Yo, Junio Jesús Tabares Arangueren, mi experiencia aquí en la tierra brasilera es algo muy inmensa aquí especialmente en el abrigo de los waraos comencé en ayudar a la iglesia católica y soy voluntario en el café de la mañana (desayuno) que atendemos a una cantidad 1.500 personas entre niños, niñas, jóvenes y adulto.
Aquí en el abrigo Janokoida que significa casa grande, estamos muy muy bien agradecidos con Dios primeramente y segundo a las organizaciones quienes nos ayuda en este abrigo, las ayuda que tenemos de las organizaciones brasilera son vigilancia; enfermería, una psicóloga que nos orienta en cuanto tenemos problema, además el ejército brasilero nos da toda su colaboración de alimentos gratuito y también una seguridad bastante plena y segura .En las organizaciones también esta los hermano de la fraternidad, que nos ayuda a formar en buenos caminos. Están los lideres ‘``caciques``, quienes coordinan a los familiares tanto a la limpieza generales y mantener el orden.`
Otras de las actividades están en el CENTRO PASTORAL PARA LOS IMIGRANTES (CEPAI) en pro de los venezolanos, orientando y ayudando a nuestro hermano “jotarao,” criollo venezolano, donde nuestro mayor compromiso es contribuir en la acogida, protección e integración de los migrantes solicitantes de refugio como aquello que piden residencia temporaria y así favorecer cubrir sus necesidades básicas y asistencia pastoral con los funcionarios (MARIA CELESTE SELICATO Y YUNIO TABARES).
Dentro del centro pastoral tenemos en práctica varios proyectos que favorecen la entrada al sistema brasilero de los hermanos venezolanos, eso incluye entrega de ayudas con bolsas básicas de comida, donde la prioridad son mujeres con niños y familias numerosas, café fraterno que funciona desde casi dos años ayudando de manera primera a los indígenas de la etnia warao (con un aproximado de 80 personas), a medida que fue aumentando la demanda, el Padre Jesús aumentó la cantidad hasta hoy llegar a atender 1.500 personas al día (waraos y criollos) con 15 voluntarios que ayudan en la ardua labor.
Otros proyectos de suma importancia dentro del centro pastoral fueron crear redes sociales para mostrar las acciones del centro y así acabar un poco con la xenofobia a través de mostrar las buenas acciones de los venezolanos #LosBuenosVenezolanosSomosMasa través de la página del Facebook CEPAI Pacaraima y la cuenta de instagram CEPAIPACARAIMA, donde mostramos día a día nuestras actividades y damos orientaciones a las personas que nos procuran.
Recientemente comenzó a funcionar el CENTRO DE ATENDIMIENTO JESUS PEREGRINO para niños a partir de los 4 años hasta jóvenes de 20, con una cantidad actual 200 alumnos. Se ayuda en la alfabetización, se cuenta con profesores tantos venezolanos que forman parte de la etnia warao y profesores brasileros. En esta ardua tarea contamos con apoyo de la ACNUR, UNICEF, CARITAS BRASIL, DIOCESE DE RORAIMA, IMDH, PAROQUIA SAGRADO CORAÇAO DE JESUS, IRMAS SCALABRINIANAS entre muchas otras que colocan su granito de arena para la mejor acogida a los hermanos venezolanos.
* Joven de la Pastoral Indígena de Tucupita y de la Juventud Allamaniana. In REPAM Fronteras - Septiembre 2018.
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L’ESODO DAL VENEZUELA NON SI ARRESTA: la Chiesa in prima linea per un’“accoglienza dignitosa”
Bruno Desidera - COMITATO RORAIMA ONLUS
La gente si ammassa alle frontiere, e spesso si ferma. Quella andina è la rotta principale, ma non l’unica. L’altra principale, anche se con numeri inferiori, è quella che porta in Brasile, inizialmente nello stato settentrionale del Roraima. Ma non mancano neppure coloro che cercano di raggiungere le isole caraibiche, oppure gli Usa o l’Europa.
Il dramma del Venezuela fa sentire, ogni giorno di più, i suoi effetti su tutto il continente. Prima erano migliaia, ora sono milioni coloro che fuggono dalla fame, dall’indigenza, dalla violenza e da un regime sordo. All’inizio il flusso era concentrato quasi in un solo punto: il ponte che divide il Venezuela dalla città di Cucuta, in Colombia. I venezuelani passavano la frontiera, si procuravano qualche genere di prima necessità, e tornavano alle loro case. Poi hanno iniziato a restare in Colombia (attualmente sono circa un milione e 200mila, secondo recenti stime), o a intraprendere un lungo viaggio per arrivare in Cile. Ma ora anche gli Stati di passaggio, Ecuador e Perù, sono al collasso. La gente si ammassa alle frontiere, e spesso si ferma. Quella andina è la rotta principale, ma non l’unica. L’altra principale, anche se con numeri inferiori, è quella che porta in Brasile, inizialmente nello stato settentrionale del Roraima. Ma non mancano neppure coloro che cercano di raggiungere le isole caraibiche, oppure gli Usa o l’Europa.
Accordo sui passaporti. L’emigrazione venezuelana ha iniziato, a partire da quest’estate, ad assumere contorni impressionanti: i numeri ufficiali parlano di 2,3 milioni di cittadini usciti dal loro Paese, ma alcune stime arrivano a superare i tre milioni. Molti sono entrati in modo irregolare nei vari Paesi, anche perché diversi Governi, fino all’inizio di settembre, avevano iniziato a pretendere, per consentire l’ingresso ai venezuelani, il passaporto con regolare validità, mentre molti documenti risultavano scaduti. A questo si aggiungono l’invio dell’esercito alla frontiera brasiliana, mentre anche la Colombia, con il nuovo presidente Duque, aveva minacciato di farlo. Poi, i rappresentanti di 11 Paesi (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Uruguay), riuniti a Quito, hanno accettato di consentire l’ingresso dei profughi venezuelani anche con il passaporto scaduto.
La situazione resta comunque di massima emergenza. E non mancano episodi, perlopiù isolati, di chiusura e xenofobia. Come emerge da una “panoramica” che il Sir ha compiuto in alcuni di questi Paesi…
Brasile: xenofobia e strumentalizzazioni. Lo scenario muta notevolmente in Brasile e in particolare nello stato di Roraima. Qui nelle scorse settimane ci sono stati gravi episodi di intolleranza e xenofobia, diversi venezuelani sono tornati nel loro Paese. Inoltre, il Governo del presidente Temer ha inviato l’esercito a presidiare la frontiera. Denuncia suor Rosita Milesi, direttrice della Congregazione scalabriniana in Brasile e dell’Istituto migrazioni e diritti umani: “Gli episodi di xenofobia sono diventati ricorrenti nello stato di Roraima. In larga misura, queste manifestazioni discriminatorie sono state irresponsabilmente provocate dai leader locali, compresi i leader politici, per i quali la xenofobia può rappresentare un modo per distrarre la popolazione in relazione alle cause strutturali dei vari problemi che affliggono i roraimensi, strategia che è stata usata con maggiore intensità durante questo periodo di campagna elettorale”.
Prosegue la religiosa: “La Chiesa cattolica, in particolare attraverso la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e diverse congregazioni religiose, organismi pastorali, parrocchie, sotto la guida di dom Mario da Silva, vescovo di Roraima, agisce sia nel Roraima e in altri luoghi per assistere migranti e rifugiati venezuelani: si tratta di un grande insieme di istituzioni e servizi, che offrono assistenza legale, il cibo, rifugio, protezione, assistenza nella documentazione, assistenza a donne e bambini”.