La categoria "mistero pasquale" è uno dei più felici recuperi del movimento liturgico del nostro secolo. Essa compare sin dall'inizio e ripetutamente nei documenti del Vat. II. La Sacrosanctum Concilium (SC) – la costituzione liturgica - la pone come base della sua riflessione teologica sulla liturgia. L'art. 5, dopo avere riassunto la storia della salvezza tutta tesa alla realizzazione del mistero nascosto dai secoli in Dio, il disegno cioè di condurre tutti gli uomini alla salvezza e alla conoscenza della verità, afferma che questa opera - che, in presenza del peccato, oltre alla modalità dell'adorazione-culto ha assunto anche quella della liberazione-riconciliazione con Dio - preparata e prefigurata nelle grandi opere compiute da Dio nell'AT, si è realizzata nella morte-risurrezione-ascensione di Cristo, che la SC chiama «mistero pasquale». La costituzione liturgica pone l'opera redentiva sacerdotale del Verbo incarnato come compimento della liberazione e dell'alleanza che la pasqua veterotestamentaria tipologicamente significava e preparava: assegna a questo evento il posto centrale che nella storia salvifica dell'AT occupava la pasqua; dichiara che tale evento costituisce il mistero pasquale cristiano, partecipabile, quindi, per via misterica, attraverso riti memoriali, a tutti gli uomini e le donne delle generazioni future, che in questo modo hanno accesso, nella fede, alla riconciliazione perfetta e al culto vero e pieno realizzatisi una volta per sempre nella morte-risurrezione-ascensione dell'umanità del Figlio di Dio.