Il principio del cammino

Sr. Francesca Allasia, Originaria di Torino, dopo la laurea in Filosofia e un'esperienza in Kenya, è entrata tra le Missionarie della Consolata e lo scorso 18 agosto, precisamente nel santuario della Consolata e dalle mani di Giorgio Marengo, da poco cardinale di Ulan Bator, ha ricevuto il suo primo mandato missionario che la porterà prossimamente in Mongolia.

Sr. Francesca, puoi dirci brevemente chi sei, cosa fai?

Ho 34 anni e sono Missionaria della Consolata dal 2020. Mi piacciono i tulipani, le montagne e la primavera, che mi parla della forza, del garbo e della novità del Dio della Vita. Amo camminare e leggere e mi affascina l’incontro e l'intreccio tra le culture. Gioisco delle relazioni, ma allo stesso tempo cerco di custodire spazi di silenzio per ricaricare le batterie. Attualmente mi trovo a Nepi, in provincia di Viterbo, mentre mi preparo alla partenza per la prima destinazione missionaria: la Mongolia! In comunità faccio un po' di tutto, cercando di avere mani, occhi e cuore attenti a dove c’è bisogno. Qui ospitiamo due famiglie dell’Afghanistan e sono coinvolta in questo percorso con loro, in modo speciale con i bambini, che sono sette, con i quali abbiamo costituito “la banda dei piccoli di casa”!

Cosa più ti ha attratto della vita e del carisma delle Missionarie della Consolata?

Quando sono venuta a contatto con le Missionarie mi hanno subito colpito l’accoglienza, la semplicità e lo spirito di famiglia che si respirava nelle loro comunità. Lo stile affabile e sciolto con cui si relazionano con le persone e i racconti delle loro esperienze tra i popoli più diversi mi hanno immediatamente affascinato. La loro testimonianza era viva, ricca di volti e di eventi concreti, intessuta sempre di profonda spiritualità e di preghiera pratica, e per questo rivolta anche verso l’altro, in modo attento e costante. Spesso sentivo affermare che dobbiamo vivere il quotidiano con un’intensità d’amore straordinaria, nelle relazioni, nei piccoli gesti, nella cura dell’ambiente; essere sante senza strepiti, facendo bene il bene e senza rumore; insomma, ho incontrato un carisma umile e profondo che mi ha conquistato e che non smetto mai di scoprire!

Ti trovi in un momento particolare della tua vita di consacrata, la vigilia della tua partenza per la Mongolia: come immagini sarà l'incontro con quel popolo, quella cultura? Quali opportunità e quali possibili difficoltà?

Tutte le volte che inizio a immaginare la mia presenza in terra mongola, il cuore accelera e il respiro si ferma per l’emozione. Penso che i primi tempi tutte le energie saranno impegnate nello studio della lingua: ascoltare, osservare, conoscere, lasciarmi guidare dalle sorelle della comunità che sono lì da più tempo e cercare di entrare con cuore, anima, forze nell’incontro con questa terra e con queste persone. Ho l’opportunità di ricevere la novità che per me costituisce una cultura nomade; incontrare una spiritualità nuova sciamanica, buddhista; conoscere valori e tradizioni per poi camminare con la piccola comunità cristiana del posto ed essere segno della presenza di Dio tra chi incontrerò. Saranno necessarie tanta delicatezza, umiltà, pazienza, silenzio, preghiera e fiducia in un cammino di relazione trasformante con il popolo mongolo e con le mie sorelle. 

Come ti stai preparando a questa nuova tappa? 

Ho da poco concluso un anno di studi interreligiosi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, studi che mi hanno appassionata. Ho ascoltato testimonianze di missionarie che non hanno fatto altro che alimentare il desiderio di essere già lì. Leggo alcuni articoli o studi sulla missione e porto in preghiera questo nuovo inizio, chiedendo al Signore di insegnarmi ad uscire e ad entrare.

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Suor Francesca dopo aver ricevuto la croce dell'invio missionario da Mons. Giorgio Marengo nel santuario della Consolata lo scorso 18 agosto

Articolo pubblicato su Andare alle genti, rivista delle Missionarie della Consolata

Nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano circa 170 giovani con i loro amici, parenti ed educatori, si sono raccolti attorno al Vicario Generale della diocesi di Milano, mons. Franco Agnesi, aiutati, nella preghiera, dalle melodie missionarie del Coro dei giovani amici dei Missionari della Consolata di Bevera.

A ricevere il mandato erano presenti diversi gruppi: c’erano i giovani dell’oratorio di Cernusco sul Naviglio che andranno in Mozambico, i numerosi volontari dei Cantieri della Solidarietà di Caritas che svolgeranno servizio presso campi di lavoro in Italia e all’estero e i giovani dei cammini formativi del PIME anche loro in procinto di partire per esperienze in Asia, Africa e Italia. Presenti anche i giovani volontari che partiranno con i missionari Saveriani per la Thailandia. Tra i gruppi presenti spiccano le camicie azzurre degli scout di Brugherio che questa estate raggiungeranno i Fidei Donum in Perù. 

Al richiamo di vivere un’estate con e per gli altri, hanno risposto anche gruppi più piccoli, come le cinque universitarie che andranno in una missione delle salesiane in Camerun o come Giulia ed Alice che raggiungeranno una missione Comboniana in Chad. Infine erano presenti anche tutti i giovani del cammino diocesano "Senza Indugio" proposto da Pastorale Giovanile.

Il percorso sfocia in una missione che parte, che si fa più forte e più presente nel quotidiano, nel loro impegno lavorativo e universitario, nella loro appartenenza alle realtà ai gruppi ecclesiali alle realtà parrocchiali da cui provengono.

Alzare, ascoltare, amare

La serata è stata scandita da tre verbi "alzare, ascoltare, amare", uniti dal brano di Vangelo dell’incontro tra Gesù e Zaccheo. Tre le voci che hanno regalato riflessioni e testimonianze sul valore di queste azioni: la prima è quella di Tommaso Alberti, volontario di Caritas che ha invitato ad alzare lo sguardo per scorgere lo sguardo degli altri e farsi vicino alle loro necessità; la seconda è l’autorevole riflessione su Zaccheo di Mons. Agnesi e la terza è la testimonianza di Maristella Tommaso, giovane volontaria e formatrice di pastorale missionaria della Diocesi di Torino e di Missio Italia. La sua riflessione sul verbo “amare” parte da esperienze di accoglienza e di servizio vissute con i missionari in tanti posti del mondo.

I tanti giovani provenienti dalle diverse zone della diocesi sono chiamati a “partire” dando inizio, in modi diversi, a un’esperienza da discepoli missionari. I giovani, accompagnati dall’affetto degli amici, dei sacerdoti e delle suore che li hanno seguiti durante il percorso, hanno ricevuto, dopo la preghiera di Mandato, un quaderno e una biro, strumenti utili per comporre un diario della loro esperienza che potrà quindi essere riletta e condivisa per diventare parte fondamentale della loro esperienza missionaria.

La presenza del Vicario generale dell’arcidiocesi di Milano sottolinea che questi giovani non ricevono un mandato a titolo personale ma a nome di tutta la comunità diocesana: uniti dall’unico desiderio di incontrare, ascoltare e amare come Gesù.

IL FESTIVAL DELLA MISSIONE SI AVVICINA

Questo articolo è tratto dalla pagina del Festival della Missione. Una occasione missionaria da non perdere, a Milano dal 29 settembre al due ottobre. Potete scaricare il pieghevole QUI

 

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