Il flusso migratorio degli indigeni Warao, un'etnia proveniente dalla regione del Delta Amacuro del Venezuela, non accenna a diminuire. Emigrano in Brasile attraverso lo Stato di Roraima e procedono verso gli stati di Amazonas, Pará e Maranhão. Si sono insediati in città come Pacaraima, Boa Vista, Manaus, Belém, Santarém e São Luís, dove vivono molto precariamente in case, oppure in baracche agli angoli delle strade o delle piazza.
Abbiamo visitato una casa nella via Tarumã a Manaus che attualmente ospita 93 indigeni, tra cui molti bambini. Nella casa presa in affitto dal Municipio e dallo Stato di Amazonas con il sostegno della Caritas e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), non molto tempo vivevano circa 180 persone. Sempre a Manaus, in un’altra struttura, in Via Alfredo Nascimento, si trovano altri 400 Warao. Il movimento di entrata e uscita dalle città caratterizza la situazione degli migranti venezuelani che continuano a lasciare il loro paese. Secondo le statistiche ufficiali sono oltre 4 milioni i venezuelani che hanno già lasciato il regime di Maduro in cerca di migliori condizioni di vita.
Nel caso degli Warao, la casa a Manaus è coordinata dai capi che cercano di mantenere l'ordine minimo per una buona convivenza tra le famiglie che occupano le stenze e il cortile sternale. Il cibo che ricevono è condiviso e durante il giorno gli adulti e i giovani escono in citá per trovare apoggio. Quando hanno materiali, fanno i loro artesanie per vendere e aiutare con la sussistenza. Secondo il capo, un buon numero di bambini è arruolato nella scuola e un Centro Sanitario del quartiere assiste il gruppo. Ma la mancanza di igiene in casa ha portato dei problemi di salute come la diarrea e i vermi soprattutto nei bambini.
Nel Stato di Roraima, ci sono altri tre strutture di accoglienza per gli indigeni Warao e altri gruppi etnici: uno a Pacaraima vicino al confine con Venezuela e gli altri due a Boa Vista nel quartiere di Pintolândia e il “Ka Ubanoko”, dormitorio comune, ricavato da un complesso sportivo abbandonato dove lavora nche l’Equipe Missionaria Itinerante dei missionari della Consolata. Si stima che il numero di Warao a Roraima sia circa 1.500 persone.
Janaina Paiva, una delle coordinatrici della Caritas a Manaus, ci informa che nel 2018 hanno assistito oltre 8.000 venezuelani. L'Arcidiocesi di Manaus, attraverso la Pastorale Sociale coordinata dal clero e dalle congregazioni religiose, assiste nell’ottenere i documenti, alloggi, cibo e assistenza sociale. Purtroppo, la scarsità di posti di lavoro rende difficile il loro inserimento nella vita sociale. L'immigrazione degli indigeni Warao è anche una sfida per la Chiesa che, dal 6 al 27 ottobre, terrà a Roma un Sinodo speciale per l'Amazzonia.
La situazione del Venezuela
Prima di arrivare a Manaus, ho trascorso 15 giorni in Venezuela. Nel paese della rivoluzione bolivariana si è creata una situazione di stallo dovuto all'equilibrio delle forze di opposizione con quelle al governo. L’interferenza delle nazioni e potenze economiche esterne sembrano aver annullato qualsiasi tentativo di trovare una via d'uscita alla crisi.
Il leader dell'opposizione Juan Guaidó, da una parte, non è riuscito a mantenere le promesse, mentre, dall’altra, il presidente Maduro è stato abile nel neutralizzare i vari tentativi messi in atto dall’opposizione. A dicembre Guaidó terminerà il suo mandato e se nulla cambia, sarà il terzo tentativo fallito dall'opposizione.
Forse è anche questo il motivo per cui sulla situazione in Venezuela è calato il silenzio degli organi di informazione. Mentre la gente, come i profughi Warao, continua a soffrire.
In Venezuela, i Missionari della Consolata vivono con il popolo Warao nella città di Tucupita e Nabasanuka, nello stato del Delta Amacuro, dal 2006, dove hanno sviluppato la Pastorale Indigena e segueno con preoccupazione questo movimento migratorio che è andato intensificandosi dal 2016.