Fratel Domenico Bugatti e padre Rinaldo Do chiedono aiuto per persone recluse in condizioni disperate e disumane.

È una storia di missione fin nel midollo quella di fratel Domenico Bugatti, missionario bresciano della Consolata, classe 1947, Premio Cuore Amico nel 2015.

Da oltre quarant'anni opera nella Repubblica Democratica del Congo dove si è occupato di bambini di strada, di ragazze madri e poi anche di formazione delle donne.

Ma c’è un impegno che fratel Domenico non ha mai lasciato. «Quarant'anni fa una comboniana, il giorno dopo il mio arrivo a Isiro, mi suggerì di andare a visitare le carceri. Chi conosce la situazione dei carcerati delle nostre prigioni può facilmente comprendere che razza di vita sub-umana e che sofferenze accompagnano la loro detenzione».

«Qui in carcere ci sono duecento e più persone, in maggioranza giovani confinati e “inscatolati” in un grande e unico stanzone, senza servizi igienici, con cibo scarso, e abbondanti odori nauseabondi. Fanno pena. Noi facciamo quello poco che possiamo. Loro mi considerano uno di famiglia».

Insieme a un altro missionario di origini bresciane, padre Rinaldo Do, pure lui Premio Cuore Amico, da oltre 25 anni, due volte al mese fratel Domenico e alcuni volontari visitano i carcerati e offrono un pranzo per la loro sopravvivenza, donando anche medicine e vestiti.

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Quando dei prigionieri vengono trasferiti in ospedale fratel Domenico li visita regolarmente offrendo alimenti e medicine, perché non c'è il servizio sanitario gratuito.

Alimenti e medicine: è questo l’appello che lanciano i due missionari della Consolata per i carcerati. Un aiuto che avvalora le parole del Maestro: “Ero prigioniero e siete venuti a visitarmi”.

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Cos'è la Pastorale Afro?

Approfittando di questo testo di padre Jalmir Matias de Oliveira, coordinatore della pastorale-afro nella diocesi di São Miguel Paulista, per cercare di capire il senso del perché è necessaria una pastorale afro. "Chiediamoci: qualcuno che afferma di essere cristiano può anche essere razzista o discriminare l'altro a causa del colore della sua pelle?  È scandaloso che questo possa accadere all'interno della chiesa. È totalmente incompatibile con il Vangelo che crediamo e predichiamo agli altri.

In Brasile, almeno il 50% della popolazione si dichiara "negra". E dov'è tutta questa gente? Che fa? Dove abita? Come vive?  Ci rendiamo conto di questa realtà? 

C'è un profondo pregiudizio radicato dentro di noi di cui potremmo anche non essere colpevoli perché ci è stato inculcato, spesso fin dalla più tenera infanzia, dove dire nero è sinonimo di inferiore, di poco valore; quando non anche spregevole, inutile, sporco. Questa forma di pensare fa parte in qualche modo del nostro inconscio e pensiamo che sia normale. In questo caso parleremmo di razzismo strutturale: c'è un'intera struttura che è stata costruita per secoli che pone il nero in un luogo di subalternità. Struttura che è stata pensata e progettata perché fosse così.

Da qui la necessità di una Pastorale Afro. La nostra cura pastorale invita ad aumentare la consapevolezza di questo peccato strutturale in modo tale che possiamo adottare un atteggiamento antirazzista e aiutiamo i nostri neri a vedere il loro valore, ritrovare la loro auto stima, valorizzare la loro cultura, non vergognarsi della loro storia, dei loro antenati, portare anche alle nostre celebrazioni la gioia, la forza di questo popolo che combatte e resiste con i loro colori e i loro ritmi.

Il razzismo fa male, ti fa soffrire, causa innumerevoli problemi profondi nella vita delle persone. Oggi abbiamo i social network, dove le persone si nascondono nell'anonimato per diffondere messaggi di odio e pregiudizio, per ferire e attaccare. Per noi cristiani questo atteggiamento è peccaminoso. Se rompo il rapporto con i fratelli e le sorelle attraverso la discriminazione, rompo con la fraternità, rompo un rapporto con Dio. 

Questa struttura di peccato, che genera morte negli altri, è una questione di giustizia sociale, ma per noi cristiani è anche una questione di fede. Un uomo, una donna di fede che non affronta il razzismo sono in totale contraddizione con il Vangelo. Il Signore, "che non discrimina le persone" (Sir 35,15), ci converta al rispetto degli altri!"

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Pastorale Afro in Brasile

La pastorale afro-brasiliana, attraverso le sue istanze e attraverso i suoi pastori, è uno spazio di azione e di consapevolezza della Chiesa e della società per la realtà della popolazione afro-discendente. Agisce nel requisito dei diritti fondamentali di cittadinanza per tutti, specialmente per coloro che vivono ai margini della società, a causa del loro colore ed etnia. Attraverso la pastorale afro-brasiliana, la Chiesa segna la sua costante presenza nel combattere e condannare ogni forma di razzismo, pregiudizio, xenofobia e altre forme di discriminazione.

Mese della "coscienza nera" nella prima parrocchia di San Roque

Rispondendo a tutte queste sfide nella Parrocchia di San Roque, abbiamo voluto lavorare  nella prospettiva di aumentare la consapevolezza dei diritti e doveri del popolo nero, così come l'accettazione e l'apprendimento di ciò che significa fare parte di questa eredità culturale antica. Nel mese di Novembre abbiamo celebrato il mese della "coscienza nera" nel quale ci siamo avvicinati in modo speciale alle scuole con l'intenzione di sensibilizzare le persone a proposito della loro identità afro. Ci aiutano anche i programmi educativi di queste scuole che prevedono nel loro curriculum spazi e modalità per approfondire l'identità afro degli studenti.

Un'altra attività è stata il "Cinema in Piazza": il primo novembre si è proiettata la pellicola "Stars Beyond Time" che ha ricordato a tutti gli assistenti che possiamo rompere i nostri ostacoli e raggiungere i nostri obiettivi anche con le avversità. 

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Il tamburello del papa

In occasione della visita ad limina i  missionari e i fedeli della parrocchia hanno inviato un dono simbolico al Papa Francesco, un "pandeiro" (tamburello) consegnato dall'arcivescovo di Feira de Santana, don Zanoni Demettino Castro. Papa Francesco non solo l'ha ricevuto ma l'ha anche suonato. Questo strumento cosí tradizionale è "segno della gioia di Bahia, segno della gioia del Vangelo". Per tutti noi  è stato motivo di grande gioia e gratitudine.

*Ibrahim Muinde è missionario della Consolata e lavora nella parrocchia di São Roque Matinha dos Pretos

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