, laici cristiani e consacrati, sacerdoti e amici di altre fedi... vorremmo dire GRAZIE al Signore per questi “100 anni di consolazione” (come trovate scritto un po’ dovunque); il Signore, infatti, ci ha dato la gioia e la fortuna di poter condividere la vostra vita e di camminare insieme a voi, ogni giorno, custoditi
· dall’amore di Dio che è Padre di tutti,
· dal cuore materno di Maria, la Consolata,
· e dall’esempio luminoso del nostro beato Fondatore, Giuseppe Allamano.
Perché si realizzi quello che leggiamo sul Calendario speciale 2019, pubblicato appositamente dalla rivista “Enendeni” e che pubblicizza il lavoro dei missionari, in questi 100 anni: “Jana walieneza ‘faraja ya Bwana’... leo wanaendelea kutenda vivyohivyo”…
Tutto qui!
Auguri a ciascuno di voi, per i prossimi cento anni!
* Superiore Generale dei Missionari della Consolata. Discorso alla celebrazione del centenario a Morogoro, Diocese di Iringa Tanzania