Non è mancato, nel corso dedicato ai missionari con 50 anni di ordinazione, una vista breve ma intensa alla città di Assisi. Molti di noi ci erano già stati, alcuni in anni davvero remoti, ma avvicinarci alla spiritualità di San Francesco, nei tempi di Papa Francesco, è comunque una esperienza che vale la pena. Poi per noi missionari Assisi quest’anno ha anche un altro attrattivo: la figura del giovane Carlo Acutis, beatificato dal papa in ottobre del 2020, stroncato da una leucemia poco più che adolescente ma innamorato di mezzi di comunicazione e dell’eucaristia… la sua personle “autostrada al cielo”. 

Quest’anno è lui il nostro protettore ufficiale ed è sepolto nella chiesa della spogliazione, situata nei pressi della casa di Pietro da Bernardone, il papà di San Francesco al quale, in presenza del vescovo, Francesco restituì i suoi vestiti come segno della perfetta povertà che voleva vestire da quel momento in poi.

La visita ad Assisi ci ha permesso di vedere alcuni dei luoghi di culto francescani importanti: la Porziuncola dove Francesco comprese la sua vocazione, fondò la sua prima comunità francescana e a soli 36 anni lascio questa terra; la splendida basilica di San Francesco, ai margini del contro storico di Assisi, dove si conserva il suo luogo di sepoltura e dove la sua persona e la sua prodigiosa storia ha ispirato uno dei luoghi d’arte più belli di Italia… ma che non si poteva fotografare… peccato!

Poi alla fine del nostro cammino di formazione abbiamo avuto la fortuna di poter scambiare due parole con papa Francesco. Da Francesco a Francesco. L’occasione è stata in occasione di una delle tradizionali udienze del mercoledì, celebrata sul sagrato di Piazza San Pietro, in una splendida giornata di sole seppur ancora freddina.

Ci siamo dovuti alzare presto perché tutti devono passare attraverso i controlli di sicurezza ma avevamo un biglietto speciale che ci ha portato dietro l’altare, al centro del sagrato antistante il portico di accesso alla basilica, dal quale è stata fatta l’udienza del papa. Alla fine, quando si ritirava da quel luogo verso la casa di santa Marta, sua residenza, è passato davanti a noi e con noi si è lasciato fotografare. Ci ha raccomandato di pregare per lui, come fa sempre… e quando noi abbiamo detto che lo facciamo tutti i giorni… con una simpatica battuta ha aggiunto “pero fatelo a mio favore e non in contro”. Effettivamente non mancano, e sono visibili e vociferanti, tante voci di opposizione al suo pontificato. Non sarà forse un segno eloquente della sua profezia?

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Papa Francesco è venuto a Greccio e ha firmato anche una lettera apostolica  partendo dalla riflessione sul presepe che dice parole bellissime. “il presepe è come un vangelo vivo che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura”.

Anche il nostro fondatore, Giuseppe Allamano, ci ricorda che Nostro Signore si è abbassato fino a farsi bambino e questo ci parla dell’umiltà e della semplicità del vangelo che diventa vita.

Per vivere la giornata di oggi sono sufficienti queste parole: umiltà, semplicità e vita. 

Qui la fantasia e la creatività della fede di San Francesco ha immaginato il presepe che non è qualcosa da guardare ma qualcosa da contemplare perché lì c’è tutto il vangelo, sintetizzato in una sola immagine.

Nel primo presepe (la notte di Natale del 1223) c’era solo l’essenziale: Giuseppe, Maria e il Bambino. Poi dopo si sono incorporati altri personaggi ma tutti loro guardano verso il centro di tutto, verso il bambino che nasce. Il presepe tradizionale mostra come tutto porta a Gesù bambino. 

Noi in casa abbiamo un presepe napoletano che ha cambiato nuovamente stile. In questo presepe i personaggi non guardano più verso il bambino ma continuano a fare la loro vita. C’è chi lavora, chi si arrabbia, chi tira a campare... in mezzo a loro c’è anche un bambino, per qualcuno è qualcosa di importante, invece per altri non cambia niente. Nel presepe napoletano ogni personaggio ha un nome e un ruolo. C’è per esempio “Benino” che è colui che è addormentato... Gesù viene ma Benino non se ne accorge nemmeno, lui continua con il suo sonno... e anche con i suoi problemi, difficoltà, lotte e passioni. Ma poi si sveglia perché ha sognato che sarebbe nato un bambino che avrebbe portato la salvezza all’umanità.

Anche questo stile di presepe deve interrogarci: Gesù viene alla nostra storia e noi non sempre ce ne accorgiamo, anche noi, quanti natali abbiamo celebrato e magari non ce ne siamo accorti della nascita di Gesù. Magari abbiamo fatto tante cose per aiutare a celebrare il Natale per le nostre comunità ma poi dentro di noi Gesù non è nato. Quante volte ci siamo addormentati malgrado i segni della presenza di Gesù nella nostra vita? 

Quindi Greccio è anche un invito a svegliarci perché Gesù viene a casa nostra e vuole abitare nel cuore e nelle case di tutti.

Poi c’è un altro personaggio che si conosce con il nome dell’incantato. A differenza di tutti gli altri, che continuano la loro vita, li rimane incantato, estasiato, davanti al miracolo della vita terrena e umana di Gesù. Anche noi, in questa vita così piena di problemi e difficoltà, dovremmo vivere una vita da “incantati”, lasciandosi sorprendere e stupire. Non è vero che tutto è stabilito e deciso... il Signore viene e la sua presenza fa cambiare questa storia umana. Nel presepe c’è la notte, e questa rappresenta le notti della vita e della storia, che sono molte, ma c`è anche il giorno che è la vita, la vita umana che si incontra con la vita divina e viene trasformata.

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Oggi il presepe ci lascia tre messaggi. 

Il primo è quello che ci invita a cercare la volontà di Dio nella nostra vita esattamente come ha fatto Giuseppe, come ha fatto Maria che la volontà di Dio l’ha accettata e come hanno fatto tanti santi che ciascuno a modo loro hanno fatto la volontà di Dio.

Il secondo messaggio è quello che ci invita a imparare ad essere discepoli, a metterci sul cammino di Cristo che è il vero maestro e che sta al centro di tutto, anche se è un bambino avvolto in fasce. Da questo bambino e dalla sua fragilità dobbiamo imparare ad essere discepoli.

Il terzo messaggio è quello che ci invita ad essere evangelizzatori. Sarà il messaggio centrale del giorno dell’Epifania e dalla figura dei Magi... loro sono in cammino per incontrare il Signore e continuano il cammino per portarlo lontano e portarlo a tutti. 

Anche noi allora davanti al presepe impariamo a fare la volontà di Dio; mettiamoci in cammino come veri discepoli che vanno a imparare il vangelo da Gesù Cristo e sentiamoci evangelizzatori e missionari perché questa gioia, questa bellezza e questo stupore non può rimanere soltanto per noi ma dobbiamo in qualche maniera raccontarlo agli altri, prima di tutto con la nostra vita. San Francesco diceva ai suoi frati... andate nel mondo ad annunciare il vangelo e se è necessario fatelo anche con le parole...

* P. Stefano Camerlengo è Superiore Generale dei Missionari della Consolata. Riflessione fatta in occasione del pellegrinaggio comunitario a Greccio, luogo nel quale San Francesco ha creato, nella notte di natale del 1223, il primo presepe della storia.

Lettera Apostolica Admirabile signum

The economy of Francesco

  • Dic 10, 2023
  • Pubblicato in Notizie

Cari amici giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo,

vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani.

Sì, occorre “ri-animare” l’economia! E quale città è più idonea per questa di Assisi, che da secoli è simbolo e messaggio di un umanesimo della fraternità? 

Qui infatti Francesco si spogliò di ogni mondanità per scegliere Dio come stella polare della sua vita, facendosi povero con i poveri, fratello universale. Dalla sua scelta di povertà scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima. Essa può dare speranza al nostro domani, a vantaggio non solo dei più poveri, ma dell’intera umanità. È necessaria,  anzi,  per le sorti di tutto il  pianeta, la nostra casa comune, «sora nostra Madre Terra», come Francesco la chiama nel suo Cantico di Frate Sole.

Nella Lettera Enciclica Laudato si’ ho sottolineato come oggi più che mai tutto è intimamente connesso e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale. Occorre pertanto correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. 

Francesco d’Assisi è l’esempio per eccellenza della cura per i deboli e di una ecologia integrale. Mi vengono in mente le parole a lui rivolte dal Crocifisso nella chiesetta di San Damiano: «Va’, Francesco, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Quella casa da riparare ci riguarda tutti. Riguarda la Chiesa, la società, il cuore di ciascuno di noi. Riguarda sempre di più anche l’ambiente che ha urgente bisogno di una economia sana e di uno sviluppo sostenibile che ne guarisca le ferite e ne assicuri un futuro degno. 

Ho pensato di invitare in modo speciale voi giovani perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente.

Carissimi giovani, io so che voi siete capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte. Se ascoltate il vostro cuore, vi sentirete portatori di una cultura coraggiosa e non avrete paura di rischiare e di impegnarvi nella costruzione di una nuova società. Gesù risorto è la nostra forza! Come vi ho detto a Panama e scritto nell’Esortazione apostolica postsinodale Christus vivit: «Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo» (n. 174).

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Le vostre università, le vostre imprese, le vostre organizzazioni sono cantieri di speranza per costruire altri modi di intendere l’economia e il progresso, per combattere la cultura dello scarto, per dare voce a chi non ne ha, per proporre nuovi stili di vita. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale.

Per questo desidero incontrarvi ad Assisi**: per promuovere insieme, attraverso un “patto” comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi. 

1 maggio 2019. memoria di San Giuseppe Lavoratore 

** L'evento era previsto per marzo 2020 poi venne sospeso a causa della pandemia de Covid19 ed è stato celebrato nei giorni 24 settembre 2022 

Testo completo in ITALIANO e in INGLESE

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