«DOV’É IL VOSTRO TESORO, LÀ SARÀ ANCHE IL VOSTRO CUORE» (Lc 12, 34 )

Category: Missione Oggi
Hits: 2165 times

 SEGUIRE GESÙ, MITE E UMILE DI CUORE (Mt 11,29)

Padre Stefano Camerlengo

Roma 19.03.2012


 

Gesù ha fatto la scelta fondamentale di «annunciare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4,18/ RM 2) con la sua vita. Tale decisione lo ha portato a spogliarsi di tutto (Fil 2,7) per essere totalmente libero e disponibile. Questa opzione sta nel cuore della vita e dell’insegnamento di Gesù ed è racchiusa nella prima beatitudine: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt. 5,3). Il primo povero beato è proprio lui: sceglie la povertà nei beni materiali, nel sapere, nel volere e nel potere, per una disponibilità piena alla missione che il Padre gli affida. E invita tutti i suoi discepoli a seguirlo in questo cammino.

Proponiamo le dimensioni della povertà che ho sentito vibrare dentro di me in questo itinerario di meditazione e contemplazione.

Povertà «nei beni materiali»: guardando il mondo odierno, purtroppo scopriamo milioni di persone che vivono una vera povertà materiale. Non possiamo giocare con il termine povertà. Dobbiamo riconoscere con verità che abbiamo sufficienti beni che danno sicurezza per l’avvenire. Cosa significa, quindi, vivere come discepoli di Gesù Povero? «Va’, vendi ... poi vieni eseguimi» (Mt 1-9,21). Gesù ci chiede una rottura, un spogliazione, un distacco, un cambio profondo nella relazione con i beni materiali, illuminati ogni giorno dalla Parola che rende liberi.

Povertà «nel sapere»: Gesù non ha sotterrato le sue capacità, il suo sapere e i suoi talenti, ma nemmeno ne ha fatto un motivo per mettersi in mostra ed essere apprezzato dagli uomini. Con un atteggiamento di umiltà e di povertà ha messo tutto di sé al servizio dell’annuncio del Regno. Ha usato al meglio i doni del Padre per trasmettere la sapienza di Dio, per formare e accompagnare i suoi discepoli, per denunciare con coraggio e senza paura l’ipocrisia, l’incoerenza, la falsità.

Povertà «negli affetti»: con quale chiarezza, con quale fermezza e libertà Gesù ha preso le distanze dai suoi parenti! «Gli fu annunziato: "tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica"» (Lc 8,20-21). E’ una affermazione dura da accettare, ma è il percorso interiore da fare ogni giorno. Un cuore libero non è un cuore vuoto, duro o infecondo, ma è un cuore che si libera dalla fecondità puramente umana per una fecondità che viene dall’alto, frutto dell’ascolto e del mettere in pratica la Parola.

Povertà «nel volere»: «Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,29). L’obbedienza filiale, non sempre facile né chiara da assumere, come nell’orto degli Ulivi (Mt 26,39), porta Gesù alla libertà e disponibilità totale. Poveri per vivere dell’amore e della volontà del Signore, per essere uomini secondo il suo cuore (cf PI 8). In ogni istante della vita, in ogni situazione concreta, non dobbiamo mai restare ancorati a una idea, a una decisione, a un progetto, ma avere quella povertà interiore che ci rende sempre aperti al discernimento della volontà di Dio .

Povertà «nel potere»: «Se uno vuoi essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). L’attuale cultura insinua in noi la sottile tentazione di voler essere i primi, i migliori, di dominare gli altri, di voler comandare, di manipolare i più deboli. «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra di voi» (Mt 20,25-26). Gesù ce ne dà l’esempio nel gesto di lavare i piedi ai suoi apostoli, nell’offerta della sua vita in riscatto per l’umanità (Mc 10,45). Dobbiamo lottare ogni giorno contro la tentazione del potere per avere un cuore libero, umile e generoso .

Povertà «nella propria realtà»: Gesù ci invita a fare la verità in noi stessi. «La verità vi farà liberi» (Gv 8,32). E’ un invito a riconoscere la nostra realtà di grazia e di peccato, di doni e di limiti. Solo riconoscendo i nostri peccati saremo perdonati e ricominceremo ogni giorno il cammino verso la mèta, cercando anche qualcuno che ci accompagni e ci aiuti a fare luce dentro di noi. «Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio» (Gv 3,21). L’itinerario, tracciato a partire dalla nostra povertà personale, non è fare delle opere per Dio ma le opere in Dio, e questo ci manterrà sempre nell’umiltà e nell’ascolto .

Povertà «del cuore»: «imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29).

Vivere a partire dal cuore permette di vivere con intensità, con passione, nel vero ascolto degli altri. Ma quante insidie rendono ogni giorno schiavo il nostro cuore! Ostilità, invidie, gelosie, relazioni non trasparenti bloccano la crescita della vita e rendono aridi e infruttuosi. La fecondità del cuore cresce nella misura in cui siamo capaci di estirpare tutto ciò che impedisce di amare veramente.

 

LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA:

OPPORTUNITÀ E INSIDIE

 

Seguire Gesù povero, mite e umile di cuore, non è una scelta fatta una volta per sempre tanti anni fa, ma una decisione da rinnovare ogni giorno e da ravvivare con la contemplazione profonda e la familiarità con la Parola e con il Gesù del Vangelo.

E’ nella vita quotidiana, nei sentimenti e negli atteggiamenti di ogni giorno che manifestiamo la scelta di fondo della nostra vita.

Oggi la Vita Consacrata sta vivendo una fase difficile e di forte cambiamento: mancano vocazioni nel nord del mondo mentre sono numerose nel sud del mondo, sebbene ancora alla ricerca di una forza e di una storia che garantisca loro l’appropriazione e l’interiorizzazione dell’eredità ricevuta. In questi tempi, poi, siamo tutti chiamati a guardare in faccia alla realtà così come è, senza ideologizzazioni e giustificazioni. Siamo sollecitati a cercare cammini concreti che ci sciolgano dalla staticità e dalla stanchezza in cui possiamo essere caduti, altrimenti rischiamo di restare attraccati a riva e di non acconsentire all’invito del Maestro a prendere il largo (Lc 5,4).

Visitando le comunità del nostro Istituto si nota che il quotidiano è la realtà che ci permette di verificare se siamo capaci di «Ripartire da Cristo» . Per una vera efficacia e vivacità della vita personale, comunitaria e apostolica siamo continuamente invitati a confrontarci con il Cristo povero del Vangelo, la pietra angolare della vita, della comunità e della missione.

Siamo convinti che la nostra povertà passa attraverso l’esame continuo, personale e comunitario, del rapporto con le cose e con il denaro, dello stile di vita quotidiana, degli atteggiamenti e dei sentimenti verso gli altri. Qui si realizza la formazione permanente, che diventa conversione permanente, ai sentimenti e al modo di agire del Signore.

Per questo desideriamo soffermarci, con franchezza e carità, su alcuni aspetti della vita quotidiana che ho visto allo stesso tempo come opportunità per vivere la sequela di Gesù Povero, ma anche come insidie che bloccano il nostro cammino di consacrati e di evangelizzatori. Senza la pretesa di essere esaustivi ma semplicemente di richiamare gli ambiti più ricorrenti della nostra vita quotidiana che spesso non sappiamo vagliare alla luce del Gesù Povero dei Vangeli.

 

A LIVELLO PERSONALE

 

Conti economici personali: Spesso oggi riscontriamo questa prassi che è un segno chiaro della perdita del senso di appartenenza alla comunità, con la conseguenza di decidere da soli circa l’utilizzo del denaro. Quale opportunità sprechiamo quando non operiamo un discernimento comune sull’utilizzo evangelico dei beni che il Signore affida alle nostre mani! Diventiamo padroni dei pochi o molti soldi che possediamo, non abbiamo più cura della relazione con essi e non viviamo più al seguito di Gesù Povero.

«L’argent de poche»: Originariamente tale piccola somma era per le spese minute, per gli imprevisti, per l’elemosina. Ma oggi, spesso, l’argent de poche è quasi equivalente, se non superiore, allo stipendio di un semplice operaio locale. Considerando che ogni confratello attinge il necessario per la sua vita nella comunità, che senso ha tale prassi? Come ci si procura questo denaro? Come gestiamo il denaro a noi affidato? Forse il Signore vuole offrirci l’opportunità di verificare queste tradizioni e vedere se sono veramente secondo lo spirito delle prime comunità cristiane. E’ bene prendere coscienza che spesso parte dei soldi che sono nelle nostre mani non proviene da tasche abbondanti, ma povere come quelle della vedova del Vangelo (Mc. 12,42-44). La gente semplice, che ci sostiene a prezzo di rinunce e sacrifici, forse andrebbe in crisi se sapesse come, a volte, vengono usate le loro donazioni.

«Diritto allo studio»: è una affermazione che ascoltiamo più volte tra di noi. Ora, la preparazione specifica per la missione, è un dono del quale usufruire perché il nostro ministero sia di qualità. Ma quando lo studio diviene un diritto personale, allora è una insidia che porta a guardare al titolo, ad assicurarsi tempo e denaro necessario per soddisfare spesso i gusti personali, In fondo è un distanziarci dal servizio agli altri a cui ci chiama Gesù con il suo esempio.

Vacanze: avere tempi e spazi per rigenerare le energie del corpo e dello spirito, per un armonioso equilibrio interiore e per restituirei con rinnovato entusiasmo a noi stessi, alla comunità e alla missione, è certamente una opportunità. Ma le vacanze diventano una insidia quando non si valuta a sufficienza il tipo di viaggio e la meta, non si tiene conto delle spese di soggiorno o altro, si trascurano gli impegni della nostra missione verso gli altri. «I poveri non vanno mai in vacanza ... ».

Cellulare, computer, mezzi di comunicazione e trasporto: le conquiste della scienza e della tecnica offrono straordinarie opportunità di comunicazione interpersonale. In ambito pastorale sono strumenti formidabili per potenziare il servizio dell’annuncio, dell’accompagnamento delle persone, per moltiplicare in luoghi diversi e in tempi reali la presenza di testimonianza, di solidarietà, di illuminazione alla scuola del Vangelo. Ma quando ci rendono schiavi, allora tali strumenti possono diventare delle insidie: perdiamo il loro giusto significato, li usiamo in ogni momento e ne diventiamo dipendenti. Occorre non perdere mai di vista che questi strumenti trovano il loro valore nel riferimento alla missione. Così saremo aiutati a mantenerci liberi anche da questi mezzi ogni volta che invadono spazi e tempi preziosi da dedicare al servizio del Regno.

 

A LIVELLO COMUNITARIO

 

Rapporti economici: nella nostra tradizione esiste la consuetudine, collaudata nel tempo, che ogni comunità, a vari livelli, presenti a chi di dovere un rapporto sull’andamento economico. E’ una dimensione della fraternità e della povertà. Purtroppo questo non avviene in tutte le nostre comunità, mentre si è alquanto solleciti nel chiedere sovvenzioni alla Amministrazione generale o ad altri enti e persone! E’ una insidia che impedisce ai singoli e alla comunità una doverosa e serena valutazione dell’uso dei beni, in coerenza con la scelta della sequela di Gesù Povero. Occorre urgentemente recuperare alcuni strumenti della tradizione e del buon vivere comune che aiutano ad essere maturi e responsabili. Dobbiamo insegnare ai giovani le nozioni di contabilità, la gestione e il costo dei beni, l’uso corretto del tempo, delle risorse e del denaro nonché renderli sensibili alle problematiche del lavoro. E’ bene ricordarci spesso che noi non siamo proprietari, ma «amministratori fedeli e saggi» dei doni che il Signore, sovente attraverso persone buone e semplici, pone nelle nostre mani per il bene di tutti e specialmente dei più poveri.

Salari e pensioni: l’organizzazione sociale ha fatto grandi passi in alcuni Paesi e sta poco a poco crescendo anche in altri. Ciò offre la possibilità di usufruire di benefici sociali, quali la pensione o lo stipendio frutto del nostro lavoro. Ma non è raro trovare confratelli che giudicano queste realtà come faccende personali: quindi salari e pensioni diventano proprietà privata da gestire secondo i propri criteri. E’ un altro segno che abbiamo perso il senso di appartenenza alla comunità e la corresponsabilità per il bene di tutti, dentro e fuori la comunità. Anche nelle famiglie umane i padri risparmiano sulle loro entrate per aiutare i figli in difficoltà!

Testimonianza di vita: per esperienza sappiamo che la missione formativa non è facile. Tuttavia rimane un compito fondamentale che si assolve principalmente con la testimonianza di vita sia dei formatori che delle comunità in missione. Alcune volte vi sono discrepanze nello stile di vita: tra missionari ad gentes che ricevono aiuti economici da fuori e le presenze autoctone; tra formatori e giovani in formazione come se si appartenesse a categorie differenti; nei giovani in formazione stessi, che esigono tutto, allontanandosi da uno stile di vita semplice e vicino alla condizione della gente! E’ importante che fin dall’inizio del cammino formativo i giovani candidati siano accompagnati sui sentieri della sobrietà nel cibo, nel vestire, nel saper collaborare con il proprio lavoro manuale alla vita di tutti i giorni.

Senso di appartenenza e corresponsabilità: è importante sviluppare, in ogni confratello e in ogni giovane in formazione, il senso di appartenenza e corresponsabilità che si esprime nell’impegno personale e comunitario per il sostentamento dell’Istituto in tutte le sue entità. Giorno per giorno, è necessario superare l’insidia di sentirei dei dipendenti, dei salariati perché sarebbe un negare alle fondamenta la nostra scelta di entrare in una famiglia, in una comunità e vivere come parte responsabile e attiva di essa. Da qui lo sforzo di ciascuno e di ogni comunità perché si raggiunga una certa autonomia economica, frutto dello spirito di solidarietà e della creatività nel sovvenire alle necessità della vita e della missione.

Applicazione del Direttorio dell’amministrazione dei beni: alla luce delle Costituzioni e del Direttorio è importante chiarire e praticare le norme per quanto riguarda l’utilizzo dei beni. Bisogna essere attenti a non contrarre debiti senza la necessaria autorizzazione per non esporre la comunità al rischio di doverne assumerne la responsabilità a salvaguardia del buon nome della nostra famiglia missionaria e per rispetto dei creditori. Nello stesso tempo è saggio discernere in comunità gli impegni nel sociale perché non vadano oltre le capacità economiche permesse e i limiti della prudenza e della convenienza religiosa.

 

A LIVELLO DI LIBERTÀ

E DISPONIBILITÀ ALLA MISSIONE

 

Lo spirito di famiglia: ognuno di noi sente di dover ringraziare Dio per la propria famiglia, dalla quale ha ricevuto il dono della fede ed è stato accompagnato nella crescita. Nelle diverse culture il senso della famiglia prende accenti differenti, ma il messaggio e l’esempio di Gesù di fronte a sua madre e ai suoi parenti (Mc 3,31-34) sono chiari per tutti e, se vissuti coerentemente, ci portano a ricevere il «centuplo» (Mc 10,28-31). Occorre quindi valutare il comportamento di ciascuno in merito ai legami che spesso manteniamo con la famiglia, agli aiuti finanziari che destiniamo ad essa. È bello invece sperimentare un appoggio incondizionato della propria famiglia umana in vista della nostra totale libertà missionaria.

Il diventare prete e religioso: la consacrazione religiosa, la vita e il lavoro apostolico in una comunità, il sacerdozio sono tutti doni che ci impegnano a vivere la vicinanza, la solidarietà e il servizio gratuito ai nostri fratelli nella missione. Ma può talvolta capitare che i beni materiali che riceviamo nella comunità, le facilitazioni economiche che sono a nostra disposizione, anziché fonte di comunione con i fratelli, possono divenire motivo di separazione: ci mettiamo o ci sentiamo più in alto, non ci sporchiamo più le mani, non siamo più capaci di lavori umili, perché incompatibili con la nostra nuova dignità... Anche questa è una insidia che fa perdere di vista Gesù, che si fa tutto a tutti, e sceglie dei pescatori e delle persone semplici come collaboratori.

La testimonianza personale nella missione: alla luce della Parola di Dio, siamo tutti invitati a verificare quotidianamente la verità che è in noi e a saper intraprendere quel cammino di conversione permanente che ci permetterà di essere dei testimoni credibili con la nostra vita, perché «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri io fa perché sono testimoni» (Paolo VI, EN, 41). La vera missione si è sempre realizzata con i testimoni, i martiri, i confessori, i santi. L’insidia in cui sovente cadiamo, quando perdiamo di vista la radicalità di vita, è l’ideologizzazione e la giustificazione per cui siamo capaci di offrire buoni consigli, chiare indicazioni per gli altri, ma senza una coerenza di vita da parte nostra! Gli Atti degli Apostoli dicono che Gesù cominciò «prima a fare e poi ad insegnare» (At1, 1).

Costruzioni e progetti per la comunità e per la missione: la solidarietà missionaria ci dà l’opportunità di ricevere spesso aiuti, talora consistenti, da investire in favore dei fratelli nel bisogno o per le necessità della comunità. E’ una grande occasione per un discernimento comunitario sui progetti e la loro realizzazione concreta, perché ogni opera sia per il bene di tutti in uno stile semplice e secondo la nostra scelta di povertà. E’ importante che anche per questi progetti di solidarietà si tenga una contabilità accurata così da rendere ragione di come investiamo i beni che ci sono affidati. Spesso siamo esposti all’insidia di fare scelte personali e legare costruzioni o progetti alla propria persona, perdendo di vista l’atteggiamento a cui Gesù ci invita: essere «servi inutili» (Lc 17,10).

Disponibilità alla missione: la nostra identità missionaria chiede apertura e disponibilità per dove c’è più bisogno. Ma a volte un tarlo si insinua nel cuore di alcuni di noi e non ci si rende disponibili per luoghi troppo poveri, che esigono troppe rinunce ... Sembra quasi un’offesa alla propria dignità e quindi si ha l’impressione di essere mandati in esilio e a soffrire.

 

CONDIVISIONE DEI BENI AL SERVIZIO DELLA MISSIONE

 

Trasparenza e responsabilità, solidarietà in riferimento alla nostra missione in mezzo ai poveri e con i poveri della terra: ecco il cammino da percorrere per essere fedeli e realizzare le sfide che la Congregazione si è fissate.

 

TRASPARENZA E RESPONSABILITÀ

La buona amministrazione dei beni, espressa nella corretta contabilità, è uno strumento importante che permette di fare una valutazione nella nostra vita personale e comunitaria e per operare le potature evangelicamente necessarie per essere degli autentici missionari della Consolata.

Chiamati, come Gesù, a uno stile di vita semplice e povero, vicini alla realtà della gente del proprio paese, eviteremo di presentare la Vita Consacrata come una promozione. Occorre chiarezza nel discernere le motivazioni vocazionali dei candidati, per prevenire serie difficoltà di inserimento nell’identità carismatica dell’Istituto, con conseguente dispendio di energie per sostenere presenze difficili. La quantità delle vocazioni non è sempre segno di una testimonianza evangelica della nostra vita.

Chiamati a vivere del proprio lavoro: è urgente e necessario un cammino verso una certa autonomia delle comunità a partire dal proprio lavoro missionario e vicino allo stile di vita del proprio popolo. La Vita Consacrata e Missionaria è sempre nata tra i poveri e si è posta al servizio dei poveri. Già nella fase formativa è importante creare una cultura del lavoro manuale e della sobrietà di vita come espressioni del cammino evangelico. Il punto di riferimento resta sempre il ritorno all’essenzialità del Vangelo e alla persona di Gesù.

Chiamati a dar conto con trasparenza di ciò che si ha e di ciò che si riceve: senza la verità non si fa cammino e non si entra nello spirito delle prime comunità cristiane e della secolare tradizione tramandataci da generazioni di persone consacrate. E, come ci dice San Pietro, «l’inganno non si fa agli uomini, ma a Dio» (At 5,4).

 

SOLIDARIETÀ

«Ogni cosa era fra loro comune» (At 4,32). La comunione dei beni all’interno del nostro Istituto è una esigenza profetica di fronte ali’ attuale mondo globalizzato che spinge sempre più verso l’individualismo e il profitto personale.

Allo stesso tempo la solidarietà va realizzata in modo tale che anche le comunità nei paesi in via di sviluppo possano poco a poco crescere verso una certa autonomia, perché questo dà dignità, forza interiore e responsabilizza ciascuno a vivere del frutto del proprio lavoro.

Ma è importante che tutti lavorino per il bene comune, sentendosi veramente responsabili gli uni degli altri. Il nostro cammino di missione deve portarci a creare una vera fraternità.

Purtroppo questo, in alcuni casi, ha prodotto un atteggiamento di dipendenza. Si rende urgente e necessario un cambio di mentalità e un’opera di informazione e formazione. La crisi economica mondiale dei nostri giorni, che si ripercuote all’interno della nostra comunità, è senza dubbio una grande opportunità per tracciare insieme nuovi cammini di solidarietà e allo stesso tempo rivedere la nostra vita nella luce dell’impegno che ci siamo assunti di seguire Gesù povero.

Ed è importante non scordare mai che la condivisione dei beni e la solidarietà sono sempre in funzione della missione carismatica dell’Istituto. Alcune volte si nota che la preoccupazione per i beni materiali non è in stretto legame con la qualità della formazione alla missione e con la solidarietà con i nostri fratelli più piccoli, i poveri, che ci riportano all’essenziale del Vangelo e alle nostre origini fondazionali.

 

POVERI CON I POVERI

Gesù con il suo esempio non ci insegna a fare delle cose per i poveri, ma a vivere come Lui, povero e amico che sta con i poveri. Il Vangelo non è solo annunciato ai poveri, ma è annunciato da un Maestro che «pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo al condizione di servo» (Fil 2,6-7).

La fonte di tutto è sempre l’ascolto della Parola, altrimenti l’amore si raffredda o diventa ideologia che allontana o strumentalizza i poveri. La Parola rigenera ogni giorno in noi un cuore aperto ai poveri, che alimenta anche la Comunità e l’Eucaristia.

Da anni andiamo affermando: «I poveri ci evangelizzano». Mettiamoci veramente alla loro scuola! Guardandoli negli occhi ogni giorno, ci aiuteranno a smantellare le nostre false sicurezze, fondate non sulla roccia ma sulla sabbia. La prossimità ai poveri con il cuore ci svelerà le nostre debolezza e fragilità, ci metterà in grado di sperimentare la ricchezza della loro umanità, delle loro parole, della loro amicizia e della loro gratitudine. Ci scuoteranno dalla nostra tranquillità. Ricordiamo le parole di Papa Benedetto XVI: «II programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è ‘un cuore che vede’. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente» (Deus Carìtas est, 31).

 

Non è fuori posto un invito ad aprire gli occhi e il cuore anche ai poveri di casa nostra cioè ai confratelli che nelle nostre comunità vivono nel disagio, nella malattia, nell’anzianità ... Come buoni samaritani prendiamoci cura di loro e aiutiamoli ad accogliere i gesti della nostra solidarietà fraterna e cordiale.

 

CONCLUSIONE

Nella storia della Vita Consacrata e della missione, un non corretto uso dei beni ha sempre ingenerato una decadenza nella vita religiosa. Allora sono occorse riforme radicali che riportassero al senso profondo del voto di povertà, come sequela e conformazione a Cristo stesso, il quale «da ricco che era si fece povero per arricchire noi con la sua povertà» (2 Cor 8,9). Sembra un paradosso: Cristo non ci ha arricchiti con la sua ricchezza, ma con la sua povertà, cioè con il suo amore che lo ha spinto a darsi totalmente a noi.

Possiamo quindi verificare la qualità della nostra vita consacrata attraverso la qualità della gestione dei beni materiali e spirituali che il Signore ci dona. Questa verifica può essere un ottimo strumento per la riflessione e la condivisione nelle nostre assemblee e riunioni di comunità, senza cadere nell’insidia di belle affermazioni, ma andando al concreto della vita di ogni giorno.

Povertà come liberazione, Purezza di cuore come cammino verso Dio, Onestà professionale nell’uso dei beni e nella loro corretta amministrazione: ecco il percorso per non cadere nella presunzione di avere dei privilegi. Questi, anziché portarci ad essere dei testimoni, ci sono di inciampo alla diffusione dell’Amore di Dio tra gli uomini.

Dobbiamo prestare una particolare attenzione anche all’alleanza con il creato attraverso uno stile di vita sobrio, l’uso consapevole dell’acqua e dell’energia, la contestazione del consumismo. Per fare questo occorre coltivare in noi l’animo profeti co degli uomini della Bibbia e dei missionari che l’Allamano sognava e invocava da Dio.

Il nostro Fondatore ci invita a prendere Maria quale via sicura. L’ispirazione che viene dalla figura della Vergine deve infondere in noi la stessa povertà di spirito che sgorga dal canto del Magnificat La partecipazione di Maria alla missione di salvezza ci porta presso le sofferenze degli uomini, come lei accompagnò il cammino del Calvario e sostò ai piedi della Croce del Figlio.

Buon cammino, buona missione! Coraggio e avanti in Domino!

 

 

Padre Stefano Camerlengo

Roma 19.03.2012


Gli ultimi articoli

Missionari laici della Consolata in Venezuela

16-07-2024 Missione Oggi

Missionari laici della Consolata in Venezuela

Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra...

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

16-07-2024 Notizie

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

Una regione del Paese africano alla mercé della guerriglia islamista C’era ottimismo a Maputo, la capitale mozambicana. La guerriglia a Cabo...

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

onlus

onlus

consolata news 2

 

Contatto

  • Viale Mura Aurelie, 11-13, Roma, Italia
  • +39 06 393 821