La comunità congolese presente a Roma si mobilita per denunciare le atrocità e promuovere la pace nell'est della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Questa iniziativa vuole essere un gesto di solidarietà e unione con la gente e si svolgerà domenica 10 marzo 2024, con una S. Messa seguita da una marcia pacifica verso Piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus con Papa Francesco.
La Santa Messa sarà alle ore 9.00 presso la Cappellania Cattolica Congolese nella chiesa della Natività in Piazza Pasquino, n.2 (Roma). Una celebrazione diventerà anche un momento di riflessione e di preghiera al Signore per tutte le vittime della violenza e dell'instabilità che affligge l'est della RDC.
Dopo la Santa Messa, la comunità congolese farà una marcia pacifica per le vie di Roma, camminando insieme, fino a Piazza San Pietro, dove a mezzogiorno si unirà agli altri pellegrini per la preghiera dell'Angelus con Papa Francesco. Portando striscioni e cartelli con messaggi di pace, il grido della comunità congolese vuole informare la gente sulla situazione nella RDC, mostrare solidarietà verso le vittime della violenza e dell'oppressione nel Paese e, allo stesso tempo, denunciare l'indifferenza della comunità internazionale di fronte alle continue sofferenze che il popolo congolese subisce. Dall'inizio della guerra civile, nel 1996, nel Paese sono morte più di 8 milioni di persone.
L'obiettivo di questa Marcia pacifica è sensibilizzare i congolesi e i loro sostenitori in tutto il mondo per mobilitarli a lavorare per la giustizia, la pace e l'integrità del creato. La partecipazione a questo evento non è solo un atto di solidarietà, ma anche un impegno per un futuro migliore per la RDC e il suo popolo. Unendosi in uno spirito di fratellanza e resilienza, la comunità congolese di Roma dimostra che la pace è possibile, anche nei momenti più difficili.
Gli organizzatori sono convinti che questo gesto pubblico e pacifico potrà diventa una testimonianza forte della volontà e della determinazione del popolo congolese a porre fine alla violenza e all'odio nel loro Paese. Il loro appello all'unità e alla solidarietà risuona oltre i confini, ricordando a tutti che la pace è un diritto fondamentale da difendere e proteggere come insiste spesso Papa Francesco.
I missionari della Consolata sono presenti nella RDC dal 1972 in diversi contesti di evangelizzazione. In mezzo alle sofferenze di tanti e inseriti nella Chiesa locale, cercano di essere presenze di consolazione. Oggi nel Paese lavorano 29 sacerdoti e tre fratelli della Consolata nelle diocesi di Kinshasa, Kisantu, Isiro-Niangara e Wamba. I missionari della Consolata congolesi sono 59 tra questi, 45 sacerdoti, tre fratelli, cinque diaconi e quatro studenti professi e due novizi.
* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studente in Comunicazione a Roma.
Manifestazione per la pace nella RD del Congo. Roma, 11 febbraio 2018
Appello all’Angelus per i due Paesi africani. Francesco si unisce alla preghiera di pace dei vescovi congolesi auspicando “un dialogo sincero e costruttivo”, mentre chiede un impegno in Nigeria per arginare “il più possibile” l’aumento dei sequestri di persona. Dal Pontefice vicinanza alla Mongolia colpita da un’ondata di freddo estremo, “segno della crisi climatica”: “Intraprendere scelte sagge e coraggiose per contribuire alla cura del creato”
È uno sguardo intriso di angoscia quello che Papa Francesco rivolge all’Africa, dove aumentano le violenze nella Repubblica Democratica del Congo e dove cresce il numero di persone rapite in Nigeria. Al termine dell’Angelus, il Papa menziona i due Paesi lanciando appelli di dialogo e pace.
Seguo con preoccupazione l’aumento delle violenze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Mi unisco all’invito dei Vescovi a pregare per la pace, auspicando la cessazione degli scontri e la ricerca di un dialogo sincero e costruttivo
Proprio ieri mattina, 24 febbraio, nella cattedrale di Notre Dame du Congo a Kinshasa, il cardinale arcivescovo Fridolin Ambongo ha celebrato una Messa per invocare la pace nel Paese, al termine della quale ha recitato la “preghiera per la pace”. È l’orazione che i vescovi della Conferenza episcopale nazionale (Cenco) hanno suggerito di pronunciare alla fine di ogni celebrazione eucaristica a partire da domenica 18 febbraio 2024.
Il Paese vede consumarsi intensi combattimenti tra l'esercito congolese e il gruppo armato M23. La città di Sake è uno degli epicentri, colpita nelle scorse settimane da bombe che hanno provocato morti e feriti e che hanno costretto la popolazione a spostarsi per trovare rifugio altrove, in particolare a Goma, nella parte orientale del Paese. Ma pure nel Nord Kiwu proseguono le violenze che hanno costretto oltre 133 mila persone a fuggire, secondo un rapporto Oxfam che denuncia condizioni inimmaginabili per i rifugiati senza un solo bagno a disposizione né acqua potabile, col rischio di ammalarsi di colera e di malnutrizione per i bambini.
Violenze nell'est della Repubblica Democratica del Congo
Una tragedia vera e propria, come quella che si registra in Nigeria, dove, ha detto il Papa dalla finestra del Palazzo Apostolico, “destano apprensione i sempre più frequenti rapimenti”.
Esprimo al popolo nigeriano la mia vicinanza nella preghiera, auspicando che ci si impegni affinché il dilagare di questi episodi sia arginato il più possibile
Il fenomeno dei sequestri nel Paese africano ha visto un drammatico aumento negli ultimi mesi. Dal maggio 2023 e dall’inizio del mandato del presidente Bola Ahmed Tinubu, l’impresa di consulenza sulla gestione del rischio SBM Intelligence ha registrato il rapimento di 3.964 persone. Sono sequestri di massa, come quello nella capitale federale Abuja, dove l’11 gennaio sono state rapite oltre 10 persone, tra cui una 13 enne uccisa per il mancato pagamento del riscatto, oppure sequestri di singole persone o ancora di famiglie, come quella di Mansoor Al-Kadriyar, rapito insieme a sei delle sue figlie e successivamente liberato per potere pagare 50 milioni di naira (35.336 dollari) per il rilascio delle ragazze. Una di queste peraltro uccisa a causa del mancato pagamento della somma richiesta.
Sull’emergenza è intervenuto il Dicastero per l’Evangelizzazione, tramite una lettera a firma del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto per la Sezione per la prima evangelizzazione, e il segretario nigeriano monsignor Fortunatus Nwachukwu, in una lettera al presidente della Conferenza Episcopale nigeriana. “Nulla può giustificare il crimine del rapimento. Violenze fisiche e torture mentali minano i pilastri dell'armonia civile e sociale”, si leggeva nella missiva, pubblicata dall’Agenzia Fides, nella quale si chiedeva al governo della Nigeria di “agire rapidamente per affrontare questa minaccia e fermare la crisi in atto” e di “adottare misure per proteggere vite umane e proprietà”.
Aumentati i rapimenti in Nigeria
Dall’Africa all’Asia, la vicinanza del Papa va alla Mongolia, Paese centroasiatico che il Pontefice ha visitato nel settembre del 2023 e che ora sta vivendo un inverno particolarmente duro, con le nevicate più intense registrate dal 1975. Il governo di Ulaan Baatar ha riferito di decessi e della perdita di oltre a 660 mila capi di bestiame a causa del freddo intenso e delle tempeste di neve. “Sono vicino pure alla popolazione della Mongolia, colpita da un’ondata di freddo intenso, che sta provocando gravi conseguenze umanitarie”, dice infatti Francesco, sottolineando che “anche questo fenomeno estremo è un segno del cambiamento climatico e dei suoi effetti”. Da qui un altro appello a non dimenticare la nostra Casa comune.
La crisi climatica è un problema sociale globale, che incide in profondità sulla vita di molti fratelli e sorelle, soprattutto sui più vulnerabili: preghiamo per poter intraprendere scelte sagge e coraggiose per contribuire alla cura del creato.
Neve in Mongolia
Fonte: Vatican News