Missionari segni di consolazione nell'Amazzonia

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 Parlare dei volti che chiedono consolazione nell'Amazzonia ci fa pensare al papa Francesco che nella enciclica Laudato Sii ci invita ad essere sensibili al grido della terra e dei poveri. Terra e poveri che, come insegna Querida Amazonía, vanno assieme: "la cura delle persone e la cura degli ecosistemi sono inseparabili" (n.42), non possiamo pensare alle persone senza i boschi né ai boschi senza le persone. 

Per noi missionari della Consolata l'impegno con questo territorio deve realizzarsi per mezzo di progetti di consolazione integrale che rispondano all'ascolto del grido della terra e dei poveri con la stessa pedagogia di Dio che dall’ascolto produce azioni di consolazione e liberazione "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa" (Es 3,7-8). 

Lo stesso ascolto lo scopriamo nella figura di Maria Consolata sempre attenta alla volontà del Padre; come lei dobbiamo avere un ascolto fatto con il cuore (cf Lc 2,19.51) che permette leggere tutto quel che ci circonda con lo stesso sguardo di misericordia di Dio Padre. Solo in questo modo il semplice ascolto diventa un atto di liberazione.

Quali sono quindi i volti che più ci sfidano e chiedono consolazione? Vediamoli assieme: 

1. IL TERRITORIO. Il documento finale del Sinodo Amazzonico, al numero 2, dice che "La foresta amazzonica è un "cuore biologico" per la Terra, sempre più minacciata. Esige cambiamenti radicali con estrema urgenza e una nuova direzione che consenta di salvarla". Si tratta di una realtà concreta: gli effetti della distruzione, della deforestazione, dello sfruttamento minerario, l'allevamento estensivo e dell'inquinamento delle risorse idriche ci fanno vedere gravi danni quasi sempre irreversibili. 

2. L'ACQUA. In Querida Amazonia leggiamo nel numero 43: "In Amazzonia l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene, e ogni forma di vita trae origine da essa". L'Amazzonia è essenzialmente questo: acqua. E grazie all'acqua si generano tutti quei processi vitali così importanti che questa regione ci proporziona. L'acqua, e con lei la vita, oggi chiede consolazione. Sentiamo con dolore la deforestazione indiscriminata così come l'inquinamento delle acque. Oggi tutti questi processi seguono il loro corso in modo accelerato e indiscriminato. Queste realtà esigono un nuovo atteggiamento: la conversione. Una conversione integrale che ci faccia cambiare testa, cuore, mani e piedi. La conversione di cui abbiamo bisogno è un cambio profondo degli schemi che maneggiamo nella nostra relazione predatoria che produce distruzione e morte, al suo posto dobbiamo giungere a una approssimazione amichevole, gratuita e senza interessi meschini con il medio ambiente.

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3. LA REALTÀ MULTIETNICA E MULTICULTURALE. I popoli molteplici che fanno parte della vita di questa regione. Nel numero 8 del documento finale del sinodo amazzonico leggiamo:"nella regione amazzonica esiste una realtà multietnica e multiculturale. I diversi popoli hanno saputo adattarsi al territorio. All'interno di ogni cultura, hanno costruito e ricostruito la loro cosmovisione, i loro segni e i loro significati, e la visione del loro futuro". Oggi fanno parte dell’Amazzonia i lavoratori della terra campesinos e anche gli afro-discendenti ma sono i popoli originari, e di loro anche quelli in isolamento volontario, la voce più eloquente che interpella la nostra responsabilità e il nostro impegno a favore della vita. Il papa Francesco nell’incontro con i Popoli dell’Amazzonia, di Puerto Maldonado ( Perù, 19 gennaio 2018) diceva "Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza [...]. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa comune".

Questo volto ci sta chiedendo un segno di consolazione molto concreto, la presenza, lo stare... è la caratteristica più importante di Maria ai piedi della croce "stabat"... stava, vicino alla croce, vicino al figlio sofferente. Abbiamo bisogno di missionari disposti ad essere consolazione per questi popoli, disposti a vive con loro, soffrire con loro ed amarli con passione. Questo è il segreto che permette conoscerli senza giudicarli: abbiamo bisogno di riconoscerli come altri, con la loro identità e la loro cultura. Dobbiamo essere disposti a stabilire un dialogo interculturale e interreligioso, questo dialogo e questo stare è un debito che abbiamo con tutti questi popoli dell’Amazzonia. 

4. I GIOVANI. Questa è una realtà che ha messo molto in evidenza il processo del sinodo dell'Amazzonia. "Tra i diversi volti della realtà panamazzonica spicca quello dei giovani presenti in tutto il territorio. Sono giovani con volti e identità indigene, afro-discendenti, abitanti dei fiumi, estrattivisti, migranti, rifugiati, e diversi altri. Giovani residenti in aree rurali e urbane, che sognano e cercano ogni giorno migliori condizioni di vita, con il profondo desiderio di avere una vita piena" (N.30). Come tutti i giovani si sentono sfidati per arrivare a una sintesi fra la loro identità culturale e la proposta di un mondo globalizzato, hanno sogni e vorrebbero avere possibilità che offrano loro un mondo di speranza. In questo momento sono la popolazione più vulnerabile alla proposta del narcotraffico in tutti gli anelli della sua catena, sono protagonisti nei processi di violenza che questo genera ma anche le prime vittime. Come conseguenza della pandemia hanno perso buona parte delle possibilità che avevano di studio e formazione. Questo volto della gioventù ci chiede di essere segni di speranza per mezzo dell'annuncio della Buona Notizia del vangelo. Certamente dobbiamo capire la loro realtà e accompagnare la loro ricerca offrendo spazi vitali di buona qualità dove possano approfondire ed apprezzare la loro cultura e la loro identità locale, dove possano rafforzare la loro leadership e la costruzione di processi alternativi. Ma come Maria ci ha offerto Gesù anche noi dobbiamo poter offrir loro la Buona Notizia che è fonte della consolazione e della solidarietà di Dio. il documento Querida Amazonía ci dice “Non possiamo accontentarci di un messaggio sociale: se diamo la nostra vita per loro, per la giustizia e la dignità che meritano, non possiamo nascondere ad essi che lo facciamo perché riconosciamo Cristo in loro e perché scopriamo l’immensa dignità concessa loro da Dio Padre che li ama infinitamente. Essi hanno diritto all’annuncio del Vangelo. È l’annuncio di un Dio che ama infinitamente ogni essere umano, che ha manifestato pienamente questo amore in Cristo crocifisso per noi e risorto nella nostra vita” (n. 63-64).

5. LA ECOLOGIA INTEGRALE. È questo uno dei volti che più chiedono consolazione e che ha uno spazio importante nel documento finale del Sinodo Amazzonico: "È urgente affrontare lo sfruttamento illimitato della "casa comune" e dei suoi abitanti. Una delle principali cause di distruzione in Amazzonia è l'estrattivismo predatorio che risponde alla logica dell'avidità, tipica del paradigma tecnocratico dominante. Di fronte alla pressante situazione del pianeta e dell'Amazzonia, l'ecologia integrale non è una via in più che la Chiesa può scegliere di fronte al futuro in questo territorio, è piuttosto l'unica via possibile, perché non c'è nessun'altro cammino praticabile per salvare la regione" (n.67). Questo grido chiede in modo deciso un impegno profetico che promuova una ecologia integrale: relazione amichevole ed armoniche con il creatore, i fratelli e il medio ambiente. 

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Per noi Missionari della Consolata questo fa parte della nostra identità profonda e Giuseppe Allamano lo chiamava "elevazione dell'ambiente", evangelizzazione sempre accompagnata dalla promozione umana. È una sua espressione originale quella che dice che dobbiamo offrire come missionari "una religione che oltre alla promessa della vita eterna (piena) fa le persone anche più felici in questa terra". Ancora una volta Maria ci offre l'esempio quando, senza dubitare, si mette in viaggio per raggiungere Elisabetta che era nel bisogno. 

Oggi siamo chiamanti per mezzo di azioni profetiche a rendere visibili i problemi di questo territorio, denunciando gli abusi contro la "casa comune" e propiziando spazi con altre istituzioni dove sia chiaro l'impegno a favore della difesa del medio ambiente. Non dimentichiamoci che questa regione è la seconda più vulnerabile del mondo come conseguenza del cambio climatico provocato da noi stessi. 

Chiediamo alla consolata la forza che permetta a suoi figli e figlie d'essere segno di consolazione per tutti questi volti sofferenti che nell'Amazzonia stanno gridando e chiedendo una presenza di consolazione.

* Joaquín Pinzón è missionario della Consolata e primo vescovo del vicariato di Puerto Leguízamo - Solano

Last modified on Monday, 09 August 2021 16:53

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