VITA CONSACRATA NELL’EUROPA DI OGGI: SITUAZIONE E IMPLICAZIONI

Published in Missione Oggi

Introduzione: Dalla prospettiva di una laica

 

Cominciando a preparare questa conferenza, ho sentito la difficoltà di parlare per persone consacrate di Paesi diversi con propri contesti e persino con proprie peculiarità nell’ambito di ciascun Paese. Ho percepito inoltre la diversità dei carismi istituzionali e la varietà delle realtà che si possano vivere in uno stesso carisma. Sono cosciente che altre persone possono darvi contributi molto maggiori a partire da altre scienze. Per questo, il mio contributo vuol essere una riflessione a partire dalla vita: a partire da ciò che ho vissuto come una laica che è nata e vive in Europa, vincolata per vocazione a una congregazione religiosa, a partire da ciò che ha vissuto in questo tempo e ha condiviso con religiosi/e e laici/laiche, e a partire da quello che posso intuire. Questo è ciò che sento che Dio mi ha dato a partire da questo VIVERE e CONDIVIDERE. Per questo in alcune occasioni utilizzerò il “noi”, perché sento che faccio parte di questa storia.

 

1. Un tempo di “kairós”

Nel periodo che ha preceduto la presentazione di questa riflessione, ho letto documenti e testi sulla vita consacrata (vc) o vita religiosa in Europa. Tutti convergono nel mettere in evidenza che siamo in un momento di crisi. Cito ora alla lettera un paragrafo di un teologo: «La vita religiosa in Europa non sta solo in un periodo di crisi ma addirittura in un periodo critico, grave, in taluni casi persino “terminale” per quello che riguarda la vita religiosa “realmente europea” (non la vita religiosa “in” Europa). Però questa situazione, osservata con speranza cristiana, non cessa di essere un “kairòs”, una opportunità che chiama, che risveglia, convoca e sfida. E’ veramente probabile che, come diceva R. Tillard, “se non siamo gli ultimi religiosi, è sicuro che siamo almeno gli ultimi rappresentanti di una figura storica” di essere religiosi la quale è veramente esaurita» (J.M. Vigil).

Non so come sarà la vc nel futuro in Europa. Però sembra evidente che stiamo in un periodo nuovo. A me questa situazione fa pensare che la vc viene invitata a vivere radicalmente le Beatitudini di Gesù (Mt 5,1-11). La realtà della mancanza di vocazioni, di un aumento progressivo dell’età media, di una certa invisibilità nella società, questa sensazione di allontanamento dall’istituzione ecclesiale o di critica (in alcuni Paesi) ecc., mi suggerisce che lo Spirito sta invitando a vivere a partire dalla povertà del non sapere, dall’umiltà del non potere, dalla sete e dalla fame di costruire il Regno con pochi operai, dalle lacrime di coloro che piangono perché «rimaniamo in pochi…». E’ un tempo che può portare a vivere con molta autenticità la Speranza contro ogni speranza, e ad apprendere a confidare con maggiore pienezza nel Dio della Vita.

Mi viene in mente pure il passo di Nicodemo (Gv 3,1-21), quest’uomo religioso che va in piena notte a incontrarsi con Gesù e riceve l’invito a «nascere di nuovo». E il suo sconcerto, quando domanda: però, come può un uomo vecchio come me ritornare nel seno della sua mamma? Credo che noi possiamo identificarci con questo sconcerto domandandoci: però, a questa età dobbiamo nascere di nuovo? Che è questo che dobbiamo reinventare il nostro futuro? Dobbiamo ancora assumere dei nuovi rischi quando già sono stanco di camminare?

In verità, il momento presente è quello che è e quanto prima lo si deve assumere nel modo migliore. «Bisogna nascere di nuovo» e bisogna farlo. SI’. Però Gesù ricorda a Nicodemo che bisogna nascere dallo Spirito. E il suo Spirito non ci mancherà come Egli ci ha promesso (Gv 16).

Quali segni dello Spirito possiamo percepire?

 

2. Lo Spirito di Dio sta in mezzo a noi

 

2.1. La sete di spiritualità

E’ un fatto delle nostre società, che, benché aumenti il numero di coloro che si dichiarano non appartenenti ad una religione, tuttavia aumentano le espressioni e i movimenti che rendono possibili esperienze spirituali e di significato.

Adesso però non c’è una fonte unica di significato, ma vi è una grande pluralità e ciascuno può scegliere a partire dalla propria libertà: a partire dalla nuova coscienza che la persona è libera per pensare e decidere quello che intende credere e vivere.

Noi sappiamo che la fede nel Dio di Gesù è il tesoro più grande che possiamo dare, la migliore fonte di significato e di pienezza. E la nostra gente ha bisogno che qualcuno le dica: “Questo merita la pena; vieni e vedrai”.

Voi potete portare delle esperienze spirituali in un mondo nel quale c’è una sete enorme di incontrare fonti di significato e di pienezza. Allora, perché parliamo di crisi? Certamente non aiuta l’immagine che viene offerta della vc e talvolta c’è un divario tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, oltre al fatto che vi sono altre cause sociologiche e culturali… Credo però anche che oggi sia molto importante che la vc abbia cura dei processi delle persone per poter essere dei meravigliosi compagni di viaggio.

 

1. Meravigliosi compagni di viaggio…

Nella mia esperienza quotidiana scopro che vi sono degli atteggiamenti che pongono le basi per offrire questo «tesoro di significato». Credo che nel nostro avvicinamento alle persone del nostro ambiente, è ogni volta più importante che possiamo dedicare loro del tempo. Siamo nell’epoca delle nuove tecnologie nelle comunicazioni e ciò nonostante molti studi ci dicono che abbiamo una grande difficoltà per comunicare tra noi in profondità, per intrecciare delle relazioni stabili e per aprire la nostra intimità all’altro. I tempi di conversazione tranquilla nella famiglia o in comunità sono stati sostituiti da altre voci “esterne” che occupano molto del nostro tempo quotidiano (televisione, internet ecc.).

Sento che il momento attuale ci chiede di essere degli esperti in umanità, di essere capaci di far sentire a ciascuno il valore della sua stessa vita e per questo, ascoltare, accogliere ed essere aiutato a narrare la propria storia vitale. Detto in altro modo: Una grande sfida per le nostre società è quella di umanizzare: è l’urgenza di ricuperare la persona e di porla al centro dell’essere e dell’agire professionale, sociale, politico, religioso…

La vc può essere vitale per far questo. Mediante le loro possibilità di formazione e mediante la loro dedizione esclusiva alla missione, i consacrati/e possono essere dei «meravigliosi compagni di viaggio» per la vita di molti/molte, vivendo nella prospettiva dell’accoglienza, dell’ascolto, della tenerezza, della fiducia e della fede nell’altro, avvicinandoci alla persona nella situazione concreta in cui si trova e non nella situazione che a noi farebbe piacere che fosse. Non si tratta di sostituirsi ai professionisti della psicologia, ma di essere dei compagni di viaggio che aiutano a vivere. Non c’è niente che mobiliti maggiormente del sentirsi amato ed apprezzato dall’altro.

Ho l’impressione che vi siano molti consacrati che sono così, ma ho anche l’impressione che in alcuni momenti essi siano stati contagiati dall’individualismo latente nelle nostre società, e alcuni abbiano perso il contatto con la realtà, la capacità di stare con gli altri e di mettersi accanto a loro. Non fanno comunità né con i loro né con gli altri. E non è questione di età. E’ questione di arrischiarsi ad essere per gli altri, ossia, rendersi maggiormente vulnerabili, consentendosi di condividere quello che siamo con gli altri. Forse la formazione che hanno ricevuto nei noviziati non passava di qui, ma mirava piuttosto a farne delle guide per le conoscenze intellettuali e spirituali. Il papa Benedetto XVI insiste sull’importanza della «formazione del cuore» oltre alla preparazione professionale, quando si riferisce a coloro che devono prendersi cura delle persone. In qualche modo, tutti dobbiamo avere cura di noi stessi e degli altri (cfr. Deus Caritas est, 31).

Oggi abbiamo bisogno di guide spirituali che condividano con noi i loro successi e difficoltà a partire dalla loro esperienza personale. Non ci interessano le teorie, ma i racconti della vita. E’ impressionante la forza che ci danno queste narrazioni vitali a partire da Dio. Quanto ci unisce il condividere le nostre esperienze del Dio della vita! Voi possedete la ricchezza di vivere in comunità e di poterlo realizzare con frequenza.

E anche qui appare l’importanza della comunità. Un gruppo di uomini e di donne che si amano e sono felici, nonostante le difficoltà della convivenza, attirerà sempre: comunità di consacrati che esprimono allegria perché si pratica questo ascolto, accoglienza reciproca e condivisione tra di loro e anche con gli altri. Abbiamo nelle nostre comunità degli spazi di ascolto reciproco in un clima tale che ci aiuti a condividere la nostra intimità? Abbiamo cura dei dettagli dell’accoglienza reciproca nella nostra convivenza? Quante volte ho condiviso con i miei confratelli/conso­relle e con le persone che mi circondano le mie esperienze vitali? Quante volte ho manifestato agli altri il mio processo vitale di scoperta della mia vocazione? Abbiamo la preoccupazione che la persona sia più importante dell’Istituzione?

Non di rado ho scoperto la meraviglia della vita di un/una consacrata dopo la sua morte, quando se ne scrive la biografia. Quanto avrei desiderato che tutto questo mi fosse stato riferito durante la vita! E credo che questo non sia in contrasto con la semplicità e l’umiltà.

E questo si può applicare anche ad altri campi. Se noi ci ascoltassimo di più nella Chiesa… se lo facessimo con le altre religioni… il dialogo intraecclesiale e interreligioso sono una grande sfida per la nostra Chiesa e il nostro mondo di oggi.

 

2. … offrendo esperienze di significato

La sete di spiritualità che vive la nostra società è una meravigliosa opportunità per la vc. Mediante la vostra vocazione, voi ci ricordate che Dio è capace di riempire tutta una vita.

Quando vi sentiamo realizzati e contenti, questo ci stimola a scoprire cos’è che vi spinge, vi motiva, vi fa agire in questo modo. Un uomo o una donna di Dio interpella sempre.

Abbiate cura della vostra crescita spirituale, della vostra relazione con Dio. Non cadete nella routine. La vostra preghiera sia fonte della vostra vita e la vita si renda presente nella vostra preghiera, lasciandosi interpellare da essa. Così, nel discernimento, potrete scoprire il modo per essere più significativi.

D’altro lato, la vc mediante i suoi vari carismi dà la possibilità di una grande varietà di esperienze di significato (e spirituali) che bisognerà vedere come si potranno adeguare alla gente del nostro tempo e alla realtà della nostra società. Credo che ci sia molta ricchezza nella vc anche senza esagerare in questo senso.

«I religiosi dovrebbero essere esperti in temi come la crisi religiosa attuale, il cambiamento culturale che il mondo sta subendo nelle società avanzate, la critica seria alla religiosità classica tradizionale, la critica attenta a tutto ciò che è necessario abbandonare prima che venga maggiormente sommersa la religiosità classica, la riconsiderazione profonda della natura della religione… E non dovrebbero essere solo degli esperti teorici in questi temi, ma degli specialisti pratici, impegnati nella loro sperimentazione» (J.M. Vigil).

I laboratori o corsi di rilassamento, interiorizzazione, scoperta di se stessi, di preghiera, di zen, di esercizi spirituali, esperienze di solidarietà… vengono sempre più sollecitati dalla gente di oggi. Come avvicinare, adattare e rendere intelligibile la nostra fede alla realtà dei nostri contemporanei?

 

2.2. I carismi condivisi

A partire dalla mia prospettiva laicale ho l’impressione che Dio ci ha voluto regalarci reciprocamente una Grazia. Stanno spuntando con forza vocazioni di laici/laiche i quali vivono carismi che finora erano esclusivi dei consacrati/e.

Bisognerebbe dire che già esisteva qualcosa di analogo in quelli che vengono denominati i “Terzi Ordini” i cui membri laici condividevano la spiritualità di una Congregazione. Oggi anche questi ultimi si rinnovano condividendo più pienamente il carisma dei consacrati, incorporando maggiormente nella propria vita la spiritualità, la missione e la vita condivisa tra consacrati e laici.

In questo risveglio della vocazione laicale, alcuni di noi abbiamo scoperto che il nostro essere cristiano raggiungeva la sua pienezza attraverso i carismi che originariamente erano nati negli Istituti religiosi. La loro spiritualità e la loro missione ci hanno catturati e sentiamo che Dio ci chiama a condividere la loro eredità per lanciarla verso il futuro. «Il dono del carisma condiviso inaugura un nuovo capitolo, ricco di speranze nel cammino della Chiesa. Molte famiglie religiose hanno accolto questo dono con gioia» (cfr. Vita Consecrata, 56).

Alcuni pensano che questa realtà nasce come una necessità in momenti di crisi vocazionali dei consacrati o come una maniera di mostrare affetto verso di loro, e invece si tratta di una chiamata personale che sentiamo, e pertanto è una iniziativa di Dio, per una forma specifica di essere discepoli di Gesù.

Questa vocazione ci associa ai consacrati e ci porta a condividere con voi la missione, la spiritualità, la formazione… e la vita. Abbiamo la certezza che le nostre vocazioni specifiche, senza confondersi, si illuminano reciprocamente; e siamo gli uni per gli altri una fonte costante di ricchezza e di complementarità.

Noi laici/laiche arrechiamo alcune realtà vitali (la famiglia, la coppia, i figli, gli impegni domestici, la lotta per migliorare la vita quotidiana…) che danno un “colore” diverso alla spiritualità aiutando ad avvicinare la quotidianità di queste realtà. Noi donne, inoltre, possiamo arrecare alle Congregazioni maschili una nuova percezione femminile del carisma.

Per questo, il nostro è un tempo per unire le forze, in modo che noi consacrati e laici che condividiamo lo stesso carisma lavoriamo insieme, nella fiducia reciproca e nella corresponsabilità. Questo suppone un grande cambiamento di mentalità, forse in alcuni più che in altri, però credo che lo Spirito ci stia offrendo questo cammino in comunione come una nuova opportunità di annunciare la Buona Novella.

Questo ci porta ad impegnarci tutti insieme con le tre dimensioni cristiane fondamentali: la missione, la vita condivisa e la spiritualità. Sentiamo queste dimensioni come inseparabili: la spiritualità si vive in e per la missione; la missione crea ed anima la vita condivisa; la vita condivisa è a sua volta una fonte di spiritualità e di missione.

 

1. Una missione condivisa

La varietà delle attività e delle professioni laicali fa sì che il carisma giunga a luoghi che in altri tempi potevano essere insospettati e che possa essere vissuto con una novità sconosciuta, e questo porta una grande ricchezza al carisma.

Così pure nelle opere delle Congregazioni apportiamo una nuova forma di vivere il carisma in un’altra diversa opzione vitale che ci completa. Possiamo dare vita a comunità locali che siano il cuore e che possano essere seme di una nuova vitalità della missione che non dipenda solo dalla presenza dei consacrati. Per questo, oggi più che mai in passato, la vc è chiamata ad essere l’ani­ma del carisma nella missione (quantunque non in modo esclusivo), a promuoverla e ad essere fedeli ad essa, e non tanto a mantenere le opere. Questo suppone una maggiore corresponsabilità di tutti coloro che sono implicati nella missione (consacrati e laici) e può supporre pure un cambiamento di azioni o anche no, però bisognerà curare il modo in cui compiamo le cose che facciamo perché siano un riflesso della ricchezza del carisma che si vive e si rende visibile in tale missione.

Nella storia della Chiesa la vc è stata voce profetica che annunciava i segni della vita e denunciava ciò che umiliava l’essere umano. Oggi sentiamo che questa voce continua ad essere molto necessaria nella nostra Chiesa di oggi e nel nostro mondo globalizzato e ingiusto. Desideriamo sentire e apprezziamo che i consacrati uniscano la loro voce all’unisono più al di là delle rispettive Congregazioni per denunciare ciò che va contro ogni vita umana e la sua implicazione vitale con le cause sociali e politiche in favore dell’essere umano.

 

2. La vita condivisa

Tra tutti noi che condividiamo uno stesso carisma abbiamo bisogno di spazi di comunicazione profonda e questo richiede dei tempi in comune. E’ necessario cercare questi momenti e spazi di qualità che ci uniscano in ciò che è essenziale. In questo modo sarà più facile comprendere le diverse forme di pensare e di agire, accettando i limiti propri e altrui in un clima di fraternità.

Nella misura in cui camminiamo uniti, sorgeranno nuove forme di relazione, ogni volta più profonde, che esigeranno nuove strutture che accolgano e diano impulso alla vitalità e alla novità che intuiamo grazie allo Spirito.

E’ già un fatto, in alcune Congregazioni, l’esistenza di comunità di consacrati e laici che condividono la vita e un progetto comune. «L’apertura e l’accoglienza delle comunità sono state un regalo per tutti», mi hanno dichiarato varie persone che vivono questa esperienza. In altre si offrono collaborazioni sempre più intense e gruppi di laici con molta vitalità… E’ importante che sappiamo discernere in comune quello che Dio ci può chiedere qui e ora.

Nella mia storia personale ho scoperto come questo condividere tra consacrati e laici abbia rivitalizzato la vocazione di molti consacrati. E a sua volta esso è stato molto motivatore per i laici. Percepisco tuttavia che esistono da parte di alcuni consacrati resistenze che nascono dal timore di perdere la propria identità. Io li invito affinché «vengano e vedano».

 

3. La spiritualità comune

Noi amiamo la nostra vocazione laicale, come amiamo le altre vocazioni. Per questo sentiamo che siamo responsabili anche per l’animazione vocazionale di coloro che ci circondano.

Molti laici non sono consapevoli neppure della loro vocazione cristiana. Il peso di certe tradizioni ci ha portato ad essere dei soggetti passivi nella Chiesa. Molti non si sentono chiamati ad una vocazione, perché nessuno li ha aiutati a scoprirla. Questa è una sfida che ci impegna entrambi.

E’ necessario invitare ad iniziare un cammino vocazionale aperto ai diversi carismi e ministeri della Chiesa. Per questo abbiamo bisogno di creare spazi per aiutare in questa ricerca spirituale e nel discernimento.

Condividere la stessa spiritualità ci responsabilizza pure per la nostra formazione reciproca. In determinati momenti della formazione specifica, il contributo degli altri stati di vita può svelare delle prospettive insperate. Allo stesso modo, la formazione congiunta diviene imprescindibile quando sentiamo che lo Spirito ci ha concesso di vivere la Buona Notizia a partire da un carisma concreto.

Nelle esperienze di formazione congiunta che ho vissuto, abbiamo sperimentato il realismo di tutte le impostazioni che ho presentato. Il condividere in uguaglianza di condizioni i nostri processi vitali, pregare insieme, discernere, appassionarci per la missione… Ci ha aiutato ad essere coscienti del fatto che lo Spirito era con noi, ci ha toccato il cuore e si è fatto esperienza vitale e incarnata. E non sono state solamente teorie o parole di documenti ecclesiali, ma si è trattato di una conversione autentica.

 

3. Verso il futuro

Non abbiate paura! Era quello che ci diceva Gesù ed è quello che vi diciamo pure noi laici. Qualsiasi cambiamento suppone dei rischi e delle difficoltà, ma ci teniamo stretti gli uni agli altri nel medesimo cammino. Ricevendo il medesimo carisma, ci sentiamo responsabili insieme con voi per ricrearlo alla luce dei segni dei tempi, di promuoverlo e di trasmetterlo camminando verso il futuro. Contate su di noi!

«La questione non è tanto il constatare che è di qui che dobbiamo andare, quanto il lanciarsi… Come ogni dono di Dio, possiede i suoi rischi e i suoi costi. Aprire orizzonti, uscire da ciò che si conosce, condividere la missione, è il presente dei consacrati che hanno un futuro» (Ma Cruz Miquel).

 

Fonti bibliografiche consultate

 

José María Vigil, Crisis de la Vida Religiosa en Europa.

Autori Vari, “En torno a la misma mesa”. La vocación de los laicos maristas de Champagnat.

José Moreno Losada, Ocho y veinticinco - Reflexión sobre un hecho de vida.

Intervista a Mª Cruz Miquel, “Abríos con confianza a las vocaciones de seglares” (Apritevi con fiducia alle vocazioni dei secolari)

Rivista Vida Nueva

Vita Consecrata

Christifideles Laici

Deus Caritas est.

 

Last modified on Thursday, 05 February 2015 16:56

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