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«Aveva Tanta Speranza Da Infonderla Negli Altri»

«Il nostro Venerabile aveva tanta speranza, sua caratteristica, da infonderla anche nelle anime disperate, come scrisse D. Bosco» (Conf. IMC, II, 337). «Quando si trattava di rispondere alla domanda: quale fosse la sua virtù principale, s’imbrogliavano; tutto era principale, poi hanno detto che la principale era lo zelo per la salute delle anime. Altri dicevano che era la confidenza in Dio: infatti di confidenza ne aveva per sé e per gli altri» (Conf. IMC, III, 530).

«Il Venerabile Cafasso chiama la mancanza di confidenza in Dio: il peccato dei folli: perché non confidare? Persuadiamoci che egli [Gesù] è morto per noi» (Conf. IMC, II, 157). «La confidenza è la quintessenza della speranza. I sacerdoti devono averne un magazzino per darne agli altri come il Ven. Cafasso di cui si dice che la sua parola cambiava la disperazione nella più bella speranza. […]. Quando al Ven. Cafasso dicevano che la porta del Paradiso è stretta, rispondeva: “ebbene passeremo uno alla volta”» (Conf. IMC, I, 457- 458).

«Possiamo farci santi e non dobbiamo aver paura di sperare molto. Il carattere del Venerabile era la confidenza in Dio. E l’ho deposto anch’io nei processi. Il Signore voleva cancellare per mezzo suo gli ultimi avanzi del giansenismo e perciò lui aveva questa virtù e ne aveva tanta da infonderla anche negli altri, e l’infondeva anche nei disperati, e lui li faceva andare dritti in Paradiso» (Conf. IMC, II, 339).

«Non si spera mai troppo, perché la confidenza in Dio non toglie, anzi aumenta il bene che si fa. E quindi perché non confidare in Dio? Dio può e vuole aiutarci, ma vuole che siamo spogli di noi» (Conf. IMC, II, 157). «Sperare per far piacere al Signore» (Conf. IMC, II, 448).

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«È Mio Dovere Segnalare La Santità Del Cafasso»

«Ho introdotto questo processo, posso dire, non tanto per affezione o parentela, quanto per il bene che può produrre l’esaltazione di questo uomo, affinché quelli che leggeranno le sue virtù, divengano bravi sacerdoti, bravi cristiani e voi bravi missionari» (Conf. IMC, I, 192).

Durante la discussione della causa lo si sentì dire: «Io, come parente, dovrei neppure occuparmene, e non è questo lo spirito che mi spinge; io lo faccio come rettore del convitto per cui, essendo succeduto a lui nell’insegnamento e nella direzione del clero, è mio dovere segnalare al clero le virtù e la santità del Cafasso e fare quanto sta da me perché Egli possa risplendere a loro coll'aureola che si merita» (Can. Nicola Baravalle, Testimonianza).

«Se fosse perché è mio zio, non farei tutto questo; ma per la gloria di Dio e dei santi si fa questo ed altro» (Sr. Chiara Strapazzon MC, Testimonianza).

«Nessun motivo umano mi induce alle mie deposizioni, ma unicamente la gloria di Dio e il bene delle anime» (Can. Allamano Giuseppe, Deposizione al processo del Cafasso).

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Svelato il documento con cui anticamente si certificava l'avvenuto pellegrinaggio di fedeli a Roma. Gli Archivi Vaticani e la Biblioteca Apostolica lo riportano alla luce realizzandone la replica fedele e ufficiale.

Dopo mille anni viene nuovamente svelato il documento con cui anticamente sicertificava l'avvenuto pellegrinaggio di fedeli a Roma: la "placchetta del pellegrino" (Testimonium), documento storico che ora, in occasione del Giubileo straordinario, gli Archivi Vaticani e la Biblioteca Apostolica riportano alla luce realizzandone la replica fedele e ufficiale.

La presentazione è in programma mercoledì 20 gennaio 2016 nella Chiesa romana dei Santi Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi. Lorena Bianchetti, alla presenza del cardinale Raffaele Farina, presidente della Pontificia Commissione referente sull'Istituto per le Opere di Religione, e mons. Jean-Louis Brugues, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, coordinerà l'evento di presentazione della realizzazione della replica fedele del "documento metallico" di cui si era praticamente persa memoria, e che ha accompagnato e protetto il ritorno in patria di migliaia di fedeli. Il suo originale è custodito oggi nell'archivio del medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana.

"La replica - sottolinea la Biblioteca Vaticana - rappresenta un eccezionale prodotto ufficiale realizzato per il Giubileo della Misericordia, e ridiventa oggi simbolo della tradizione spirituale cristiana e prezioso ricordo del pellegrinaggio a Roma". 

 In occasione del Giubileo della Misericordia torna, dopo oltre 500 anni, il "Testimonium", la placchetta che dal 12.mo al 16.mo secolo portava con sé ogni pellegrino: era l'antico "lasciapassare" che dimostrava la veridicità del pellegrinaggio e che, nel lungo cammino dei pellegrini garantiva loro l'ospitalità nei conventi e negli ostelli lungo la via. L'originale in bronzo è custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Oggi i pellegrini possono procurarsene una copia. A Roma la presentazione dell'iniziativa. Il servizio di Marina Tomarro

Una piccola placchetta di piombo raffigurante i Santi Pietro e Paolo, cucita solitamente sui mantelli. Era il "Testimonium", il simbolo che portavano gli antichi pellegrini che dopo mesi di pericoloso cammino, finalmente giungevano a Roma per visitare le tombe dei due Apostoli. E proprio in occasione del Giubileo della Misericordia questo simbolo viene riproposto ai tanti fedeli che arrivano nella città eterna per vivere questo grande evento della Chiesa. Ascoltiamo mons. Jean Louis Bruguès, archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa: 

– Secondo me questa placchetta è l’illustrazione della fedeltà: naturalmente alla fede, è la sua prova concreta, fisica. Ma è anche fedeltà alla storia. Dunque noi vogliamo rendere omaggio alle generazioni precedenti che hanno voluto fare questo viaggio così pericoloso.

– Chi sono i pellegrini di oggi?

– Coloro che fanno il viaggio con una tonalità speciale; dunque il desiderio di rendere visita a Cristo naturalmente ma tramite la vicinanza di coloro che l’hanno conosciuto: gli Apostoli, la Vergine, i Santi, che per noi sono le vetrine della santità di Dio.

– Cosa rimane del pellegrinaggio, secondo lei?

– Una purificazione, una conversione, cioè il desiderio di cambiare vita, di amare di più Dio e il prossimo.

E i "Testimonium" si diffusero a Roma e negli altri Santuari europei frequentati dai pellegrini intorno al XII secolo, per poi scomparire verso il XVI. Erano un lasciapassare importante per ricevere ospitalità gratuita lungo il cammino e ottenere aiuto in caso di bisogno. Ma sulla loro storicità ascoltiamo il commento di Giancarlo Alteri, conservatore emerito del Medagliere della Biblioteca Vaticana:

– Questa placchetta ha un’importanza storica. È una manifestazione della fede che i pellegrini avevano arrivando a Roma attraverso questi pellegrinaggi. È una cosa importante e anche storica anche dal punto di vista numismatico perché è un qualcosa che precede la nascita delle medaglie devozionali: da questa placchetta, successivamente, saranno fatte poi le medaglie devozionali che adoperiamo tuttora e la medaglistica papale. Ma soprattutto è una testimonianza di fede.

 

Fonte: http://www.gdp.ch/

 

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Seoul, Washington e Tokyo “pronte a tutto” per fermare il nucleare coreano

Fonte: AsiaNews

Dopo una giornata di frenetiche consultazioni i governi di Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti hanno annunciato che “lavoreranno insieme per fermare a ogni costo il nucleare nordcoreano”. A loro si unisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, all’unanimità, ha condannato il presunto quarto test atomico del regime guidato da Kim Jong-un e ha annunciato il lancio di nuove sanzioni contro il Paese. Tuttavia l’effettiva capacità nucleare di Pyongyang deve essere ancora confermata.

Alle 10 del mattino (ora locale) di ieri, il governo della Corea del Nord ha annunciato tramite la televisione di Stato di aver effettuato con successo un test su un ordigno a idrogeno. Un sisma di magnitudo 5.1 è stato rilevato nei pressi del sito nucleare di Punggye-ri subito dopo la detonazione. Oltre a essere più potente di una normale bomba atomica, la tecnologia bellica a idrogeno potrebbe essere montata su missili di portata inferiore al normale che il regime possiede da anni.

Secondo la Casa Bianca, però, le “analisi iniziali” indicano che nel suo ultimo test nucleare la Corea del Nord non ha usato una bomba all'idrogeno, come sostenuto dal regime. Gli esperti americani continuano a studiare la situazione, ma il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha spiegato che “non si è verificato nulla nelle ultime 24 ore che possa cambiare la nostra valutazione delle capacità nucleari della Corea del Nord”. Tuttavia, ha sottolineato il Segretario di Stato John Kerry, “quello della Corea del Nord è un atto altamente provocatorio”.

Diversi esperti internazionali hanno sottolineato che la magnitudine del sisma “è troppo limitata” per essere stata generata da un ordigno a idrogeno, ma molti altri fanno notare che tutto dipende dalle dimensioni della testata. Tetsuo Sawada, docente al Tokyo Institute of Technology, ritiene “molto difficile giudicare soltanto dal grado rilevato. Molto dipende da come la bomba è stata posizionata sotto terra, e soprattutto da quanto è grande”.

Il governo di Seoul, guidato dalla conservatrice Park Geun-hye, ha annunciato di aver limitato gli ingressi nel parco industriale inter-coreano di Kaesong. Qui diverse aziende del Sud fanno lavorare decine di migliaia di operai del Nord, nell’unico caso di collaborazione bilaterale nella penisola. Il complesso è inoltre una importante fonte di denaro contante per i nordcoreani e per il loro governo. L’esecutivo ha anche annunciato la “possibilità” di riprendere le operazioni di propaganda contro il regime: queste sono state fermate alla fine del 2015 nel tentativo di rilassare la tensione bilaterale.

Il primo ministro nipponico Shinzo Abe ha condannato con “la massima forza possibile” il test nucleare, definito “una minaccia diretta alla sicurezza del Giappone”. Questa mattina, inoltre, ha telefonato al presidente americano Barack Obama per “concordare una linea comune in seno alle Nazioni Unite” per rispondere alla minaccia: “E’ necessario mandare un messaggio molto forte alla Corea del Nord e fare in modo che la smetta con queste provocazioni”. 

Fonte: Radio Vaticana

Un appello di preghiera perché la situazione in Corea del Nord è difficile e tutti devono essere consapevoli che “con le armi nucleari non arriverà la pace”, perché “il Signore, re della storia, aiuti ad aprire i cuori dei politici”. A lanciarlo dalla diocesi coreana di Daejeon è mons. Lazzaro Heung-Sik You, presidente della Commissione giustizia e pace dei vescovi coreani, reagendo così al nuovo test nucleare compiuto ieri dal governo di Pyongyang, questa volta – a detta della Corea del Nord – con la bomba a idrogeno, il più potente degli ordigni atomici. 

Mons. You: no al nucleare e si al dialogo politico
Il vescovo cattolico - riferisce l'agenzia Sir - conferma che ieri nella penisola coreana si è sentita la scossa di terremoto ma che “il popolo coreano ha fatto esperienza molte volte di queste situazioni” e quindi sta reagendo con “calma” alla nuova situazione di crisi. E aggiunge: “Il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon desiderava fare una visita in Corea del Nord, ma questa cosa rompe il filo del dialogo e rende la pace più lontana. Invece di favorire il processo di credibilità reciproca, crea più tensione”. Il vescovo lancia un appello perché “non si giochi con il nucleare e si intraprenda sempre il dialogo politico”.

Solo il Signore può muovere i cuori dei politici
“Oggi ho pregato – racconta mons. You – perché tutti sapessero che con le armi nucleari non arriverà la pace. Solo con il dialogo reciproco si può trovare la linea giusta per convivere insieme. In questo senso sento molto forte l’Anno della Misericordia, avere misericordia nella verità”. Che significa per la Corea? “Significa – risponde il vescovo – trovare quello che ci accomuna: siamo figli della stessa famiglia, parliamo la stessa lingua, siamo fratelli che vivono sperati nel Nord e nel Sud. Solo mettendosi nella posizione dell’altro, si può intraprendere il cammino del dialogo verso la pace. La situazione in Corea del Nord non è facile. Non so dove sia la via della pace. Solo il Signore, che è il re della storia, lo sa. Quindi solo Lui può muovere i cuori dei politici. Noi preghiamo il Signore perché aiuti ad aprire i cuori dei politici”. (R.P.)

 

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"Sappiamo che tutti i tempi sono stati difficili per l'evangelizzazione e per la Chiesa": con questa frase il neo Arcivescovo di Barcellona, Sua Ecc. Mons. Juan José Omella, ha presentato il nuovo piano pastorale della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), che guiderà le attività della Chiesa nel corso dei prossimi quattro anni. Il documento, intitolato "La Chiesa in missione al servizio del nostro popolo", propone una serie di iniziative per "ravvivare la vita cristiana dei credenti e offrire in modo accattivante il dono della fede ai non credenti".

I Vescovi partono da una valutazione dura e realistica della situazione della Chiesa in Spagna con le conseguenze sociali "di un laicismo bellicoso contro la religione". "Dovremmo essere ciechi per non vederlo" ha detto Sua Ecc. Mons. Adolfo Gonzalez Montes, Vescovo della diocesi di Almeria, nel corso della conferenza stampa che si è svolta ieri, 16 dicembre, a cui ha partecipato anche il Vescovo di Guadix, Sua Ecc. Mons. Gines Garcia Beltran, e il Segretario generale della CEE, padre José Maria Gil.
Il documento è di 54 pagine, con una introduzione, due parti e una conclusione. Come ha spiegato Mons. Omella, il piano pastorale mira a che "nessuno ci strappi la gioia del Vangelo e della missione", perché "il messaggio di Gesù è eccitante". Non è, quindi "una strategia per imporre la religione alla nostra società, ma per condividere la gioia del Vangelo" sfruttando "l'impulso che viene dallo stesso Papa Francesco".

 

Fonte: Agenzia Fides

 

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