Mons. Castro: “Pensare alla Colombia dimenticata”

Mons. Castro e Mons. Urbina Mons. Castro e Mons. Urbina Of. comunicaciones Comisión de Conciliación Nacional
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“Il presidente eletto Iván Duque ha uno slogan molto alto: ‘Un futuro per tutti’, e ci auguriamo che si muova in questa direzione”. Così mons. Luis Augusto Castro, arcivescovo di Tunja, sintetizza in dialogo con l’Agenzia Fides l’augurio e la preoccupazione della Commissione di Conciliazione Nazionale (CCN) circa la concretizzazione del processo di pace colombiano. Con l’elezione di Iván Duque come prossimo presidente della Repubblica, nella Chiesa colombiana c’è preoccupazione sul futuro del processo di pace con le FARC, in particolare nelle aree rurali e amazzoniche depresse. In campagna elettorale, Duque aveva promesso di modificare gli accordi di pace ratificati dal Parlamento nel dicembre 2016, d’accordo con l’opinione del suo settore politico condotto dall’ex presidente Álvaro Uribe.

Delle prospettive per il futuro prossimo della riconciliazione e dello sviluppo del Paese ha trattato il foro organizzato martedì 26 giugno dalla CCN presieduta e integrata da vari esponenti della Chiesa, alla quale hanno partecipato delegati di 15 regioni della Colombia impegnati in prima linea e a livello locale nel processo. Il foro si è concluso con un panel intitolato “La Colombia dopo le elezioni: superare la polarizzazione e cercare la riconciliazione”.

Dai lavori di gruppo sono emersi “suggerimenti che si faranno arrivare al presidente eletto”, spiega alla Fides don Darío Echeverri, segretario generale della Commissione. “Abbiamo sentito nei rappresentanti delle commissioni regionali di conciliazione insicurezza circa l’andamento del processo di pace. Dalle regioni e a livello nazionale si avvertono difficoltà. É un momento di transizione”, aggiunge. Preoccupano in particolare l’attuale “carenza di risorse economiche” destinate al processo, “la situazione venezuelana” (la Colombia ha ricevuto e sta ricevendo decine di migliaia di migranti dal vicino Paese, in transito o come destinazione finale) e “la volontà politica reale” del governo che entrerà in funzione il 7 agosto.

Secondo il segretario generale, i rappresentanti regionali, che sono coloro che sul campo, a livello locale, spingono per l’effettivo avanzamento del processo, constatano ritardi nell’implementazione della giustizia transizionale speciale” e manifestano il timore che i colloqui di pace con la guerriglia dell’ELN non avanzino, perché il nuovo governo (che entrerà in funzioni il 7 agosto) pare voglia tracciare una linea rossa sulle negoziazioni, e l’Eln non è d’accordo.

Sono inquietudini che si stanno facendo pervenire al Parlamento”, conclude don Echeverri. Da parte sua, mons. Castro, membro del CNN, trova “il Parlamento, in questo momento, molto apatico nell’approvazione della regolamentazione circa le giurisdizioni speciali”. Che tuttavia, “già mercoledì è stata approvata quasi del tutto”. “Inquieta anche la lentezza con la quale si porta avanti l’integrazione alla società degli smobilitati dopo il conflitto” già durante la presente amministrazione. “Lo Stato ha abbandonato per molto tempo”, da decenni, “regioni periferiche dell’area del Pacifico e del Sud del Paese, tra le altre, e occorre adesso un processo di pace degno, diretto ad integrare tutti e a portare benefici per la crescita economica di queste aree”.

“C’è inquietudine circa l’orientazione del presidente eletto che, se si lascerà influenzare troppo da Uribe potrebbe cambiare il corso del processo di pace, e questo darebbe molto fastidio agli ex guerriglieri, e sarebbe molto delicato perché sarebbe da loro interpretato come un segno di cattiva volontà. Ma attendiamo…”, afferma l’Arcivescovo, titolare di una delle diocesi interessate e una delle più povere della Colombia.

Mons. Castro spiega che occorrerà anche attendere la decisione della Corte Costituzionale su un provvedimento promosso dall’uribismo che prevedrebbe che i militari siano giudicati in una sala giudiziaria diversa da quella degli ex guerriglieri. “A mio avviso non si approverà, perché sarebbe contrario agli accordi ratificati come legge, e quindi incostituzionale”. “Il presidente Duque”, ricorda il prelato, “ha uno slogan molto alto: ‘Un futuro per tutti’, e ci auguriamo che si muova in questa direzione. Ad ogni modo, lui mi conosce (ho amministrato la prima comunione alla figlia) e, per quanto riguarda il processo di pace, ho una porta aperta per dialogare con lui se la situazione si complicasse”. (SM)

Last modified on Sunday, 01 July 2018 19:05

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