SANTITÀ E MISSIONE: VENERABILE IRENE STEFANI

Published in Missione Oggi

Omelia1

 1. La liturgia è di grande ispirazione per il vostro carisma fondazionale. L’antifona d’ingresso dice: «Ti loderò, Signore, fra tutti i popoli, ai miei fratelli annunzierò il tuo nome» (Sal, 17,50; 21,23). Sembra l’implorazione di una giovane missionaria che canta al Signore il suo entusiasmo per l’esaltante vocazione di annunciare il nome di Gesù a tutti i popoli.

In questo periodo pasquale, la Chiesa ci fa leggere gli Atti degli Apostoli (At 12,24; 21,23), che riportano l’espansione prodigiosa della Chiesa subito dopo la Pentecoste. Gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, intraprendono con coraggio la missione loro affidata da Gesù di convertire e di battezzare le genti. Senza rispetto umano e col concreto rischio di esseri incarcerati e condannati a morte – come fu per il diacono Stefano, lapidato per la sua fede in Cristo - essi predicano nelle sinagoghe giudaiche e nel templi pagani – oggi diremmo nei luoghi di culto dei non cristiani – facendo breccia nei cuori colpiti dalla grazia del Signore. Si convertono così non solo singole prsone – come, ad esempio, Saulo di Tarso e il funzionario Etiope della regina Candace – ma moltitudini di uomini e donne, che chiedevano il battesimo.

Gli Apostoli erano stati formati a seguire la luce della verità e della vita e non le tenebre dell’errore e della morte: «Io sono venuto – diceva loro Gesù – nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,45). Dove avanza il Vangelo lì avanza la luce. La luce che promana da Cristo è sfolgorante come lo splendore intenso del sole. I Padri della Chiesa affermavano che la saggezza della filosofia e delle altre religioni è come racchiusa in piccole lampade, che di notte rischiarano fiocamente e senza calore il cammino del viandante, sperduto nell’immensità fredda e oscura dell’esistenza. La sapienza evangelica, invece, ha il fulgore e il calore del sole, rischiarando non solo lo stretto sentiero del viandante solitario, ma tutte le strade che incrociano il suo cammino, guidandolo verso la giusta meta.

 

2. È provvidenziale la celebrazione del vostro Capitolo in questo periodo pasquale di chiara impronta missionaria. Nessuno più di voi avverte l’urgenza e l’importanza della proclamazione di Cristo e del suo Vangelo al mondo intero, bisognoso di luce e di consolazione divina. La vostra missio ad gentes tradizionalmente vi ha prospettato orizzonti apostolici in Asia, Africa, America Latina, Oceania. Avete anche voi obbedito prontamente e generosamente, come Abramo, ad uscire dalla vostra terra, dai vostri affetti più cari, dalla vostra lingua per andare in territori lontani, sconosciuti, culturalmente e religiosamente diversi.

I lavori di questo capitolo non faranno altro che confermare questa vostra vocazione. Ma, oggi, la vostra missione, ha, in parte, un aspetto paradossale. Non siete solo voi che andate alle genti, sono le gentes che vengono a voi e chiedono ospitalità per una vita più umana, più libera, più gratificante. Sono singoli e famiglie intere che si spostano dal cuore dell’Africa e dalle sue rive mediterranee per approdare nelle nostre terre. Anche questi migranti vi devono interpellare. Anche questi dovete considerare destinatari del vostro impegno missionario.

In questa inedita situazione, occorre evitare due atteggiamenti che possono limitare il vostro slancio missionario: il timore e l’autocensura. Spesso ci si chiede: è giusto proclamare il Vangelo a queste genti, invitarli alla conversione e al battesimo? Non sono già persone religiose credenti, oranti, buone?

Ecco la paura che può affiorare nelle nostre menti. Sono domande che i padri apologisti si posero, per difendere e giustificare l’originalità e il fascino del Cristianesimo. Si veda, ad esempio, la cosiddetta lettera A Diogneto. I primi cristiani sapevano che anche gli ebrei erano persone religiose e buone, credevano in Dio creatore e avevano ricevuto i dieci comandamenti. Sapevano anche che tra i pagani c’erano persone rette, oneste, buone. Ma, pur argomentando con acume filosofico circa la novità e la verità del Cristianesimo, fecero prevalere nelle loro menti un atteggiamento di fede e di obbedienza assoluta all’annuncio di Cristo, confessandolo apertamente Figlio di Dio, e salvatore universale dell’umanità. Davanti alle sue parole divine tutto il resto si riduceva a pallida ombra della sapienza del Creatore.

Non abbiate paura – care sorelle – di proclamare il Vangelo a questi nostri fratelli che giungono da noi. Nella coraggiosa e sacrificata ricerca di un lavoro più qualificato e di un tenore di vita più degno, spesso si cela – soprattutto tra i giovani – il desiderio di libertà da tradizioni opprimenti e di conoscenza di orizzonti religiosi più autentici. Sapete anche voi come in Arabia Saudita cambiare religione implica la pena di morte. Nel 2008 il parlamento iraniano ha deciso di punire il reato di apostasia con la pena capitale, anche per coloro che si convertono e vivono all’estero. Ciononostante, il desiderio di essere cristiani esiste in tantissimi cuori. È l’affiorare di quell’anima naturaliter cristiana che pervade ogni essere umano e che lo rende un catecumeno implicito. Insomma bisogna cogliere in ogni migrante, oltre alla mano che chiede cibo o lavoro, anche il desiderio inconscio di luce e di Vangelo.

Non abbiate paura di farlo anche con coloro che credete religiosamente refrattari, costretti da una religione che li imprigiona per tutta la vita senza via di uscita. L’8 maggio scorso (2011) Farah Hatim, una infermiera pakistana cristiana, è stata sequestrata, percossa e obblicata a convertirsi prima di sposare il suo rapitore musulmano.2 Questi abusi sono all’ordine del giorno in questi paesi senza libertà di coscienza e senza la concreta e non teorica libertà di culto e di religione.

Domenica scorsa mi trovavo a Würzburg e il Vescovo mi informava di aver battezzato alcuni musulmani; molti altri seguivano i severi corsi di catecumenato. Anche in Italia succede questo. Purtroppo, però, non si può parlare di queste conversioni per non compromettere le famiglie e per non attirare vendette e uccisioni. Come si vede, siamo veramente lontani, anche nelle nostre terre, dal fare rispettare la libertà religiosa di ogni uomo. Recentemente è stato pubblicato un libro, scritto da un convertito iracheno, che dopo molte peripezie riesce a espatriare e a ricevere il Battesimo ad Amman, nonostante le persecuzioni, le incarcerazioni, e le umiliazioni subite soprattutto dai suoi familiari e correligionari. Egli manifesta tutta la sua gioia e la sua fierezza di essere cristiano.3

Perché, anche razionalmente parlando, è legittima e anzi doverosa la nostra ansia di proclamare il Vangelo? Perché l’annuncio di Gesù è fatto nella libertà e nel pieno rispetto dell’altrui coscienza, senza costrizione e senza inganno. Se Gesù ci ha comandato di predicare il Vangelo a tutte le genti e di chiamare tutti alla conversione e al battesimo, ciò significa che il cristianesimo non è una setta segreta né un ghetto culturale, ma una comunità che custodisce e offre il dono della parola divina, per la vita buona di ogni persona umana e per la sua eterna salvezza.

Non ci autocensuriamo, non limitiamo la missione alla sola assistenza sociale, pur necessaria. Attuate la vostra vocazione seguendo quanto il vostro Fondatore, il Beato Allamano, e le vostre Costituzioni dicono esplicitamente: annunciare Cristo e proclamare con chiarezza che in Gesù la salvezza è offerta ad ogni persona come dono di grazia e di misericordia divina. Un genio dell’umanità, Blaise Pascal, osava affermare: «Nessuno è felice, né ragionevole, né virtuoso, né amabile, come un vero cristiano».4

 

3. Il 2 aprile 2011 il Santo Padre ha riconosciuto le virtù eroiche della vostra Consorella missionaria Suor Irene Stefani. È stato un dono che mostra la validità del vostro carisma in ordine sia alla vostra santificazione sia alla vostra missione. Vivendo la missione ci si santifica. Credo che questa notizia dia al vostro capitolo anche una maggiore convinzione nella preziosità del vostro carisma. Sabato scorso (14 maggio 2011) il Santo Padre ha riaffermato la necessità di un impegno deciso nella missio ad gentes: «È necessario gettare le reti del Vangelo nel mare della storia per portare gli uomini verso la terra di Dio».5 Ma chi è il missionario? Il Papa ne schizza con semplicità il ritratto: «Il messaggero del Vangelo deve rimanere sotto il dominio della Parola e deve alimentarsi dei Sacramenti [...]. Solo radicati profondamente in Cristo e nella sua Parola si è capaci di non cedere alla tentazione di ridurre l’evangelizzazione ad un progetto solo umano, sociale, nascondendo o tacendo la dimensione trascendente della salvezza offerta da Dio in Cristo».6

Questo è l’identikit della Venerabile Irene Stefani. Nata nel 1891 e battezzata con i nomi di Aurelia, Giacomina, Mercede (fu comunque chiamata sempre Cede), a vent’anni entra nell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata, ne veste l’abito e riceve il nome di Suor Irene (28 gennaio 1912). A 23 anni parte da Torino con destinazione Kenya. Mandata negli ospedali, si distinse per la sua dedizione, tanto da essere insignita, a soli 28 anni, della medaglia d’argento della Royal British Red Cross a Nairobi. Il 25 maggio 1920, dopo aver rinnovato i voti, è destinata alla missione di Ghekondi, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1930 all’età di 39 anni.

Alla scuola del Beato Allamano, Suor Irene apprese a essere straordinaria nell’ordinario e a fare bene il bene. I testimoni la definiscono vivace e coraggiosa, dolce e delicata, gioiosa e serena, tutta di Dio. Una caratteristica saliente della sua personalità fu proprio la gioia. Don Giuseppe Ghiberti rileva: «Tutto le dà gioia, se serve a realizzare ciò che ha attinenza con la sua vocazione: la sofferenza, la partenza senza prospettiva di ritorno, l’esercizio dell’attività missionaria, le umiliazioni sul campo del lavoro».7

La sua carità apostolica la spingeva a essere un’efficace catechista di seminaristi, di neofiti e di catecumeni, tanto da essere chiamata la “grande battezzatrice”.8 Metteva grande cura a non far morire i bambini senza battesimo. Negli ospedali incitava, col suo esempio e con la sua parola, ad avere fede e speranza in Dio. La sua eroica carità si esprimeva nel servizio anche più umile, come la pulizia degli ammalati. Era talmente buona e materna da essere chiamata “Nyathaa” (“madre di misericordia). Era diventata la buona mamma degli africani. Per lei non c’era né giorno, né notte, né ora che al bisogno non si trovasse in ospedale. Era obbedientissima e non ammetteva la più piccola discussione su questa fondamentale virtù della vita consacrata.

Alla sua morte tutti la rimpiansero. Ancora oggi gli africani dicono: quando avremo ancora una suora come suor Irene? Iniziando il suo necrologio, la Superiora, Suor Gatti, scriveva: «È morta una santa […]. Chi l’ha conosciuta postulante, novizia, professa e sul campo di apostolato, non può fare a meno di ripetere: è una santa».9

Nei vostri lavori capitolari tenete conto di questa vostra Santa Consorella. Come gli anziani, gli adulti e i giovani di Ghekondi, anche voi consideratela presente in mezzo a voi e seguitene l’esempio. E invocatene l’intercessione, affinché possiamo celebrarla al più presto come Beata.

1 Tenuta a Nepi, il 18 maggio 2011, al capitolo generale delle Suore Missionarie della Consolata.

2 Notizia riportata da “Avvenire”, 14 maggio 2011, p. 19.

3 Joseph Fadelle, Il prezzo da pagare, San Paolo, Cinisello B. 2011.

4 Blaise Pascal, Pensieri, Mondadori, Milano 1972, n. 506.

5 Benedetto XVI, Ai partecipanti all’assembla ordinaria del consiglio superiore delle Pontificie Opere Missionarie, 14 maggio 2011.

6 Ib.

7 Summarium, p. 242.

8 Summarium, p. 378.

9 Arch. ISMC; Andare alle genti, 6, 1976, p. 29.

Last modified on Thursday, 05 February 2015 16:56

Gli ultimi articoli

Missionari laici della Consolata in Venezuela

16-07-2024 Missione Oggi

Missionari laici della Consolata in Venezuela

Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra...

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

16-07-2024 Notizie

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

Una regione del Paese africano alla mercé della guerriglia islamista C’era ottimismo a Maputo, la capitale mozambicana. La guerriglia a Cabo...

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

onlus

onlus

consolata news 2

 

Contatto

  • Viale Mura Aurelie, 11-13, Roma, Italia
  • +39 06 393 821