“ Tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni..”. Lc.12,13-21.
“Tutto è vanità”(Qo.). “Cercate le cose di lassù, non quelle della terra”(Col.). “La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni”(Lc.); sono il tema della Parola di Dio oggi, che si riduce ad una sola cosa: non lasciamoci ingannare dal luccichio dei beni ingannevoli di questo mondo!..
> Sappiamo bene che cosa può provocare il problema di eredità nelle famiglie, portando alla luce l’avidità nascosta. Pertanto, come si comporta Gesù alla questione che gli viene presentata?
Alla provocazione rivolta a Gesù da uno della folla, di risolvere un problema di eredità tra fratelli, Gesù avrebbe potuto parlare di giustizia, onestà.., si rifiuta di prendere il posto dell’uomo, di sostituirsi alla sua libertà, di decidere per lui. Ciascuno viene rimandato a se stesso, alla propria dignità umana, alla propria coscienza. I problemi di eredità infatti causano molte inimicizie nelle famiglie e sono causa di avidità, ecco perché Gesù interpellato per dire la sua parola di autorità, si rifiuta di dare una risposta. Non si può manipolare il Vangelo per difendere la propria posizione, anche se sembra giusta. Gesù invece ne approfitta per mettere in risalto il problema di fondo: cosa cioè assicura la vita? Non un conto in banca, ma arricchire davanti a Dio.
Nella parabola che Gesù racconta poi troviamo 3 attori: l’uomo ricco; i suoi beni; Dio e il suo giudizio.
L’uomo ricco. Quest’uomo forse ha lavorato bene, e, sudando ha messo da parte i suoi risparmi e interessi, forse con onestà. Ha costruito magazzini e vuole accumulare di più per il futuro.. Ma purtroppo pensa egoisticamente: non pensa alla moglie o ai figli, ma sempre in prima persona: io, i miei raccolti, i miei magazzini, i miei beni, godi anima mia..Questo ricco imprenditore, stolto, si illudeva che la sua vita potesse fondarsi sull’abbondanza dei suoi beni, non ne aveva colto la vanità e l’instabilità; è tutto per lui, l’unica cosa importante per cui vivere. La sua vita è già programmata in vista di questo mondo e del godimento materiale: perciò,”anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia”.Non ha più ragione di sudare, il lavoro per lui non ha più senso,è un “arrivato”, non ha altre preoccupazioni, ha la sicurezza. Però non si è accorto di una cosa: quella cioè di non essere “libero”, ma “schiavo” di quanto possiede, ed è “stolto”, perché non pensa al dopo la sua vita.
/ Gesù non condanna il ricco, perché è ricco, ma lo avverte, piuttosto, che la ricchezza può far perdere il senso della realtà e finisce col dare più peso ai beni di questa terra che alla vita eterna.
L’uomo trova veramente se stesso, non nell’accaparrare, ma nell’amore, nell’amare, nel donare.
I beni. Si dice che il denaro è tutto, è potere, senza denaro non si fa nulla, il denaro dà all’uomo il senso della sicurezza, della possibilità di fare tutto. Scatta allora il lento e costante meccanismo dell’accumulazione; il denaro non basta mai, diventa “idolatria”. Quando il denaro diventa “dio”, per averlo, si è disposti a tutto: estorsioni, rapine, ricatti, delitti, usura, camorra, droga, mafia,terrorismo, guerre, ecc. I giornali sono pieni di cronaca nera, tutto a causa di questo “dio denaro”! Tutti noi abbiamo sempre qualche piccolo “idolo”, che vuol prendere il posto di Dio.
/ Gesù non condanna i beni di questo mondo; è Dio che li ha creati e sono una cosa buona se si usano rettamente, perché ne abbiamo bisogno per vivere. La cupidigia infatti è il desiderio smodato di possedere, di possedere sempre di più. La logica di Gesù è: chi dà, riceve. “Date e vi sarà dato”(Lc.6,38). Anzi, chi dà tutto, per seguire Gesù, riceve cento volte tanto.
Il Signore ci mette in guardia di non servire i beni come idoli al posto di Dio, di non porre la nostra speranza in essi, perché ci rendono schiavi.
Dio e il suo giudizio. Il giudizio di Dio su quest’uomo gaudente, qual è?: “stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Le cose sono una falsa sicurezza; il ricco “è posseduto” dalle cose, ne è schiavo, ma in fondo non le possiede, essendo dipendente da esse.
/ La prima lettura del Qoelet, e il Vangelo, danno dello “stolto” all’ingordo accumulatore:”tutto è vanità”(di breve durata), però con una profonda differenza; per il Qoelet quest’uomo è “stolto” perché “dovrà poi lasciare i suoi beni ad un altro che non vi ha per nulla faticato”, e non se li gode lui stesso! Il saggio biblico dell’AT. non aveva l’idea della ricompensa dopo la morte, perciò diceva: Stolto chi non gode qui! Mentre per Gesù, costui è “stolto” perché “non arricchisce davanti a Dio”, cioè nel farsi un tesoro nel cielo, donando e condividendo: la ricompensa è il Regno, cioè è tutto. La stoltezza dell’avaro non si misura più da ciò che perde in questa vita, ma da ciò che perde nell’altra. Il povero è beato perché possederà il Regno; l’avaro ricco è sventurato perché non lo possederà.
> La morte rivela a tutti, in modo evidente questa verità, e ci suggerisce il nostro atteggiamento nei confronti del mondo e delle cose. Secondo Gesù: ”cercate prima il regno di Dio.. e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù”..
/ La nostra scelta fondamentale: prima degli affetti, anche più cari; prima dei pochi o molti beni che possediamo; prima di noi stessi e di tutto quanto ci riguarda; prima dei nostri personali interessi, deve prendere posto nel nostro cuore, Dio, la vera ricchezza della nostra esistenza. Il fondamento sicuro dell’esistenza è Dio solo; in Lui acquista significato anche l’uso delle cose, in sé buone, perché non saranno più strumento di divisione, ma di comunione. L’uomo non le tiene egoisticamente per sé, ma le trasforma in “segno d’amore”, come fecero s. Francesco e i Santi..
Paolo ce lo ricorda oggi:”Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù... pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”.
> Maria SS. nel Magnificat:“Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
/ Ora nell’Eucaristia, Dio viene a nascondersi con Cristo nella nostra vita.
> Ecco ora alcune frasi di autori saggi che ci fanno riflettere sulla “vera ricchezza”:
1. Cosa è l’avarizia? E’ un continuo vivere in povertà per paura della povertà.
2. Non è povero chi non ha, ma è povero chi non dà.
Nessuno è mai diventato povero per aver dato..
4. L’avaro accumula con sudore quello che deve lasciare con dolore.
5. Il desiderio di ricevere, ha eliminato dalle palme della mano dell’uomo, i peli!(Prov.dei Pigmei).
6. Ci sono molti che non hanno pane, perché quelli che ne hanno, ne conservano troppo per sé.
7. La felicità di questo mondo è composta di tanti pezzi, dei quali ne manca sempre qualcuno.
8. Vuoi essere felice? Dona sempre. Vuoi essere più felice? Donati sempre.
9. Non sciupare la tua vita, pensando solo a te stesso.
10. Impara la lezione dell’albero. L’albero sopporta tutto il calore del sole e dà agli altri la
freschezza dell’ombra.(Detto indiano).
11. Racconto dell’ingordo, che corre nei campi che saranno suoi, e poi muore di infarto!
>”Homo faber” = lavoratore; ”Homo cogitans” = pensatore; ”Homo oeconomicus” = benessere.
/ Col denaro non si compra la felicità, né l’amore: non rende virtuoso, non c’è un futuro felice col conto in banca. “L’homo oeconomicus”, non è cittadino del cielo, gli manca il passaporto, perché davanti alla morte e al giudizio di Dio, i beni non contano nulla!
* Esempi: 1)Il progetto incompleto // 2) S. Francesco e il muratore // 3) I 3 briganti e la morte…
4) La terra che basta…
Il 18 giugno 2016 la comunità del Seminario Teologico di Bravetta ha celebrato con gioia la festa della Consolata insieme agli amici religiosi e laici di Roma. La messa è stata presieduta da Mons. Antony Mukobo, missionario della Consolata, vescovo della diocesi di Isiolo (Kenya). Durante la messa nella condivisione della parola, P. Pendawazima Ditrick, vice superiore generale, ha commentato il “Così sia” della novena alla Consolata del fondatore Beato Giuseppe Allamano come risposta incondizionata della vergine Maria alla proposta salvifica di Dio. Attraverso il “cosi sia” di Maria è stato possibile la realizzazione del progetto di Dio con l’incarnazione nell’umanità. Maria disponibile a collaborare nel progetto di Dio diventa cosi il modello del cristiano e di ogni missionario nell’annuncio attraverso la parola e vita.
Al termine dell’Eucaristia Mons. Antony Mukobo prima di consegnare il crocifisso, segno del mandato, ha ammonito i nuovi inviati dicendo “nessuno si manda da solo. Gesù è stato inviato dal Padre, Lui ha mandato gli apostoli ed oggi il mandato è affidato a voi”. In seguito fu dato il mandato missionario ai padri Joseph Cesar, Omolo Joseph Omondi, Simbeye Mapinduzi Marck e a Fumo Celio e Mabuana Cristophe, seminaristi del terzo anno di teologia.
Signor Cardinale,
venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,
do il benvenuto a tutti voi, Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e collaboratori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Ringrazio il Cardinale Fernando Filoni per le parole che mi ha rivolto, e tutti voi per il vostro prezioso servizio alla missione della Chiesa che è quello di portare il Vangelo «ad ogni creatura» (Mc 16,15).
Quest’anno il nostro incontro avviene nel centenario della fondazione della Pontificia Unione Missionaria (PUM). L’Opera si ispira al beato Paolo Manna, prete missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere. Sostenuta da san Guido Maria Conforti, essa fu approvata dal Papa Benedetto XV il 31 ottobre 1916; e quarant’anni dopo il venerabile Pio XII la qualificò come “Pontificia”. Attraverso l’intuizione del beato Paolo Manna e la mediazione della Sede Apostolica, lo Spirito Santo ha condotto la Chiesa ad avere una sempre maggiore consapevolezza della propria natura missionaria, portata poi a maturazione dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il beato Paolo Manna comprese molto bene che formare ed educare al mistero della Chiesa e alla sua intrinseca vocazione missionaria è una finalità che riguarda tutto il santo Popolo di Dio, nella varietà degli stati di vita e dei ministeri. «Dei compiti dell’Unione Missionaria alcuni sono di natura culturale, altri di natura spirituale, altri infine pratici ed organizzativi. L’Unione Missionaria ha il compito di illuminare, di infiammare, di agire organizzando i sacerdoti, e per essi tutti i fedeli, in ordine alle missioni». Così si esprimeva il Fondatore della Pontifica Unione Missionaria nel 1936 in un suo storico intervento, tenuto durante il secondo Congresso Internazionale dell’Opera. Tuttavia, formare alla missione vescovi e sacerdoti non significava ridurre la Pontifica Unione Missionaria ad una realtà semplicemente clericale, ma sostenere la gerarchia nel suo servizio alla missionarietà della Chiesa, propria di tutti: fedeli e pastori, sposati e vergini consacrati, Chiesa universale e Chiese particolari. Attuando tale servizio con la carità loro propria, i Pastori mantengono la Chiesa sempre ed ovunque in stato di missione, la quale è sempre in ultima analisi opera di Dio, ed è partecipata, grazie al Battesimo, alla Confermazione e all’Eucaristia, a tutti i credenti.
Cari Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, la missione fa la Chiesa e la mantiene fedele al volere salvifico di Dio. Per questo, pur essendo importante che vi preoccupiate della raccolta e della distribuzione degli aiuti economici che diligentemente amministrate in favore di tante chiese e tanti cristiani bisognosi, servizio per il quale vi ringrazio, vi esorto a non limitarvi soltanto a questo aspetto. Ci vuole “mistica”. Dobbiamo crescere in passione evangelizzatrice. Io ho paura – ve lo confesso – che la vostra opera rimanga molto organizzativa, perfettamente organizzativa, ma senza passione. Questo lo può fare anche una ONG, ma voi non siete una ONG! La vostra Unione senza passione non serve; senza “mistica” non serve. E se dobbiamo sacrificare qualcosa, sacrifichiamo l’organizzazione, andiamo avanti con la mistica dei Santi. Oggi, la vostra Unione missionaria ha bisogno di questo: mistica dei Santi e dei Martiri. E questo è il generoso lavoro di formazione permanente alla missione che dovete fare; che non è soltanto un corso intellettuale, ma inserito in questa ondata di passione missionaria, di testimonianza martiriale. Le Chiese di recente fondazione, aiutate da voi per la loro formazione missionaria permanente, potranno trasmettere alle Chiese di antica fondazione, a volte appesantite dalla loro storia e un po’ stanche, l’ardore della fede giovane, la testimonianza della speranza cristiana, sostenuta dal coraggio ammirabile del martirio. Vi incoraggio a servire con grande amore le Chiese che, grazie ai martiri, ci testimoniano come il Vangelo ci renda partecipi della vita di Dio, e lo fanno per attrazione e non per proselitismo.
In questo Anno Santo della Misericordia, l’ardore missionario che consumava il beato Paolo Manna, e dal quale scaturì la Pontificia Unione Missionaria, continui ancora oggi a far ardere, appassionare, rinnovare, ripensare e riformare il servizio che questa Opera è chiamata ad offrire alla Chiesa intera. La vostra Unione non deve essere la stessa il prossimo anno come quest’anno: deve cambiare in questa direzione, deve convertirsi con questa passione missionaria. Mentre ringraziamo il Signore per i suoi cento anni, auspico che la passione per Dio e per la missione della Chiesa porti la Pontifica Unione Missionaria anche a ripensarsi nella docilità allo Spirito Santo, in vista di una adeguata riforma delle sue modalità - adeguata riforma, cioè conversione e riforma - attuative e di un autentico rinnovamento per il bene della formazione permanente alla missione di tutte le Chiese. Alla Vergine Maria, Regina delle Missioni, ai santi Pietro e Paolo, a san Guido Maria Conforti e al beato Paolo Manna affidiamo con gratitudine il vostro servizio. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me, perché non scivoli nella “beata quiete”; perché anch’io abbia ardore missionario per andare avanti.
E vi invito a pregare insieme l’Angelus.
È stato l’Allamano ad introdurre al santuario la “Novena alla Consolata”, secondo la testimonianza processuale del Can. Giuseppe Cappella: «Per sua iniziativa, venne stabilita la novena solenne predicata in preparazione alla festa della Consolata».
Il modo di esporre il contenuto della novena è molto ordinato: ogni giorno, la predica inizia con una citazione generalmente presa dall’Ufficio della Consolata, che, a sua volta, spesso è desunta dalla Bibbia. Segue poi lo svolgimento della predica, diviso sempre in tre punti, con diverse citazioni dirette o indirette del pensiero di Santi Padri, o di altri santi più conosciuti dall’Allamano. Ogni punto inizia con l’esposizione dell’argomento trattato e termina con un incoraggiamento di tipo ascetico e morale. Al termine di ogni giorno c’è sempre una preghiera a Maria, con l’invito a recitare 7 “Ave Maria”. La prima di queste preghiere è la traduzione dell’oremus della Consolata, mentre le altre sono composte in relazione al tema trattato e a volte contengono concetti desunti da preghiere classiche. I temi sono suddivisi in nove giorni, più il giorno della festa, per cui le trattazioni in tutto sono dieci. Il tono generale e lo stile sono molto caldi. A volte sembra che sia più il cuore a parlare. La Madonna è abitualmente la “cara Consolata”.
C’è ancora da precisare il concetto di “consolazione” che i cristiani ricercano da Maria e che l’Allamano presuppone nel comporre questa novena. Non c’è dubbio che qui si tratta della “consolazione dalle afflizioni”. E le afflizioni umane, per l’Allamano, sono molte. Ogni giorno ne viene evidenziata una. Esse sono: il peccato, o la freddezza spirituale, o il dubbio; le preoccupazioni terrene per il lavoro, per l’educazione dei figli, per lo studio, ecc; la povertà; le indisposizioni fisiche, le malattie, le epidemie, l’abbandono; le disgrazie naturali; le guerre; la morte. L’Allamano al nono giorno sottolinea la necessità di consolare Maria, afflitta dai nostri peccati. Infine, il giorno della festa, è riservato alla gioia: “rallegrati Gerusalemme”, essere consolati con Maria.
GIORNO PRIMO
Consolamini pusillanimes, respirate miserabiles:
Virgo Deipara et humani generis advocata
Idonea, sapientissima, universalis.
Consolatevi, o pusillanimi, respirate e fatevi animo, o miserabili: La Vergine Madre di Dio è l’avvocata del genere umano Idonea, sapientissima, universale (S. Tommaso da Villanova).
Vedete anime cristiane, quanto dobbiamo consolarci, avendo presso Dio un’avvocata sì potente e sì desiderosa di ottenerci ogni bene. Penetriamoci di tale verità e colla S. Chiesa supplichiamo la Vergine di volgere a noi i suoi sguardi misericordiosi.
Vedi anima Cristiana dove devi cercare consolazione nelle tue tribolazioni. Hai finora così operato? O non piuttosto Maria Consolata fu l’ultima a Cui ricorresti ne’ tuoi bisogni. Quale danno per te! Incomincia oggi a ricorrere a Lei, che ben conosce tutte le tue angustie e può, se il tuo bene non esige altrimenti, liberartene, sempre può consolarti.
Felice tu che leggi queste parole; Maria, come vedi, è anche per te; anche te vuole a parte delle Sue grazie e delle Sue consolazioni. Se abbisogni di consolazioni, e chi non ne ha bisogno? Vieni a Maria Consolata, entra nel caro Santuario, accostati al Suo Altare e con una preghiera di nove giorni, sta certo che ne tornerai consolato […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Signor nostro Gesù Cristo, il Quale per una provvidenza ineffabile avete stabilito che ogni bene noi ricevessimo per mano della Madre vostra Maria, concedeteci di grazia, che venerandola noi sotto il soavissimo titolo della Consolazione possiamo continuamente godere dell’aiuto e del potere della Medesima. Così sia.
GIORNO SECONDO
Quomodo si qui Mater blandiatur, ita ego
Consolabor vos, et in Jerusalem consolabimini:
Videbitis et gaudebit cor vestrum (Off. – Respons. Matut.)
Come una madre accarezza il bambino, così io
Consolerò voi e sarete consolati in Gerusalemme:
Voi vedrete e si rallegrerà il vostro cuore.
Prega questa buona madre ad ottenerti un cuore di figlio per non essere ingrato e meritare i salutari e consolanti effetti del Suo amore.
E tu anima cristiana quale premura avesti finora di ricorrere a Maria ne’ tuoi bisogni? Accorrono da lungi al caro Santuario i popoli e ne ottengono grazie abbondanti e tu che vi abiti sì dappresso come approfitti di questa fonte di ogni consolazione, come è chiamata Maria da S. Efrem? […]. Proponi di accorrere sovente a Maria SS. Consolata nel Santuario.
Andiamo anche noi con fiducia a questo trono di grazia per essere aiutati nelle nostre necessità (Messa Off. B. V. d. Misericordia). L’anima nostra sitibonda, dice S. Bernardo, si rechi a questa Fonte di misericordia, la nostra miseria ricorra con tanta sollecitudine a questo cumulo di misericordia (Off. Om.) Proponiamo che ogni qualvolta vedremo disgrazia e infortuni sospesi per cader su di noi, staremo alla tua presenza, o Maria, in questa Casa, dov’è invocato il Nome tuo; alzeremo i nostri clamori a Te nelle tribolazioni, e Tu ci farai lieti. In Te hanno sperato i nostri Padri e Tu li liberasti; così anche noi instaremo a pregare in questo S. Luogo e Tu ci rallegrerai. Sì, Non cesseremo di pregarti e Tu a gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ci consolerai (Off. Vesp.).
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O Maria Consolata, Madre di Gesù e Madre mia, permettetemi che colla confidenza di figlio ricorra a voi oggi nelle mie pene. Voi non avete mai respinto dal vostro materno Cuore chiunque venne a Voi per grazie in questo Santuario. Mia cara Madre spargete anche su di me abbondanti le vostre consolazioni, le quali mi confortino e rallegrino in vita e mi dispongano alla letizia sempiterna. Così sia.
GIORNO TERZO
Ecce Maria erit spes nostra, ad quam confugimus
In auxilium, ut liberet nos, et veniat in adiutorium
Nostrum , et consoletur nos. (Off. Ant. Ad Magnif.)
Ecco che Maria è nostra speranza, alla quale
Ricorriamo per aiuto, affinché ci liberi e
Venga in nostro soccorso e ci consoli.
Se tu che leggi sei peccatore, per quanto carico di peccati tu sia, concepisci fiducia nel patrocinio di Maria, non aver timore o vergogna di rivolgerti a Lei, che è la speranza di tutti i peccatori anche disperati di ancor guarire, come la chiama il devoto Blosio: “disperantium spes” (Cynel I ad Mar.). Maria invocata verrà in tuo aiuto per liberarti dalle catene del peccato e farà di te un trofeo di più delle Sue Consolazioni. Che se tu non sei peccatore, ringrazia Maria, per cui protezione certamente sei stato sostenuto a non cadere in tale stato, od un tempo caduto, ne sei poi risorto.
Anima cristiana, se tu sei una di costoro, che uscito dal peccato ti senti ancora fiacco nel bene e per la veemenza delle cattive abitudini quasi disperi di perseverare, vieni per aiuto a Maria Consolata. Maria, madre nella santa speranza solleverà il tuo spirito abbattuto; e tu sotto i suoi occhi riprenderai nuovo vigore nella via della tua conversione e della santificazione. Che se per tua disgrazia per non essere stato pronto ad accorrere alla Vergine, ricadesti nella colpa dopo aver ottenuta la grazia, neppure in questo caso non devi disarmarti; Maria è ancora per te, poiché è vena inesauribile di perdono e ricorrendo a Lei dopo le ricadute purché con desiderio di emendarti sarai sempre ben accolto.
Anima devota, prega instantemente per la conversione de’ tuoi cari; se fortunatamente non ne hai di tali, prega per tanti, che sono nel mondo. Con ciò quanto bene farai a’ tuoi prossimi ed a te, stando scritto, che chi salva un’anima, si predestina la propria.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, madre di consolazione e rifugio dei peccatori, a voi ricorro oggi per la conversione dei peccatori e per tutti quelli che vi furono un tempo devoti. O madre della santa speranza rivolgete su di loro i vostri occhi misericordiosi, sicché col desiderio e colla fiducia del perdono ottengano per vostro mezzo forza a pentirsi ed a perseverare nel bene. Così sia o clemente o pia o dolce Vergine Maria.
GIORNO QUARTO
Convertam luctum eorum in gaudium et consolabor
Eos, et laetificabo a dolore suo (Off. Antif.)
Cangerò il loro lutto in gaudio e li consolerò
E farò argomento di lor letizia il passato dolore.
Anima cristiana, che in queste poche parole scorgi presso a poco il tuo ritratto, hai necessità di avvicinarti a Maria Consolata; la cara Madre ti attende al suo Altare. Dal trono delle sue misericordie rimirandoti pare che ti dica: fino a quando stai lì avvilita come prostrata a terra, che soddisfatti i pochi doveri del Cristiano o poco più, perché il Direttore di tua coscienza, le convenienze o le abitudini lo esigono, non sai sollevarti o dare un passo nella via della virtù e della perfezione. Vedi quanti simili a te, bisognosi di amore si scaldano ogni giorno a quest’altare; tu sola, mia cara, sempre nelle tue quotidiane imperfezioni e freddezze; Maria è portatrice di fuoco, dice S. Caterina da Siena […]. A Lei ricorri ancora una volta, anima scoraggiata e dimmi poi se in quel giorno, in quell’ora non avrai sentito commosso e come cambiato il cuore […].
Anima desolata, in tali distrette la tua stella è Maria, ti grida S. Bernardo: “Mariam cogita, Mariam invoca”; nei pericoli di peccare, nelle angustie delle tentazioni, nei dubbi della mente pensa a Maria, invoca Maria (Hom. 2 super Missus). Maria solleva la nostra trepidazione, eccita la fede, rafforza la speranza, respinge da noi la diffidenza e ci solleva dalla nostra pusillanimità (S. Bernardo Om. In Nat. B. V. M.). […] Se tu che hai intrapreso la novena di Maria, sei di queste anime provate, prendi la santa abitudine di ricorrere a Maria ne’ tuoi bisogni; venendo poi la prova troverai pronta Maria a consolarti: “et consolabor eos”.
“Uomo chiunque tu sei, ti dice S. Bernardo, che in questa vita ti pare piuttosto di ondeggiare fra pericoli e procelle, che camminare su fermo terreno, se non vuoi restare sommerso non voler ritorcere gli occhi dal fulgore di questa stella; tenendole dietro non errerai sulla retta via, raccomandandoti a Lei, non ti dispererai, sotto la sua protezione non temerai di perderti, ed essendoti Maria propizia, giungerai certamente al Paradiso” (Hom. 2 super Missus). Pertanto qualunque sia il nostro stato spirituale, veniamo a Maria per conforto, lume e coraggio […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, madre mia dolcissima, voi conoscete che io vorrei essere buono, vorrei amare il mio Dio con tutto il mio cuore. Voi, o cara Madre, foste testimone de’ sacrifizi che feci per essere tutto del Signore e di Voi.. Ebbene non permettete che al presente mi senta lontano da Voi, unica meta del mio cuore. Rasserenate, o madre, il cielo dell’anima mia, e ditemi, che io amo tuttora il mio Dio e Voi. Questo mi sarà bastante per ripetervi i sacrifici passati ed abbandonarmi alla vostra misericordia. Così sia.
GIORNO QUINTO
Ave spes, consolatio, refugium nostrum,
O Maria (Off. Ant.)
Vi saluto, o Maria, nostra speranza,
Nostra consolazione e nostro rifugio.
Tu, o cristiano che leggi tali cose, qual premura avesti finora di ricorrere a Maria nelle tue miserie? Non sei stato di quelli, che nelle distrazioni e ne’ piaceri del mondo cercano conforto e sollievo, non in Maria tutta propensa al tuo bene e spargere su di te le sue misericordie. Cambia tenore di vita e spera in sì buona Madre.
Col tuo volto, ci fa dire la Chiesa, Tu, o Maria ci riempi di allegrezza e nella tua mano sono ogni sorta di diletti. Vedi anima addolorata il frutto della vera e costante devozione alla Vergine: pregala per tutti i dolori, che ti affliggono e spera nella madre della grazia e nella Fonte di ogni consolazione.
Coraggio adunque o tutti che siete tristi ed afflitti, accostatevi a Maria, fonte d’ogni consolazione; […] Anima cristiana vieni da Maria e dimmi poi se non ne partisti rasserenata.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Vergine Santissima, Madre mia Maria, in voi ripongo oggi tutte le mie speranze e le mie pene verso nel vostro cuore. Vedete, o cara Madre, come i miei giorni passano nel dolore ed i miei anni ne’ gemiti. Voi sarete d’ora in poi l’unico mio rifugio dopo Dio. Confortatemi, consolatemi nelle dure prove, acciò non mi smarrisca, ma con pazienza sopportandole, giunga al premio eterno in Paradiso. Così sia.
GIORNO SESTO
In sinu Mariae, infirmus invenit remedium
(Kempis presso S. Alfonso – Glorie di Maria)
Nel cuore di Maria l’infermo trova il rimedio.
Se qualche malanno ti tormenta ricorri a Maria, nel Cuore pietosissimo di sì buona Madre troverai rimedio. O voi, anime desolate, che da mesi e forse anni gemete in un letto e vi pare di non essere abbastanza curate da’ vostri di casa e poco compatite, ricorrete alla Consolata per consolazione e sollievo ne’ vostri mali. È Maria Consolata anche per voi, che in un ospedale vi sentite dimenticati da tutti anche dai congiunti e dagli amici: quale angoscia questo totale abbandono! Maria sola non vi lascia, ella invocata si asside ai vostri fianchi e vi sostiene a non disperarvi, vi anima a continuare la preghiera per la non lontana guarigione. Che se la Vergine benedetta vi fa aspettare alquanto ad esaudirvi e qualche volta anche non vi ottiene la grazia, non è già sorda alle vostre preghiere, ma pel vostro meglio vi concede la pazienza nella tribolazione ed altre grazie più utili o necessarie.
Maria onorata nel tempo della prosperità verrà a’ nostri fianchi ammalati, e con quanto nostro conforto ed aiuto.[…].
Maria ci darà la forza per sopportare l’acerbità del male […], ci darà forza a rassegnarci alle divine disposizioni. Maria verrà a confortare quel giovane e quella giovane suoi devoti, che vedono spegnersi la vita loro in sul fiorir degli anni e non posson rassegnarsi al duro sacrificio; consolerà quel padre e quella madre, che si vedono mancare alla famiglia ancora giovane e tanto bisognosa di loro […].
Proponiamo oggi colla Chiesa e diciamo: “Se c’incoglierà qualche male, noi verremo e staremo alla tua presenza; o Maria, in questa tua Casa, nella quale è continuamente invocato il tuo santo nome: alzeremo i nostri clamori a Te nelle nostre tribolazioni, e tu ci ritornerai alla letizia […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Vergine cara, Consolatrice degli afflitti e salute degli infermi, volgete i vostri occhi di misericordia sulle nostre miserie corporali. Io vi prego per la sanità corporale e per quanti soffrono nelle nostre case e negli ospedali; Madre tenerissima, tutti consolate. Particolarmente raccomando me stesso per le mie corporali miserie e più per quel tempo, che sarò dal Signore chiamato alla prova dell’infermità, cara Madre venite allora a confortarmi, e consolarmi. Così sia.
GIORNO SETTIMO
Tu mater gratiae, Consolatrix omnium
Ad Te clamantium. (Off. Ant.)
Tu la madre della grazia, la Consolatrice
Di tutti quelli che t’invocano.
O Cristiano, che leggi, opera quanto puoi rettamente e poni in Maria la tua coscienza. Maria Consolata difenderà la tua innocenza e ti consolerà.
Ricorri o giovane studente a Maria nell’approssimarsi de’ tuoi esami; Ella, la buona madre, ascolterà la tua preghiera, sebben interessata e un po’ tardiva […]. E voi, o genitori ed educatori, sui quali gravita la grande responsabilità della educazione intellettuale e morale de’ vostri soggetti, raccomandateli, come usavano i nostri maggiori, a Maria; a Lei consacrateli bambini, offriteli fanciulli al suo Altare […]. Maria dal suo Santuario benedirà l’opera vostra a bene comune ed a consolazione delle vostre fatiche.
O povero, è per tua consolazione, che la Madonna fu così povera, ti dice S. Bonaventura, e tu puoi ben consolarti della povertà di Maria: “pauper, multum consolari postes de paupertate Mariae”. Gesù eMaria nobilitarono e santificarono lo stato povero col loro esempio, e per esperienza propria sanno compatire e consolare i poveri […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O Maria, Madre delle grazie e consolatrice di tutti coloro che a voi ricorrono, vengo io da Voi per quest’affare che tanto mi sta a cuore, e per cui non ho quiete né riposo. Madre dolcissima, porgete orecchio alle mie domande, e ponetele nel vostro buon Cuore. No, che non debbo essere deluso nella mia aspettazione, né essere a voi ricorso invano. Consolatemi, o madre di Gesù e madre mia. Così sia.
GIORNO OTTAVO
Si consolari in omni tribulatione quaeritis
Accedite ad Mariam, Mariam invocate, Mariam
Onorate, Mariae vos commendate.
(Kempis, Paciucch. Es. 22)
“Se cercate di essere consolati in ogni tribolazione,
Accostatevi a Maria, invocate Maria,
Onorate Maria, raccomandatevi a Maria”.
Maria Consolata è per voi, desolati superstiti. Ella desolata dopo la crudele morte del suo Gesù è per voi esempio e conforto […]. Voi piangete, o abbandonati, se pur potete piangere, e questo non è male, pianse anche il nostro Divin Redentore sulla tomba di Lazzaro, fu addolorata anche Maria, ma non lasciate troppo contristarvi, come coloro che non hanno la speranza di rivedere i loro cari un dì in Cielo, dice S. Paolo. Una visita al Santuario della Consolata calmerà il vostro dolore e ne ritornerete sollevati.
Cos’ è o cari cristiani, non solamente per le anime sante e senza difetti; ma per noi tutti ancora, se saremo in vita devoti di Maria, sebbene fossimo stati pel passato peccatori e freddi verso sì buona madre. Incominciamo oggi la nostra conversione e la nostra devozione alla gran Vergine, e se non avremo la sorte di avere visibilmente Maria presente al nostro letto di morte, l’avremo certamente invisibile protettrice in quel terribile punto. […].
Si rallegrino tutti coloro che Sperano in Te, o Madre di Dio; esulteranno per tutta l’eternità; abiteranno tutti in Te, sotto la tua protezione e tu farai tua abitazione in essi. Off. “Laetentur omnes qui sperant in Te; In aeternum exultabunt et abitabis in eis […] Felice te, se tanti favori e premi annessi alla devozione della Vergine, ti accenderanno di amore verso la grande regina; a lei così raccomandando tutto te stesso, sei così sicuro del Paradiso, come se già vi fossi, dice un pio autore.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, Madre di Dio e Madre mia, così mi attrista il pensiero della mia morte e di quella de’ miei cari; eppure verrà certamente anche per me quel giorno di amaro dolore. Chi se non Voi, o cara Madre, verrà a consolarmi in quelle ore angosciose. Vi aspetto, o Madre mia, e per ottenere tanta grazia voglio molto amarvi in vita, visitarvi e consolarvi ne’ vostri dolori, acciò mi rendiate poi il centuplo in morte e nell’eternità. Così sia.
GIORNO NONO
Ite in domum Matris vestrae; faciet
Vobiscum misericordiam suam. (Off.)
Andate alla Casa della Madre vostra:
Spanderà su di vi la Sua misericordia.
Anime devote, che assistete ogni anno alla solenne Novena e Festa della Natività colla generale Processione della Consolata, siate riconoscenti a Maria che ci scampò dallo sterminio dei nemici salvando i nostri Padri. […] Preghiamo Maria Consolata a continuarci le sue misericordie con difenderci dal flagello della guerra e custodire i nostri giovani che si trovassero in simili pericoli.
Tu, o Cristiano, che passi a lato del Santuario nello scorgere la monumentale colonna ivi eretta da’ nostri Padri in memoria e riconoscenza della misericordia di Maria, ringraziala tu pure, e pregala a continuarci la sua protezione col tenerci lontani i mali temporali che sovrastano sulla patria nostra e più di preservarci dai mali spirituali […].
Ma mutarono purtroppo i tempi e la riconoscenza a Maria venne meno per la parte pubblica e sociale. Tocca a noi a supplire a questo vuoto deplorevole […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O celeste nostra Patrona, Madonna della Consolata, noi ci gloriamo di essere vostri figli prediletti, ed a’ vostri piedi rinnoviamo l’atto di nostra sudditanza filiale a Voi, Madre sempre pronta a’ nostri bisogni. Cara Madre, perdonate a’ nostri fratelli sconoscenti, convertiteli ed a Voi riconduceteli. Noi frattanto procureremo nel nostro meglio di onorarvi ed amarvi per noi e per la città tutta, che vi scongiuriamo a conservarle il dolce titolo di città vostra, o Consolata. Così sia.
Le 95 tesi sulle indulgenze affisse da Martin Lutero sulla porta della chiesa di Ognisanti a Wittenberg il 31 ottobre 1517.
Tesi intese alla determinazione dell'efficacia delle indulgenze.
Le tesi che seguono, il cui fine è quello di chiarire la verità, formeranno oggetto di un dibattito a Wittenberg, condotto dal R. P. Martin Lutero, Maestro di Arti e di sacra Teologia, nonché lettore ordinario di questa stessa disciplina in questa città. Egli invita tutti coloro che si troveranno nell'impossibilità di parteciparvi, di inviare le loro osservazioni per iscritto.
Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo.
Amen.
pur impossibile, che esso avesse violentato la Madre di Dio, significa essere fuori di senno.