“Vivere lo stile di Gesù è fare della vita un servizio”
L’inaspettato e L’indimenticabile
Vi invitiamo a scoprire e vivere un’avventura unica attraverso le nostre parole e le nostre fotografie. Non possiamo raccontare tutto ciò che abbiamo vissuto, ma possiamo condividere con voi l’impatto che ha lasciato nei nostri cuori.
Questa esperienza missionaria non è solo un viaggio verso luoghi lontani, ma un viaggio profondo dentro noi stessi, un’opportunità per esplorare nuovi orizzonti e per connettersi con la ricchezza umana e culturale di terre straordinarie. Ogni immagine e ogni racconto che troverete sono finestre aperte su un mondo che vi sorprenderà e vi arricchirà.
Le fotografie catturano momenti di pura autenticità e gioia, mentre le parole vi guideranno attraverso le esperienze, le emozioni e le riflessioni che abbiamo vissuto. In questo percorso, vi invitiamo a immergervi nella semplicità della vita quotidiana, a scopri re la bellezza dei piccoli gesti e l’importanza dei legami umani.
Così come Gesù ci insegna attraverso la parabola del chicco di grano che, se non muore e non viene sepolto, resta solo, ma se muore, produce molto frutto, così anche noi possiamo scoprire come la nos tra missione e il nostro servizio possano generare frutti abbondanti nella vita degli altri. Attraverso le storie e le immagini, potrete percepire la forza della missione e l’impatto che può avere sulle persone e sul le comunità che abbiamo incontrato.
Condividiamo con voi questi momenti preziosi nella speranza che possano ispirarvi e motivarvi a intraprendere il vostro viaggio, a fare la vostra parte per costruire un altro mondo possibile, e a trovare la vostra propria connessione con l’essenza del servizio e della condivisione, seguendo l’esempio di Gesù.
Chi siamo
Missio Giovani Vicenza, evoluzione del progetto “Insieme per la missione” fondato nel 2000, è un cammino di preparazione che forma ogni anno, mese dopo mese, tanti giovani della Diocesi di Vicenza in Italia a vivere una esperienza diretta in terra di missione. Rimane un progetto sostenuto dall’ufficio per la pastorale missionaria in collaborazione con alcuni istituti missionari e religioni presenti in diocesi, tra cui i Missionaria della Consolata. Un’opportunità unica per conoscere se stessi, aprirsi all’altro, incontrare il diverso e scoprire il mondo con occhi nuovi.
* Francisco Martínez, LMC in Kenya e Missio Giovani Vicenza - Esperienza Missionaria 2024.
La recente canonizzazione di San Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, è stata motivo di gioia per il mondo missionario. La cerimonia si è svolta il 20 ottobre in Piazza San Pietro in Vaticano, mentre la celebrazione di ringraziamento in Venezuela si è tenuta domenica 27 ottobre nell'archidiocesi di Caracas.
La giornata è stata organizzata congiuntamente dalle Pontificie Opere Missionarie del Venezuela, dal Segretariato di Pastorale Giovanile di Caracas e dai Missionari della Consolata.
Di buon mattino, circa 400 giovani provenienti da varie parrocchie e scuole della capitale si sono riuniti per la 23 Camminata della Gioventù Missionaria, che quest'anno ha cambiato il suo tradizionale percorso –lungo la strada della Montagna di Avila che circonda Caracas– per spostarsi in Plaza Washington del Paraíso e da lì unirsi alla celebrazione della Santa Messa nella parrocchia di Sant’Alfonso Maria de Liguori, El Paraíso, presieduta da Mons. Lisandro Rivas IMC, vescovo ausiliare di Caracas, alla presenza di numerosi parrocchiani. La quantità di persone che hanno seguito la celebrazione era davvero impressionante: pieno fino alla massima capienza perfino il secondo piano della chiesa.
La celebrazione ha incluso tradizioni ed elementi che hanno permesso di mostrare il modo di celebrare e vivere la liturgia in altri continenti dove i membri della famiglia fondata dall'Allamano portano il Vangelo.
Alcuni momenti sono stati accompagnati da danze liturgiche, il Padre Nostro è stato recitato in diverse lingue: warao, portoghese, inglese, lingala, swahili e spagnolo, mentre anche i canti erano rappresentativi dei cinque continenti.
Il vescovo ha esordito condividendo con i presenti la gioia, la gratitudine e l'entusiasmo “per questo modello di santità. Questo è un giorno di festa perché la consolazione di Dio ha toccato e continua a toccare l'umanità attraverso il sogno dell'Allamano di inviare missionari per evangelizzare fino ai confini della terra”.
Il presule ha ricordato l'importanza di chiedersi cosa chiede oggi la Chiesa a noi battezzati: discernere per aprire il nostro cuore all'universalità seguendo l'esempio e il pensiero dell'Allamano, che ci ricorda di essere prima santi e poi missionari. Dobbiamo “trasformare l'ordinario in straordinario e risplendere come discepoli missionari del Signore”, ha detto.
Il vescovo ha anche parlato del carattere simbolico del miracolo che ha portato Giuseppe Allamano alla santità a favore dell'indio Sorino Yanomami dell'Amazzonia brasiliana. Lui ci ricorda “la predilezione di Dio per i poveri e per coloro che il mondo considera scartati. Loro sono e devono essere l'opzione dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Anche nel Venezuela di oggi i Missionari devono essere testimoni di speranza”.
Per concludere ha fatto riferimento al mese delle missioni; al lavoro di animazione delle Pontificie Opere Missionarie e all'importanza della cooperazione missionaria. Ha sottolineato che la priorità è l'annuncio dove nessuno vuole andare, cioè alle periferie esistenziali.
Il piemontese Giuseppe Allamano visse dal 1851 al 1926. Da giovane crebbe nell’oratorio di Don Bosco ma a solo ventidue anni era già un giovane sacerdote diocesano con il sogno di andare in missione. Purtroppo la sua salute non era perfetta e, senza mai dimenticare il sogno, dovette impegnarsi in altre cose.
A 29 anni fu mandato a dirigere il più grande santuario mariano di Torino dedicato alla Madonna Consolata. Lo riportò all'antico splendore e precisamente a partire da lì l’antico sogno delle missioni si trasformò in una grande opera: i Missionari della Consolata, che fondò nel 1901 e, su richiesta di Pio X, nel 1910, anche le Missionarie della Consolata. Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 7 ottobre 1990.
“La sua testimonianza ci ricorda l'attenzione che dobbiamo prestare alle popolazioni più fragili e vulnerabili. Penso in particolare al popolo Yanomami della foresta amazzonica brasiliana, tra i cui membri è avvenuto il miracolo legato all'odierna canonizzazione”, ha detto Papa Francesco parlando dell'Allamano.
La Messa è stata seguita da una condivisione fraterna.
Fonte: PPOOMM Venezuela con informazioni di José Luis Andrade
Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31)
“Viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato”.
Queste le parole di Papa Francesco nel suo messaggio per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù 2024, diffusa questo martedì, 17 settembre. Il Papa parla delle nuove generazioni, che spesso pagano il prezzo più alto a cause delle guerre, di ingiustizie sociali, delle povertà, dello sfruttamento dell’essere umano e del creato. L'invito, in vista del Giubileo, è a superare apatia e il fuga nelle trasgressioni: mettersi in viaggio non, però, da semplici turisti, ma da pellegrini.
Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre ha inviato ai giovani e alle giovani del mondo per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Chiese particolari in occasione della Solennità di Cristo Re, il 24 novembre 2024, sul tema: Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31).
Presentiamo la sintesi di una attività giovanile promossa dall’équipe di Animazione Missionaria e Vocazionale della Colombia: il "Congresso giovanile Consolazione e Missione". 75 giovani si sono confrontati con il rapporto finale della Commissione per la Verità che in questi anni ha lavorato per ricucire le ferite di quasi 60 anni di guerra che ha insanguinato il paese.
Sono stati tre giorni intensi di attività guidate da dinamiche pedagogiche, esperienze di spiritualità missionaria e di consolazione-liberazione. I nostri giovani hanno approfondito la verità della Colombia ferita e mutilata, superando il muro del lamento e riconoscendo la verità di una guerra indagata in tutte le sue ferite. Come discepoli missionari del Crocifisso Risorto, si sono impegnati a offrire un cuore compassionevole e misericordioso perché la sofferenza, conseguenza della verità mai riconosciuta, sia liberata e trasformata in consolazione-liberazione.
Ricardo Semillas, inviato dal Grande Tutto, seminò il territorio colombiano, chiamato Macondo. Dopo aver compiuto la sua missione di diffondere i semi in modo armonioso, con generosità e varietà esuberanti, Ricardo Semillas ha consegnato questa terra a delle persone perché la curassero e la coltivassero. Tutti vivevano dei suoi prodotti abbondanti, li scambiavano fra di loro con la moneta chiamata "equità", in modo che a nessuno mancasse il necessario per un "buon vivere" e ce ne fosse anche per gli altri.
La cultura fiorì nella musica e nella danza, nella letteratura e nella scultura, nell'architettura e nell'ingegneria, nella scienza e nella tecnologia. La spiritualità si espanse, riempiendo le generazioni successive di valori etici, umani e divini. Le relazioni umane, pur senza molti abbracci, erano intrise di servizio, rispetto, disciplina e apprezzamento. L'orgoglio di essere di Macondo cresceva mentre la moneta locale, l’equità, si rafforzava. La vita ha cantato e ballato nelle giungle, nelle coste, nelle pianure, nelle valli e nelle montagne. Il morbido odore del caffè permeava l'atmosfera all'alba, mentre mais e grano, con platano e yuca, venivano mescolati nello stufato di carne o di pesce, accanto al focolare familiare.
Questa era la situazione quando alcuni attori violenti, che si spacciavano per saggi, arringarono il popolo e si offrirono come benefattori: posero recinti e confini; regolarono i rapporti con nuove norme; raccolsero la moneta equa e inondarono i mercati di banconote. Così che un bel giorno, mentre tutti dormivano e non si accorgevano di quel che stava succedendo, tutti quelli che volevano negoziare dovevano farlo con queste persone e Macondo perse la sua grazia e la sua armonia. Cristhian, il più giovane della popolazione, guardando ciò che non riusciva a capire disse: "temo che alla fine succederà qualcosa di brutto”.
Gli attori violenti seminarono questo territorio pieno di vita con paura, mine e morte. I deserti si moltiplicano quando i fiumi e i torrenti si inquinano o si prosciugano. Le montagne, ferite e sfruttate, si sgretolano inondando di fango fiumi e mari. Le piante della coca e la marijuana abbandonarono il campo sacro della salute ancestrale e Macondo, condannata a "100 anni di solitudine", restò vittima del traffico internazionale di narcotici. Poco a poco, i contadini persero la loro terra, i grandi latifondi si espansero e le città si riempiono di senzatetto.
Ricardo Semillas, che continuava ad accompagnare il processo della vita nella sua lotta contro la morte, mentre rifletteva a voce alta sulla distruzione che vedeva, disse: "hanno danneggiato Macondo; questo non è ciò che è stato dato dal Grande Tutto; gli attori violenti lo hanno imbavagliato e legato; il popolo se ne sta silenzioso, indignato, arrabbiato e impotente. Abbiamo sentito i gemiti della terra maltrattata e i lamenti dei morti, degli scomparsi e degli sfollati”.
In mezzo al territorio devastato e al corpo sociale sconsolato, improvvisamente una luce brilla in Oriente: "per la tenera misericordia del nostro Dio, il sole nascente viene a visitarci", lo stesso sole, che è stretto fra le braccia della Consolata, divenuto Parola dice: "Macondo non è morto, ma sta dormendo”. Prendendolo per mano, lo solleva e grida: "Non tutto è perduto, oggi vengo a offrirti il mio cuore. Le persone che hanno sperimentato le più grandi sofferenze, conoscono ciò che significa sentirsi desolati, scoraggiati e abbandonati e per questo sono pronte anche loro a offrire il cuore e tutto il loro essere per confortare e aiutare a liberare gli afflitti che la storia di Macondo ha generato”.
Il silenzio è stato rotto e l'atmosfera, intorno alla "tulpa", il focolare ancestrale composto da tre pietre come la Trinità, si è riempita della parola di rigenerazione depositata nella pentola comunitaria. Nel fuoco ancestrale si prepara l’alimento che restituisce salute e genera liberazione integrale. Tutti siamo consapevoli che quando il dolore è condiviso e compreso cessa di essere sofferto.
La verità, quando è nascosta, diventa sofferenza; invece quando viene svelata, anche se fa male, libera. Se questa viene accettata con coraggio e umiltà da tutti, promuove la giustizia, permette il perdono e la riconciliazione, libera le vittime che vengono risarcite e i colpevoli che si pentono e non ripetono i loro delitti. Con la verità tutti possono partecipare alla costruzione sociale e politica della pace, con giustizia sociale e ambientale.
La verità è impegnativa, rilascia adrenalina, una forza interiore che trasforma e da vita ad azioni, programmi, progetti di misericordia, politiche di pace sociale e ambientale. Dobbiamo dare voce e tempo alla verità, per ridurre le disuguaglianze, la corruzione e superare l'inimicizia sociale. Solo così lasceremo questa triste identità di "figli della guerra" per vivere in "amicizia sociale"; abbandoneremo questa "valle di lacrime" per trasferirci sulla collina del "buon vivere", in questa amata "madre terra", paradiso terrestre.
La verità è un dono per chi è aperto alla vita. Come dice il galileo Gesù di Nazareth: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Egli, presentato dall'evangelista Giovanni come "la via, la verità e la vita", si propone come nostro manuale di vita di fronte alle ideologie e alle correnti mondane che, quasi sempre, ci allontanano dal senso e le mete della vita.
Con la verità e con Gesù, vogliamo ricreare la nostra realtà e quell'altro “mondo possibile” in cui siamo impegnati e che serviamo. Lo facciamo riconoscendo e valorizzando tutti senza fobie o discriminazioni, ascoltando e dialogando, camminando insieme, in compagnia, andando oltre le nostre diverse frontiere.
Chiediamo al Dio della vita la luce e la forza del suo Spirito per trasformare i nostri sogni e le nostre parole in vita e azione; offriamo i nostri cuori di giovani studenti, universitari, professionisti e industriali, per stare al fianco degli afflitti e degli stanchi. Coerenti con il discorso dell'ecologia e della cura della "casa comune" accompagniamo e consoliamo chi è nel bisogno.
* Équipe di animazione giovanile e vocazionale dei missionari della Consolata nella regione della Colombia.