Pangyo è una città satellite a sud di Seoul, capitale della Coreia del Sud. Li ci siamo diretti domenica scorsa, Solennità della Pentecoste, per celebrare l’invio dei due primi Laici Missionari della Consolata della Regione Asia assieme alla comunità parrocchiale della Chiesa di S. Andrea Kim Dae-Gon, primo sacerdote, missionario e martire della Corea.
Questa parrocchia è la comunità a che appartengono i coniugi Thomas Song Sung-Ho e Rosa Kang Eung-Hyung e dove, da qualche anno in qua, sono anche impegnati nell’attività pastorale e liturgica della comunità.
Thomas per 35 anni ha lavorato nell’ambito dell’economia e ultimamente ha finito il Dottorato in Sociologia. Da canto suo Rosa era professore universitario alla più prestigiosa Università di Seoul. Da due anni in qua lei è anche Presidente del Gruppo dei Colaboratori della Consolata. Entrambi da molto tempo si sono impegnati nella direzione del Marriage Encounter per la Diocesi di Incheon da dove sono originari.
Dal 2004 che collaborano con la nostra comunità e sono stati sempre presenti e attivi nelle attività formative e missionarie da noi organizzate. Da qualche anno sentivano nel loro cuore la chiamata e il desiderio di fare qualcosa in più per la missione e di quello parlavano fra di loro. Certamente importante nella loro decisione per il cammino del laicato missionario fu anche l’esperienza di vista alle nostre missioni in Africa. Kenya nel 2004 e Mozambico nel 2016. La voce interiore non zittiva e andava man mano sciogliendo i nodi dell’indecisione finché, dopo la vista in Tanzania dell’anno scorso, hanno finalmente deciso di dargli ascolto.
P. Diego Cazzolato, che gli ha accompagnato nel cammino di discernimento e preparazione, nell’omelia del giorno di pentecoste ha sottolineato come lo Spirito Santo vince le paure e porta con se il grande dono della comunicazione. In primo luogo la comunicazione fra i prossimi: famiglia, amici, comunità cristiana; poi anche con i lontani e invita alla testimonianza, a condividere la propria fede.
Thomas e Rosa, come la prima comunità, partono vincendo le paure che possono prevedersi nell’incontro con altre culture e ambienti diversi. Certi che lo Spirito Santo, come all’inizio, spezza le barriere delle differenze e crea comunione. Certi che la loro comunità li sarà vicino con l’amicizia e la preghiera. Certi anche, che la nostra famiglia missionaria li accompagnerà.
Nel 2014, quando Papa Francesco è venuto in Corea per la Giornata Mondiale della Gioventù Asiatica e per celebrare la beatificazione di altri 125 martiri coreani, la frase ‘Noi siamo eredi dei Santi Martiri’ servì da moto. Un’altra frase mi è venuta in mente mentre si svolgeva il rito dell’invio missionario celebrato durante l’Eucaristia: Ecco, loro sono non solo eredi dei martiri, ma anche e soprattutto, ‘eredi dei Laici Missionari fondatori della Chiesa Coreana’.
Molti sono da ringraziare per questo segno di maturità della nostra comunità in Corea. In primo luogo a Dio che ci ha fatto incontrare e ha chiamato e ha dato loro un cuore missionario a questi sposi. Ma, come ha ricordato P. Tamrat Defar, Superiore della Regione Asia, sono anche da ringraziare la loro comunità parrocchiale dove la loro fede è cresciuta. Poi P. Diego che con dedizione li ha accompagnati e pure gli altri missionari del Gruppo della Corea in speciale coloro che li hanno introdotto allo studio dello Swahili. Ma il grande grazie va a Thomas e Rosa che con grande coraggio hanno risposto ‘sì’ alla chiamata del Signore.
Concludendo, P. Tamrat ha invitato tutti i presenti a non dimenticarli presso il Signore nella preghiera e nell’amicizia, mentre li affidava a P. Godfrey Msumange, Consigliere Generale per l’Africa, che ha ricevuto il loro impegno a nome di P. Cyprian Brown, Superiore della Regione Tanzania.