Nella Missione di Neisu a una trentina di chilometri da Isiro nel nord est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), il 18 maggio 2024, si celebrerà il Venticinquesimo Anniversario della morte di padre Oscar José Goapper Pascual, giovane Missionario della Consolata e Medico. Un missionario che “ha lasciato il segno”.

Padre Oscar era figlio di José Elgasto e di Nelly Terma ed era nato il 25 settembre 1951 a Venado Tuerto nella provincia di Santa Fé in Argentina. Suo bisnonno era bretone, cioè, francese ed era emigrato a Buenos Aires dove aveva trovato lavoro presso un ricco allevatore. Il bisnonno poi si era messo in proprio nell’allevamento del bestiame; aveva anche aperto una macelleria vivendo agevolmente, senza diventare ricco.

Dopo le scuole secondarie, Oscar sente la chiamata ad essere missionario, e domanda di entrare dai missionari della Consolata presenti nella sua città. Viene accolto e inviato in Italia per continuare il cammino formativo. Ebbe anche l’occasione di recarsi a Kernével, in Bretagna, dove scopri che la famiglia Goapper era ancora presente e ritrovò con gioia i suoi lontani cugini. Terminato il cammino di formazione, fu ordinato sacerdote a  Torino il 19 giugno 1976. Viene subito inviato in Argentina per essere animatore missionario e formatore.

Nel 1981, scrive al superiore generale per chiedergli di poter finalmente andare in missione, anche se aggiungeva: «Seguire il Signore fedelmente e senza mettere condizioni è vitale per me», manifestando la disponibilità che lo avrà sempre caratterizzato. Pensando che gli sarebbe stato utile in missione, aveva seguito il corso per infermieri professionali; diceva: «Aspetto con impazienza il giorno della partenza, ma sono cosciente che non si può improvvisare la missione».

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Missionario e medico disponibile ad ogni momento anche di notte se un ammalato aveva bisogno di assistenza

Il 27 aprile 1982 arriva finalmente nella missione di Neisu, nel nord est dello Zaire. Padre Oscar si accorse subito della necessità di avere un luogo adatto per curare tanta gente ammalata. In un primo tempo trovò aiuto occasionale da parte del Dottor Leta, direttore della Clinica dell’Est a Isiro . Con l’accordo dei suoi confratelli, padre Antonello Rossi e padre Richard Larose e con l’aiuto di Fratel Domenico Bugatti, decise di seguire la costruzione di un ospedale, anche se sarebbe stata necessaria la presenza di un medico. Diceva al suo superiore «Se non ci sono dei medici laici che vogliono venire a Neisu, diventerò io stesso medico». Con il permesso  del Padre Generale, s’iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Milano.

Cominciano lunghi anni di studio, aggiunto all’attività medica e pastorale e padre Oscar  divide il suo tempo, le sue energie e fatiche  tra Europa e Zaire. Finalmente dottore, resta definitivamente a Neisu tra i suoi ammalati.

A quei tempi mi trovavo a Kisangani, piuttosto distante da Neisu, ma ho avuto modo di incontrarlo alcune volte in occasione di qualche viaggio a Isiro e ancora meglio quando venne a Kisangani assieme a suor Cristina, per partecipare a giornate di formazione per i dottori. Come tanti, anch’io fui colpito dalla sua giovialità, apertura e capacità di istaurare subito un rapporto di amicizia.

Raccolgo le testimonianze di padre Lorenzo Farronato e padre Juan Antonio Fraile che l’hanno conosciuto e quella della dottoressa suor Cristina Antolin Tomas, collega di lavoro.

Padre Lorenzo tu che sei stato per lungo tempo a Isiro come parroco e superiore della parrocchia di Sant’Anna, qual è il tuo ricordo di padre Oscar?

Padre Oscar è arrivato a Isiro giovanissimo e ha sostituito padre Venturini nella pastorale nella missione di Neisu con molto entusiasmo. Ci siamo accorti subito che aveva un’attenzione particolare per gli ammalati. Si mise a studiare medicina aiutato dal dott. Leta della Clinica dell’Est e da suor Cristina, anche lei dottore e chirurgo. Oltre l’attenzione agli ammalati ,non dimenticava il suo impegno nella pastorale. A Neisu aveva iniziato a coltivare le erbe che avevano caratteristiche medicinali nuove. Fin da subito mi è rimasta impressa  la figura di questo missionario giovane, semplice, capace, entusiasta, e anche se era Missionario della Consolata, sono tentato di dire: «Come il Comboni, voleva i missionari: santi e capaci». Faceva facilmente amicizia e la coltivava. Grazie alla sua opera, l’Ospedale di Neisu riuscì ad imporsi e divenne importante in tutta la nostra zona.

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Padre Oscar Goapper ha lasciato un segno molto profondo nella missione 

Periodicamente andava in Italia per sostenere gli esami di Medicina, a Milano. In Italia, padre Oscar non perdeva l’occasione di dedicarsi all’Animazione Missionaria. Andò anche a Bassano, dove lavorava mia sorella come infermiera. Il padre impressionò la gente per la sua testimonianza e capacità di donazione. Mia sorella ne rimase colpita ed entusiasta, tanto che coltivò sempre l’amicizia con p. Oscar. Anche negli ambienti ospedalieri sapeva dare una bella testimonianza, e in molte strutture ospedaliere creò belle amicizie.

Un aneddoto simpatico di quel tempo. I capi della motorizzazione vollero revisionare le patenti dei missionari. Passarono per primi gli italiani, l’esaminatore era nervoso e irritato. Arrivò anche padre Senen Gandara. L’esaminatore arrabbiato, lo apostrofò: «Voi italiani…». Senen lo bloccò dicendo: «Calma, io non sono italiano, sono spagnolo”. Arriva padre Oscar e il tipetto, sempre arrabbiato, gli dice: «Ma voi europei…». E Oscar: «Alt e sangue freddo! Sappia che sono del terzo mondo come voi. Vengo dall’Argentina».

Ero a Londra, quando ricevetti la notizia che padre Oscar era morto: rimasi allibito e addolorato. Era un missionario che ha lasciato un segno molto profondo. Ringrazio il Signore di averlo conosciuto 

Anche tu, padre Juan Antonio, hai un bel ricordo di padre Oscar. Avevate un’amicizia favorita agli esordi dalla lingua comune, non è così?

Effettivamente ho conosciuto padre Oscar quando sono arrivato a Isiro nel 1995 e, come ben dici, visto che avevamo la lingua comune, prendevamo sempre l’occasione per mantenerla fresca. Mi invitò a Neisu e ci andai per un paio di giorni per conoscere l’ospedale e il suo lavoro. In seguito, ci andai diverse volte, anche perché io stesso avevo problemi di pelle e lui era un ottimo dottore. Curava non solo con la medicina classica, ma anche con piante medicinali che lui stesso coltivava. Con lui mi trovai subito a mio agio, perché era una persona che sapeva coltivare non solo le piante medicinali ma ancora meglio le amicizie ed era sempre gioioso.

Assieme a padre Oscar lavoravano suor Cristina Antolin Tomas, delle suore domenicane, e pure Luis e Rosa, due dottori spagnoli volontari laici con i missionari della Consolata. Avendo la lingua in comune, era bello ritrovarci assieme e conoscere i nostri rispettivi impegni missionari. Oscar ci comunicava i suoi progetti per cercare soluzioni al problema delle medicine. Quelle importate non sempre erano facilmente reperibili e i costi per la gente erano elevati e, addirittura, proibitivi. Padre Oscar aveva a cuore anche questo problema e di conseguenza trovava nuove soluzioni con l’uso di piante medicinali. Coltivava queste piante lui stesso in un grande campo. Ad esempio, già prima che si sentisse parlare dell’Artemisia come erba medicinale contro la malaria, lui la coltivava e la impiegava nelle cure, facendone pure pubblicità.

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Insegnava alla gente come conoscere le piante, le loro qualità e il loro uso per le diverse cure mediche. Il suo grande desiderio era di curare sempre meglio le persone ammalate. La gente lo stimava e amava. Amico sincero e sempre gioioso, gli piaceva scherzare per rallegrare la compagnia.

Fu Fratel Tarcisio, il nostro bravo e santo confratello meccanico (ma non solo), ad annunciarmi la morte improvvisa di padre Oscar. Rimasi stordito e non riuscivo a crederci, anche perché ci eravamo parlati qualche giorno prima. Padre Oscar era conosciutissimo e la notizia per molti era stata una gran botta. Fummo presenti al suo funerale con una folla eccezionale che veniva anche da lontano e molti dei quali erano stati suoi pazienti.

Suor Cristina Antolin Tomas, superiora Generale delle suore domenicane in visita delle sue consorelle a Isiro, così ricorda padre Oscar:

Ho conosciuto padre Oscar nel 1985. Ero giunta a Isiro il mese di luglio di quell’anno. Ho iniziato a lavorare alla Clinica dell’Est con il dott. Leta. Durante quel periodo andavo spesso a Neisu per fare interventi chirurgici, ed è lì che ho conosciuto padre Oscar.

Molto gioioso di carattere, uomo di donazione, sempre pronto a servire. Era disponibile ad ogni momento anche di notte se un ammalato aveva bisogno di assistenza. Ho imparato da lui che prima di eseguire un intervento chirurgico, era indispensabile pregare e domandare a Dio che guidasse le nostre mani, e fosse Lui stesso a guarire i pazienti; una bella abitudine che da allora ho integrato nella mia vita professionale.

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Era un uomo appassionato di Dio e dell’umanità, soprattutto quella sofferente. Profondo nelle sue convinzioni, e lo manifestava nelle omelie e nelle riflessioni. Era anche un amico fedele . Se gli avessi confidato delle cose, le avrebbe tenuto nel suo cuore, e aveva sempre una parola di incoraggiamento e sostegno.

La sua intelligenza e l’amore per gli altri hanno fatto sì che allo stesso tempo riuscisse a realizzare la missione di evangelizzazione e la cura dei malati.  Era appassionato per la medicina, per lui era una grande vocazione. Grande ricercatore, non si conformava soltanto alla medicina tradizionale, ma cercava alternative: medicina naturale, agopuntura… in modo da completare i vuoti della medicina moderna e offrire agli ammalati differenti opportunità per arrivare alla guarigione. Faceva tesoro di tutto quello che poteva essere di aiuto all’ammalato. Molto creativo, aveva continuamente nuove iniziative per fare passi in avanti.

Nei primi tempi, avevo conosciuto l’ospedale di Neisu come un insieme di piccole case in fango e paglia. Solo qualche anno più tardi, era diventato un grande ospedale di riferimento. P. Oscar aveva sempre il sorriso sulle labbra, la dolcezza nelle mani, l’amore e la tenerezza nel cuore. Se si arrabbiava, era sempre per il bene degli ammalati. Quando il personale infermieristico era lento a reagire, o non espletava i suoi compiti con responsabilità… si arrabbiava. Per lui contava sempre il bene dei suoi ammalati e per questo era rigoroso nel lavoro. 

Guariva il corpo e l’anima degli ammalati, pregava molto con loro e dava conforto alle famiglie. Cosciente di essere un intermediario di Dio, si riteneva solo uno strumento attraverso il quale Dio guariva gli ammalati. Si faceva prossimo per tutti.

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La tomba di Padre Oscar Goapper

Ho trascorso molto tempo con lui, visitando gli ammalati, curandoli e intervenendo chirurgicamente secondo il bisogno e le urgenze. Lavorare con padre Oscar era essere complementari. Era bello e gradevole lavorare con lui. Ricordo anche che siamo stati assieme per un mese di formazione medica, a Kisangani e mi era di esempio il suo forte desiderio di sapere, imparare, fare bagaglio di nuove tecniche per rendere un servizio sempre migliore per l’ammalato; era la sua preoccupazione.

Trovandoti con lui, trasmetteva sempre la gioia di vivere, l’entusiasmo. Per dirla tutta, padre Oscar è stato un fratello, un grande amico, un bravo collega e un vero compagno di strada. Grazie di cuore, padre Oscar.

Fr. Duilio Plazzotta, Missionario Comboniano.

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Scuola Padre Oscar Goapper a Santa Fé in Argentina

Il primo missionario della Consolata arrivato in Brasile nel 1937 è stato il padre Giovanni Batista Bisio.  Attualmente lavorano nel Paese, 85 missionari tra cui 59 sacerdoti, 4 fratelli, 2 vescovi, 2 novizi e 18 giovani professi che studiano teologi.

I missionari della Consolata sono presenti in 22 comunità che evangelizzano attraverso specifiche scelte  e servizi missionari negli stati di Amazonas, Bahia, Paraná, Rio de Janeiro, Roraima, São Paulo e nel Distretto Federale.

Lo scopo di questa Conferenza che si svolge tra il 6 e il 10 maggio 2024, presso la casa Regionale di San Paolo è esaminare la situazione della Regione, stabilire un programma di vita e di lavoro basato sulle opzioni e sui servizi missionari nel Continente America.

"Benvenuti alla nostra prima Conferenza regionale della Regione Brasile. Dichiaro ufficialmente aperta questa Conferenza", ha esordito il Superiore Regionale, padre Paulo Mzé, durante la sessione di apertura nel salone della casa.

Si tratta della prima Conferenza della "Regione Brasile", che riunisce i missionari delle ex regioni dell’Amazzonia e del Brasile, unificate nel 2019. Vale la pena ricordare che la Regione Amazzonica dal 1948 aveva già tenuto in precedenza nove Conferenze mentre la Regione Brasile aveva tenuto dodici Conferenze regionali da quando era stata eretta nel 1960 e dedicata alla S.S. Vergine Aparecida.

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Padre Pauolo Mzé, Superiore della Regione Brasile e padre Juan Pablo de los Ríos, Consigliere Generale per l'America

Alla Conferenza partecipano in totale 54 missionari tra padri e fratelli  che rappresentano le 22 comunità IMC e servizi particolari quali: Animazione missionaria e Vocazionale, Pastorale Afro, Pastorale indigena e amazzonica, Pastorale urbana, Periferie esistenziali, Migranti, Formazione di base e continua, Comunicazione ed Economia di comunione.

La presenza dei padri James Lengarin e Juan Pablo de los Ríos, rispettivamente Superiore e Consigliere Generale, è degna di nota come espressione dell'unità di intenti con gli altri missionari di America, Africa, Asia ed Europa.

Conferenza Regionale

"La Conferenza si riunisce in forma ordinaria ogni sei anni, circa un anno dopo il Capitolo Generale", afferma il nostro Direttorio (Dir. IMC, n. 142.1). Il XIV Capitolo Generale si è tenuto nei mesi di maggio e giugno 2023 a Roma, indicando negli "Atti Capitolari" diverse linee di azione, motivazione e riflessione per i progetti particolari in ogni continente e circoscrizione.

Nel novembre 2023, i delegati delle cinque circoscrizioni del Continente America si sono riuniti nell'Assemblea Continentale per rinnovare le linee di azione del Progetto Missionario Continentale (PMC) alla luce degli Atti Capitolari, che hanno indicato le strade da percorrere e hanno avanzato nuove proposte per alleggerire e qualificare la gestione e l'organizzazione missionaria nel Continente.

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È in questo contesto che si svolge questa Conferenza dei missionari in Brasile, della durata di cinque giorni. L’incontro, come si è detto, ha lo scopo di "esaminare la situazione della Regione, per stabilire un programma di vita e di lavoro, in accordo con i propri fini e con le direttive del Capitolo e della Direzione Generale, come si legge nelle Costituzioni dell’IMC (n. 142).

Disponibilità e coraggio

Aprendo i lavori il Superiore regionale, padre Paulo Mzé, ha ringraziato i missionari della Regione per la loro presenza e disponibilità al servizio delle missioni e li ha invitati a "vivere attivamente questo momento di grazia che è la nostra prima assemblea unificata della Regione Brasile".

Padre Juan Pablo de los Ríos, Consigliere generale per l'America, ha ricordato che " questa prima Conferenza unificata del Brasile è un kairos” e dunque  per vivere questo tempo di grazia, abbiamo bisogno di "molta disponibilità e tempo, ma anche del coraggio di lasciare alcune cose e assumerne altre, mantenendo il cammino di unità e identità per rispondere alle grandi sfide che il Continente deve affrontare in ogni momento".

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Padre Paulo Mzé e il Superiore Generale, padre James Lengarin

Il Superiore Generale, padre James Lengarin, ha ricordato che "viviamo in una mentalità e in un tempo di cambiamenti, in cui dobbiamo sempre mantenere la qualità e la fedeltà alla vita religiosa e al cristiana e cercare di rispondere efficacemente alle nuove sfide della missione". Presentando la realtà attuale dell'Istituto nel mondo "che è cambiata dalla sua fondazione, ma sempre rinnovata", ci invita a "migliorare il nostro servizio missionario nel mondo attraverso la continentalità, sempre in comunione con tutti coloro che sono nel mondo intero".

Durante questa prima giornata sono state organizzate le commissioni, presentate le relazioni della Direzione generale e i messaggi del Superiore e del Consigliere generale. I lavori della giornata si sono conclusi con la celebrazione eucaristica, presieduta dal padre Paulo Mzé. La riunione durerà fino a venerdì 10 maggio, con la presentazione e la definizione delle linee di azione per i prossimi sei anni in Brasile.

* Padre Julio Caldeira, IMC, è missionario nell'Amazzonia brasiliana.

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Visita a San Pedro, Grand Zattry e Abidjan.

Pubblichiamo la seconda puntata della cronaca della visita della Direzione Generale in Costa d'Avorio da parte del Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano e dei Consiglieri Generali, i padri Erasto Mgalama e Mathews Odhiambo Owuor.

Continuando la visita alle altre comunità della Delegazione, sempre accompagnati da padre John Baptist Odunga, siamo stati a San Pedro, Grand Zattry e Abidjan. Le prime due comunità sono al sud del Paese, nella diocesi di San Pedro. Qui abbiamo la casa della Delegazione e Centro di Animazione Missionaria dove siamo stati accolti da padre Bonfas Ochieng Mutanda che è lì per sostituire padre Ariel Tosoni e padre Raphael Njoroge che al momento si trovano a Dianra Village.

Abbiamo avuto modo di pregare con un bel gruppo di amici della comunità il rosario, i vespri e la messa celebrata in uno spazio all’aperto molto bello, dove vi è anche la grotta della Consolata. Sull’altare vi è una foto di padre Matteo Pettinari (morto tragicamente il 18 aprile scorso), la sua stola, una bibbia aperta ed un cero acceso.

Tutti lo sentono presente e vivo nel mistero della risurrezione che celebriamo sull’altare. La casa di San Pedro è accogliente ed è dove avremmo dovuto avere la Conferenza della Delegazione. Alla sera la gente ci accoglie con un rito di benvenuto tipico del Paese: “la cola”, un prodotto tipico locale, con peperoncino secco ed una bevanda estratta dalla canna da zucchero. Padre Bonfas ci porta anche a vedere la sede della diocesi, la cattedrale e alcune parrocchie della città dove siamo sempre accolti con gioia dai sacerdoti che vi lavorano.

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Parrocchia di San Giuseppe Artigiano a Grand Zattry

Da San Pedro viaggiamo a Grand Zattry nella Parrocchia di San Giuseppe Artigiano. Ci accoglie il parroco padre James Mwangi Gichani. All’arrivo, su una collinetta rocciosa, sorge la bella e nuova chiesa della Parrocchia terminata da poco. All’interno delle belle pitture raccontano la vita di Cristo, dei Santi patroni delle varie comunità di base della Parrocchia, dell’Allamano, della Consolata e della Beata Irene. Con padre James lavora anche padre Bonfas che abbiamo incontrato a San Pedro. Ricordiamo anche altri missionari che avevano lavorato, in precedenza, contribuendo allo sviluppo della parrocchia: i padri Giano Benedetti, Silvio Gullino, Victor Kota e altri. Accanto alla chiesa è stata costruita recentemente una bella grotta della Madonna di Lourdes dove non manca però anche la Consolata.

Padre James ci accompagna nella visita ad alcune delle comunità di base della parrocchia situate in villaggi molto poveri. Vi sono anche due semplici scuole costruite grazie a dei finanziamenti dal Canada e dalla Caritas. Le condizioni dei bambini e le strutture sono poverissime, mancano tuttora l’acqua corrente ed i servizi igienici. Dei maestri il governo ne paga solo uno, gli altri lavorano come volontari e sostenuti dalla parrocchia in qualche modo.

Dopo la Messa, alla quale partecipa un bel gruppetto di cristiani che fanno parte del consiglio pastorale, ci salutiamo con una foto ricordo. Anche qui siamo grati per la calorosa accoglienza ricevuta da padre James e dalla gente. Ci siamo sentiti a casa, in famiglia e qui non è necessario chiederci se siamo o no ad gentes: lo siamo al 100%.

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Da Grand Zattry partiamo per Abidjan dove si concluderà la nostra visita. Ritorniamo al Seminario dove eravamo stati accolti al nostro arrivo. Padre John Baptist, che ci ha accompagnati in queste due settimane, è il rettore. La comunità è composta da Eduard, uno studente di filosofia al primo anno, e da cinque studenti che stanno facendo la licenza: Telmo Avelino Josè, Urbanus Nzangi, Dickson Kajuna, Fredrick Maina e Fredrick Swai. In questo momento per lo studio della lingua francese vi sono anche due giovani missionari: padre Albert Mwanguhya già destinato alla Delegazione e padre Erasto Gabriel Kabogo destinato al Madagascar. Al nostro arrivo, la settimana precedente, avevamo già incontrato personalmente ognuno degli studenti e fatto un incontro comunitario con loro.

Il sabato sera partecipiamo con loro alla Lectio Divina sul Vangelo della domenica ed il giorno seguente ancora condivisione con la comunità. Lunedì mattina vistiamo gli Istituti Superiori dove vanno gli studenti per la filosofia e le licenze. La sera partiremo per il Sudafrica dove arriveremo il giorno seguente.

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 Seminario di Abidjan: studio di filosofia, specializzazione e lingua francese

Terminando questa visita alla Costa d’Avorio esprimiamo la nostra gratitudine a tutti. Avremmo dovuto fare la Conferenza e queste visite assieme a padre Matteo…lo ha fatto in un altro modo guidandoci e assistendoci dal Paradiso. Partiamo con il cuore grato e pieno della certezza che questa è la nostra missione, una missione bella, con tante sfide, ma altamente formativa se sappiamo accoglierla con generosità e disponibilità, con fedeltà e coraggio. Preghiamo il Signore, per intercessione della Consolata e dell’Allamano, che la Delegazione possa continuare a compiere con fedeltà il suo cammino che verrà anche orientato in futuro dalla conferenza regionale che faremo quando le condizioni lo permetteranno. Vivremo in comunione particolare con loro il 24 maggio, giorno in cui vi saranno i funerali del nostro caro Padre Matteo.

* Padri Michelangelo Piova, Erasto Mgalama e Mathews Odhiambo Owuor.

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Programma del funerale di padre Matteo Pettinari

Dianra Villade, 23 e 24 maggio 2024

“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. I fedeli nell'amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.” (Sap 3,1-3.9)

“La comunità sarà sempre formata dai vivi e dai defunti, né questo vincolo si scioglierà più, neppure in paradiso.” (Beato Giuseppe Allamano, Fondatore dei Missionari della Consolata)

Carissimi, Con la tristezza nel cuore ma anche con la consolazione che viene dalla fede comunichiamo il programma dei funerali del nostro caro padre Matteo Pettinari, per permettere a tutti di mettersi in comunione con la comunità e poter partecipare.

20240507Costa2Lunedì 20 maggio: arrivo della delegazione dall’Italia formata da 15 persone, membri della sua famiglia: papà di Matteo, fratello e sorella insieme ad altri familiari ed amici.

Martedì 21 maggio: giorno di consolazione e di inserimento nella comunità, dedicato alla preparazione del funerale.

Mercoledì 22 maggio: presso l’obitorio di Katiola (dove è conservato il corpo di padre Matteo) celebrazione della S. Messa di suffragio con il vescovo, i sacerdoti e cristiani della parrocchia della cattedrale.

Giovedì 23 maggio: ultimo saluto alla salma di padre Matteo con la S. Messa di suffragio e poi il corteo funebre da Katiola partirà verso Dianra Prefecture dove il feretro sarà accolto in Chiesa con l’officio de defunti. Si proseguirà poi per Dianra Village per la veglia funebre di tutta la notte.

Venerdì 24 maggio: Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Odiennè Monsignor Alain Clement Amiezi insieme a tutti i sacerdoti della Diocesi, i Missionari della Consolata presenti in Costa d’Avorio e altri sacerdoti ed amici che saranno presenti. Alla Celebrazione parteciperanno le comunità cristiane di Dianra Village, Dianra Prefecture, Sonozo, Marandalah, i dottori ed infermieri del Centro di Salute Allamano e molti altri cristiani e non che hanno avuto la grazia di incontrare padre Matteo sulla loro strada. 

Seguirà la tumulazione della salma del nostro caro padre Matteo in una tomba mausoleo costruito tra la Chiesa e la grotta della Consolata, luogo che lui stesso aveva indicato in diverse occasioni.

I Missionari della Consolata Delegazione Costa D’Avorio

Dianra, 05 maggio 2024

Oggi, nel nostro Istituto Missioni Consolata, si celebra la Festa dei Fratelli. Quando è nata e perché? Ecco le parole del Beato Fondatore.

Sono andato a spigolare fra i testi del Beato Allamano e ho scoperto che proprio lui stesso ha voluto che si celebrasse la festa dei Fratelli del nostro Istituto proprio nella festa di S. Giuseppe che fino ai tempi del Fondatore era celebrata il mercoledì dopo la seconda domenica di Pasqua. Successivamente Papa Pio IX, l’8 dicembre 1870, istituì la Solennità di S. Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, da celebrarsi il 19 marzo.

La memoria di S. Giuseppe Artigiano, invece, fu inserita nel Calendario Liturgico, come memoria per tutta la Chiesa, da Papa Pio XII, nel giorno 1º maggio1955. Fu a quest’ultima che venne finalmente associata la festa del patrocinio di S. Giuseppe  per i Fratelli e quindi in questa data l’Istituto vive con gioia la tradizione lasciataci dal Fondatore.

Con il vocabolario originale, dove i Fratelli sono ancora chiamati Coadiutori, ecco le parole del Beato Fondatore, come riportate nelle Conferenze Spirituali e poi riprese nel libro “L’Allamano e i Fratelli” curato da Padre Gottardo Pasqualetti:

202040501Allamano“S. Giuseppe è protettore di tutti, chierici, Coadiutori e sacerdoti: guai a chi non ha devozione a S. Giuseppe! In particolare, avete fatto bene ad inaugurare questa festa, come quella particolare dei Coadiutori [1]. Non c’è esempio migliore di S. Giuseppe; egli è il nostro maestro e ci deve proteggere in modo particolare. È il più gran santo. La Chiesa lo ha costituito il patrono universale di tutto il mondo. Pare perfino che abbia fatto un torto a S. Pietro e S. Paolo che erano sacerdoti, mentre S. Giuseppe non lo era. Per voi Coadiutori deve essere un santo orgoglio, che la Chiesa abbia preferito un santo che non era sacerdote per costituirlo patrono di tutta la Chiesa.

Questo vi deve insegnare ad amare il lavoro, a fare bene il vostro lavoro, a corrispondere alla vostra vocazione. Se corrisponderete bene alla vostra vocazione voi potrete anche essere superiori ai sacerdoti, avrete più merito e chissà che in Paradiso non avrà più merito un Coadiutore di tanti sacerdoti! Quanti Coadiutori si sono fatti santi! S. Pasquale Baylon, S. Alfonso Rodriguez non erano mica sacerdoti; eppure, si sono fatti santi.

Dovete pensare che siete missionari, e dovete avere un santo orgoglio di appartenere alla classe di S. Giuseppe. È vero che qui in comunità facciamo una sola cosa, siamo tutti uguali, tutti Fratelli. Ma voi Coadiutori avete meno responsabilità, mentre i sacerdoti e chierici avranno da rendere più conto a Dio.

In una congregazione c’è questo di bello, che si coopera tutti insieme a fare il bene, meritano tutti lo stesso: tanto chi scopa, come chi lavora o studia, purché si faccia solo quello che l’obbedienza ci comanda. Fortunati voi Coadiutori che potete abitualmente avere il lavoro in mano!

Conchiudendo, a S. Giuseppe dobbiamo chiedere delle grazie, ed amare il lavoro. Un missionario che non abbia questa parte di preparazione, che non sappia e che non abbia voglia di lavorare non è un vero missionario. Infatti, in principio che si va giù e che non si sa ancora la lingua, che si fa? Si lavora un poco e lavorando un poco quegli uomini là, ci dicono delle parole e ci insegnano la lingua. Non si può andare a predicare senza lavorare… Come se un missionario andasse giù e dicesse: “Ah, io voglio solo predicare e non lavorare… “e difatti tutti i nostri sacerdoti che vanno giù cominciano a lavorare. E poi ce n’è bisogno sempre del lavoro. Se in una missione c’è un superiore che non sa lavorare che cosa farà? Se non sa lavorare lui, come farà a fare lavorare gli altri? Quindi il lavoro bisogna saperlo e volerlo fare. Ai chierici è anche più necessario il lavoro. Io credo che per prepararsi a partire per l’Africa la migliore cosa da fare è quella di imparare a prendere amore al lavoro: imparare e saper fare un po’ di tutto …

Dunque, ringraziamo e preghiamo S. Giuseppe. Ed ora resta approvata la festa dei Coadiutori e fissata pel Patrocinio di S. Giuseppe.”

(Beato Giuseppe Allamano, Conferenze IMC, III, 563-565 – 15 aprile 1921, in Pasqualetti Gottardo [a cura], Il Fondatore e i Fratelli, EMC, 2014, pp. 55-56).

A tutti voi confratelli Fratelli,
auguri di ogni bene e che il Signore vi benedica,
vi mantenga perseveranti nella vocazione missionaria
per intercessione del Grande S. Giuseppe, Artigiano.

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Fratel Adolphe Mulengezi e Fratel Gaetano Borgo nel suo "laboratorio" a Certosa di Pesio. Foto: Archivio IMC

* Padre Pedro José da Silva Louro, IMC, Segretario Generale.

La vita del missionario è un'esperienza che si scrive ogni giorno in eventi che diventano trascendenti e mistici. Ogni luogo di missione è un incontro con il Dio della vita che si fa umanità in ogni comunità per continuare a costruire il Regno di Dio in mezzo alle diversità naturali, culturali, etniche e sociali.

È stato questo il compito che ha portato padre Ezio Roattino, missionario della Consolata, a lasciare il suo comodo paese natale in Italia per rinascere spiritualmente in Colombia, precisamente nella comunità Nasa di Toribio-Cauca. Ho voluto dedicare al padre Ezio il mio primo libro, edito dall'Università Javeriana di Cali, che racconta la vita del primo sacerdote indigeno cattolico colombiano in 500 anni di evangelizzazione: Álvaro Ulcué Chocué.

Io sono missionario della Consolata, messicano di origine e anch’io appartenente a una comunità indigena. La riflessione di questa pubblicazione si ispira in una nota frase del padre Alvaro: "Osare pensare è osare combattere". Questa espressione divenne così viva nella sua vita che il suo operato missionario lo trasformò in un martire che offrì il suo sangue come seme di nuovi cristiani.

Il libro, che include anche documenti storici, racconta la dedizione che ebbe per la difesa dell’identità, la cultura e il territorio; il suo sacrificio per il Regno di Dio è ancora oggi l'eredità che continua a ispirare la Chiesa e la comunità, animata, dopo la sua morte, dall’attività dei Missionari della Consolata.

“El alma del Misionero”

È stato pubblicato anche il testo “El alma del Misionero. Elmer Peláez Epitacio”, scritto da Celia Lanza, una laica della Consolata di Buenos Aires, Argentina, che mi ha accompagnato nel mio percorso missionario per 12 anni e che ha voluto raccontare il mio cammino con la comunità della Consolata.

Questo testo racconta alcune esperienze del mio cammino vocazionale e missionario; la narrazione di una vita che ama e vibra per la missione. Quando leggo le esperienze raccolte e raccontate dalla maestra Celia mi accorgo che davvero il nostro lavoro missionario ha senso solo quando si annuncia e si costruisce il regno di Dio; si rafforza l’impegno che significa la vocazione missionaria e l’umiltà necessaria per viverla con pienezza. Spero che possa servire da ispirazione per molti giovani che cercano un senso nella vita; per coloro che vogliono un mondo che viva nella speranza, nella pace, nel perdono e nella riconciliazione.

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Padre Elmer Peláez Epitacio presenta i libri  nella Parrocchia Maria Speranza Nostra di Torino 

Entrambi i testi sono stati presentati in una semplice ma sentita celebrazione il 31 ottobre 2023, nella Sala Allamano della Parrocchia Maria Speranza Nostra di Torino. Ringrazio Padre Stéfano Camerlengo, Superiore Generale della Consolata, che ha dato il via libera quando ha saputo di questa iniziativa; Padre Salvador Medina per le sue riflessioni espresse nei contenuti e il dottor Manuel Ramiro Muñoz, Direttore degli Studi Interculturali della Pontificia Universidad Javeriana di Cali, Colombia, per le sue riflessioni nel prologo del libro.

* Padre Elmer Peláez Epitacio, IMC, è messicano e vicario nella Parrocchia Maria Speranza Nostra di Torino, Italia.

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Ricordo con piacere le diverse esperienze vissute nel noviziato. Una tra le principali è quella che mi mise in contatto...

Mons. Lisandro Rivas è il nuovo vescovo di San Cristóbal de Venezuela

03-11-2024 Missione Oggi

Mons. Lisandro Rivas è il nuovo vescovo di San Cristóbal de Venezuela

Il Papa Francesco ha nominato il missionario della Consolata, mons. Lisandro Alirio Rivas Durán, finora vescovo ausiliare dell'arcidiocesi Metropolitana di...

Papa: “sogno una comunicazione che favorisca la pace e accenda i riflettori sugli ultimi”

02-11-2024 Missione Oggi

Papa: “sogno una comunicazione che favorisca la pace e accenda i riflettori sugli ultimi”

“Permettetemi di raccontarvi il mio sogno”, ha detto il Papa ai partecipanti all’Assemblea plenaria del Dicastero per la Comunicazione, ricevuti...

XXXI Domenica del TO / B – “Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo”

31-10-2024 Domenica Missionaria

XXXI Domenica del TO / B – “Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo”

Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34 Nel tempio di Gerusalemme Gesù ha accusato la casta sacerdotale al potere di...

Beata Irene Stefani. La misericordia di Dio

31-10-2024 I missionari dicono

Beata Irene Stefani. La misericordia di Dio

Oggi, 31 ottobre, celebriamo la memoria liturgica della Beata Irene Stefani, Missionaria italiana della Consolata che fece della sua vita...

"Il Mozambico non deve tornare alla violenza!"

30-10-2024 Notizie

"Il Mozambico non deve tornare alla violenza!"

“Mi ricordo di Dio e gemo, medito e viene meno il mio spirito (...), sono turbato e senza parole”. “Questa...

“Dilexit nos”, la quarta Enciclica di Papa Francesco

30-10-2024 Missione Oggi

“Dilexit nos”, la quarta Enciclica di Papa Francesco

“Dilexit nos”, la quarta Enciclica di Papa Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore...

L'Allamano è un santo che il Venezuela celebra

30-10-2024 Notizie

L'Allamano è un santo che il Venezuela celebra

La recente canonizzazione di San Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, è stata motivo di gioia per il mondo...

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