Convergenze e divergenze tra cattolici e protestanti circa la dottrina della chiesa

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Solo a partire dall’unità della tradizione cristiana da cui tutte le chiese provengono è possibile comprendere quelle rotture storiche che hanno portato allo sviluppo divergente di uno stesso e identico patrimonio spirituale, ecclesiale e teologico. All’inizio di ogni confronto è perciò necessario fermarsi sulle convergenze tra le dottrine, protestante e cattolica, circa la chiesa. Resta fermo che ciò che unisce e identifica le chiese come cristiane è un patrimonio immensamente più grande di ciò che le divide (Vedi: FEDE E COSTITUZIONE, Battesimo, eucaristia e ministero, Torino 1984, ed. LDC e anche Claudiana; IDEM,  Confessare una sola fede, Bologna 1992, Ed Dehoniane).

CONVERGENZE TRA ECCLESIOLOGIA CATTOLICA E  PROTESTANTE

1-Il riconoscimento della Bibbia come unico libro sacro che contiene la Parola trascendente di Dio, pienamente rivelata in Cristo. I protestanti tuttavia adottano per l’A.Testamento il canone ebraico che manca dei 7 libri scritti solo in greco (Tobia, Giuditta, I° e 2° Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruch). Il Concilio Vat.2° ha ricollocato la Parola di Dio biblica al centro della vita della chiesa, al di sopra della teologia tradizionale che l’aveva oscurata, e  come punto di riferimento di tutta la vivente tradizione magisteriale ed ecclesiale.

2-Accettazione del credo degli apostoli e di quello di Nicea-Costantinopoli, nonché del valore normativo (anche se, per i protestanti, non infallibile, come tutti gli atti ecclesiali) dei primi sette concili ecumenici della storia. Pertanto sono comuni le fondamentali verità della fede: la dottrina della Trinità, dell’Incarnazione e del mistero pasquale di redenzione in Cristo di tutta l’umanità. La chiesa è mistero di salvezza universale voluta da un Dio Padre che, attraverso la mediazione sacerdotale del suo Figlio incarnato e l’azione dello Spirito Santo, associa gli uomini alla Sua Comunione d’amore.

Anzitutto la chiesa di Cristo è e sempre resterà una sola, malgrado le divisioni storiche tra le chiese cristiane. Questa unità trova un segno nella persona del papa, che tuttavia, per i protestanti, come accade per  la stessa chiesa, non rappresenta Cristo, ma solo l’unità del corpo ecclesiale, al quale Egli deve perciò rispondere. La chiesa è la comunione dei credenti, santi e peccatori, che in quanto corpo ecclesiale di Cristo, non potrà mai perdere la sua santità originaria (indefettibilità della chiesa). La chiesa è segno e strumento di salvezza per tutto il genere umano (universalità o cattolicità). Cattolici e protestanti concordano, come minimo comune, che la chiesa è apostolica quando accetta la dottrina degli apostoli contenuta nella Bibbia. Per i cattolici e ortodossi tuttavia, esiste anche la successione apostolica come trasmissione di quella autorevole e sacramentale rappresentanza di Cristo che abilita il papa e i vescovi a custodire  senza errore il patrimonio della fede.

3- La chiesa è popolo di Dio, costituito da fedeli che, grazie al battesimo, sono partecipi del sacerdozio profetico e regale di Cristo e sono resi capaci di celebrare l’eucarestìa mediante l’offerta di se stessi durante il memoriale del sacrificio di Cristo.

4- Sono comuni anche i riti del battesimo e della santa cena, sebbene per i cattolici essi sono sacramenti (segni efficaci della grazia), mentre per i protestanti essi sono solo segni sacramentali, cioè conferme sensibili delle promesse di salvezza già contenute nella Parola di Dio. Nel protestantesimo restano anche presenti gli altri 5 riti, non intesi però come sacramenti, ma solo come valide e utili tradizioni liturgiche ecclesiali, non fondate sulla bibbia.

Circa la presenza reale della persona di Cristo risorto nel pane e vino consacrato ci sono posizioni diverse, anche tra chiese protestanti. Per i cattolici Cristo Risorto è presente al posto della sostanza del pane; per i luterani insieme alla sostanza del pane (come nell’incarnazione); per i calvinisti in occasione dell’assunzione con fede del pane consacrato.  Resta comune tra i cattolici e i protestanti l’effetto spirituale della comunione sacramentale, cioè l’assimilazione a Cristo risorto e la santificazione del credente ad opera dello Spirito Santo.

5- L’organizzazione ecclesiale ha spesso formalmente le stesse figure; pastore o vescovo, presbitero e diacono. Tuttavia per i cattolici e ortodossi i ministri ecclesiali ricevono una consacrazione sacramentale che li lega per tutta la vita a Cristo e li rende suoi autorevoli rappresentanti, mentre per i protestanti essi sono solo autorità umane chiamate dalle chiese, e davanti a loro responsabili, per assicurare la fedeltà a Cristo e l’unità di governo della comunità.  

DIVERGENZE TRA ECCLESIOLOGIA CATTOLICA E PROTESTANTE

Due sono le divergenze dottrinali fondamentali che dividono i protestanti da tutte le altre chiese cristiane (Ortodossi bizantini, chiese orientali, chiese cattoliche), una di natura soteriologica e l’altra di natura ecclesiologica. Da esse discende poi una serie di conseguenze logiche, ma immediatamente non evidenti (natura solo umana, non sacra della chiesa, priva della assistenza infallibile dello Spirito nella trasmissione della Rivelazione; evidenza autointerpretativa della Parola di Dio biblica, riconoscibile da tutti grazie alla luce interiore della fede, donata dallo Spirito; negazione della sacramentalità della chiesa, del battesimo e della s.cena, nonché degli altri 5 sacramenti tradizionali; confessionalizzazione del credo cristiano comune a tutta la tradizione e moltiplicazione delle denominazioni di chiese, ecc.):

1- DIVERGENZA SOTERIOLOGICA. Dio in Cristo salva i credenti in forma diretta, esclusiva, individuale e passiva, cioè senza la loro cooperazione personale, né quella della chiesa, pur dichiarata corpo indefettibile di Cristo (dottrina della giustificazione o perdono gratuito in Cristo del peccatore, per sola fede e senza alcun merito, né proprio, né di altri). La motivazione addotta è la grave situazione storica di degrado religioso dell’uomo dopo il peccato originale. Ne consegue la negazione di ogni potere, da parte del singolo o della chiesa di intercedere, per la redenzione del prossimo. Solo Cristo, mediante la Parola di Dio infallibile, può comunicare, attribuire o applicare i frutti della salvezza su ciascun uomo. Ciò tra l’altro comporta la negazione della venerazione dei santi e di Maria. Per tutte le altre chiese cristiane invece la prima azione redentrice di Cristo è quella di abilitare l’uomo, mediante la grazia santificante, a cooperare nell’opera della santificazione propria e del prossimo senza nulla togliere alla esclusività della mediazione di Cristo. Ciò per almeno due motivi: 1/ la pura passività dell’uomo nella propria santificazione contrario alla dignità della persona  umana 2/ tale dottrina presuppone inevitabilmente la dottrina della predestinazione, di fatto condivisa da tutti i riformatori. Proprio su questo punto la tradizione protestante successiva si è divisa verticalmente tra predestinazionisti e sinergisti (cioè coloro che difendono la libertà dell’uomo di cooperare alla propria santificazione ad opera dello Spirito).

2- DIVERGENZA ECCLESIOLOGICA CONSEGUENTE. La chiesa, come il singolo credente, resta solo segno e strumento, mai efficace, della attribuzione dei frutti della salvezza. La chiesa non può cooperare con Cristo in quel processo puramente interiore di fede, che è l’incontro salvifico diretto e immediato di Cristo con il credente. Essa non è sacramento di salvezza dell’umanità. Di conseguenza i suoi ministri non possono rappresentare autorevolmente Cristo, né il battesimo e la s.cena superano il livello di segni o riti indicativi (“segni sacramentali”), ovvero comunicazioni in forma sensibile della Parola di Dio. Quest’ultima resta dunque l’unico sacramento di Cristo, l’unico segno e strumento efficace della sua salvezza..

Qui si trova il vero strappo dottrinale del protestantesimo, non solo, come esso dice, contro gli abusi medievali e le aggiunte di tradizioni extra bibliche della chiesa di Roma, ma contro una tradizione bimillenaria di tutte le altre chiese cristiane.

3- CONSEGUENZE INDIRETTE

A- La chiesa è una semplice comunità umana, secolare, custode e interprete fallibile della Parola di Dio infallibile. In tal modo però sembra vacillare anche il carattere rivelativo dei libri biblici, che la chiesa ha fissato come ispirati mediante il canone. La risposta protestante a tale obiezione afferma che il vero criterio di riconoscimento dell’ispirazione delle Sacre Scritture è personale e interiore (la fede, dono dello Spirito), non storico-sociologico-ecclesiale. Resta così permanente il rischio di soggettivismo e di vago spiritualismo (Vedi Carlostadio, Franck, gli anabattisti e gli “entusiasti” della Riforma, i successivi pietisti e i quaccheri di G.Fox, ecc.).

Perciò, fin dall’inizio, nel mondo protestante si confrontano legittime e opposte interpretazioni della bibbia e del credo e si moltiplicano le  confessioni di fede, cioè le dottrine di fede che identificano un modello determinato di chiesa. Come è noto invece nella tradizione indivisa sia ortodossa,(bizantina e orientale), che in quella cattolica esiste la dottrina dell’assistenza infallibile dello Spirito Santo sul concilio universale (ecumenico), mentre, per i soli cattolici,  tale assistenza si estende anche al solo papa, in quanto capo della chiesa e successore di Pietro.

B- Se la chiesa non è sacramento di salvezza ne deriva la negazione della capacità autorevole e sacra dei ministri ecclesiali di  agire in persona Christi . Ma ciò preclude, per cattolici, il riconoscimento di validità della s.cena protestante come vero memoriale del sacrificio di Cristo. Inoltre si perde la dottrina della successione, dagli apostoli ai loro successori, del ruolo  di custodi autorevoli e assistiti dallo Spirito Santo, proprio dei vescovi uniti al papa e in concilio.

C- Processo di confessionalizzazione delle chiese protestanti e loro moltiplicazione in epoca moderna. Dopo la loro nascita in forma locale le chiese protestanti hanno sentito subito l’esigenza di coordinarsi tra loro. Infatti esse non riconoscevano nessuna vera autorità superiore, ed hanno perciò aderito all’interpretazione teologica di un dottore della riforma o a quella di un altro. Tali interpretazioni biblico-teologiche dei dottori riformatori, spesso in fiero contrasto tra loro, sono diventate veri e propri progetti o modelli di chiesa protestante, a volte alternativi gli uni agli altri, con relativa scomunica reciproca (come tra Calvinisti, Luterani e anabattisti). Si tratta delle cosiddette professioni o confessioni di fede, cioè dichiarazioni solenni dell’interpretazione corretta e autentica del credo di Nicea-Costantinopoli, cioè della sostanza della fede cristiana.

            Oggi il mondo protestante è costituito per i due terzi proprio da “chiese libere”, cioè spontanee, assembleari, mutanti e spesso difficilmente identificabili al di là del loro nome o della loro “denominazione” (Secondo il sociologo delle religioni M. Introvigne si tratta di oltre 22.000 denominazioni). Queste chiese libere, caratterizzate dal modello congregazionalista, sono in forte crescita specie nel terzo mondo. A questo modello appartengono ad esempio le chiese pentecostali secondo una quadruplice ispirazione: metodista, battista, anglicano-gallese ed etnico-sincretista. Mentre le chiese protestanti storiche, nazionali e tradizionali, caratterizzate da grande  sviluppo teologico e da solida struttura istituzionale, tendono a perdere fedeli, specie in Europa (Es chiese calviniste o riformate, nazionali luterane, nazionali anglicane, battiste, metodiste, avventiste, ecc.).                                                       

Don Valter Pierini   22/02/11

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BIBLIOGRAFIA

PER INTRODURSI ALLA STORIA E ALLA TEOLOGIA DELLA RIFORMA PROTESTANTE:

MC GRATH A., Il pensiero della riforma, Torino 99, Claudiana, pp. 304

RUBBOLI  M., I protestanti, Bologna 2007, Il Mulino, pp. 143

FIUME E., Il protestantesimo. Un’introduzione, Torino 2006, Claudiana, pp. 133.

BUZZI F., Breve storia del pensiero protestante da Lutero a Panneberg, Milano 07, Ancora, p 116.

CESNUR, Le religioni in Italia, Torino 2006, LDC, pp. 1036.

TESTI DI RIFERIMENTO

PESCH O.H.Martin Lutero. Introduzione storica  e teologica, Brescia 2007, Queriniana, pp. 487.

MC GRATH A.,Giovanni Calvino. Il riformatore e la sua influenza sulla cultura occidentale, Torino 1991, Claudiana pp. 332.

W.KASPER-G.SAUTER, La chiesa, luogo dello Spirito, a cura di A.MILANO (GdT 124), Brescia 1980, queriniana, pp. 132.

GHERARDINI B., La chiesa nella storia della teologia protestante, Torino 1969, Borla, pp. 298.

IDEM., Creatura Verbi. La chiesa nella teologia di Martin Lutero, Roma 1994, Ed. Vivere in, pp. 378.

SITO: www.diocesi.ancona.it   pag. “ecumenismo e dialogo” alla voce: Come riconoscere una chiesa protestante

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