Il “fascino” della Vita Consacrata

Published in Missione Oggi
INTRODUZIONE

Al termine di questo Congresso internazionale sulla Vita Consacrata, ringrazio sinceramente tutti voi che avete partecipato. A nome di tutti e in special modo vorrei manifestare il nostro sentito ringraziamento per l’eccellente e proficuo lavoro della Commissione Centrale e di tutte le altre Commisssioni, come pure per l’impegno dei Segretariati e delle due Unioni dei Superiori/e Generali e del Congresso, dell’équipe dei moderatori e dei preparatori dell’Instrumentum Laboris; le riflessioni con cui i teologi/ghe ci hanno illuminato ed il contributo offerto da vicino o da lontano, direttamente o indirettamente, per la sua realizzazione. Un grazie di cuore a Monsignor Rodé, ai membri della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ed a tutti gli invitati che sono stati con noi.

Desidero ricordare in special modo quei Religiosi/e che nel silenzio e nel nascondimento, forse anche nella sofferenza, con la loro vita di sacrificio e di oblazione per la Causa del Regno, stanno realizzando ciò che qui abbiamo discusso e molto di più. Il loro contributo sarà stato certamente prezioso e proficuo al momento di fare un bilancio e trarre conclusioni. Loro sono segno del nuovo modello o paradigma di Vita Consacrata cui tutti dovremmo mirare e vivere.


Queste mie parole, più che un saluto, vorrebbero ribadire e proiettare verso il futuro il lavoro che con tanto impegno, sacrificio e speranza, abbiamo impostato durante la preparazione e la realizzazione del Congresso, con il solo scopo di mettere in atto il tema propostoci: “Discernere ciò che Dio sta facendo sorgere tra di noi per rispondere alle sfide del nostro tempo e costruire il Regno di Dio” 1. Pur essendo un compito provocatore, vorrei soffermarmi proprio su questo senza pretendere di dare soluzioni definitive, perché il lavoro di questo congresso non si riduce a dei giorni di mero studio e riflessione. A questo inoltre mi inducono lo spirito e le parole dell’Istruzione Camminare a partire da Cristo quando afferma che la Vita Consacrata, per essere espressione del Signore Risuscitato, deve “svilupparsi ed affermarsi in forme sempre nuove” 2.


1.- “FASCINO” E “DIS-ILLUSIONE”

Mi sembra che il dovere più impellente che abbiamo nei confronti della Vita Consacrata sia quello di restituirle tutta la sua suggestione. La parola “fascino” si riferisce a tutto ciò che produce allegria comunicativa, forte attrazione, freschezza soave e stimolante ottimismo. Essa suscita grazia e simpatia, immaginazione e fantasia. Per sua natura fa sorgere forza, entusiasmo e aspettativa.

In opposizione a “fascino”, parliamo di “dis- illusione”. Questo è tutto ciò che produce frustrazione, monotonia, delusione. Chi sta o chi si sente in qualche modo preso da ciò, adotta un atteggiamento remissivo di “lasciar perdere”, fino a mettere in mani altrui le decisioni che si debbono prendere personalmente. La “dis-illusione” produce fastidio, stanchezza, è come la tomba delle illusioni e porta, a volte, a pentirsi della scelta fatta in precedenza. In molte parti del mondo, viviamo un’epoca post-industriale molto complessa e pluralista. In un mondo digitalizzato e globalizzato, il pessimismo e la dis-illusione, alimentato da problemi sociali e politici che in questo momento si sono impadroniti dell’umanità, riguardano anche la Chiesa. La Vita Consacrata “è nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione” 3. Per questo, del resto, non viene liberata dalla crisi globale in cui ci troviamo. D. Alexandre ha detto: “stiamo sperimentando la frustrazione per non aver pienamente indovinato riguardo alla ricerca della vita piena in cui abbiamo voluto impegnare la nostra vita”. Questa è una sfida per tutti i Religiosi/e. Come riuscire a far “maturare” la Vita Consacrata per renderla appetibile e far sì che susciti simpatia, non solo per essere ammirata ma anche per impegnarsi in essa, suscitare meraviglia, sedurre, e, soprattutto essere strumento di salvezza per il mondo?


2.- ELEMENTI STRUTTURALI CHE “AFFASCINANO”

Per sommi capi e molto brevemente, mi accingo ad indicare alcuni aspetti che possono contribuire affinché la Vita Consacrata recuperi il suo “fascino”, e torni ad essere “annuncio di un modo di vivere alternativo a quello del mondo e della cultura dominante” 4.


2.1.- La “freschezza” della centralità di Gesú

La persona di Gesù Cristo con il suo messaggio, è stato e continua ad essere l’elemento portante della Vita Consacrata. Mai si è posta in dubbio questa affermazione. Il primo principio di rinnovamento che ha proposto il Concilio, dice: “Il rinnovamento della Vita Consacrata comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana ed alla primitiva ispirazione degli Istituti, e nello stesso tempo, l’adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi” 5. E segue spiegando il concetto con queste parole: “essendo norma fondamentale della Vita Consacrata il seguire Cristo come insegnato dal Vangelo, questa norma deve essere considerata come loro regola suprema da tutti gli istituti” 6. Credo che tutti noi abbiamo fatto uno sforzo straordinario per recuperare i nostri carismi e lo spirito proprio della Congregazione, ma non sono totalmente sicuro che la nostra regola suprema sia il Vangelo.

Le due icone che il Congresso ha scelto per la sua riflessione, “La Samaritana e il Samaritano,” sono un segno carico di speranza per colui che deve occupare il primo posto in ogni Congregazione ed Istituto. Il DT, parlando del nuovo modello di Vita Consacrata che sta sorgendo, raccoglie l’invito del Concilio a “riprendere il Vangelo come prima regola” 7. Si potrebbe obiettare che il carisma serve proprio a chiarire i vari aspetti o la ricchezza di Gesù Cristo, che nulla e nessuno può comprendere nella sua totalità. Questo è vero. C’è molta differenza però, tra il considerare mezzo ciò che è fine, e fine ciò che è mezzo.

Da tutti è conosciuta la freschezza e la novità che la persona di Cesù emana nell’abbandonare il vecchio e far suo il nuovo. Invita a rispondere in ogni momento e circostanza, sia personale che sociale, d’accordo con lo spirito del Vangelo, e non con determinati parametri prestabiliti. Possiamo inoltre applicare proprio qui le parole: “Vino nuovo, in otri nuovi”. La figura di Gesù, già di per sé suscita entusiasmo e smuove, più dei carismi particolari, anche se questi naturalmente possono aiutare a rivolgere lo sguardo a Gesù e verso di lui debbono essere orientati.


2.2.- L’ “attrazione” della spiritualità

Il tema della spiritualità è in relazione con il precedente. La persona di Gesù ha suscitato in chi l’ha conosciuto e contemplato, una determinata spiritualità. La spiritualità cristiana non è altro che l’assumere lo stesso spirito di Gesù percorrendo il cammino che tutti gli uomini debbono intraprendere verso Dio. Quale aspetto è più accattivante per l’uomo e per la donna d’oggi? Uno dei più rilevanti fenomeni d’oggi, è la sete di Dio che si manifesta nel mondo in mille modi e maniere, dentro e fuori della Chiesa. Ogni essere umano ha una sete “straziante di acqua viva” 8, “dell’incontro con Gesù” 9. Dobbiamo riconoscere, però, che non tutti i cammini conducono allo stesso modo verso Dio.

San Giovanni della Croce dice di “disprezzare” ogni mediazione che si interpone tra noi e Dio: “Se non si disprezzano, disturbano lo spirito; l’anima infatti si trastulla con esse e lo spirito non vola verso l’invisibile; questo infatti, è uno dei motivi che indusse Gesù a dire ai suoi discepoli che sarebbe stato meglio che lui se ne andasse, perché potesse venire lo Spirito Santo (Jn 16,7).per la stessa ragione, dopo la Resurrezione, non lasciò Maria Maddalena ai suoi piedi (Jn 20,17)” 10. Non dovremmo forse fare un cambiamento sostanziale al nostro stile di preghiera? In molti casi, le formule e le devozioni – ormai ripetitive e rutinarie – hanno sostituito la “freschezza” che porta proprio all’incontro con Dio.

Il vero mistico – come Gesù – non perde di vista la storia, al contrario si misura con lei; coniuga la sua vita spirituale e religiosa con la vita quotidiana e con la sollecitudine verso il prossimo; fa esperienza del mondo e di quanto vive in esso – persone e natura – come estensione di se stesso e delle forme in cui Dio si manifesta. Chi sperimenta Dio in tutte le cose, necessariamente agirà come ha fatto Gesù, includendo i poveri nella sua vita, come facenti parte dei suoi progetti; centrerà la sua esistenza, l’ambiente che lo circonda e la società, secondo i criteri del Vangelo e vivrà in semplicità.


2.3.- La “forza” della missione

L’attrattiva della vita consacrata, più che in se stessa, sta nello stile di vita e nella finalità specifica di ogni Istituto. La missione ha scritto le pagine più belle e ardimentose della loro storia. La Vita consacrata, per sua propria natura, non deve rimanere chiusa in se stessa, bensì è chiamata a spogliarsi e dedicarsi, come Gesù, al servizio dei più sfavoriti. Inoltre, “la sua stessa vita è missione come lo è stata la vita intera di Gesù” 11. Continuare e collaborare al progetto di Gesù, il Regno, è lo stimolo più efficace per affrontare spontaneamente e con gioia le prove e le difficoltà che la scelta radicale per la Vita Consacrata porta con sé. Tutto questo conferma un detto molto diffuso “Avendo un ideale, si adopera ogni mezzo per ottenerlo”. Chi è veramente convinto come Religioso/a dello scopo fondamentale della sua vita, supererà ogni ostacolo per raggiungerlo e la sua presenza gioiosa, ottimista e fiduciosa, sarà il modo migliore per comunicare agli altri che questa vocazione vale la pena di essere vissuta e dà senso alla vita.

I segni dei tempi, letti alla luce della fede, sono il miglior incentivo per risvegliare l’entusiasmo e l’interesse per la missione e, di conseguenza, una vita rinnovata e fedele nel seguire Gesù. Poche volte nella storia dell’umanità c’è stata una crisi di valori così profonda. Poche volte però, abbiamo avuto la possibilità di individuare un nuovo modello di Vita Consacrata che risponda alle sfide che si presentano, tenendo presente il Vangelo e il personale impegno per metterlo in pratica,


2.4.- Il “grido straziante “dell’umanità

Tra gli aspetti più inquietanti e dolorosi per gli uomini e le donne di oggi c’è la mancanza di umanità. La violenza ed il terrorismo, la fame e l’emarginazione hanno raggiunto livelli allarmanti. L’invocazione straziante per un mondo più giusto e più umano, diventa ogni giorno più forte e allo stesso tempo imperativa, specialmente nelle giovani generazioni, per dare una risposta e renderlo più umano.

È evidente che noi Religiosi non possiamo vivere ai margini di questa corrente umanitaria che genera ottimismo e speranza in mezzo a tanto dolore e sofferenza. Deve arrivare a far parte delle nostre strutture, non teoricamente, ma nella pratica. Dobbiamo mostrare il volto umano della Chiesa; dobbiamo essere portatori di vita, come il Samaritano, e dispensatori di umanità a cui è tanto sensibile il mondo d’oggi: “I consacrati rendono visibile, con la loro consacrazione, la presenza amorosa e salvatrice di Cristo… sono il prolungamento della sua umanità” 12. In alcune occasioni, prevalgono le strutture sui valori umani di cui dobbiamo essere portatori e riscontriamo alcuni atteggiamenti ed una certa rigidezza, che non ha niente a che vedere con il Vangelo ed il seguire Cristo.

Essere uomini non significa rendere la Vita Consacrata “light”, significa invece, divenire capaci di mantenere la persona sempre in primo piano, prima delle norme stabilite o di determinati interessi. Ciò non è mai stato facile. Da questo però vengono fuori le vere Comunità, in cui la sintonia di spirito e di ideali porta all’unità ed alla condivisione. Il DT contiene delle parole che forse sono state trascurate e riflettono ciò che stiamo dicendo: “Se non si presta attenzione al substrato umano che deve sostenere la Vita Consacrata è facile che si costruisca sulla sabbia13”. Le esperienze dei Fondatori/trici con i loro collaboratori, sono un esempio di ciò che abbiamo appena detto. Nessuna legge o norma li ha messi insieme, bensì un ideale comune e il desiderio di attivare un carisma considerato vantaggioso per l’evangelizzazione e la costruzione della Chiesa.


2. 5.- L’“incantevole” equilibrio persona-strutture

La persona è la ragione ed il centro della missione della Chiesa come affermava con forza Paolo VI alla fine del Vaticano II. La morale e le scienze umanistiche sono d’accordo nel considerare la persona come la realtà più consistente o il nucleo fondante di ogni realtà. Tutto converge su di essa e tutto viene considerato secondo il modo in cui la può interessare, la aiuta a realizzarsi ed a maturare. Questi principi si vedono applicati negli atteggiamenti e negli insegnamenti di Gesù. Le sue parole: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”(Mc 2, 27), non ebbero mai alcuna eccezione. Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, considerata come il documento programmatico del suo pontificato, ha inoltre affermato chiaramente: “La persona umana è il primo cammino che la Chiesa deve percorrere nel compiere la sua missione, è il primo e fondamentale cammino della Chiesa, la via tracciata da Cristo stesso” 14.

Tuttavia questo cammino in pratica è pieno di ostacoli. Nel nostro apostolato condanniamo, a ragione, i mali della globalizzazione, desideriamo che ogni popolo e le singole persone, prescindendo dalla cultura, necessità e interessi, accettino una certa linea politica, assumano determinati programmi economici che magari non capiscono né vanno a beneficio del popolo, ecc. Per suffragare tutto ciò ci trinceriamo dietro il fatto che non vengono rispettati i diritti umani, la cultura e l’individualità della persona. Queste stesse ragioni debbono caratterizzare anche la Vita Consacrata. È facile perdere l’equilibrio, dimenticare che ogni persona è unica e irripetibile ed applicare alla Vita Consacrata la “cultura del più potente”, propria della società di oggi, come dice T. Redcliffe15.

Per mantenere l’equilibrio tra persona-strutture, bisogna tener presente la decentralizzazione della Vita Consacrata. Ancora predomina infatti, lo stile eurocentrico, e ciò vuol dire che la inculturazione nella Vita Consacrata è un dovere ancora da compiere. È importante rispettare e valorizzare le varie spiritualità e le diverse forme di vivere la Vita Consacrata, anche all’interno degli stessi Istituti. La Comunità si forma non perché si vive sotto lo stesso tetto, ma perché si aderisce alla stessa missione attraverso le peculiarità e la cultura propria di ciascuno. In questo senso è necessario permettere che la spiritualità orientale e quella dei continenti emergenti ci aiuti a comprendere più profondamente il Vangelo, pur restando ad un tempo disponibili all’arricchimento reciproco attraverso il dialogo ecumenico ed interreligioso, ben sapendo con Pietro che: “Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”. (Atti 10, 34-35)


CONCLUSIONE

Oggi più che mai abbiamo bisogno di inventare, rinnovare ed avanzare liberi (Gabriel Ringlet).

Inventare, nuove risposte che rispondano ai cambi sociali, economici e politici dei popoli dove ci siamo radicati, attenti sopprattutto a coloro che rimangono fuori dai benefici della globalizzazione, nei paesi ricchi come in quelli poveri.

Rinnovare, cioè le nostre strutture nel modo di incontrare Dio, nella vita comunitaria, nel servizio dei nostri simili, nella vita di ogni giorno fianco a fianco con i secolari.

E avanzare liberi, come Gesù e con il fuoco della sua passione. Coscienti che nulla di ciò potremo vivere autenticamente, se non ci apriamo, in atteggiamento di conversione, alla poderosa azione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che ci infiamma il cuore con la passione per l’umanità.

Strutturare la Vita Consacrata attorno agli elementi indicati, non è facile. Probabilmente perchè ci allontanano dalle nostre sicurezze per restituirci alla nostra normalità. Ricordiamoci però, che fu proprio qui, dove la Samaritana ed il Samaritano sperimentarono la novità e l’attrazione di Gesù. A partire quindi dal quotidiano, vissuto nello stile e nello spirito del Vangelo, possiamo restituire alla Vita Consacrata il suo “fascino”.

Cortesia di Vidimus Dominum – Il Portale di Vita Religiosa
Sito: www.vidimusdominum.org


1 Documento di Lavoro per il Congresso, n.4. D’ora in poi sarà citato con la sigla DT.
2 Instruzione della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, 12 Marzo 2002, n.2.
3 Vita Consacrata, La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Esortazione Apostolica Postsinodale, 25 Marzo 1996, n. 3.
4 Riartire da Cristo, 6.
5 Decreto Perfectae Caritatis, 2
6 Ibid., 2a.
7 DT, 73.
8 Ibid., 59
9 Ibid., 63.
10 Salita al Monte Carmelo II, L. II, Cap.11, 7.
11 Vita Consacrata,, 72.
12 Vita Consacrata, 76.
13 DT 40.
14 Redemptor Hominis 14,a
15 Religious Life after 11th. September, 9.






Last modified on Thursday, 05 February 2015 16:53

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