Padre Matthieu Kasinzi ha difeso la sua tesi dottorale

Published in I missionari dicono

Il giovedì 8 febbraio alle ore 16 presso la Pontificia Università S. Tomaso d’Aquino (Angelicum), accompagnato da un folto gruppo di confratelli e amici, il padre Matthieu Kasinzi ha difeso la sua tesi dottorale.

E’ stato un momento bello e significativo per Matthieu e per la comunità. Il clima accademico era rilassato, semplice ma molto professionale. Dopo la presentazione della sua tesi (il testo farà seguito a questa introduzione) Matthieu ha difeso con competenza la sua tesi ed ha risposto alle domande e dubbi dei relatori in modo molto professionale e da vero esperto. Dopo la valutazione finale, Matthieu è stato dichiarato “Dottore” e in allegria abbiamo celebrato il dottorato con una festa in una sala messa a disposizione dalla stessa univerità.

Felicitazioni al padre Matthieu Kasinzi e onore alla nostra famiglia missionaria.

 Di seguito vi riportiamo il testo della sua presentazione.

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1. Introduzione

La diversità, non è un azzardo, non è un casuale o un fatto di pura coincidenza. La diversità come tale è vecchia come il mondo, perché già il racconto della creazione nel Libro della Genesi, ci relata che Dio stesso nella sua bontà ha creato diverse cose (Gn 1, 11-31). Ogni cosa nella sua molteplicità e nella sua diversità. Quindi, tutto il creato era bello ed ogni cosa cosi creata era bella e Dio ammirava la bellezza di quello che creava (Gn 1, 12.17.21.25.31; Gn 10, 5ss) (Gn 1, 12.17.21.25.31; Gn 10, 5ss) poi passava a creare altre cose. Oggi però, la diversità raziale, culturale, religiosa, è diventata un peccato anche per quello che nessuno sceglie prima di nascere. Si, oggi, la diversità è spesso concepita non solo come un problema ma come una sorgente di problemi, che genera tanti altri problemi e questo accade proprio nel mondo, “divenuto un paese planetario, un villaggio globale”.

2. Motivazione del lavoro

Il trattamento che meritano chi sono diversi, il modo di gestire le diversità specialmente le diversità religiose, la nostra esperienza pastorale e missionaria [di sei (6) anni] a Gibuti, ci hanno portato ad indagare metodicamente per capire bene la ragione di essere delle diversità in generale, e della diversità religiosa in particolare. “Face à la diversité religieuse : Les Défis de témoigner de sa foi chrétienne (catholique) ou musulmane, le cas de la communauté chrétienne du Diocèse de Djibouti, en République de Djibouti, s’iscrive proprio in quest’ottica, cioè, proporre una visione positiva delle divergenze religiose in base all’esperienza della diocesi di Gibuti.     

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3. Obiettivi della ricerca

Esaminare come il Cattolicesimo e l’Islam hanno ciascuno reagito e reagiscono oggi vis-à-vis alle sfide della molteplicità e della diversità religiosa, nel caso della diocesi di Gibuti (dal 1955 ai nostri giorni), mettendo in evidenza le strategie che sono state usate per la testimonianza della fede e della vita, e cosi consolidare la sua presenza tra la maggioranza musulmana.      

4. Problematica

Ogni religione si proclama unica, vera ed universale; e presenta ciò che rivela come unica, valida e vera via della redenzione. Allora, sarebbe un’assurdità che una tale religione trova ed accetta qualsiasi espressione religiosa che viene da un’altra religione? Che fare nel caso presente dove la pluralità e la diversità religiosa sono diventate l’attuale caratteristica comune alle diverse società e che la questione del pluralismo e la necessità delle relazioni interpersonali e della coesistenza tra le religioni diventa sempre ed ogni giorno più importante e urgente?  

5. Delimitazione del tema

La nostra ricerca mira solamente a presentare gli insegnamenti cattolici ed islamici sull’aspetto della diversità religiosa, sulla responsabilità dei fedeli delle due religioni a portare testimonianza della fede e della vita, assumendo la responsabilità che hanno di proteggere la vita dell’integrità della creazione in quanto intendenti di Dio secondo la Bibbia (Gn 2, 15; Psaume 115, 16) e il Qur’ān (Q. 2, 30). Un altro aspetto che delimita la nostra ricerca, è la situazione attuale dominata dall’atrocità senza nome, degli atti di violenza e del terrorismo nel Nome di Dio. Ci siamo imposti una cautela particolare tutto lungo la nostra dissertazione.

7. Stato attuale della ricerca

Nonostante numerose iniziative prese e delle ricerche fatte sulla diversità religiosa, ci sono ancora domande persistenti come riguardo l’identità e le diversità religiose; optiamo di orientare e focalizzarci sulla diversità religiosa come una sfida reale al quale cristiani e musulmani devono fare faccia per testimoniare la fede e vivere una coesistenza responsabile nel rispetto delle differenze, senza fare ostruzione alla vitalità di ogni religione, maggioranza o minoranza che sia.

8. Metodologia e fonte principali di ricerca

Abbiamo scelto l’approccio “descrittivo-normativo[1]. Poi, prendendo distanza delle posizioni estremiste, applichiamo un approccio “teologico-analitico[2] e un approccio storico per capire la strada già percorsa dal Cattolicesimo e dall’Islam. Cosciente della ricchezza e dell'abbondanza della letteratura sul nostro argomento di ricerca, ci siamo limitati ai documenti più legati alla tradizione cattolica e islamica come Vaticano secondo, con più emphasis su Nostra Aetate, il documento chiave o cerniera sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane (del 28 ottobre 1965), poi certi scritti dei pontefici dell’ultima metà del secolo scorso ai nostri giorni e, l’attenzione a certi studi teologici. Quanto all’Islam, abbiamo usato più il Qur’ān, gli “hadīth”, cioè la tradizione, gli atti e detti di Muḥammad.  

9. Articolazione del lavoro

La Nostra dissertazione è articolata in tre parti. La prima parte fatta delle nozioni preliminari, la seconda degli approcci cristiani e islamici della diversità religiosa, il percorso fatto, la tersa parte presenta la realtà della Chiesa nella Diocesi di Gibuti e culmina con un pensiero sulla pro-esistenza. Il primo capitolo introduttivo, è dei preliminari, che dal senso delle divergenze religiose, cosa intendiamo della diversità religiosa in questa era delle mutazioni provocati dal vento della globalizzazione? le divergenze religiose, un fatto sociale? E tutti che abbiamo presentato fino adesso. Nella seconda parte, si tratta dell’approccio cristiano (cattolico) e dell’approccio islamico della diversità religiosa: quale percorso realizzato e con quali atteggiamenti? Come la realtà della diversità religiosa ha influenzato lo sguardo della Chiesa Cattolica e l’islam su se stessa e sulle altre religioni?

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La Chiesa Cattolica è passata dall’esclusivismo o inclusivismo e all’apertura verso altre religione. Da «extra ecclesiam nulla salus est », alla diversità religiosa come una realtà feconda. Attitudine che ha portato l’affermazione che anche nelle tradizioni religiose non-cristiane esistono « del vero e del buono » (OT, 16), degli « elementi preziosi, religiosi e umani » (GS, 92), … « degli elementi di verità e di grazia (in ogni nazione come una segreta della presenza di Dio » (AG, 9), « le seme del Verbo (che ci sono nascoste) » (Ibid., 11, 15), « un raggi della verità che illumina tutti gli uomini » (NA, 2). Conseguenza logica: attenzione e estima per le tradizioni religiose dell’umanità, perché costituiscono un patrimonio spirituale efficace che chiama tutti alla collaborazione, al dialogo interreligioso e alla coesistenza responsabile (Cfr. NA, 2, 3; AG, 11) sulle convergenze, come sulle divergenze[3].

Quanto all’approccio islamico della diversità religiosa, anche l’Islam, lungo la sua storia, ha avuto esperienza del confronto con la realtà della diversità, momenti di chiusura su se stesso e di apertura verso le altre comunità religiose, interna ed esterna. Ha conosciuto l’inclusivismo o l’esclusivismo e le aperture verso le altre religioni. Per esempio, la Umma, comunità musulmana è la comunità ideale, la migliore comunità voluta da Allāh. Il Qur’ān, è Il Libro(Q. 3, 3; 12, 1; 18, 27; 35, 29; 39, 41; 42, 17); la Madre del Libro (Q. 13, 39; 39, 41; 43, 4), immutabile ed eterno, parola di Dio increata di ogni eternità (disceso in lingua araba (Q. 12, 2; 43, 3), unica versione veritiera di tutte le rivelazioni da Adamo. Fortunatamente, è apparsa: la teoria dall’abrogazione di certi versetti che invitano alla riconoscenza ed al rispetto dell’altro nella sua identità e nella diversità…

Il Qur’ān e la tradizione islamica contengono gli insegnamenti che richiamano ad uno spirito di apertura che riconosce la realtà della diversità religiosa esistente e alla valorizzazione del suo impatto positivo, per la testimonianza della fede, l’emulazione nelle buone azioni (Q. 5,48), nell’uso di un parola comune, nella discussione con saggezza e di buon modo (Q. 16, 125). Ci sono raccomandazioni al rispetto, alla libertà religiosa, all’interdizione di utilizzare la violenza per convincere o per convertire (Q. 2, 256; Q. 29, 45). Dunque, in questa era dell’incontro tra popoli, civiltà, culture, religioni, anche l’Islam deve procedere il camino iniziato per riconoscere l’esistenza delle altre stelle anche di altri soli che esistono.

L’ultima parte costituita del quarto e quinto capitoli, è sulla situazione della Chiesa locale di Gibuti, minorità tra la maggioranza musulmana, dove da anni un lavoro di titano è sempre fatto. Siamo affascinati ed impressi dalla vitalità e la fecondità della comunità cristiana di Gibuti. Essa mantiene ancora il sapore cristiano in questa parte del mondo; questo “piccolo resto ” dei cristiani rappresenta una testimonianza forte di una minorità efficace e capace di avanzare e prendere il largo: « Duc in altum » (Lc 5, 4; Novo Millennio Ineunte,1), per testimoniare la fede nelle acque profonde delle popolazioni a maggiorità musulmana di Gibuti.

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10. Il Nostro Contributo Originale

Proponiamo le strategie di una gestione responsabile delle sfide della diversità religiosa tra cristiani e musulmani, in vista di valorizzare ambedue la sua fecondità capace di favorire la riconoscenza interreligiosa ed una coesistenza umana e interreligiosa responsabile nella corresponsabilità.

Suggeriamo come novità metodologica teologica e pastorale: “ il dialogo della fede ”, cioè il dialogo della testimonianza e “ il dialogo della vita ”, cioè, proponiamo una nuova definizione dell’espressione “ dialogo della vita ”, fino cui definita come essendo gli scambi fatti al quotidiano tra gli adepti delle diverse religioni (mi sembra tropo poco), noi la ridefiniamo come essendo: “ il dialogo della biodiversità, un impegno comune per la vita ”, fondato principalmente sulla responsabilità e la corresponsabilità umane (personale e comune), come intendente di Dio[4] (factotum di Dio), in carico della custodia e della cura della vita dell'integrità della creazione.

Proponiamo anche il binomio pro-esistenza-coesistenza, perché non basta tollerare di esistere, di vivere simultaneamente, concomitantemente l’uno accanto l’altro, ma ci vuole una buona dose della pro-esistenza, cioè l’essere, l’imbarcarsi veramente per la vita, per l’altro nella corresponsabilità.

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CONCLUSIONE

La diversità religiosa rimane una tra le sfide per ogni credente, per testimoniare il suo essere intendente di Dio sulla terra. Quando sono positivamente riconosciute ed accolte, poi ben gestite, le divergenze religiose culminano a delle sorgenti della coesistenza responsabile che possono produrre degli impatti molto considerevoli siccome ne era arrivato a Charles di Foucauld che dice: “ L’islam ha prodotto in me un profondo sconvolgimento, la vista di questa fede, di queste anime che vivono nella continua presenza di Dio, mi ha fatto intravedere qualche cosa di più vera e di più grande delle preoccupazioni mondane.”[Cfr. Regard sur l'islam in Fête et Saisons 102/10, n° 315, Paris Mai 1977: 24].

In questo lavoro di ricerca crediamo avere dato un contributo ad un’ecclesiologia aperta[5] all’alterità, all’ecumenismo, al dialogo interreligioso (della fede e della vita), alla promozione ed alla salvaguardia dell’ecologia umana e vegetale, compiti che Dio affidò all’uomo suo intendente sulla terra, confidandolo la cura dell'integrità del creato. Dove stiamo? Perché scopriamo ancora oggi ciò che Martin Lutero King diceva parecchi anni fa “ abbiamo imparato a volare nell’aria come gli uccelli, a nuotare negli oceani come i pesci ma non abbiamo imparato ancora a camminare su terra come i fratelli.” [6]

Infine, pensiamo di avere offerto il nostro contributo alla domanda dell'importanza delle sfide che suscitano le diversità religiose, della necessità per tutti credenti di dare una testimonianza della fede e della vita e della necessità di mirare sempre e di raggiungere una coesistenza responsabile. Suggeriamo che una tale attenzione e riflessione non sia limitata solamente alle grandi religioni del mondo, ma che sia allargata anche alle religioni tradizionali africane, asiatiche, americane ed oceaniche che spesso sono (state) trascurate in questo campo.

 --- NOTE ---

[1] L’approccio descrittivo per riunire le conoscenze sulla diversità religiosa sugli insegnamenti della chiesa Cattolica e quelli dell'islam, sulla situazione del passato e quell'attuale. L’approccio normativo invece, ci permetterà di definire come e quale situazione dovrebbe avere tra le differenti religioni, poi ci saranno portati a definire anche un punto di vista soggettiva.

[2] L’approccio teologico ci porterà a contornare non solo l'insegnamento ufficiale del Magistero della chiesa Cattolica e quello dell’Islam sulla diversità religiosa, ma anche ad esaminare l’apporto teologico di certi teologi del Cattolicesimo e dell’Islam; poi l'approccio analitico per cercare a comprendere le differenti punti di vista di qualche teologo cristiani e musulmani

[3] Cfr. Dialogue et Mission, 26. (N.B :Les Italiques sont miennes et les ajouts y compris, je les ai tirés des sources des textes cités pour plus d’éclaircissements).                                                          

[4] Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse(Genèsi 2, 15); Le ciel, c’est le ciel de Yahvé, la terre, il l’a donnée aux fils d’Adam (Psaume 115, 16); voir aussi: Lorsque ton Seigneur dit aux anges: « Je vais établir un lieutenant sur la terre ». (Q. 2, 30). En Arabe le terme Lieutenant est traduit par « khalīfa », de la racine kh - l - f, la première forme du verbe « khalafa » qui signifie succéder, substituer, remplacer, prendre (être à) la place de, aller (rester) derrière quelqu’un, en effet la préposition « khalfa » veut dire après. « khalīfa » peut être compris comme gérant, intendant, successeur, lieutenant, remplaçant… et son pluriel est « khalā’if » qu’on trouve dans « C’est lui qui a fait de vous ses lieutenants sur la terre. Il a élevé certains d’entre vous de plusieurs degrés au-dessus des autres pour vous éprouver en ce qu’il vous a donné » (Q. 6, 165). « C’est lui qui vous a choisis pour que vous soyez ses lieutenants sur la terre » (Q. 35, 39).

[5] Car, l’Église est le terrain de culture, le champ de Dieu (1 Co 3, 9)… (LG, 6). Quant à ceux qui n'ont pas encore reçu l'Evangile, sous des formes diverses, eux aussi sont ordonnés au peuple de Dieu…, le dessein de salut enveloppe également ceux qui reconnaissent le Créateur, en tout premier lieu les musulmans qui professent avoir la foi d'Abraham, adorent avec nous le Dieu unique, miséricordieux, futur juge des hommes au dernier jour. Et même des autres, qui cherchent encore dans les ombres et sous des images un Dieu qu'ils ignorent, Dieu n'est pas loin, puisque c'est lui qui donne à tous vie, souffle et toutes choses (Cfr. Ac 17,25-28 ), et puisqu'il veut, comme Sauveur, que tous les hommes soient sauvés (Cfr. 1Tm 2,4 ) (LG, 16).

[6] Les citations de Martin Luther King : http://femmedinfluence.fr/citations-martin-lither-king-amour-haine/

Last modified on Tuesday, 13 February 2018 11:59

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