Anche il diverso è bello

Padre Diego Cazzolato, è un missionario della Consolata nato a Biadene (Tv) nel 1952. Dopo gli studi in Italia e due anni in Colombia, è stato animatore missionario in Italia e Spagna fino al 1988. Quell’anno è partito per la Corea del Sud stabilendo la prima presenza dell’istituto in Asia e sperimentando un nuovo modo di essere missionari.

Con quasi 40 anni di missione in Corea del Sud, la sua è un’esperienza discreta improntata al dialogo con le altre fedi.

«Mi chiamo Diego e “son veneto, ciò!”. Sono nato a Biadene (Tv) nell’ormai lontano 1952, per cui sono un missionario piuttosto stagionato».

Perché hai scelto di essere missionario della Consolata?

«Nella nostra storia non c’è niente di “casuale”, anche se all’inizio può sembrare così. Al mio paese, i Missionari della Consolata avevano allora un seminario minore (medie e ginnasio). Io ho conosciuto i miei compagni seminaristi a scuola, siamo diventati amici e, per stare con loro, sono entrato anch’io in seminario. Poi loro, poco a poco, hanno lasciato, io invece sono andato avanti.

Perché ho deciso di diventare missionario? Perché volevo fare qualcosa di buono con la mia vita, e aiutare a migliorare il mondo, che mi lasciava piuttosto perplesso, con le sue tante ingiustizie e povertà, e diventare missionario mi sembrava il modo migliore di realizzare i miei sogni.

Più tardi ho capito che non ero io a voler costruire un mondo migliore, ma Gesù stesso, e che Lui mi inviava a farlo nel suo nome. Non c’è che dire: un dono immenso, questo della vocazione missionaria!».

20250311Diego3

Padre Diego Cazzolato durante un incontro interreligioso in Corea del Sud. Foto: IMC Corea del Sud

Puoi raccontare brevemente la tua storia?

«Dopo il liceo a Varallo Sesia (Vc) e il noviziato in Certosa di Pesio (Cn), sono stato mandato a studiare filosofia e teologia al nostro seminario di Totteridge, Londra (1972-77).

Ho concluso il ciclo di cinque anni di studio con la professione perpetua e il diaconato.

Avevo chiesto di fare un’esperienza missionaria prima dell’ordinazione, cosa allora del tutto inusuale, ma la mia richiesta è stata accettata e sono stato inviato in Colombia. Un’esperienza di due anni bellissima e… molto utile a purificarmi dai miei “voli pindarici” sulla missione e cominciare ad affrontarne invece con amore la realtà, spesso dura e difficile.

Dopo l’ordinazione al mio paese nel 1979, sono stato destinato all’animazione missionaria e vocazionale, prima a Bevera (Lecco) per due anni, poi in Spagna, a Malaga.

Anche quelli sono stati anni bellissimi, a contatto con tanti giovani, con cui sono ulteriormente cresciuto nell’amore per la missione e nella fede, che ne è la base!

Fin quando non è arrivata la “chiamata della vita”: andare nella Corea del Sud, per iniziare la prima presenza missionaria dell’istituto in terra d’Asia! Era il 1988… e sono ancora qui!».

20250311Diego1

Padre Diego Cazzolato nella Casa Generalizia a Roma. Foto: Jaime C. Patias

Puoi dire due parole sulla Corea del Sud? Quali sono le sue principali sfide missionarie?

«La Corea del Sud è un Paese che ha avuto uno straordinario sviluppo economico e tecnologico a partire dagli anni 70, ed è una realtà assolutamente agli antipodi rispetto alle immagini “tradizionali” della missione.

I cattolici nel Paese sono adesso il 10% della popolazione, poi ci sono i protestanti, i buddhisti, i confuciani, i seguaci di un nutrito gruppo di religioni autoctone e un buon 50% della popolazione che dichiara di non aderire a nessuna religione organizzata.

Le sfide missionarie? A mio modo di vedere sono sempre le stesse dappertutto: far conoscere Gesù e il suo vangelo a chi ancora non lo conosce e, in Asia in particolare, il dialogo interreligioso».

Che lavoro svolgi oggi? Quali sono la difficoltà e la soddisfazione più grandi?

«È precisamente nel dialogo interreligioso che consiste il mio impegno missionario, da almeno una ventina d’anni. Quello “ufficiale” che si svolge negli ambiti delle apposite organizzazioni (delle quali sono membro), e quello che si svolge nella vita di ogni giorno, in tanti incontri “casuali”, che di casuale non hanno proprio niente.

Ci sono ovviamente difficoltà: tante iniziative che sembrano non riuscire a incidere; il continuo cambio degli interlocutori del dialogo, che ci obbliga sempre a un nuovo inizio; il generale disinteresse per la cosa; ma ci sono anche grosse soddisfazioni, come il fatto di poter sperimentare un’autentica amicizia anche con persone di fede diversa. E sperimentare che, grazie all’incontro con me, la fede cristiana viene vista con occhi più positivi e benigni».

Puoi raccontare un episodio significativo della tua vita missionaria?

«Un giorno è venuto a trovarmi a casa un signore del buddhismo-won (una delle religioni autoctone della Corea) che mi aveva visto “casualmente” a un incontro ufficiale qualche giorno prima e voleva parlare con me.

Nel dialogo, mi ha rivelato di essere molto ammalato di cancro, e voleva sapere da me, come cristiano, “cosa c’è dall’altra parte” della vita. Abbiamo condiviso la visione cristiana della vita eterna, e quella del buddhismo-won. Alla fine l’uomo se ne è andato visibilmente soddisfatto, ma senza lasciarmi alcun recapito, e io non l’ho visto mai più».

20250311Diego4

Quali sono, secondo te, le grandi sfide della missione del futuro? Come pensi di affrontarle?

«Io vedo come grandi sfide della missione del futuro quella di sganciarsi progressivamente dalle “opere” (che pure sono necessarie in tanti contesti), che obbligano il missionario a stare sempre un po’ al “centro”, per dirigersi più direttamente alle “persone”, nel dialogo e nella condivisione della vita.

C’è bisogno anche di una missione più caratterizzata dallo spirituale, e dalla contemplazione.

Il contesto coreano delle religioni non cristiane in cui sono inserito da una vita, mi ha convinto sempre più di tutto questo, e mi sembra costituire una sorta di “anticipazione” della missione del futuro».

Padre Diego Cazzolato, Missionario della Consolata dal 1988 in Corea del Sud.

Cosa possiamo offrire al mondo come Missionari della Consolata?

«Al loro primo arrivo in Kenya, i Missionari della Consolata hanno visto necessario fare la scelta di “stare con la gente”. Questa capacità/volontà credo costituisca una nostra grande ricchezza da offrire al mondo. Oltre, naturalmente, alla nostra esperienza personale della fede, di Dio, e alla nostra ricchezza “umana”, di amicizia, il nostro “spirito di famiglia”».

A partire dal tuo contesto, che cosa dovremmo fare, secondo te, per avere più impatto nel mondo giovanile?

«In Corea il mondo giovanile costituisce una realtà complessa, di difficile penetrazione. Eppure, i giovani soffrono di solitudine, di mancanza di punti di riferimento validi nella vita. Bisognerebbe avere il coraggio di dedicarsi veramente all’incontro con loro. Di nuovo: non “opere” ma “incontro personale”».

Ci suggerisci uno slogan per i giovani dei nostri centri?

«Lo slogan che proporrei viene dal mondo e dall’esperienza del dialogo interreligioso: “Anche il diverso è bello!” Aggiungendo: “Prova e vedrai!”»

* Luca Lorusso è giornalista della rivista Missioni Consolata. Pubblicato originalmente in: www.amico.rivistamissioniconsolata.it

Nel marzo 2007 ero in Kenya, a Nairobi. Da lì, poco tempo prima, dopo 43 lunghi anni di servizio, era partito per rientrare in Italia un missionario settantasettenne. Scrissi allora un editoriale per la rivista che curavo laggiù, The Seed (Il seme). Il titolo era «Gone poor, having made rich many…» (Partito povero, dopo aver reso ricchi molti).

Il missionario in questione era padre Giuseppe Quattrocchio. Un gran lavoratore, un prolifico scrittore, un affascinante cantastorie che aveva dovuto ritirarsi dal lavoro in missione nel Meru per una lesione alla spina dorsale. Era arrivato a Nairobi nel 1973. Da lì aveva servito in maniera incredibile tutte le missioni del Kenya trovando per loro ogni cosa di cui avessero bisogno, dalle puntine da disegno ai pezzi di ricambio di qualsiasi macchinario, dalle medicine agli articoli religiosi. Dal suo botteghino per gli amici e visitatori delle missioni, aveva promosso una bellissima iniziativa per far conoscere il Kenya con le sue serie di diapositive e libretti sui vari gruppi etnici, tradotti in diverse lingue e diffusi in tutti i luoghi turistici del Paese.

20250304Quattocchio2Padre Giuseppe, missionario che nel suo servizio aveva maneggiato fior di milioni per il bene di tanti (educazione, salute e sviluppo), era rientrato in Italia con un vecchio vestito, regalo di qualche benefattore, e una grossa valigia strapiena di oggetti di artigianato locale da regalare in Italia ai suoi molti amici, assieme a pochi oggetti personali. Lui che aveva cambiato la vita di tante persone, partiva più leggero di quando era arrivato, lasciando tutto quello che aveva, anche la sua inseparabile bicicletta Graziella con la quale era conosciutissimo in tutta Nairobi. Aveva dato tutto.

In quel testo ricordavo anche i nomi di diversi altri missionari che avevano fatto come lui ed erano rientrati in Italia per i loro ultimi giorni andando via poveri, dopo aver reso ricchi tanti.

Lo scorso 22 gennaio quello stesso padre Giuseppe ci ha lasciato alla vigilia del suo 95° compleanno. È tornato a casa, quella del Padre, dove è arrivato ricco di tutto l’amore che ha vissuto avendo dato tutto con passione, gioia, competenza e umiltà. Al suo funerale, celebrato nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ho ricordato che è stato anche un fior di giornalista  e che questa rivista, per la quale aveva lavorato dal 1954 fino alla sua partenza per il Kenya a fine 1963, a lui deve molto.

E anche stavolta, per il suo ultimo viaggio, è partito dopo aver dato tutto portando con sé solo il suo grande amore per la Missione. Mi fa specie ricordare lui, e insieme anche tanti altri missionari e missionarie che hanno dato la vita, in questi tempi nei quali chi fa notizia è quel gruppo elitario di miliardari che pensano di essere i padroni del mondo. Questi, per diventare sempre più ricchi, sfruttano senza ritegno le persone e le risorse del pianeta, manipolano l’informazione, fomentano guerre, chiudono gli occhi davanti ai poveri, ai migranti e agli schiavizzati e si fanno belli come salvatori della patria.

La testimonianza di uomini come padre Giuseppe è una realtà bellissima, carica di speranza. Con la loro vita diventano contestazione di un mondo disumano e ci dimostrano come il «dare tutto», come ha fatto Gesù, è l’unica via per costruire vera umanità.

* Padre Gigi Anataloni, IMC, direttore responsabile rivista MC. Originalmente pubblicato in: www.rivistamissioniconsolata.it

Domenica 23 febbraio 2025, il padre Godfrey Msumange, IMC, è stato insediato come parroco della Parrocchia di Maria Immacolata e San Gregorio Magno, nuova missione dei missionari della Consolata a Londra, Inghilterra.

Il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Westminster, mons. John Sherrington ha presieduto la celebrazione eucaristica insieme ai padri della Consolata della comunità di Finchley, Enrique Rituerto e Carlo Bonelli, al padre Jean-Pascal dei missionari Spiritani e all’amico della Consolata, il diacono Donal Hopkins.

20250226Londra

Il gioioso evento è stato benedetto anche dalla presenza degli amici provenienti da diverse parti, compresi gli amici della Consolata di diverse comunità africane che vivono a Londra e dall'Alto Commissario della Tanzania nel Regno Unito, SE. Mbelwa Kairuki.

I parrocchiani di Maria Immacolata e San Gregorio hanno riempito la chiesa per accogliere il loro nuovo parroco con grande gioia. È stata letta la Lettera di nomina da parte del Cardinale arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, seguita dalla professione di fede e dal giuramento di fedeltà di padre Godfrey, dalle firme da parte di entrambi, il nuovo parroco e il vescovo, dalla consegna del libro del Vangelo e delle chiavi della chiesa.

Alla processione dell'offertorio si è unita una comunità africana, donne e uomini, con i loro meravigliosi canti e danze fino all'altare portando i doni. È stato un momento gioioso.

Nella sua omelia, il vescovo ha invitato tutti a continuare a “formare una chiesa in cui al centro ci siano la comunione, la partecipazione e la missione”. Padre Godfrey ha chiesto ai parrocchiani di “lavorare insieme per rendere la comunità vibrante e forte nella fede, aperta al mondo tenendo sempre presente che la Chiesa esiste per evangelizzare”.

20250226Londra5

La presenza dei Missionari della Consolata a Londra risale al 1952. Numerosi missionari studenti sono passati in questa città come parte della loro formazione e dopo l'ordinazione sono stati inviati in missione nei vari Paesi dove i missionari della Consolata lavorano nel mondo. Dall'anno 2024, oltre all'animazione missionaria che continua, i missionari della Consolata hanno assunto anche questa parrocchia, che si trova nella parte settentrionale, alla periferia della città, il punto più a nord di Londra conosciuto come High Barnet, vicino all’antico Seminario Internazionale IMC di Totteridge.

* Michael Shen e padre Godfrey Msumange, IMC, parroco a High Barnet, Londra.

20250226Londra6

 Parrocchia di Maria Immacolata e San Gregorio Magno, nuova missione dei missionari della Consolata a Londra.

I missionari della Consolata sono arrivati in Polonia nel 2008 e si sono stabiliti a Kielpin nella Diocesi di Varsavia con la missione di lavorare nell’animazione missionaria della Chiesa locale. Nel 2022 è stata creata una seconda comunità nella città di Białystok centro della diocesi che porta lo stesso nome, ai confini con la Bielorussia.

“La nostra presenza è anche un segno di consolazione e perciò, in questa comunità si svolgono altri tipi di attività che non sono solo di evangelizzazione e animazione, ma anche di consolazione”, spiega il padre argentino, Juan Carlos Carmona, in una intervista rilasciata all’Ufficio per la Comunicazione durante la sua recente visita a Roma. “La nostra casa a Białystok è diventata anche parte della Caritas ed offre servizi ai migranti, soprattutto quelli che hanno dovuto uscire dell’Ucraina”, dice il missionario che da nove anni opera in Polonia e insieme al suo confratello, il padre Dirick Julius Sanga, visitano diversi luoghi del Paese per “fare animazione nella Chiesa locale con i giovani, con i bambini nelle scuole, realizzare incontri nelle parrocchie e organizzare le Domeniche Missionarie con ritiri spirituali”.

Pellegrini di speranza

In quest’anno del Giubileo della Speranza, la Chiesa in Polonia ricorda la figura del Papa San Giovani Paolo II, che “è ancora viva e continua ad essere per noi quel pellegrino che ci accompagna ed è vicino a noi. Anche noi missionari della Consolata, tutti gli anni, ripetiamo questo bel gesto di fare un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Czestochowa. È un pellegrinaggio che dura dieci giorni, lo facciamo insieme alla gente ed è ormai una tradizione della Chiesa di Polonia che ogni anno se mette in strada verso la Vergine di Czestochowa. La particolarità di quest’anno come proposto da Papa Francesco, è appunto essere “Pellegrini di Speranza”. Ci troviamo in questa vita in pellegrinaggio verso il Padre, ed è un pellegrinaggio pieno di speranza. La speranza non è una caratteristica che soltanto da un colore al nostro pellegrinare. È anche qualcosa di più. La speranza è proprio il senso, il potere muovere i nostri passi già sapendo dove arriveremo e con chi saremo, con il Padre, il Figlio e con lo Spirito Santo.

20250223Polonia

Gruppo del pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Czestochowa reunito nella Cappella dei missionari della Consolata a Kielpin. Foto: IMC Polonia

Questa speranza ha un volto concreto, il Signore nostro Gesù Cristo. Con questo spirito noi in Polonia vogliamo essere pellegrini di speranza nella nostra quotidianità, nel nostro vivere questa vita intensamente, cioè, essere e vivere la presenza del Signore Gesù”.

Leggi anche: Ucraina. In viaggio tra Fastow e Kherson

La santità di Giuseppe Allamano

“Quest’anno abbiamo una grazia in più perché l’Allamano è stato proclamato Santo. La santità dell’Allamano, fin dall’inizio la percepivamo ed eravamo già convinti che lui era con il Signore non soltanto perché era beato, ma anche per le sue stesse parole, quando  ripeteva ai missionari: ‘Prima santi, poi missionari’. Avendo vissuto la sua canonizzazione poco tempo fa, ricominciamo un tempo nuovo, un tempo nel quale diciamo: sì, la santità del nostro Fondatore è confermata, quindi, le radici sono sante e sane; quindi, l’albero da lui piantato e i suoi frutti sono santi. Questo è molto bello perché ci fa percepire ancora di più il carisma ricevuto dell’Allamano: portare la consolazione, essere come Maria, portare il Signore Gesù alla gente. Quindi, con questo augurio di uscire, di andare, di trovare l’altro, di esser portatori di speranza, di essere portatori del Signore Gesù, viviamo questo tempo de grazia insieme con il nostro Padre Fondatore”.

20250223Polonia2

Padre Juan Carlos è nato nel 1984 in Argentina a San Juan, nella provincia che porta lo stesso nome. Sentendo la chiamata di Dio entra nell’Istituto e dopo la formazione iniziale, nel 2007 ha fatto il Noviziato a Martin Coronado. Di seguito viene destinato a Roma per lo studio della teologia (2008-2013). La sua ordinazione sacerdotale è avvenuta in Argentina il 23 agosto 2014.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la comunicazione.

 20250223Polonia6

 Santuario della Madonna di Czestochowa

 

Il 16 febbraio 2025, l’Istituto inizierà un anno di celebrazioni in occasione del centenario della morte del nostro Fondatore, San Giuseppe Allamano. Forse sarebbe più appropriato dire che inizieremo un cammino per celebrare 100 anni dalla nascita al cielo del Fondatore.

Ci si potrebbe chiedere il motivo per cui questo sia importante, soprattutto se si considera che abbiamo recentemente celebrato la sua canonizzazione, che dovrebbe essere il massimo livello di onore che avremmo voluto vedergli attribuire.

Ebbene, mentre celebreremo i 100 anni dalla nascita del nostro Fondatore celebreremo anche i 125 anni di esistenza dei missionari della Consolata e, nello stesso tempo anche la Congregazione delle Missionarie della Consolata celebra 115 anni di fondazione. Le due cose non possono essere separate, perché l'esistenza oggi delle due congregazioni missionarie fondate da Padre Allamano, dice qualcosa su di lui. La presenza e il lavoro di evangelizzazione dei Missionari e delle Missionarie della Consolata nei quattro continenti che in questi 100 anni ha cambiato la vita di tante persone e popoli, proclama indirettamente i tratti della ricca personalità del Fondatore quando era in vita.

Innanzitutto, la celebrazione del centenario della morte del fondatore è un'occasione per riflettere sulla sua vita. Gli esseri umani passano, ma il fatto che una persona venga ricordata 100 anni dopo la sua morte indica il suo contributo nel mondo, ma soprattutto nella vita delle persone. Coloro che non fanno molto durante la loro vita vengono dimenticati non appena le loro tombe vengono coperte.

20250212Centinario8

Il funerale di Giuseppe Allamano avvenuto il 18 febbraio 1926 a Torino

Il cammino verso la celebrazione di questo centenario ci ricorda che il nostro Fondatore è stato quindi un uomo santo, mentre viveva, ed è per questo che la sua vita, i suoi insegnamenti e il suo lavoro sono stati al centro di molti sforzi che hanno trasformato la vita delle persone. Ecco perché le sue opere gli sono succedute. Ora possiamo dire con sicurezza di aver scoperto la ragione per cui ha avuto successo: la sua santità. Solo così il suo progetto, che all'inizio non convinceva molti, ha finito per dare vita a due istituti missionari che oggi lavorano in diversi Paesi del mondo.

In secondo luogo, la celebrazione del centenario è un'occasione per riflettere sui 125 anni di esistenza dell'Istituto. È un'opportunità per rivedere il cammino fatto, la sfida affrontata e le pietre miliari raggiunte. Celebrando pubblicamente le pietre miliari raggiunte, l'Istituto non solo rafforzerà la sua reputazione di strumento di Dio nell'evangelizzazione del mondo, ma ispirerà anche i membri attuali e futuri. Una riflessione su tutti questi aspetti onora l'eredità del passato e infonde un senso di orgoglio in coloro che sono ancora in vita. Inoltre, una riflessione sul cammino fatto finora ci ricorda le fondamenta su cui è stato costruito l'istituto, rafforzando i valori e le tradizioni che persistono fino ad oggi.

20250212Centenario5In terzo luogo, le celebrazioni del centenario promuovono lo spirito comunitario. In realtà, l'essenza di qualsiasi evento celebrativo risiede nella sua capacità di riunire le persone. Le celebrazioni del centenario coltivano lo spirito comunitario unendo vari soggetti interessati. La famiglia dei Missionari della Consolata è una vasta rete di entità consolatrici, che comprende i missionari, i genitori e i parenti dei missionari, i gruppi associati alla famiglia della Consolata, i missionari laici della Consolata, il popolo di Dio che serviamo, gli ex alunni delle nostre istituzioni accademiche, i dipendenti delle nostre varie comunità, i benefattori, le persone di buona volontà e gli altri beneficiari delle istituzioni sanitarie e di altri progetti caritatevoli.

Celebrando l’eredità condivisa, gli eventi del centenario dovranno aiutarci a superare le sensazioni di isolamento o le frammentazioni a volte presenti nelle nostre comunità, favorendo la rivitalizzazione dello zelo missionario e il senso di appartenenza alla famiglia dell’Istituto. Riunendoci per festeggiare ci aiuterà a portare avanti la missione di consolazione dell’Istituto, rafforzandone l’efficacia per la gente e le prospettive di evangelizzazione.

In quarto luogo le celebrazioni del centenario dovranno stimolarci a guardare al futuro. È proprio nell’onorare la figura del Fondatore e nel celebrare la storia dell’Istituto che siamo chiamati a scoprire gli stimoli e le indicazioni per ridisegnare il futuro della missione ad gentes e del nostro Istituto. I risultati raggiunti, il cammino fatto dall’Istituto, sono un incoraggiamento per lanciare nuove iniziative, rinnovare i nostri progetti missionari continentali, creare nuove collaborazioni che ci aiuteranno a dare forma al nostro futuro. Questa prospettiva lungimirante è fondamentale per garantire la sostenibilità e la continuità della rilevanza in un mondo dinamico.

La riduzione delle vocazioni in Europa e in America, il cambiamento di mentalità nei confronti della Chiesa in Paesi un tempo notoriamente cristiani, l'indebolimento dell'impegno missionario di molti missionari, la crescita dell'importanza dei social media, la disintegrazione dell'istituzione familiare, ecc. sono tra le tante realtà che ci ricordano lo sforzo necessario per essere strumenti efficaci di Dio in futuro.

Mentre procediamo con i preparativi per il centenario, è importante chiedersi quali collaborazioni dobbiamo stringere e con chi. In un mondo che sta ampiamente dimostrando la necessità di persone che lavorano insieme come gruppi e comunità, l'Istituto dovrà probabilmente chiedersi come i Missionari Laici della Consolata, gli ex-alunni della Consolata, gli Amici della Consolata, ecc. possano essere coinvolti molto meglio nello sforzo di evangelizzazione e soprattutto nella missione di consolazione dei Missionari della Consolata.

20250212Centenario12

Canonizzazione di San Giuseppe Allamano il 20 ottobre 2024. Foto: Jaime C. Patias

In conclusione, è opportuno dire che, sebbene la celebrazione del centenario celebri il traguardo raggiunto, le celebrazioni del centenario sono esse stesse tappe significative che incarnano l'essenza della riflessione, del riconoscimento e del rinnovamento. Esse onorano il percorso del passato, promuovono lo spirito comunitario e celebrano i risultati raggiunti, contribuendo a creare un senso di orgoglio e di appartenenza. Inoltre, questi eventi ispirano le aspirazioni future, assicurando che l'eredità costruita nel corso di un secolo continui a prosperare.

Quando le istituzioni e le comunità si riuniscono per celebrare il loro centenario, abbracciano un ricco arazzo di storia, riconoscono i contributi dei loro membri e guardano avanti verso nuovi orizzonti. Questa duplice attenzione al passato e al futuro definisce lo spirito delle celebrazioni del centenario, rendendole un potente catalizzatore di unità e progresso. Che l'avvio delle celebrazioni del centenario possa motivarci nel nostro sforzo di migliorare il nostro essere strumenti di consolazione nel mondo.

* Padre Jonah M. Makau, IMC, è Postulatore e direttore dell’Ufficio Storico

Gli ultimi articoli

“Il commercio delle armi. Una minaccia alla pace”

16-03-2025 Missione Oggi

“Il commercio delle armi. Una minaccia alla pace”

Il Centro Missionario della Diocesi di Roma promuove, presso la Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense, un corso di formazione...

Sinodo: percorso di accompagnamento. Nel 2028 Assemblea ecclesiale

15-03-2025 Notizie

Sinodo: percorso di accompagnamento. Nel 2028 Assemblea ecclesiale

La Segreteria Generale del Sinodo ha inviato a tutti i Vescovi ed Eparchi e, attraverso di essi, a tutto “il...

II Domenica di Quaresima / C -“Questi è mio Figlio, l’Eletto. AscoltateLo”

13-03-2025 Domenica Missionaria

II Domenica di Quaresima / C -“Questi è mio Figlio, l’Eletto. AscoltateLo”

Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17- 4,1; Lc 9,28-36 Le letture di questa domenica hanno come tema principale la fede. Essendo...

“Vi accompagno da qui”, l'anniversario di pontificato al Gemelli guardando al mondo

13-03-2025 Notizie

“Vi accompagno da qui”, l'anniversario di pontificato al Gemelli guardando al mondo

Il 13 marzo il Papa celebra il dodicesimo anniversario dell’elezione nel Policlinico romano dove è ricoverato da quasi un mese...

Ravvivare il carisma ereditato da San Giuseppe Allamano

12-03-2025 I missionari dicono

Ravvivare il carisma ereditato da San Giuseppe Allamano

“Dopo cento anni dalla nascita al cielo di San Giuseppe Allamano, i nostri due istituti si sono evoluti e trasformati;...

Video del Papa: Preghiamo per le famiglie in crisi

12-03-2025 Notizie

Video del Papa: Preghiamo per le famiglie in crisi

Preghiamo perché le famiglie divise possano trovare nel perdono la guarigione delle loro ferite, riscoprendo anche nelle loro differenze la...

Anche il diverso è bello

11-03-2025 Missione Oggi

Anche il diverso è bello

Padre Diego Cazzolato, è un missionario della Consolata nato a Biadene (Tv) nel 1952. Dopo gli studi in Italia e...

Usa: 10 fatti sui cattolici americani

11-03-2025 Missione Oggi

Usa: 10 fatti sui cattolici americani

I cattolici sono uno dei gruppi religiosi più grandi negli Stati Uniti, superando numericamente qualsiasi singola denominazione protestante. Gli Stati...

Anche nel deserto aprirò una strada

10-03-2025 Missione Oggi

Anche nel deserto aprirò una strada

Ecco, faccio una cosa nuova Una proposta di preghiera per il tempo di Quaresima e per prepararci alla Pasqua. Contemplando...

onlus

onlus