“Dio cammina con il suo popolo”, il tema scelto per l’edizione 2024 che si celebra domenica 29 settembre

La Chiesa celebra ogni anno, nell’ultima domenica di settembre, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, una tradizione iniziata nel 1914 e giunta quest’anno alla sua 110ª edizione. Questa giornata rappresenta un’occasione significativa per esprimere vicinanza e solidarietà a tutte quelle persone che, per molteplici ragioni, sono costrette a spostarsi e a vivere in condizioni di vulnerabilità. È un momento per pregare per loro e riflettere sulle opportunità che la migrazione può offrire.

Per l’edizione del 2024, che si tiene il 29 settembre, il tema scelto da papa Francesco è “Dio cammina con il suo popolo”. Il Pontefice, richiamando la dimensione sinodale della Chiesa, sottolinea come l’intera comunità dei fedeli sia in cammino, proprio come i migranti di oggi, verso la nostra patria ultima, il Regno dei Cieli.

Papa Francesco invita i cristiani a riscoprire la natura itinerante della Chiesa, identificando nei migranti un’immagine viva del popolo di Dio in cammino verso la terra promessa. In questo senso, il Papa afferma che “Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo”, non solo camminando con loro, ma anche in loro, specialmente nei più poveri, emarginati e vulnerabili. Incontrare il migrante, dunque, diventa un modo per incontrare Cristo stesso, che bussa alla nostra porta nelle vesti dell’affamato, del forestiero, del malato e del carcerato, offrendoci così un’opportunità di salvezza.

La preghiera di papa Francesco

Dio, Padre onnipotente,
noi siamo la tua Chiesa pellegrina
in cammino verso il Regno dei Cieli.
Abitiamo ognuno nella sua patria,
ma come fossimo stranieri.
Ogni regione straniera è la nostra patria,
eppure ogni patria per noi è terra straniera.
Viviamo sulla terra,
ma abbiamo la nostra cittadinanza in cielo.
Non permettere che diventiamo padroni
di quella porzione del mondo
che ci hai donato come dimora temporanea.
Aiutaci a non smettere mai di camminare,
assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti,
verso la dimora eterna che tu ci hai preparato.
Apri i nostri occhi e il nostro cuore
affinché ogni incontro con chi è nel bisogno,
diventi un incontro con Gesù, tuo Figlio e nostro Signore. Amen

Scarica i materiali in diverse lingue (post grafici, sussidi, kit per la celebrazione della GMMR)

Il sussidio liturgico, con le preghiere dei fedeli

Il Messaggio del Papa per la Giornata

* Con informazioni del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

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Momento di vita" è questa la ricchezza
partire, starci e veder la bellezza
di volti, di sguardi e di sorrisi,
di vite, di storie e cammini condivisi

Ed eccoci qua, undici avventurieri
ritornare indietro non come ieri.
Qualcosa è entrato di grande nel cuore
brivido, gioia, dolore e bagliore.

Tutto è partito da padre Francesco
che col suo input come un affresco
qui ci ha accolto e tutti ci invita
ad assaporare un "momento di vita".

Dopo di lui, con grande energia
ecco Patrik e la sua simpatia
col suo " Allora ragazzi, tutto è a posto?"
"Certo, siam qui", ciascuno ha risposto!

E di padre Edween che possiamo dire?
Tranquillo, pacato e dolce è il suo agire,
sempre sul campo, col suo PC
accoglie tutti sia la notte che il dì.

Ogni ospite che giunge, qui avventuriero
è per noi un regalo davvero!
Dal Sudan,dal Niger o da altra nazione
alla mia vita chiede qualche ragione.

Che dice Nicola dall' alta sua vetta?
Di gustare la vita ha proprio gran fretta.
Lui corre, pensa e non sta fermo un momento
fra scout e calcetto ha un gran movimento.

De Rroma o lì intorno la bella Anita
la vita zociale se l'lè ben gestita
ha pagato il suo dazio il primo giorno
Poi tutto tranquillo ora lì intorno.

Compagna di banco, nonché di avventure
Giulia sorride con ore un po' dure,
poi via libera, stomaco ochei
ma senza la carne è meglio, direi.

Vittoria è allegra, profonda e attiva
già dei Balcani conosce la riva,
ora è più dentro al tema dei viaggi
e alle storie di tanti miraggi.

Elena, dolce, carina e solare
è sempre pronta ad intavolare
che siano discorsi, oppure giochi
lei volentieri si mette tra i fuochi.

Camilla, Camilla buona e silenziosa
si butta su tutto ed è generosa.
ha trovato canzoni, ha tanta pazienza
di viaggi è esperta, non si può far senza.

Accio Accio, non voglio scordare
lui c'è sempre a partecipare,
Il suo sorriso è sempre radioso
il suo fare sempre gioioso.

Ivan il grande, di nome e di fatto
ha ben sopportato il caldo misfatto
ora lui torna fra i suoi avventurieri
carichi sempre di tanti misteri.

Lasciamo alla fine Don Fabio e don Enrico
è tanto quel che ci han elargito,
compagni di viaggio e guide speciali,
con loro davvero puoi mettere le ali.

Ed io, che dire? Mi sento assai grata
per dove alla fine sono arrivata:
scoprir vite forti, tenaci e belle
assai luminose come le stelle.

Ora il mondo prosegue e va avanti
e nuovi pezzi aggiungo ai Santi:
son questi padri e son questi amici
che fanno dei mondi un po' più felici.

* Diacono Ivan Bartoletti Stella, direttore della Caritas della Diocesi di Cesena.

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A pochi giorni dalla morte di decine di persone al largo delle coste ioniche, la denuncia della Chiesa locale contro l’anestesia delle coscienze e le politiche miopi ed inefficaci. Monsignor Fortunato Morrone, presidente della Conferenza Episcopale della Calabria: “All’Europa chiediamo una governance globale del fenomeno migratorio. L’accoglienza delle nostre strutture di volontariato sopperisce alle carenze delle nostre amministrazioni”

La voce della Chiesa calabrese torna ad alzarsi, sempre più forte. Questa volta per denunciare quella che i vescovi definiscono l’ennesima tragedia del mare anonima ed invisibile. Negli occhi hanno ancora le immagini del terribile naufragio di qualche giorno fa consumatosi a 120 miglia dalle coste ioniche e non possono dimenticare le decine di morti, tra cui molti bambini, e gli sguardi persi ed annichiliti dei superstiti sbarcati nel porto di Roccella. Sono di nuovo scioccati, i presuli, a tal punto che non esitano a gridare contro l’anestesia delle coscienze e contro misure politiche miopi ed incapaci di evitare simili tragedie.

Il veleno dell’assuefazione

Già, l’indifferenza. È uno dei mali che avvelena la politica, anche europea. Lo sostiene con vigore, monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza Episcopale calabra (Cec). “Queste stragi di migranti si ripetono con troppa frequenza e tutto ciò, purtroppo, crea assuefazione”, dice ai media vaticani. Poi, però, spiega che ad un certo punto l’indifferenza deve fare i conti con il mare che restituisce il suo carico di disastri. E di morti.

Ascolta l'intervista a monsignor Fortunato Morrone

Governance globale

I vescovi calabresi si auspicano che le dinamiche migratorie vengano presto gestite a livello globale da un'unica governance, perlomeno sul territorio europeo. “Lo scrive anche Papa Francesco in un intero capitolo dell’enciclica Fratelli Tutti”, afferma Morrone. E proprio all’Europa il presidente dell'episcopato calabrese ricorda che “l’umanità è sempre stata - e sempre sarà - in continuo movimento e dunque sul fronte migratorio appare inutile lavorare in emergenza. L’Europa deve essere una comunità di nazioni non di nazionalismi. Occorre uno sguardo politico di ampio respiro”.

Chiesa in prima linea

La complessa macchina dell’accoglienza che la Chiesa calabrese riesce a mettere in moto nei porti ogni volta che ci sono uomini, donne e bambini da soccorrere e sostenere testimonia l’impegno concreto di tanti volontari e volontarie che spendono la propria vita per essere fedeli al Vangelo. “A loro va tutto il mio grazie - aggiunge l’arcivescovo - perché portano speranza. Ma ci tengo a precisare anche un’altra cosa: il loro fondamentale lavoro sopperisce alle carenze delle nostre amministrazioni". E questa non è una cosa di poco conto.

*  Federico Piana - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Giornata Mondiale del Rifugiato 2024

  • , Giu 19, 2024
  • Pubblicato in Notizie

Sono oltre 117 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e violenza a livello globale, almeno 1 persona ogni 73.

Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 4 dicembre 2000 in occasione della ricorrenza, che si sarebbe compiuta nell’anno successivo, del 50° anniversario della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, adottata il 28 luglio 1951.

L’iniziativa ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo che sono costretti a lasciare la famiglia, la propria terra e tutti i possedimenti e fuggire per la propria sopravvivenza minacciata dalle guerre e dalle violenze etniche e religiose.

Per noi, missionari della Consolata rappresenta un’occasione importante per rendere visibili alcuni aspetti del nostro carisma, in particolare la consolazione, l'accoglienza e l’accompagnamento di chi arriva nel territorio delle nostre missioni e sceglie di costruire con noi il proprio futuro. È anche un’opportunità per valorizzare la rete dei tanti soggetti della comunità e del territorio che collaborano con noi per la realizzazione insieme a noi dei progetti di inclusione dei profughi e che ogni giorno, e che si impegnano assiduamente per sensibilizzare le nostre città affinché siano sempre più accoglienti e inclusive.

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La guerra in Ucraina ha provocato il più grande flusso migratorio dalla fine della Seconda guerra mondiale. Foto: EPA

Al via la campagna di solidarietà #withrefugees. Tutti gli eventi dell’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati: insieme troviamo soluzioni e rimuoviamo gli ostacoli all’inclusione

I rifugiati e richiedenti asilo nel mondo

Secondo UNHCR (the UN Refugee Agency), alla fine del 2023 erano 117 milioni le persone che sono state costrette a fuggire dalle loro case cercando rifugio all’interno o all’esterno dei propri confini nazionali. Di fronte a emergenze che diventano rapidamente catastrofi umanitarie i sistemi di protezione appaiono sempre più fragili e incerti.

Una cifra in continua crescita anche a seguito soprattutto del perpetrarsi della guerra in Ucraina e dello scoppio del conflitto in Sudan che ha causato nuovi esodi di profughi.

Alla fine del 2023 i migranti forzati nel mondo erano:

43,4 milioni rifugiati: 30,5 milioni sono rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR; 5,9 milioni sono rifugiati palestinesi sotto il mandato dell’UNRWA.

68,3 milioni di persone (il 58%) sono sfollati interni.

9,7 milioni sono richiedenti asilo.

I numeri confermano che sono sempre i paesi a medio e basso reddito ad ospitare la maggior parte delle persone in fuga. I 46 paesi meno sviluppati (che rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale) ospitano più del 20% di tutti i rifugiati.

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Un rifugiato è una persona che è fuggita dal proprio Paese perché lì è in pericolo.  Foto: Getty Images

Il rapporto UNHCR del 2023 mostra che:

Il 73% delle persone in fuga all’estero provengono da: Siria (6,4 milioni), Afghanistan (6,4 milioni), Venezuela (6,1 milioni), Ucraina (6 milioni).

Anche se l’attenzione è spesso rivolta alle difficoltà dell’Europa nella gestione dei rifugiati, la maggior parte dei rifugiati del mondo vive altrove. La Repubblica Islamica dell’Iran è il Paese che ospita il maggior numero di persone rifugiate al mondo (3,8 milioni) seguito da Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan (2 milioni).

La maggior parte della popolazione rifugiata (69%) vive nei Paesi limitrofi a quelli di origine. Il 75% delle persone in fuga nel mondo è ospitato in Paesi a basso e medio reddito. Il 69% dei rifugiati vivono in un Paese confinante con quello da cui sono fuggiti. Spesso si tratta di Paesi in via di sviluppo. Circa il 30% dei migranti forzati sono minori.

Come possiamo vedere, i migranti forzati sono una popolazione immensa, che aumenta costantemente anno dopo anno.

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Maria si è rifugiata in Egitto insieme a Giuseppe per salvare la vita al proprio figlio Gesù. Chiesa del Santo Salvatore in Chora, Istanbul, Turchia

I rifugiati e la Consolata

Un rifugiato è una persona che è fuggita dal proprio Paese perché lì è in pericolo. È andata in un altro Paese che ha accettato di proteggerla.

Il XIV Capitolo Generale (2023), nelle disposizioni sulla nostra “missione ad gentes” ha chiesto che “tutti i missionari s’impegnino nel servizio compassionevole di Consolazione verso i popoli bisognosi, come per esempio profughi e migranti, nomadi e popoli indigeni, ecc. tramite processi generativi di accoglienza, cura pastorale e promozione della dignità” (XIV CG 77).

Questo impegno deve esse ancora più forte e significativo quando ci rendiamo conto che questa Giornata Mondiale del Rifugiato coincide con la Festa della nostra Patrona, Maria Consolata celebrata il 20 giugno che a sua volta ha fatto esperienza di rifugiata in Egitto insieme a Giuseppe per salvare la vita al proprio figlio Gesù.

In questo mondo multiculturale e di crescente mobilità umana, la missione fatta d’accoglienza, accompagnamento e consolazione, contribuisce alla creazione di solidarietà. I rifugiati ci ricordano che non ci può essere inclusione senza una comunità aperta e solidale in cui tutti e tutte possano sentirsi a casa per mettere a frutto le proprie risorse e potenzialità.

Il questo giorno di festa, affidiamo alla Madre Consolata la realtà del nostro tempo, fatta di ombre e di luci e le chiediamo di aiutarci a guardarla con i suoi occhi pieni di compassione, solidarietà e consolazione per saper scoprire la bellezza di ogni popolo, di ogni cultura e di ogni persona, in particolare dei rifugiati.

* Padre Jaime C. Patias, Comunicazione IMC.

Sono passati due anni da quando la guerra in Ucraina è iniziata con l'invasione russa.  In tutto il mondo, le guerre uccidano, mutilano, separano famiglie, provocano distruzione, fame, sofferenza, malattie… Le guerre causano lo sfollamento di intere comunità cambiando la vita di molte persone.

Nel secondo anniversario dall’inizio della guerra in Ucraina, il missionario della Consolata, padre Luca Bovio, da Kielpin in Polonia ha raccolto alcune storie dei rifugiati ucraini la cui vita è stata completamente cambiata. “Non sappiamo quale sarà il nostro futuro, dobbiamo vivere il presente”, dicono i giovani rifugiati.

Vedi qui il video con alcune testimonianze

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