Il Fratello: un Evangelizzatore (IT-EN)

Published in I missionari dicono

L’evangelizzazione è compito di tutti. Tutti i battezzati devono evangelizzare, comunicare con gioia, entusiasmo, zelo e bellezza la nostra fede. Ognuno secondo il suo carisma: il Sacerdote con il servizio ministeriale dei sacramenti e la predicazione; il Fratello con l’esempio e il servizio tecnico e manuale. Il lavoro viene considerato come una grazia missionaria. Il nostro servizio di ordine tecnico, professionale o pastorale, dà l’occasione di svolgere un ministero fruttuoso, esemplare e complimentare a quello dei nostri confratelli sacerdoti. Un azione, un gesto può avere più efficacia di una buona omelia.

Importante è riscoprire il valore fondamentale della vocazione religiosa del Fratello. La Lumen Gentium dice: “Un simile stato non è intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambi le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono della vita della chiesa e ad aiutare ciascuno a suo modo, la sua missione salvifica”. (LG 43) Il Concilio ricorda il duplice impegno del Fratello: il servizio apostolico dell’annuncio evangelico espletato sotto varie forme (Perfectae Caritatis VIIIa) e la testimonianza cristiana inserendosi nelle realtà temporali (PC Xa)

I Fratelli testimoniano in modo splendido che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini. Sono chiamati da Dio a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. (LG 31b)

Evangelii Nuntiandi di Paolo VI dice che la “silenziosa testimonianza nel vivere i consigli evangelici può diventare, oltre che una provocazione al mondo e alla chiesa stessa, anche una predicazione eloquente, capace di impressionare anche i non cristiani di buona volontà, sensibili a certi valori”.

La presenza del Fratello dà stabilità alla comunità, sia nella vita comunitaria che pastorale.

 “O miei cari Coadiutori! … sono utili in tutte le comunità, in missione sono indispensabili. - così diceva l’Allamano il 25 gennaio del 1920 durante le conferenze che abitualmente teneva ai missionari – Né sono come nelle altre comunità solo destinati al lavoro manuale, ma anche allo spirituale e quindi devono avere anche quel tanto di istruzione. C’è un Coadiutore che mi scrive dall’Africa: la mia parrocchia. E’ parroco. Ci sono certe situazioni dove non si può mandare uno, allora va un Coadiutore le domeniche a fare il catechismo e amministrare i battesimi, come Coad. Benedetto. Soprattutto i Coadiutori possono fare del bene perché si trovano a capo dei lavori, sono più a contatto con gli indigeni e possono fare loro molto del bene con l’esempio, con le parole e col catechismo che fanno loro dopo pranzo e alla sera. Un Coadiutore può fare più del bene che un missionario perché si trova all’atto pratico. … L’essenziale è che ci sia unione e carità, si faccia unum corpus. Ogni membro deve essere contento della sua posizione, aiuto anche io a formare il corpo, anche se sono solo un dito, perché un corpo senza dito non è perfetto. … Quindi abbia poco o molto ingegno, poca o molta salute, formiamo tutti un corpo, tutti siamo utili, quello che par meno è più necessario degli altri”. (Conf. IMC, III, 389-390)

Fondatore alla conferenza del 21 dicembre 1919 disse: “Un sacerdote  è missionario di natura sua. Se poi si tratta di un religioso non sacerdote, se è di vita attiva e specialmente se si riferisce agli infedeli, è un vero missionario, come i nostri Coadiutori”. (Conf. IMC, III, 370)   

La nostra congregazione è composta di Sacerdoti e di Fratelli che si dedicano per tutta la vita alla causa missionaria. Ora il servizio missionario non è opera esclusivamente clericale, ma comporta anche una varietà di servizi e attività laicali, che sono essenziali al raggiungimento della sua finalità.

Sacerdoti e Fratelli, come membri della stessa famiglia, nelle varie attività, mansioni ed uffici, collaborano per il fine comune tutti uniti in dolce vincolo di amore e di carità fraterna, così da formare “un cuor solo ed un anima sola”, unicamente intesi ad amare e servire Dio nell’esatto adempimento dei propri doveri. Con spirito di umiltà e di abnegazione tutti indistintamente devono essere disposti a tutto, anche agli uffici più umili, perché tutto è grande nella casa di Dio.

Ogni incarico, ufficio, lavoro, non è fine a se stesso, ma è a beneficio ed utilità di tutti. Per cui il Fratello lo compie realizzando tre cose:

  1. valorizza e utilizza le proprie doti ed attitudini umane, morali ed intellettuali donategli da Dio per il servizio del prossimo;
  2. non si sente né inferiore né superiore agli altri confratelli, poiché consapevole che di fronte a Dio ogni attività è necessaria alla edificazione del Regno;
  3. il Fratello mette in luce i valori religiosi nella vita quotidiana, sia che operi in comunità, sia che operi all’esterno di essa.

La vita religiosa del fratello va presentata in maniera del tutto positiva. Ciò sarà possibile se il Fratello stesso è felice nella sua vocazione.

Importante è che i giovani possano vedere i Fratelli lavorare, pregare, vivere insieme. E così far capire ad essi perché siamo Fratelli in una casa religiosa. 

Si tratta soprattutto di suscitare interesse per la nostra vocazione con il nostro comportamento personale, con un modo di vivere in comunità che respiri gioia, con la nostra esperienza di Dio (vita di preghiera), con il nostro carisma personale.

Ciò che vale non è tanto il fare o il poter fare, quanto piuttosto l’essere. E’ Dio che ci attrae e ci fa suoi strumenti di bene e di salvezza.

Alla gran parte della gente non interessa tanto se abbiamo l’amore a Dio, se siamo celibi o se obbediamo ad un superiore, quanto piuttosto se abbiamo una passione per il Regno di Dio, per l’uomo nelle sue situazioni più marginate; ed è quello che motiva la nostra scelta.

Il Vangelo ci parla di “Luce”! La luce si diffonde senza chiasso,senza discorsi, ma solo in quanto tale. Così,mi pare, la forza evangelizzatrice della nostra tipica vocazione di Fratelli. Non tanto parole,discorsi, trattazioni, quanto il luminoso esempio di una vita che è tutta un linguaggio.

THE  BROTHER: AN  EVANGELIZER 

Evangelization is everyone's job. All the baptized must evangelize, communicate our faith with joy, enthusiasm, zeal and beauty. Each according to his charism: The Priest with the ministerial service of the sacraments and preaching; the Brother with the example and the technical and manual service. Work is considered a missionary grace. Our service of a technical, professional or pastoral nature gives us the opportunity to carry out a fruitful, exemplary and complimenting ministry to that of our confrere priests. An action, a gesture can be more effective than a good homily.

It is important to rediscover the fundamental value of the Brother's religious vocation. Lumen Gentium says: "Such a state is not intermediate between clerical and lay status, but on both sides some faithful are called by God to benefit from this special gift of the life of the church and to help each one in his own way, his saving mission ". (LG 43) The Council recalls the Brother's twofold commitment: the apostolic service of the evangelical proclamation carried out in various forms (Perfectae Caritatis VIIIa) and the Christian witness by inserting oneself into temporal realities (PC Xa)

The Brothers testify in a splendid way that the world cannot be transfigured and offered to God without the spirit of the beatitudes. They are called by God to contribute, almost from the inside in a fermenting way, to the sanctification of the world, and in this way to manifest Christ to others mainly through the witness of their own life and with the brilliance of their faith, their hope and charity. (LG 31b)

Evangelii Nuntiandi of Paul VI says that the "silent testimony in living the evangelical counsels can become, as well as a provocation to the world and the church itself, also an eloquent preaching, capable of impressing even non-Christians of good will, sensitive to certain values ".

The presence of the Brother gives stability to the community, both in community and pastoral life.

"O my dear coadjutors! ... they are useful in all the communities, they are indispensable in the mission. - Allamano said on January 25, 1920 during the conferences he usually held to the missionaries - Nor are they just as in other communities destined to manual labor, but also to the spiritual and therefore must also have as much education. There is a Coadjutor who is writing to me from Africa: my parish. He is a parish priest. There are certain situations where you cannot send one, then a Coadjutor goes on Sundays to do catechism and administer baptisms, like Coad. Benedetto. Above all the Coadjutors can do good because they are at the head of the work, they are more in contact with the natives and can do them much good by example, by the words and by the catechism that they do after lunch and in the evening. A Coadjutor can do more good than a missionary because he is in the practical act. ... The essential thing is that there is unity and charity, let's be unum corpus. Every member must be happy with his position, I also help to shape the body, even if they are only a finger, because a body without a finger is not perfect. ... So I have little or much talent, little or a lot of health, we all form a body, we are all useful, the one who seems less, is more necessary than others ". (Conf. IMC, III, 389-390)

Founder at the conference of December 21, 1919, said: "A priest is a missionary of his own. If then is a religious not a priest, if it is of active life and especially if he refers to the infidels, he is a true missionary, like our Coadjutors ". (Conf. IMC, III, 370)

Our congregation is made up of Priests and Brothers who dedicate themselves to the missionary cause all their lives. Now the missionary service is not exclusively clerical, but also involves a variety of services and lay activities, which are essential to achieving its purpose.

Priests and Brothers, as members of the same family, in the various activities, tasks and offices, collaborate for the common purpose all united in a sweet bond of love and fraternal charity, so as to form "one heart and one soul", only intended to love and serve God in the exact fulfillment of his duties. With a spirit of humility and self-denial, all indiscriminately must be willing to do anything, even to the humblest offices, because everything is great in the house of God.

Every assignment, office, work is not an end in itself, but is for the benefit and utility of all. So, the Brother accomplishes this by doing three things:

  1. enhances and uses his human, moral and intellectual gifts and attitudes given to him by God for the service of neighbor;
  2. he does not feel inferior or superior to the other confreres, because he is aware that before God every activity is necessary for the building up of the Kingdom;
  3. the Brother highlights religious values in daily life, whether working in community or working outside it.

The religious life of the brother must be presented in a totally positive way. This will be possible if the Brother himself is happy in his vocation.

It is important that young people can see the Brothers work, pray, live together. And so, I can make them understand why we are Brothers in a religious house. Above all, it is a matter of raising interest in our vocation with our personal experience, with a way of living in the community that breathes joy, with our experience of God, with our personal charism.

What counts is not how much we do or are able to do, but rather being. It is God who attracts us and makes us instruments of good and salvation. 

To most people is no interest if we love God, if we are celibate or if we obey a superior, but if we have a passion for the Kingdom of God; and that's what motivates our choice.

The Gospel speaks to us of "Light"! The light spreads without noise, without speech, but only as such. Thus is, it seems to me, the evangelizing force of our typical vocation as Brothers. Not so much words, speeches, eloquence, as the luminous example of a life that is all a language. 

Last modified on Wednesday, 07 February 2018 22:51

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