CHIESE INDIPENDENTI AFRICANE SFIDA ALL'EVANGELIZZAZIONE

Published in Missione Oggi

I termine "Chiesa indipendente" apparve a Johannesburg nel 1904, in occasione della prima conferenza missionaria, che aveva per tema: "Indipendenza, uno sviluppo recente".

Da allora, con il passare degli anni e sempre mantenendo la definizione iniziale di "Chiesa indipendente", si sono aggiunte innumerevoli denominazioni che volevano essere complementari e non escludenti del fenomeno di cui ci stiamo occupando. Per definirle e descriverle sono stati utilizzati aggettivi quali: sincretista, carismatica, sionista, profetica, messianica, nativa e molti altri, che dimostrano la complessità inerente alle Chiese indipendenti africane. Nella maggior parte delle descrizioni appare l'elemento di separazione come sinonimo di indipendente (Native Separatist Churches). Sundkler propone di sostituire "separatisti" con "bantu", intendendo per "bantu", africano. In questo modo si elimina l'aspetto negativo della definizione1 e si pone in risalto un elemento comune che è quello di una medesima aspirazione verso un'autonomia autoctona. Si rende così giustizia agli africani, a colore che non accettavano volentieri le parole "nativa" e "separatista". West sottolinea il fatto che queste Chiese sono nate per eludere il controllo delle Chiese occidentali, per cui questo autore trova nel loro essere "indipendenti dai bianchi" la loro dimensione positiva, cioè "africana".2 Si tratta, per tanto, di "movimenti religiosi africani", iniziati da africani, ma che non possono essere raggruppati sotto un unico termine. Come si può vedere, in un contesto simile è molto difficile trovare una terminologia adeguata, poiché la terminologia dipende molto dalle premesse degli studiosi in questo ambito. Per i politologi, si tratta di movimenti di liberazione dall'oppressione coloniale in campo culturale e religioso.3 Per i sociologi, sono associazioni religiose, movimenti popolari o gruppi separatisti; per gli antropologi, appaiono come movimenti culturali o gruppi revivalisti; infine, i missionologi utilizzano termini come sette, sincretismi, messianismi e movimenti profetici.4 II problema di usare questa terminologia è che si esagerano aspetti che sono propri di alcuni movimenti, ma che non esistono in altri, per cui si cade nell'errore di una indebita generalizzazione. Inoltre, certi termini implicano un giudizio etico, molto spesso di carattere negativo. La sigla usata comunemente dagli studiosi per designare le Chiese indipendenti africane è AIC (dall'inglese: African Independent Churches). Si è molto discusso sul significato di questa denominazione. I principali studiosi concordano fondamentalmente sulla "A" (African), dato che si tratta di movimenti africani, siano essi nati in Africa o fondati da africani. Molto più discutibile è la "C", cioè il fatto che siano "Chiese". Per verificare l'autenticità cristiana di questi movimenti fu elaborato un questionario e inviato ai movimenti ritenuti più importanti. La maggior parte di loro si rifiutò di divulgare le proprie attività e il proprio credo. Si incrinarono, inoltre, i rapporti di tali movimenti con le cosiddette WIC.5 Alcuni ritengono che si usi la parola "Chiesa" più perché si vuole indicare il tentativo di queste Chiese di assimilarsi alle WIC che per esprimere un giudizio teologico sull'appropriatezza di questa designazione.6 La fede che professano continua ad essere la stessa delle WIC, da cui la maggior parte di esse deriva. II problema sorge quando si tratta di utilizzare questo termine per tutti i movimenti inclusi nella terminologia di "Chiese indipendenti", perché ce ne sono alcune che oggettivamente non sono cristiane, sia per la loro origine, sia perché esse stesse non si professano tali. L'iniziale "I" (Independent) si può anche interpretare come "Iniziate", "Istituite", "Indigene". Ma il termine "Indipendenti" e il più usato dagli studiosi e in ambito scientifico. La designazione di AIC, pertanto, sembra la più adeguata. Un tentativo di definizione viene fatto da W. Turner. Per questo autore, le AIC sono: "Chiese fondate in Africa dagli africani, per gli africani, per adorare Dio in modo africano e per andare incontro ai bisogni propri degli africani".7 Da parte sua, Daneel le definisce "un nuovo movimento sorto dall'interazione tra una comunità etnica e la sua religione, da una parte, e dall’altra, tra tale gruppo etnico e (...) la cultura straniera che è penetrata nella sua religione tradizionale " .8 Le AIC non sono una realtà statica, ma dinamica. Alcuni gruppi si svilup-pano nella direzione delle sette, mentre altri, influenzati da movimenti di rinnovamento, crescono come Chiese cristiane. Altri, da parte loro, degenerano in religioni che si allontanano dal cristianesimo, di modo che non possono più essere considerati movimenti cristiani. Le "Chiese indipendenti"9 possono essere considerate movimenti religiosi ed è legittimo chiedersi in quali condizioni nascano e quali siano le cause che li provocano. Da un punto di vista psicosociale, i movimenti religiosi sono il risultato di un "desiderio religioso alternativo" e nascono da un sentimento di angoscia, di frustrazione e di oppressione. Questi sentimenti possono derivare tanto da un'emarginazione considerata immeritata, quanto da una situazione di oppressione mal tollerata. In genere, manifestano crisi originate dal contatto con realtà esteriori che sono percepite come un attentato all'identità culturale, sociale o religiosa, e appaiono come una ricerca di sicurezza. Nel caso della colonizzazione, l'emergere di questi movimenti e evidente, poiché con essa le società tradizionali hanno subito la distruzione dei loro valori ancestrali, con la conseguente perdita di prestigio e di dignità, a causa di un'imposizione del modello europeo importato, che ha provocato in loro un forte sentimento di inferiorità. Nel tentativo di analizzare I'origine e la crescita delle AIC sono state proposte varie teorie. Froelich dice che questi movimenti sono nati dalla discordanza tra i valori tradizionali e il nuovo ordine. Una ricerca di sicurezza dinanzi al crollo della società tradizionale.10 Bengt Sundkler sintetizzava la sua opinione con questa frase: "II problema delle Chiese separatiste è il corollario del problema delle terre."11 Lanternari, da parte sua, ne ha messo in risalto la dimensione sociopolitica. Secondo questo autore, le cause più importanti si concretizzano nei conflitti causati dalle discriminazioni razziali, nell'occupazione di aree appartenenti a determinati gruppi etnici e in tensioni sociali di diversa natura. Per tanto, le AIC appaiono come movimenti di protesta politica contro il paternalismo coloniale12. Ngendakuriyo le vede come un tentativo di africanizzazione della Chiesa di missione e una reinterpretazione del messaggio cristiano, che ricrea una certa continuità della protezione garantita dalla società tradizionale.13 David Barrett, a sua volta, considera che l'origine delle A1C risalga all’incapacità di concepire l'amore come uguaglianza. così come richiede la Bibbia.14 D'altra parte, i credenti africani mettevano in questione le condanne espresse dai missionari nei confronti del culto degli antenati, della circoncisione e della poligamia. Anche lo scetticismo europeo in relazione alla possessione degli spiriti allontanò gli africani che avevano trovato nella Bibbia i fondamenti per legittimare la propria visione del mondo e i propri atteggiamenti di vita.15 Tale adattamento alla loro cultura rese molto attrattivo per gli africani questo genere di Chiese. La mancanza di una gerarchia africana nelle WIC e la denominazione occidentale delle stesse furono altre cause. L'emergere delle AIC rappresenta la reazione al controllo sociale, politico ed economico europeo nella vita della Chiesa. Gli africani cercarono di creare proprie istituzioni, libere dal dominio bianco.16 Tutte queste ragioni hanno un denominatore comune: la protesta africana contro il dominio non soltanto politico ed economico, ma anche religioso dei bianchi. Senza negare la validità di queste interpretazioni sulla genesi di tali Chiese, come reazioni di protesta contro una determinata situazione politica o religiosa, Appiah-Kubi afferma che la causa principale della nascita delle AIC è la "fame spirituale": l'anelito di salvezza dell'uomo africano, espresso nel desiderio di soddisfare i suoi bisogni spirituali attraverso guarigioni, profezie e visioni nel contesto della fede cristiana. Gli africani vogliono e cercano il modo di essere cristiani senza essere europei. Desiderano forme di culto e di espressione della loro fede che siano in grado di soddisfarli spiritualmente ed emotivamente, e che rendano il cristianesimo capace di comprendere tutti gli ambiti della vita umana e di soddisfare tutti i bisogni dell'essere umano.17 Personalmente, credo che le prime opinioni, fondamentalmente di studiosi europei, inquadrino il fenomeno delle Chiese indipendenti in modo negativo, che presentino le AIC unicamente come reazioni o movimenti "contro", senza alcuna positività. Sono del parere che bisogna distinguere le circostanze in cui nacquero le AIC o gli eventi concreti presenti alla loro origine per far emergere l’aspetto positivo della loro nascita e proliferazione. È vero che le circostanze in cui molte di esse sorsero furono quelle di un contesto storico-culturale di contestazione. Ma l’aspetto positivo di questa reazione è che rivelava un desiderio di inculturazione del vangelo secondo la mentalità e l’idiosincrasia dei popoli africani. La stessa espressione “I’ Africa agli africani" si può interpretare negativamente come un grido di ribellione con finalità esclusiva, ma si può anche vedere positivamente come il motto adottato da molti missionari, da Liberman e Lavigerie fino a Comboni,18 che fu mirabilmente ripreso da Paolo VI a Kampala, nel 1969, quando proclamo: "Africani, siete i missionari di voi stessi".19 Basandomi sulla mia esperienza personale, aggiungerei alcune ragioni che spingono la gente ad aderire a questi movimenti. Citerei, in primo luogo, in cui si ritrova molta gente nelle WIC e nella vita sociale, dove la massificazione impedisce di apprezzare l'individuo nella sua specificità di valori o di qualità personali. Nelle AIC, al contrario, ciascuno ha un ruolo che spesso viene evidenziato con un segno distintivo esteriore, come una uniforme speciale o colori che differenziano le specifiche funzioni che è chiamato a esercitare all'interno del gruppo. Sempre a questo riguardo, troviamo anche il senso di appartenenza a una società, in particolare quella urbana, dove il gruppo etnico si diluisce nell'uniformità di una massa di sottoproletariato con la conseguente perdita dell’identità e delle radici che costituivano il fondamento della società tradizionale. Nelle AIC molti trovano una base per affermare il proprio senso di appartenenza, che diventa forte come quello della coscienza del proprio gruppo etnico. Dopo aver esaminato brevemente l’opinione generale degli studiosi sulle cause della nascita delle AIC, possiamo riflettere sui contesti e le circostanze che ne hanno condizionato le origini. Cercherò di presentarli se-paratamente, anche se ciascuno di essi è in relazione con gli altri e non può essere assolutizzato prescindendo dagli altri.

 

CAUSE POLITICHE DELLA NASCITA DELLE AIC

 

La spartizione dell'Africa concordata durante la Conferenza di Berlino rese possibile alle potenze europee un'occupazione che si prolungò per vari decenni. II colonialismo ha avuto alcuni effetti notevoli: ha creato città, reti ferroviarie, vie di comunicazione, strutture amministrative, sistemi di educazione e ha introdotto nel continente le lingue europee.20 Tuttavia, ha avuto anche effetti diversi sull’Africa, a seconda del modo in cui la potenza colonizzatrice esercitava il controllo dell'area che le era stata assegnata, o della facilità con cui le risorse naturali potevano essere estratte e, in particolare, del modo in cui vivevano e si comportavano gli europei residenti in un determinato territorio. L'effetto negativo più evidente fu la creazione di frontiere totalmente artificiali, che giunsero a dividere un unico gruppo etnico tra vari Paesi. sistema radicalmente contrario alla mentalità africana e che è attualmente fonte di innumerevoli conflitti. A ciò bisogna aggiungere il fatto che il governo coloniale era centralizzato e autoritario ed esercitava il suo dominio con un orgoglioso senso di superiorità. Per reazione, i popoli africani cominciarono gradatamente a considerare la struttura dello Stato coloniale come una istituzione estranea, da temere, e totalmente al di fuori del loro controllo. Ci possiamo chiedere il motivo delle circostanze politiche all'origine delle Chiese indipendenti africane. La risposta è complessa e richiede una riflessione che risale alle origini stesse del cristianesimo. Cercherò di chiarire brevemente questo punto. Le AIC sono un tipo di movimento di resistenza. Ebbene, la tradizione della fede cristiana, basata soprattutto sulla risurrezione di Cristo, ha Chiesa sempre costituito un impulso a una resistenza che e antica come la Chiesa. Pensiamo alla resistenza opposta dai primi cristiani all'Impero Romano, che si riflette nell’Apocalisse. Dopo la ribellione donatista della prima cristianità dell'Africa del Nord, nel IV secolo, una serie di movimenti in Africa associarono il separatismo con rivendicazioni di giustizia sociale,espresse con linguaggio religioso. Si comprende come nelle condizioni esistenti nel continente africano a l la fine del secolo XIX, il sentimento di ribellione contro l’oppressione coloniale, la disgregazione dei propri valori tradizionali, specialmente la collettività tribale e l'invasione della società di mercato provocarono la nascita di rivolte separatiste all'interno delle WIC. Affinché avvenga questo tipo di reazione contraria sono necessari certi fattori, a l cuni dei q u a l i sono inerenti a l la mentalità e alla cultura africane, altri dipendono da elementi che, quando esistono, favoriscono in modo determinante la nascita di movimenti o Chiese come le Chiese indipendenti. II primo fattore è la stessa struttura mentale africana tradizionale, per la quale l’universo costituisce u n ' u n i t à che ingloba t u t t a la realtà. Questa realtà si esprime in una terminologia mitico-religiosa. Pertanto. il linguaggio mitico-religioso abbraccia il campo della cosmologia, della metafisica della Politica.21 Poiché si tratta di un’unica realtà multiforme e interdipendente, quando si desidera mettere in risalto uno dei suoi elementi, si utilizza un linguaggio che esprime la totalità. Così. nel caso di una rivendicazione politica indipendentista. la manifestazione naturale africana sarà I'utilizzo del linguaggio religioso e I'attualizzazione di questo linguaggio sarà un'effettiva ini z iat i va indipendentista. In molti casi. T i invi to alla partecipazione politica lanciato dai movimenti religiosi e stato molto più efficace di quello promosso dagli stessi partiti politici. D'altra parte, il linguaggio in una società senza scrittura sarà necessariamente un linguaggio di simboli, canti e r i t i , che siano sufficientemente eloquenti per muovere le masse e suscitare una presa di coscienza che porti alla partecipazione al cambiamento desiderato. II secondo fattore che influisce affinché il malcontento popolare si possa manifestare in espressioni e strutture religiose cristiane è che le Chiese siano istituite per un tempo abbastanza lungo perché la simbologia inerente a tali Chiese e la loro caratteristica strutturale vengano sufficientemente assimilate dagli africani, di modo che poi siano in grado di esprimerle attraverso la propria cultura o tradizione. Bisogna tenere in consi-derazione che l’evangelizzazione ha preceduto l ' u l t ima penetrazione coloniale europea nella maggior parte del continente africano. La fede e la cultura europea sono la prima cosa che la maggioranza degli africani ha assimilato. La Bibbia in particolare è stata lo strumento di alfabetizzazione attraverso cui la maggior parte degli africani è passata dalla cultura orale a quella scritta. Quest'ultima riflessione sul ruolo di alfabetizzazione della Bibbia ci introduce al terzo fattore determinante perché la ribellione politica si esprima in linguaggio religioso e prenda forma di struttura alternativa ecclesiale: il rapporto di somiglianza fra la tradizione ebraico-cristiana, come appare nella Bibbia, e la situazione di oppressione degli africani al tempo della colonizzazione. Questa circostanza si era verificata già in precedenza con l'emancipazione dei loro fratelli dall'America del Nord e si era manifestata nella creazione di una moltitudine di Chiese indipendenti di origine etnica afroamericana.22 Credo che se i popoli d'Africa considerano i britannici o i francesi come i filistei o i romani, ciò sia inevitabile da una prospettiva biblica. Così come appare evidente il sentimento degli africani che si identificano con il popolo oppresso di Israele. II conflitto tra europei dominatori e africani sudditi acquista così caratteristiche di epopea biblica, che naturalmente non possono esprimersi né viversi nel seno delle WIC, importate dai colonizzatori euroamericani e che necessitano del proprio ambito di espressione e celebrazione. Si trova qui una delle cause della nascita delle Chiese indipendenti. Ciononostante, questo elemento politico non si può assolutizzare, dato che esistono altri fattori che influirono, anche decisivamente, sulla nascita di queste Chiese.

 

CAUSE CULTURALI DELLA NASCITA DELLE AIC 

 

Potremmo dilungarci molto su questo punto. Ma credo che bastino alcune precisazioni per comprendere le ragioni culturali che spinsero i popoli d'Africa verso le AIC, disertando le WIC. In generale, ci fu un atteggiamento negativo verso la cultura africana. II mancato riconoscimento e la sottovalutazione della stessa in quanto cultura primitiva, secondo il paradigma del pensiero occidentale. fece sì che quest'ultimo si imponesse a scapito di quello specifico africano. Sarebbero passati molti anni prima che apparissero movimenti e correnti di pensiero, come la Negritude, che avrebbero rivendicato la legittimità della cultura africana. Per quanto riguarda la religione tradizionale si manifestarono opinioni diverse, che spaziavano al giudicarla come pura superstizione fino al condannarla dal punto di vista teologico,considerandola atea. Le sue stesse forme di culto furono considerate semplicemente oscene e inaccettabili nella prospettiva dell'etica cristiana. Come se non bastasse, il rifiuto opposto dagli evangelizzatori alle danze, agli strumenti, ai canti e ad altre manifestazioni della cultura tradizionale contribuirono a far si che la gente si orientasse verso le Chiese indipendenti.23

CAUSE RELIGIOSE DELLA NASCITA DELLE AIC

 

Ci sono indubbiamente stati anche fattori politici all'origine della nascita delle AIC, tuttavia furono quelli religiosi a rivelarsi determinanti per l’emergere di questo fenomeno nel continente africano. Tali fattori includono l’atteggiamento dell'impresa missionaria in Africa, i risultati della traduzione della Sacra Scrittura e la possibilità del popolo di accedervi, nonché la questione dei costumi tradizionali, in particolare l’istituzione della poligamia. Esamineremo ciascuno di questi aspetti separatamente. L’identificazione del missionario con il colonizzatore da parte della popolazione locale ebbe un effetto negativo per la missione d'Africa. Di fatto, l’aspetto forse più rilevante del movimento missionario moderno è la sua maggiore indipendenza dagli stati e la sua più ampia libertà rispetto ad essi, se lo si confronta con l'evangelizzazione dei secoli precedenti. Senza annullare gli aspetti positi v i d e l l ’ e v a ngelizzazione dell’Africa e la testimonianza eroica di molti evangelizzatori, bisogna evidenziare un fatto molto significative per comprendere la nascita stessa delle AIC. Si tratta dell'apporto di persone o piccoli gruppi, al margine delle istituzioni missionarie, che furono decisivi ne l la di f fus ione della fede cristiana nel continente africano: schiavi liberat i e tornati nelle loro terre d'origine: mercanti che introducevano nelle loro rotte commerciali la nuova fede presso le popolazioni che visitavano; lavoratori emigranti che portavano, di ritorno alle loro case, insieme con ve s t i t i e armi moderne, la Sacra Scrittura. Qui, naturalmente, non si tratta di una reazione, ma dell'evoluzione spontanea di una fede, al margine delle strutture religiose u f f icial i , che poté sfociare in una futura AIC.24

Traduzione e pubblicazione della Sacra Scrittura nelle lingue africane

Secondo Ndiokwere, la comparsa della Bibbia tradotta in lingue autoctone fu un evento senza precedenti in Africa. Uno dei primi lavori realizzati dai missionari, sia cattolici che riformati, fu di tradurre la Sacra Scrittura nelle diverse lingue del continente.25 Anche Sundkler e Barret sono della stessa opinione, ed entrambi sottolineano l’importanza decisiva della traduzione e della pubblicazione della Scrittura per la nascita delle AIC.26 È evidente che, a partire dalla conoscenza immediata della Sacra Scrittura nelle proprie lingue, gli africani sperimentarono che Dio parlava loro direttamente, dato che si rivolgeva loro nella rispettiva lingua materna. Questa percezione li portò ben presto alla convinzione che potevano prescindere dal canale delle WIC, attraverso cui avevano fino a quel momento ricevuto il messaggio divino. Naturalmente, molte delle loro rivendicazioni e proteste contro le WIC apparivano riflesse nella Bibbia, ora aperta a loro nella sua totalità, per cui si sentirono sostenuti dalla Parola di Dio nel prendere iniziative di autonomia, dato che le Scritture davano loro ragione rispetto alle predicazioni o alle pretese dei missionari bianchi.27 Presentando un contesto simile a quello in cui vivevano i popoli d'Africa e illuminando le loro realtà e situazioni politiche, la Bibbia suscitò anche l'emergere di leader religiosi che, sull’esempio dei profeti biblici, cercarono di leggere il piano di Dio nelle circostanze in cui si trovavano i loro fratelli africani. Queste personalità profetiche cercarono di dare una risposta al bisogno di salvezza degli africani partendo dalle loro qualità e dalle risorse umane di cui disponevano. Emersero così in tutta I'Africa innumerevoli persone carismatiche provenienti dalle diverse Chiese di missione, le quali trassero dalla Bibbia elementi, nomi e riferimenti - soprattutto dall'Antico Testamento, che sentivano più vicino per dare contenuto alle loro visioni e ispirazioni profetiche. Nacquero in questo modo Chiese indipendenti con nomi quali Israele. Sion, Ninive, Gerusalemme ecc. I loro fondatori e seguaci si identificarono con il popolo eletto e considerarono gli europei, sia colonizzatori che missionari, nemici dell'antico Israele, che doveva combattere in nome di Dio secondo la verità divina che gli era stata specialmente rivelata.

La poligamia

Proprio I'accesso universale alla Sacra Scrittura, particolarmente all’Antico Testamento, fece conoscere patriarchi e re che avevano diverse mogli e perfino harem, come quello di Salomone. La presa di coscienza della legittimità della poligamia nell'Antico Testamento fu un altro fattore che si aggiunse a favorire la nascita delle Chiese indipendenti. La poligamia ha suscitato l'interesse di molti autori a causa dell’impatto avuto sugli africani dal messaggio di monogamia trasmesso dai missionari e dallo scontro di tale messaggio con la mentalità e la cultura tradizionale di molti gruppi etnici del continente.28 L'istituzione poligamica e pure presente all'origine e nello sviluppo di queste Chiese. Molti dei loro capi e profeti l'hanno praticata in modo spontaneo e l'hanno perfino consigliata ai loro seguaci, anche se ci sono stati ugualmente alcuni fondatori che l'hanno proibita. Bisogna tenere conto che l'istituzione della poligamia tradizionale in Africa non è unicamente uno strumento di sfogo sessuale egoistico. La poligamia ha avuto nei secoli una serie di funzioni sociali ben definite, soprattutto nell'ambito della stabilità dell'istituzione del matrimonio e dell'integrazione della famiglia nella società.

CAUSE STORICHE CONCRETE DELLA NASCITA DELLE AIC

 

Le Chiese di tipo "etiopico"

II fenomeno delle AIC, come si presenta attualmente, ebbe origine con la nascita delle cosiddette Chiese di tipo "etiopico". Per questa ragione ritengo necessario presentare brevemente le cause che portarono al loro distacco dalle WIC e, di conseguenza, alla loro nascita e sviluppo. Per il momento, mi soffermerò sulle cause, riservandomi di trattare le circostanze storiche nel paragrafo seguente. Prendo come esempio la problematica separatista che ebbe luogo in Sudafrica, anche se ci furono precedenti in Africa occidentale con la fondazione delle prime AIC da parte degli schiavi liberati dell'America del Nord. La ragione principale dei primi dissensi fu la riluttanza della Chiesa metodista a ordinare pastori africani. Questo atteggiamento fu ritenuto negativo, perché manifestava un dubbio sulla capacità degli africani di svolgere una simile funzione ecclesiale. Ma non si trattava di un giudizio esatto, poiché, al contrario, alcuni missionari valorizzarono grandemente le capacità degli autoctoni e vollero piuttosto attendere per prepararli adeguatamente all'ordinazione, di modo che fossero allo stesso livello dei colleghi europei nel loro curriculum accademico e nella preparazione teologica. È anche vero che esistevano pastori pieni di zelo apostolico, ma poco preparati e poco inclini alla disciplina ecclesiastica. Per cui i pareri all’interno delle WIC erano contrastanti. D’altra parte, nonostante la povertà del clero bianco in missione. le comunità africane vedevano chiaramente i vantaggi di essere rappresentati ufficialmente, soprattutto nella metropoli, da ministri bianchi. Senza contare l’elemento etnico, presente nella mentalità del popolo che rifiutava responsabili ecclesiali di un'etnia diversa da quella delle loro Chiese locali. In tutto questo bisogna, inoltre, tenere conto che i membri autoctoni più intellettualmente capaci di assumere responsabilità direttive nelle WIC si sentivano attratti da incarichi nella vita civile per gli innegabili vantaggi che questi ruoli sociali comportavano, inclusa una remunerazione economica che le WIC non avevano mai offerto. Ritengo che il gruppo delle persone più preparate pensassero che solamente creando istituzioni proprie avrebbero potuto raggiungere un certo livello nella scala sociale ed economica, senza uscire dall'istituzione ecclesiale verso cui si sentivano profondamente attratti e nella quale alcuni di loro erano totalmente impegnati per dedizione o vocazione profetica.

Precedenti storici

 Se volessimo scoprire I'origine più remota delle AIC, dovremmo risalire alle reazioni contro l’imposizione del latino tra le popolazioni puniche e berbere dell'Africa del nord, che si aggiunse alle divisioni già esistenti in questa porzione di Chiesa, a partire dalla crisi dell'eresia donatista.29 Ma esistono antecedenti storici più vicini, che risalgono ai primi contatti degli africani con gli europei, nell'età moderna: in particolare l'incontro con i portoghesi, a partire dalla creazione del Regno del Congo nel secolo XVII. Si tratta del movimento "Antoniano". fondato da Donna Beatrice, detta "Kimpa Vita”, ai tempi del re Alfonso I di Portogallo. Questo movimento insisteva sulla guarigione e sosteneva pratiche di Religione Tradizionale Africana. Beatrice fu condannata e morì sul rogo nel 1706.30 Un secolo dopo, nel 1819, in Sierra Leone, ci fu uno scisma nella Chiesa metodista. che divenne con il tempo la West African Methodist Church, separata dalla missione wesleyana in segno di protesta per il predominio culturale dei neri della Nuova Scozia. Lo stesso avvenne con gruppi Ibo e Popo, i quali crearono loro gruppi indipendenti di Chiese metodiste e battiste a Freetown, tra il 1844 e il 1847; furono movimenti che non andarono oltre i limiti territoriali dei rispettivi gruppi etnici. Ma le autentiche AIC nascono alla fine del secolo XIX, in Sudafrica, sotto forma delle Chiese cosiddette "etiopiche". Gli insediamenti e le missioni dei bianchi in Sudafrica suscitarono una reazione millenarista tra i nativi.

 

NASCITA DELLE AIC IN SUDAFRICA

 

Vari fattori contribuirono alla nascita delle prime AIC in Sudafrica. II primo fu dovuto alle restrizioni imposte ai costumi tradizionali. Nel 1870, la London Missionary Society fece scoppiare un conflitto molto grave perché tentava di opporsi alla circoncisione dei bambini tra i Rolong (etnia del Botswana), considerandola una pratica pagana e contraria alla religione cristiana. Fu una rivolta modesta, e i "ribelli", dopo un certo dialogo, apparentemente rientrarono nella missione, ma in realtà ne rimasero fuori, sviluppandosi come gruppo autonomo. Più tardi si unirono alle prime AIC. D'altra parte, grande importanza ebbe il risveglio nazionalista. II caso del pastore Nehemiah Tile è esemplare. Apparteneva alla Chiesa metodista ed era molto interessato alla politica nella sua società di Thembu. Abbandonò la sua Chiesa e cercò di creare la Chiesa nazionale di Thembu, secondo il modello della Chiesa anglicana d'Inghilterra. Alla morte di Tile, i fedeli della sua Chiesa passarono ad altre Chiese nate nel 1890.

Nascita della Chiesa etiopica

L'evento storico fu la sconfitta dell’esercito italiano, al comando del generale Baratieri, a Adua (Etiopia) nel 1896, da parte delle truppe dell'imperatore Menelik. Questo fatto provoco in tutta l'Africa un'ondata di soddisfazione. che si può riassume re in questa frase: "L'uomo bianco non è invincibile". La notizia di questa sconfitta rafforzò il senso di identità di tutti gli africani. Poiché per secoli l 'Et iop ia era stata sinonimo di Africa nera.31 L'Etiopianismo fa riferimento alla coscienza culturale e all'identità politica dei cristiani africani, in tutto il continente, coscienza che ispira fiducia tanto sul piano religioso che su quelle politico e permette così di opporsi all’obbligo di conformarsi in tutto all'uomo bianco, missionario o colonizzatore che fosse. Ma sembrò anche naturale applicare questa definizione alle Chiese indipendenti: "etiopica, era, dopo tutto, un nome più appropriate) di anglicana, metodista o presbiteriana.32 II primo tentativo di fondazione di una Chiesa etiopica fu quello realizzato in Sudafrica, nel 1882, dal pastore metodista africano di etnia Thembu, chiamato Nehemia Tile, che ho citato in precedenza. Tuttavia, il nome "etiopico" comparve per la prima volta nel 1892. In questo anno un pastore metodista, Mangena Mokone, protestò contro quella che definì la segregazione razziale nella sua Chiesa e con un gruppo di seguaci fondò la "Ethiopian Mission", basandosi sull'esperienza dell’Etiopia e sul salmo 67,32: "L'Etiopia tenderà le mani a Dio". L'aspetto originale di Mangena Mokone fu che non si limitò alla sua etnia, ma, con una mentalità ecclesiale molto ampia, si aprì a tutta l’ Africa, che si sentiva chiamato a rappresentare. Da parte sua, James Dwane, della stessa Chiesa metodista, fu inviato in Inghilterra in qualità di rappresentante della sua confessione a una celebrazione di un centenario. Approfittò della sua permanenza nel Regno Unito per predicare e raccogliere fondi destinati alla creazione di un istituto di studi superiori per gli africani. Al suo ritorno in Sudafrica, i responsabili della Chiesa metodista gli imposero di depositare la somma raccolta nel fondo comune. Dwane rifiutò e abbandonò la Chiesa metodista con alcune migliaia di seguaci per entrare poi nella Chiesa etiopica di Mokone. Leenhardt commenta, a proposito di questa rottura, che Mokone si sorprese che un nero potesse essere apprezzato e prese coscienza della sua dignità di uomo nero, disprezzato dai bianchi nel suo stesso paese.33 In quel periodo, Mokone venne a sapere che alcuni africani stavano studiando negli Stati Uniti in scuole appartenenti all' "African Methodist Episcopal Church", la più antica delle Chiese nere americane, fondata nel 1780; e decise di recarsi laggiù insieme a due altri rappresentanti (Dwane e un altro) per stabilire una qualche affiliazione. Solamente Dwane riusci a raccogliere il denaro necessario per partire e si trasferì negli Stati Uni t i , dove, dopo molti problemi, organizzò il viaggio di uno dei vescovi di questa Chiesa, di nome Turner, in Sudafrica. Durante quel viaggio, il vescovo Turner ordinò 30 o 40 pastori e confermò diverse migliaia di fedeli come membri della "African Methodist Episcopal Church".34 Pose così le basi per la AIC "African Methodist Episcopal Church", che, nonostante i problemi dovuti alla mancanza di preparazione dei suoi ministri e della gerarchia, si consolidò presto; alla fine del 1970 contava 150.000 seguaci ed era guidata da 2275 pastori e predicatori locali. 35

Nascita della Chiesa sionista

 La nascita della Chiesa sionista fu favorita da alcune circostanze particolari, che derivarono dalla pratica delle WIC in Africa. L'azione missionaria cristiana in Africa cerco, sin dagli inizi, di potenziare gli africani nelle loro capacità umane e intellettuali. L'obiettivo era quello di creare una popolazione, soprattutto rurale. sufficientemente istruita nella fede ed educata intellettualmente, che potesse diventare autosufficiente, utilizzando le proprie risorse e qualità personali. Si crearono cooperative, scuole agricole ed ogni genere di strutture per far raggiungere alla popolazione rurale l'obiettivo di sviluppo desiderato. I missionari promossero, quindi, l’autosufficienza e la corresponsabilità nel campo sociale, ma mantennero delle riserve per quanto riguardava la direzione e le responsabilità ecclesiastiche. Con lodevolissime eccezioni, bisognerà aspettare la meta del secolo XX perché si giunga a una vera indigenizzazione del clero e dei ministri delle WIC, e ciò nonostante le continue esortazioni, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, dei diversi papi, dalla fine del secolo XIX.36 Questa ragione e alla base della creazione delle prime Chiese autoctone africane, alla fine del secolo XIX in Sudafrica, che nacquero per il rifiuto delle WIC di integrare, su un piano di uguaglianza, gli africani, parti7 colarmente nel campo della direzione e della responsabilità ecclesiale.37

Circostanze concrete

 Le Chiese di Sion furono fondate dal missionario p. L. Le Roux, un afrikaner che si dedicava alla guarigione nella Chiesa riformata olandese. Nel 1903 abbandonò la sua Chiesa ed entrò nella Chiesa cristiana cattolica e apostolica, che era stata fondata in USA da John Alexander Dowie e aveva il suo centro a Zion, Illinois, vicino a Chicago. Le Roux aveva rapporti molto stretti con gli africani e così trasmise loro le sue convinzioni sioniste e con loro creò il primo movimento sionista africano che chiamò Chiesa sionista apostolica. Pochi anni dopo, Le Roux passo dal sionismo ai pentecostalismo, portando con sé il sue gregge di seguaci e spostando il centro dell'attenzione dal la guarigione, tipica del sionismo, alla glossolalia, caratteristica delle Chiese pentecostali. Nel 1908, Daniel Nyonkane sostituì Le Roux a capo della sua Chiesa e cominciò a sviluppare una direzione africana, che dura fino ai nostri giorni.38

 

FONDAZIONE DELLE AIC: LORO GUIDE CARISMATICHE E PROFETI

 

Seleziono quattro fondatori, Mi sembrano rappresentativi delle AIC africane in generale, sia per la loro caratteristica geografica che per la loro provenienza dalle WIC. Si tratta di Simon Kimbangu, nella Repubblica Democratica del Congo;39 Simeo Ondeto, in Kenya; William Waddy Harris, in Liberia e Costa d'Avorio,e Isaiah Shembe in Sudafrica.40

Fondatori-veggenti

 Simon Kimbangu proviene da una regione evangelizzata dai missionari della Chiesa metodista.41 La sua vocazione di fondatore della "Eglise de Jésus-Christ sur la Terre par le Prophète Simon Kimbangu" (EJCST) partì da una visione. Avvenne quando era ancora un bambino. Tornando dalla celebrazione di un funerale, cadde in un fosso dove gli apparve un personaggio che non era né bianco né nero né mulatto, il quale, tenendo in mano una Bibbia, gli disse: "Questo è un buon libro, devi studiarlo e predicarlo".42 II profeta William Waddy Harris,43 in Africa Occidentale, ricevette la sua chiamata in carcere, dove era stato rinchiuso perché scambiato per un rivoltoso in una manifestazione contro il governo coloniale. Improvvisamente apparve una luce accecante ed ebbe una visione: vide l’arcangelo Gabriele che gli disse di predicare la Buona Notizia.44 Una volta scarcerato, ebbe varie altre visioni che lo convinsero della sua missione. Iniziò una predicazione di conversione, che ebbe un'eco enorme tra la popolazione: molti abbandonarono le loro pratiche tradizionali e lo seguirono incondizionatamente.45 Isaiah Shembe è considerato il fondatore di una AIC "messianica": la "Amanazareta Church".46 Fu un pastore della "African Native Church", che si dedicava a praticare le guarigioni. Di salute fragile, la sua vocazione si rivelò per mezzo di ripetute visioni tra lampi e fulmini. Vide angeli che gli mostravano il suo cadavere decomposto e lo chiamavano alla conversione, finché, dopo varie esperienze simili, si sentì spinto alla predicazione e alla pratica dell'esorcismo.47 Simeo Ondeto, co-fondatore della "Mariae Legio of Africa" insieme con Gaudencia Aoko, ricevette la sua chiamata profetica quando era malato. Mentre era a letto, sentì che veniva trasportato in cielo dagli angeli, dove ebbe una visione e ricevette il mandato di predicare la conversione e rinunciare a certi costumi tradizionali e anche ad alcuni importati dai bianchi.48


II fenomeno del profetismo nei fondatori

Mi piacerebbe inserire la personalità e l’azione dei fondatori nel profetismo classico, ma essi rientrano piuttosto nella cate-goria dei nebiim o profeti antichi, nuovi profeti alla luce del profetismo classico. La novità dei nebiim, che produsse tanto entusiasmo quanto critiche e opposizione, fu l’estasi di gruppo: pare che abbia avuto origine nel culto e, più concretamente, nelle danze che accompagnavano il culto.49 Tale estasi rendeva i nebiim capaci di comunicare messaggi a nome di Dio. Simon Kimbangu ebbe spesso esperienze di estasi come i nebiim, lino al punto che in qualche occasione la sua estasi, in forma di danza sacra, fu definita dai funzionari coloniali delirio religiose e il suo atteggiamento quello di un "illuminato", che richiedeva la "psichiatria".50 William Waddy Harris è considerato il profeta riformatore dell’Africa orientale. La sua esperi-enza di visioni in carcere51 gli produsse uno stato di estasi e cominciò a parlare in lingue diverse.52 Questo fu certamente un aspetto importante nell’'attività del profeta Harris. Gli stessi atteggiamenti li osserviamo in Simeo Ondeto, che sperimentò stati di estasi prima dei suoi annunci ed esorcismi.53 Isaiah Shembe, a sua volta, fu famoso per la sua glossolalia e le sue attività di esorcista, che attiravano moltissima gente in Sudafrica, agli inizi del secolo scorso.54 La maggior parte dei fondatori delle AIC sono considerati profeti dai loro seguaci. I fattori che favorirono I'emergere dei profeti in Israele furono numerosi ed ebbero diverse caratteristiche. Ci furono fattori sociopolitici, come la lotta contro l'oppressione, inizialmente contro la schiavitù d'Egitto e, in seguito, contro la tirannia e la disparità sociale introdotta dalla monarchia. Gli africani, da parte loro, considerarono oppressori i colonialisti e si opposero loro con tutti i mezzi che avevano a disposizione. Ad ogni modo, la vocazione profetica, pur partendo dalla stessa realtà, ha avuto nei profeti fondatori delle AIC diversi orientamenti. In alcune Chiese l'oppressione suscitò ribellione e tentativi di autonomia in ogni campo, teologico e disciplinare, mentre in altre fu interpretata come favore di Dio: gli africani si sentivano oggetto della predilezione divina e degni di soffrire in suo nome.55 Inoltre, i fondatori delle AIC si imposero come condottieri della lotta contro i culti tradizionali, con una intransigenza maggiore perfino di quelle delle WIC. D'altra parte, in Israele, i profeti avevano la convinzione profonda di essere stati scelti da Dio per una missione specifica: "Andate e profetizzate".56 Cercherò di discernere gli elementi di autenticità nella chiamata dei fondatori. La pretesa di autenticità delle AIC si basa sulla consapevolezza della speciale rivelazione di Dio ai suoi fondatori, in un incontro con loro, che assume caratteristiche simili alle vocazioni profetiche descritte nella Sacra Scrittura. Tutte le tradizioni che raccontano le chiamate dei profeti-fondatori hanno gli stessi elementi di imprevedibilità. Simon Kimbangu ricevette la sua chiamata in occasione di una malattia;57 William Waddy Harris, mentre era rinchiuso in carcere;58 Simeo Ondeto, in una notte in cui vegliava poiché era malato;51' Isaiah Shembe, durante un temporale, nel pieno di una vita dissipata.60 Sono tutte situazioni non previste dai loro protagonisti, in cui emerge l'iniziativa di Dio e una certa passività dell'essere umano,caratteristica delle esperienze mistiche.61 Haliburton, da parte sua, afferma che Harris è, in parte, una figura dell’Antico Testamento, ma in lui c'è qualcosa di più: rappresenta tutto quello che un profeta nero deve essere.62 Di Isaiah Shembe, la cui chiamata profetica avvenne in una visione nel mezzo di una tormenta con il messaggio: "Va’ e predica", Sundkler afferma che non esiste alcun profeta più autentico di lui tra i molti che emersero nel suo tempo nell'etnia Zulu del Sudafrica. Nell'Antico Testamento, i profeti non si presentano con una spiccata attività taumaturgica.63 Tuttavia, sembra che guarigioni e s i m i l i prodigi fossero parte essenziale dell’attività dei profeti fondatori. A tutti loro si attribuiscono prodigi e guarigioni miracolose, come segno iniziale della loro missione profetica o come sigilli di autenticità della loro missione. Ma nonostante le sorprendenti somiglianze rilevate tra i due profetismi, esistono anche differenze notevoli, sia nel campo della dottrina sia in quello della prassi. Nell'ambito dottrinale, la prima differenza consiste nella nozione stessa di vocazione. Anche se molti profeti fondatori delle AIC intendono la loro chiamata finalizzata a svolgere un determinato compito a favore dei loro fratelli africani, molti non hanno le idee chiare su che cosa sia una vocazione, nel suo aspetto di dono. Altro aspetto strano è la pratica ereditaria nella guida di questi movimenti.64 Tale pratica trasforma le chiamate, che sono sempre qualcosa di personale e intrasferibile, in un elemento completamente estraneo alla dinamica del profetismo.65 Ciò nonostante, sarebbe ingiusto generalizzare questo giudizio e applicarlo a tutti gli iniziatori delle AIC. Esistono testimonianze chiare di attività e di vita nei fondatori, che dimostrano, a posteriori, I'autenticità delle loro vocazioni profetiche. Un'altra differenza notevole è la nozione di Spirito. La pneumatologia occupa un posto centrale nelle AIC. Tuttavia, pare che spesso esista una certa confusione o che, per lo meno, manchi una distinzione netta tra la nozione di Spirito Santo biblico e quella di spiriti personali, ancestrali o di antenati nelle esperienze dei profeti fondatori delle AIC. Si impone un discernimento per non confondere le autentiche esperienze dello Spirito con inganni tesi da persone opportuniste che pretendono di essere considerate profeti autentici. Anche le differenze nel campo della prassi sono numerose, ma mi limiterò a segnalarne due che ritengo importanti. La prima è l’importanza attribuita alle guarigioni. Si è data eccessiva rilevanza alle guarigioni nelle AIC. Questo è un aspetto molto importante nella religione tradizionale africana. Ma ci possiamo domandare se questo aspetto taumaturgico sia indissolubilmente legato alla vocazione profetica, come pare che lo fosse nei profeti fondatori.66 A mio parere, I'at tività di guarigione è vincolata alla nozione di salvezza dell’africano, che necessita di un'esperienza totalizzante della salvezza, che solamente la guarigione fisica, psichica o spirituale può offrire. Per questa ragione, nella loro chiamata, i profeti fondatori unirono il loro annuncio di salvezza al dono di realizzare guarigioni, in sintonia con la pratica dei guaritori tradizionali.67 Questo fatto fu altamente significativo e acquisì grande rilievo nelle situazioni di oppressione coloniale in cui si trovavano i popoli d'Africa. D'altra parte, i modi di vivere il matrimonio sono molto diversi tra i fondatori delle AIC.6S La testimonianza di alcuni profeti, come Kimbangu, che restarono monogami ed esortarono i loro seguaci a imitare il loro esempio, contrasta con quella di altri, come Ondeto o Harris. Quest'ultimo giustificava la sua poligamia dicendo che: "Dio non pretende di dare la stessa legge ai bianchi e ai neri. I neri possono prendere tutte le mogli che sono in grado di mantenere".69

TIPOLOGIA DELLE AIC

 

La classificazione delle AIC è stata fatta, generalmente, seguendo lo schema di B. Sundkler.70 Pertanto gli studiosi di questo fenomeno hanno fondamentalmente distinto due tipi di Chiese indipendenti: l'"etiopico" e il "sionista".L'"etiopico" include le AIC formatesi dalla separazione dalle WIC spe-cialmente per cause razziali o politiche, conservando la struttura e il contenuto dottrinale delle Chiese da cui provengono.71 Esiste un altro tipo di AIC chiamato "Sion". A questo appartengono tutti i movimenti religiosi denominati "Sion" che si distaccano non solamente dall'organizzazione delle WIC, ma anche dalla loro dottrina e dalla loro credo. Presento qui lo schema elaborato da Turner, con alcune modifiche.73 Lo schema presentato parte da due voci principali nella parte superiore dell'illustrazione. Si tratta delle due religioni fondamentali:74 e cristianesimo, che hanno dato vita a propri movimenti o Chiese. Questi due cristianesimo credi entrano in relazione tra loro ed evolvono verso il cristianesimo in due tappe: 1) si realizzano conversioni tanto nell'ambito individuale quanto in quello comunitario; 2) sorgono nuovi movimenti religiosi. Questi movimenti religiosi hanno un'intenzionalità che varia da un orientamento verso la RTA (movimenti neopagani), passando per movimenti che operano una sintesi tra la RTA e il cristianesimo, evolvendosi attraverso i movimenti ebraici, incentrati fondamentalmente nell'Antico Testamento, per giungere finalmente alle AIC, di natura e orientamento marcatamente cristiani. Lo schema termina con un ultimo aspetto, che è la transumanza dei fedeli di questi movimenti e delle Chiese tra loro, specialmente dalle WIC alle AIC, rappresentato con due frecce in direzione opposta. Recentemente, David J. Venter ha proposto un'altra divisione delle AIC in tre gruppi generici: movimenti autoctoni, equivalenti a quelli sionisti; movimenti separatisti in rottura con le strutture religiose esistenti, equivalenti a quelli etiopici; movimenti neotradizionali, con l'intenzione di rivitalizzare le antiche pratiche religiose.75 Sulla stessa linea e a partire da nuove definizioni, si muove la divisione suggerita da Tobia Masuku,76 che divide le AIC in tre gruppi: le "Etiopiche", di cui ho già parlato in precedenza; le "Sion", anch'esse già trattate; alle quali egli aggiunge le "Messianiche", mettendo in risalto l'aspetto delle pretese messianiche dei loro fondatori, non sempre presenti nelle Chiese "Sion", il cui accento principale e l'azione dello Spirito, in un certo modo "eclissata" dalla personalità dei capi nelle Chiese "messianiche". Infine, ci sono i gruppi e i movimenti che possono essere chiamati AIC, che cercano di apparire ed essere cristiani, riconoscono e utilizzano la Sacra Scrittura come fondamento della loro fede e della loro prassi, conoscono e accentuano la centralità di Gesù Cristo, sottolineano il potere dello Spirito Santo e dei principali sacramenti, Battesimo ed Eucaristia, e pretendono perfino di essere più cristiane delle WIC.

 

II problema delle statistiche

 È enormemente difficile precisare il numero esatto delle AIC. Gli studiosi che si dedicano a questo compito forniscono dati sostanzialmente diversi riguardo a queste Chiese.77 L'esempio più evidente di questo fenomeno e quello che ha avuto luogo in Sudafrica. In questa nazione il periodo di crescita maggiore delle AIC coincide con gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Infatti, nel 1913, le AIC si riducevano unicamente a 32 denominazioni. Nel 1950 se ne contavano circa 800 con un totale approssimativo di 800.000 fedeli. Un decennio più tardi, il numero saliva vertiginosamente fino ad arrivare a 2 milioni di seguaci credenti. Pertanto, l'indice di crescita dal 1940 al 1960 è stato del 9,5%, e perfino del 20% nel decennio 1960-70; mentre le WIC non crescevano più del 12%. Durante gli ultimi due decenni, il numero di Chiese indipendenti in Sudafrica e salito da 2000 a 4000, con un numero approssimativo di fedeli tra i 4 e i 5 milioni.78 Nell'ultimo terzo del secolo XX, il cristianesimo è cresciuto come mai prima nella sua lunga storia di presenza in Africa. Si è trattato di un fenomeno di crescita in sintonia con il profondo cambiamento socioculturale. Tale crescita è stata accompagnata da una fioritura senza precedenti delle AIC e di diversi movimenti e sette. Oggi ne esistono nel continente africano circa 8000, che contano nelle loro fila circa 14 milioni di adepti. Ogni tentativo di stima numerica è necessariamente approssimativo, per cui ha unicamente un valore indicativo. È impossibile calcolare con esattezza il numero dei fedeli seguaci di queste Chiese, tra l'altro, per il quotidiano sorgere e sparire di questo tipo di movimenti in tutta l'Africa.79

 

CARATTERISTICHE DEI FEDELI DELLE AIC

 

Etnicismo dei membri delle AIC

 Secondo Turner, la maggior parte delle AIC è sorta in un gruppo etnico concreto.80 La questione sta, dunque, nello scoprire se una determinata AIC sia rimasta limitata all'ambito dell'etnia che la vide nascere o, al contrario, se si sia estesa al di là delle sue frontiere, o se siano esistiti scismi, originati dall’appartenenza etnica. Alcune AIC, sebbene abbiano sperimentato una crescita considerevole, sono rimaste circoscritte a un gruppo etnico specifico. Un esempio concreto si ha nella Maria Legio (sic), considerata una grande "Chiesa indigena scismatica", i cui membri appartengono prevalentemente all'etnia Luo.81 Molte AIC aspirano ad avere un'irradiazione e un'influenza nazionale, anche se restano rinchiuse in un ambito fondamentalmente etnico. Questo aspetto delle AIC è stato all'origine di conflitti e perfino divisioni, che hanno favorito la nascita di nuovi movimenti e Chiese. Ciononostante, alcune AIC sono riuscite a infrangere le barriere e sono diventate Chiese maggioritarie in diversi Paesi, come è il caso della Chiesa "kimbanguista"82 nella Repubblica Democratica del Congo, ma non sono mai diventate Chiesa di Stato.83 Alcune AIC, nonostante la loro origine etnica, hanno superato le frontiere nazionali, per cui i loro membri sono diventati internazionali e, per questo motivo, le loro stesse strutture si sono internazionalizzate. Anche se tale fenomeno si e verificato particolarmente nell'epoca precoloniale.84

 

Appartenenza sociale dei fedeli delle AIC

 La maggior parte degli autori concorda nell'affermare che i fedeli delle AIC appartengono allo strato sociale più basso. Turner, citando P. J. Dirven, descrive i membri della LMACM,85 Chiesa scismatica originatasi dalla Chiesa cattolica.86 Daneel, da parte sua, afferma il contrario degli Shona nel suo studio sullo sviluppo e l'organizzazione delle AIC in questo gruppo etnico. Questo autore afferma che non esiste correlazione tra il livello sociale o accademico e l'appartenenza alle Chiese indipendenti.87 Turner ritiene che questa correlazione esista agli inizi, perché il messaggio delle AIC si rivolge, alle sue origini, alle classi più basse e, gradatamente, va salendo, a partire dalla sua maggiore incidenza, fino alle classi più elevate. Sono fondamentalmente d'accordo con Turner, ma ritengo necessario fare alcune precisazioni. La mia esperienza in questo campo durante i miei otto anni di permanenza in un ambiente, sia urbano che rurale, nel quale l'esistenza e la crescita delle AIC sono state considerevoli, mi autorizza ad affermare quanto segue. La situazione sociale è un elemento fondamentale, poiché la nascita delle AIC a cui io ho assistito ha avuto luogo in ambienti sociali sfavoriti, nei quali l'annuncio di salvezza è stato percepito come una risposta alla situazione di emarginazione, povertà o oppressione in cui vivevano i primi adepti di questi movimenti. Tuttavia, bisogna tenere conto che esistono AIC la cui nascita non e legata a una situazione depressa, ma a un ambiente di benessere economico e di status sociale elevato. Questi movimenti, culti e perfino AIC hanno come obiettivo quello di giustificare la posizione privilegiata che i loro fedeli ostentano nella società in cui vivono come un regalo-premio di Dio, offrendo al tempo stesso "formule" religiose che promettono l'aumento della ricchezza dei membri di queste AIC e attirano così membri di classi più basse, considerati, tuttavia, come fedeli di seconda categoria.

SITUAZIONE ATTUALE DELLE AIC Attualmente le AIC manifestano un cambio di atteggiamento rispetto alle Chiese di origine. Questa circostanza è una prova dell'evoluzione di queste Chiese è una caratteristica della loro situazione attuale. Infatti, le AIC hanno cambiato la loro immagine e hanno recuperato aspetti che all'origine avevano rifiutato, per la loro necessità di giustificare la separazione dalle WIC e affermare la propria fisionomia. Possiamo, brevemente, segnalare alcuni di questi cambiamenti.

Rispetto alla dottrina La dottrina delle AIC, in origine, possiede tre "strati" che si presentano collegati tra loro: l'eredità delle WIC da cui provengono, l'apporto del fondatore e la religiosità tradizionale del gruppo etnico in cui sono nate. Con il passare del tempo, queste AIC si sono evolute e hanno incorporato elementi nuovi in questi strati, o ne hanno modificato e perfino quasi fatto sparire alcuni. L'adozione di certe dottrine si realizzò, inizialmente, come una necessità di affermazione d'identità e giustificazione della loro separazione dalle WIC. A poco a poco tale necessità e andata scomparendo è oggi si osserva un certo avvicinamento, soprattutto alle Chiese definite "storiche", meno ai cosiddetti Nuovi Movimenti Cristiani. Con questi condividono la dimensione carismatica, tipica del "Renewal", come evidenzierà A. Shorter nel suo studio dedicato a questi Nuovi Movimenti Cristiani Africani (vedi pp. 39-62 di questo Numero di "Ad Gentes"), ma si differenziano radicalmente in molti altri punti, non soltanto dottrinali. I NMCA professano convinzioni vicine alle tesi giudaiche di merito, che considerano la ricchezza, il benessere e la salute come segno della benedizione di Dio. Le AIC sono lontane da queste tesi teologiche e non collegano automaticamente il successo terreno con l'adesione alle loro Chiese, né promettono trionfi e vantaggi materiali a colore che entrano a far parte dei loro movimenti ecclesiali.

Guida Come ho accennato nel trattare la dimensione profetica dei fondatori, le AIC hanno delle caratteristiche ereditarie per quanto riguarda la loro guida. Quando il fondatore non appare chiaramente, o ha un carattere che potremmo definire "corporativo",88 la scelta dei capi si compie in base alle qualità dei candidati, ma quando il fondatore appartiene a una famiglia determinata, questa circostanza ha provocato e continua a provocare grandi problemi nella successione alla guida di queste AIC, poiché si mescolano necessità istituzionali e ambizioni familiari, come nel caso della AINC del Kenya89 o della EJCSK del Congo.90 Dovranno passare alcune generazioni perché questa situazione cambi e si verifichi la necessità di eliminare questo sistema di gerarchia ereditaria.

Stile di evangelizzazione Lo stile di evangelizzazione delle AIC è diverso tanto da quello delle WIC quanto dai nuovi Movimenti Cristiani Africani. Questi ultimi hanno mezzi che provengono per lo più dall'estero, mentre le AIC, salvo pochissime eccezioni, sono autosufficienti, e questo è per loro motivo di orgoglio. Le AIC non radunano grandi masse, ne utilizzano gli strumenti audiovisivi tipici dell'annuncio dei Nuovi Movimenti Religiosi. Non fanno uso di stadi, né di vaste superfici, né di grandi edifici per i loro atti di culto, né di preghiere di guarigione (crociate dei miracoli). I mezzi di cui dispongono sono semplici, le loro strutture sono modeste, sia per quanto riguarda 11 i templi che i centri di residenza dei loro capi. Queste differenze tanto dottrinali quanto di stile di evangelizzazione creano una certa distanza tra le AIC, le WIC e i NMR; di conseguenza, ci sono pochi rapporti potremmo dire "affettivi" tra le AIC e gli altri tipi di "Chiesa". Tuttavia esiste qualche ambito in cui la relazione appare più stretta, ma tale vicinanza e in realtà interessata e si basa su alcuni bisogni delle AIC che trovano risposta in alcuni Movimenti o Chiese storiche: è il caso della possibilità di formazione dei loro capi91 o, in casi eccezionali, dell'aiuto economico o - e questo è più frequente - dell'alleanza con queste Chiese o Movimenti per la difesa dell'ordine costituito, politico-sociale, verso il quale si sentono attratte per i loro ideali conservatori. Per quanto riguarda l'ecumenismo nelle AIC, la loro posizione è ambivalente: da una parte, si presentano come istituzioni chiuse e gelose della loro originalità, timorose di tutto ciò che può mettere in pericolo la loro identità e, per tanto, opposte a qualsiasi atteggiamento ecumenico; ma, dall'altro lato, mostrano il desiderio di raggrupparsi in strutture che inglobino altre AIC e si integrino nelle organizzazioni nazionali e internazionali di Chiese cristiane, come la "World Churches Council" o altre. Concludo affermando che queste Chiese vivono ed esprimono alcune convinzioni profonde e uno stile di vita cristiana che, nonostante le lacune teologiche o disciplinari che presentano, manifestano una sincera fede in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo e Signore della storia, speranza definitiva per tutti i popoli dell'Africa.

 

Last modified on Thursday, 28 July 2022 08:57

Gli ultimi articoli

Missionari laici della Consolata in Venezuela

16-07-2024 Missione Oggi

Missionari laici della Consolata in Venezuela

Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra...

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

16-07-2024 Notizie

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

Una regione del Paese africano alla mercé della guerriglia islamista C’era ottimismo a Maputo, la capitale mozambicana. La guerriglia a Cabo...

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

onlus

onlus

consolata news 2

 

Contatto

  • Viale Mura Aurelie, 11-13, Roma, Italia
  • +39 06 393 821