Passare due settimane durante il periodo di Natale nel Centro di Animazione Missionaria (CAM) di San Pedro in Costa d’Avorio come diacono è stata un'esperienza profondamente arricchente e memorabile. Sotto la guida del padre Ariel Tosoni e del padre Raphael Njoroge, ho avuto numerose occasioni per crescere nel mio ministero diaconale e scoprire la ricchezza della vita comunitaria.
Durante i giorni feriali e le domeniche, ho attivamente esercitato il mio ministero assistendo all'altare, proclamando il Vangelo e guidando i fedeli nella preghiera. Ho avuto il privilegio di tenere omelie durante le messe in settimana, un'esperienza sia umile che stimolante, in cui ho cercato di ispirare e guidare la comunità attraverso la Parola di Dio. Inoltre, dirigere la Liturgia delle Ore e l'Adorazione ha rafforzato la mia connessione con il popolo e arricchito la mia vita così come quella della comunità.
Un momento speciale è stata la benedizione della casa di una famiglia cristiana, un'opportunità che mi ha permesso di offrire cure pastorali e manifestare la presenza di Dio nella loro dimora. Il culmine della mia esperienza è stato servire come diacono principale nella Cattedrale di San Pierre durante la messa di apertura della Porta Santa per l'Anno Giubilare 2025, presieduta da Sua Eccellenza il Cardinale Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo emerito di Abidjan. È stata la mia prima grande esperienza come diacono, un momento di grazia e umiltà per servire in una celebrazione così solenne e significativa.
Ho apprezzato molto la vita comunitaria calda e fraterna con i missionari di San Pedro. I momenti trascorsi in preghiera comune e gli scambi fraterni hanno creato un profondo senso di appartenenza e sostegno reciproco che porterò sempre nel cuore.
* Diacono Fredrick Maina Mwangi, IMC, studente in Costa d’Avorio.
Cardinale Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo emerito di Abidjan
Sir 24,1-4.12-16; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
In questa II Domenica dopo Natale, la liturgia ci popone il prologo del vangelo di Giovanni, cioè i primi diciotto versetti nei quali l’evangelista riesce a rinchiudere, riassumere e riformulare tutto il vangelo, per cui ogni singola parola è ricca di significati. Ebbene, questo prologo inizia correggendo il primo libro della Bibbia, il libro della Genesi.
Il libro della Genesi, lo sappiamo, inizia con le parole “In principio Dio creò il cielo e la terra”; ebbene, l’evangelista non è d’accordo; l’evangelista scrive che “In principio c’era il”, ed è un termine greco, che viene tradotto con “verbo” o “parola”, “logos”, che ha una vasta gamma di significati. Il logos nella Bibbia è la parola creatrice che realizza il progetto di Dio nella creazione. Quindi questo logos, questa parola, è il progetto di Dio che viene realizzato nella creazione.
Il versetto centrale di tutto il prologo è quello più importante. Infatti, scrive l’evangelista al versetto 12 “A quanti però lo hanno accolto” questo progetto - cioè, un uomo con la condizione divina, questo era il progetto di Dio sull’umanità - “ha dato il potere di diventare i figli di Dio”.
Ebbene, la seconda lettura di oggi è il miglior commento a questo inizio del prologo di Giovanni. Ce l’abbiamo nella lettera agli Efesini di Paolo (Ef 1,3-6.15-18), con un testo che, se compreso, cambia veramente il rapporto con Dio e il rapporto con gli altri.
Inizia Paolo la lettera agli Efesini con una benedizione al Signore, dice che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale. Spirituale non significa eterea, evanescente, ma che agisce nello Spirito; perché? “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”.
Ecco, come ha scritto l’evangelista Giovanni, che Dio in principio non creò il cielo e la terra, ma, prima ancora di creare il cielo e la terra, c’era questo progetto sull’umanità, un uomo con la condizione divina, e lo stesso dice Paolo. Quindi prima della creazione del mondo ci ha scelti.
Noi non veniamo al mondo, alla luce per un caso, veniamo perché Dio ci ha scelti. Dio, prima ancora di creare il mondo, ha pensato a ognuno di noi perché voleva manifestarsi attraverso ognuno di noi in una forma nuova, originale e creativa, voleva arricchire la creazione con la nostra presenza.
E dice che ci ha scelti per essere “santi”, santi significa separati da ogni forma di male, e immacolati al suo cospetto. Cosa significa immacolato? Dio è nella purezza e l’immacolato è colui che non ha ostacoli, non ha barriere per entrare in comunione con questo Dio che è puro. Quello che rende impuro l’uomo nei vangeli, lo sappiamo, è il male che volontariamente si fa agli altri.
Ma continua qui l’apostolo Paolo, dice “predestinandoci” - c’è quindi una predestinazione - “ad essere suoi figli adottivi”. L’adozione alla quale si riferisce Paolo non è l’istituto che noi conosciamo, l’accoglienza in seno alla famiglia per amore di un bambino, no; si rifà a un’istituzione giuridica in voga a quel tempo, con la quale il regnante non lasciava mai il proprio regno in eredità a uno dei figli, ma sceglieva tra i propri ufficiali, tra i propri generali, colui che pensava avesse la capacità di portare avanti il suo regno e lo adottava come figlio.
Quindi era il gesto con il quale normalmente l’imperatore sceglieva qualcuno che portasse avanti il suo impero. Abbiamo, per esempio, nella storia imperatori come Traiano, come Adriano, come Marco Aurelio che sono stati tutti adottati dall’imperatore precedente.
Allora cosa significa questa adozione a figli adottivi? Che Dio, il creatore, ha tanta stima in ognuno di noi, si fida tanto di ognuno di noi che ci crede capaci di collaborare alla sua azione creatrice. Per Gesù Dio non ha creato il mondo, Dio lo crea e ha bisogno di ognuno di noi per continuare a creare questo mondo. Allora il brano del vangelo e l’augurio che ci facciamo in questo inizio dell’anno è di comprendere, accogliere questo progetto di un Dio che ci ha creati per creare, siamo vivi per vivificare gli altri e poi amiamo per rendere gli altri capaci di accogliere l’amore.
* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).
Nel mistero della Natività, colui che per natura è invisibile si rende visibile ai nostri occhi. (Prefazione II della Natività)
La seconda edizione del “Natale in Famiglia” al Centro di animazione missionaria (CAM) di San Pedro in Costa d’Avorio è stato un evento celebrato con fervore, convivialità e fraternità. La serata è iniziata con la messa della Natività, un momento spirituale forte che ha riunito le famiglie attorno alla nascita del nostro Salvatore, con i padri Raphael Ndirangu, Ariel Tosoni e il diacono Frederick Maina.
Dopo la messa, gli Amici della Consolata e gli amici che frequentano il CAM hanno avuto l'occasione di scattare foto in famiglia vicino al “Murale di Natale”, immortalando questi istanti di gioia e di ricordi natalizi. Quest'anno, abbiamo anche voluto invitare i vicini non cristiani per condividere questo momento conviviale e far loro scoprire la gioia del Natale. Il pasto è stato benedetto, aggiungendo una dimensione sacra a questo momento di condivisione per la grande famiglia Consolata di San Pedro. Gli ambienti del CAM erano stati accuratamente preparati e decorati dai giovani e dalle “mamme Consolata” per accogliere le varie attività che sarebbero seguite.
Le animazioni sono state varie e dinamiche, includendo una selezione di canti cristiani per dare inizio alle festività. I giochi, come il concorso di danza, hanno permesso ai bambini, giovani e adulti di divertirsi insieme. Il karaoke, con un brano proposto per il primo momento della celebrazione è stato molto apprezzato, seguito da un'animazione festosa che ha riempito la sala.
I partecipanti hanno potuto mostrare i loro talenti e partecipare a concorsi per mamme, giovani e bambini, aggiungendo un tocco di felicità alla serata. L'evento è culminato con l'attesissimo arrivo di Babbo Natale, che ha fatto un giro d'onore, portando gioia e meraviglia ai più piccoli. La distribuzione dei regali è stata un momento forte, riempiendo i cuori di felicità, anche per le famiglie che hanno ricevuto cesti natalizi affinché la festa potesse continuare a casa durante l’Ottava.
Natale in famiglia si è concluso intorno alle due del mattino con la benedizione finale. Ogni famiglia è tornata a casa con il cuore colmo di gioia, rafforzando così lo spirito di famiglia che ha caratterizzato questa celebrazione. Questa seconda edizione ha saputo coniugare spiritualità, gioia e impegno comunitario, creando ricordi indimenticabili per tutte le famiglie.
* Padre Ariel Tosoni, IMC, è missionario argentino nella Costa d’Avorio.
Il Natale dei bambini della parrocchia Notre Dame de la Consolata di Sago, nella diocesi di San Pedro in Costa d'Avorio, è stato celebrato con entusiasmo e gioia, come ogni anno.
Il 21 dicembre è stato il turno dei settori Nord ed Est della parrocchia, mentre il settore Sud ha celebrato il 23 dicembre. Questo evento ha riunito un impressionante totale di 1190 bambini, accompagnati da 33 animatori, che hanno contribuito a rendere questa festa un momento indimenticabile. Una tale partecipazione testimonia l'importanza di questa celebrazione nella vita comunitaria e spirituale delle famiglie della parrocchia Notre Dame de la Consolata.
Il Natale dei bambini nella parrocchia della Consolata a Sago. Foto: Gregory Mduda
La giornata è iniziata con una messa solenne, animata dai padri Greyson e Gregory, insieme al nuovo diacono Aria. Questo momento spirituale ha permesso ai bambini di riunirsi in un contesto festivo e religioso, rafforzando così la loro fede e il loro senso di comunità. Dopo la messa, è stato condiviso un pasto conviviale, favorendo gli scambi e le risate tra i bambini e i responsabili. Questa atmosfera calorosa ha preparato il terreno per le attività ludiche che sono seguite.
I bambini hanno quindi potuto partecipare a una varietà di attività ricreative. Tra queste c'erano degli sketch in cui hanno mostrato i loro talenti, così come concorsi di danza che hanno animato l'atmosfera con ritmi gioiosi. La kermesse è stata anche il momento principale, offrendo giochi divertenti e premi, permettendo ai bambini di divertirsi mentre sviluppavano il loro spirito di squadra. Queste attività non solo hanno intrattenuto i bambini, ma hanno anche favorito la loro creatività e la loro espressione personale.
Un aspetto significativo di questa celebrazione è stato l'impegno dei bambini in azioni comunitarie. Hanno partecipato a una pulizia intorno alla chiesa, raccogliendo i rifiuti, dimostrando così la loro preoccupazione per l'ambiente e il desiderio di migliorare il loro contesto di vita.
La giornata si è conclusa con una preghiera collettiva e una benedizione del Padre Gregory, cappellano dei bambini, rafforzando il sentimento di unità e appartenenza alla comunità Consolata.
* Padre Ariel Tosoni, IMC, è missionario argentino nella Costa d’Avorio.
Dalla Loggia centrale della basilica vaticana, Papa Francesco pronuncia il tradizionale messaggio di Natale alla città e al mondo. Nel secondo giorno del Giubileo della speranza inaugurato con il rito di apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro nella notte di Natale, Francesco ripete più volte questo appello alla città e al mondo, esortando ad avere l’audacia e il coraggio di cercare la pace, il dialogo e la riconciliazione, senza paura, fiduciosi nella misericordia di Dio.
“Tacciano le armi!” Nel suo messaggio natalizio “Urbi et Orbi”, il Papa esortò al coraggio di “far tacere le armi e superare le divisioni” e invitò a pregare per la fine dei conflitti e delle crisi in Ucraina, Medio Oriente, nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico, Myanmar, Cipro e diversi Paesi del continente americano. Nell’Anno Giubilare, l’invito è a non avere paura, perché la misericordia di Dio “dissolve l’odio”
“Il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri. Ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito. Egli è venuto per guarirci e perdonarci. Pellegrini di speranza, andiamogli incontro! Apriamogli le porte del nostro cuore. Apriamogli le porte del nostro cuore, come Lui ci ha spalancato la porta del suo Cuore”, ha affermato il Pontefice.
* Ufficio per la Comunicazione, Roma