In risposta al mandato dell'ultimo Capitolo generale (2023) dell'Istituto Missioni Consolata, il Segretariato per la Formazione promuove dal 2 al 17 settembre a Roma, il primo corso di formazione permanente per i formatori delle tappe del noviziato, teologia e specializzazione. Un secondo corso è previsto per settembre 2028.
La sede è la Casa Generalizia con la partecipazione di 13 formatori provenienti dall'Africa, dall'America e dall'Europa.
Fanno parte del Segretariato per la Formazione il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor e i padri Antonio Rovelli ed Ernesto Viscardi che coordinano i lavori.
Nel presentare la programmazione dell’evento, padre Mathews Odhiambo, a nome della Direzione Generale, ha ringraziato i formatori per il loro lavoro e ha parlato dell’obiettivo dell’iniziativa: “fare una pausa nelle attività ordinarie, stare insieme per condividere e realizzare un aggiornamento”.
Padre Mathews Odhiambo Owuor, Consigliere Generale per la formazione
Poi, padre Mathews ha evidenziato le motivazioni per la realizzazione del corso desunte dagli Atti del XIV Capitolo Generale che ha chiesto alla Direzione Generale di avviare “una riflessione globale sulla nostra formazione che coinvolga tutti i missionari” (XIV CG 42); “in collaborazione con le Direzioni di Circoscrizione, individuare e preparare un numero adeguato di missionari per il servizio della formazione di base” (XIV CG 45); “offrire a tutti i formatori un’adeguata preparazione soprattutto nell’ambito del carisma” (XIV CG 46) e inoltre, dare continuità al corso “Immersione nel Carisma” come “parte integrante della nuova visione della formazione e cura del missionario” (XIV CG 32).
I vari temi proposti nel programma del corso fanno riferimento a delle situazioni importanti che il recente Capitolo Generale ha evidenziato, come: “tendenze all’individualismo, il materialismo e relativismo; dipendenze, problemi di affettività, denaro; crisi d’identità con l’Istituto; stanchezza emozionale; aridità spirituale; la presenza di diversi approcci formativi e calo delle vocazioni”.
Tenendo conto di queste considerazioni, sono state formulate delle tematiche che verranno trattate nello svolgimento del programma del corso: il formatore e la cura di sé stesso; il carisma e il Beato Allamano nella formazione; la psicologia e la formazione oggi; il formatore come testimone; programmazione e valutazione nella formazione e riflessione globale sulla formazione nell’Istituto oggi.
La metodologia adottata si baserà sui lavori di gruppo con dinamiche appropriate a cui seguirà la condivisione in plenaria per giungere a delle proposte chiare che orientino il cammino futuro.
Questo perché il coinvolgimento dei formatori è fondamentale in questo corso, non semplici uditori, quindi, ma protagonisti nell’esplorare e deliberare sui temi previsti dal corso.
Ai formatori è stato chiesto anche di svolgere alcuni servizi previsti dall’organizzazione. Dall’animazione liturgica a quello della comunicazione, dall’animazione dei lavori di gruppo e quello redazionale a cui è stato chiesto di raccogliere in un libretto i punti salienti emersi dalla trattazione delle sette tematiche e i relativi lavori di gruppo.
Per avere una visione d'insieme, nel primo giorno di attività, i formatori hanno presentato le rispettive comunità formative e hanno condiviso la realtà dei diversi contesti in cui sono inserite, rivelando una ricchezza e grande quantità di informazioni.
Sono stati inoltre presentati i principali documenti dell'Istituto con particolare attenzione a quelli concernenti la formazione raccolti in un database digitale creato appositamente da padre Pedro Louro, il nostro Segretario Generale, che ha poi spiegato come utilizzarlo.
Secondo l’ultimo Capitolo Generale l’accompagnamento e la cura dei missionari è uno dei principali impegni dell’Istituto oggi. In tal senso, nel sessennio la Direzione Generale ha programmato una serie di iniziative di formazione permanete: due corsi per i formatori (questo anno e a settembre 2028), corsi per i giubilari (25 e 50 anni di ordinazione o professione perpetua): riflessione sulla formazione (maggio 2024 – maggio 2026); Anno della vita comunitaria (marzo 2026 – marzo 2027) e Anno dei Fratelli (maggio 2027 – maggio 2028). Altre iniziative saranno realizzate a livello continentale e di circoscrizione.
L'Istituto Missioni Consolata conta attualmente con 355 seminaristi, di cui 133 studenti professo nella teologia (CAF Buenos Aires in Argentina 7, Seminario di San Paolo in Brasile 20, CAF Bogotá 6 e CAF Medellin in Colombia 7, Seminario di Bravetta 26, CAF Torino 5 e CAF Porta Pia in Italia 11, Seminario di Nairobi in Kenya 34, Seminario di Merrivale in Sudafrica 12 e Seminario di Abijan in Costa d'Avorio 5).
I novizi sono 30 (Noviziato di Manaus in Brasile 1, Morogoro in Tanzania 12 e Sagana in Kenya 17).
I seminaristi in filosofia sono 150 (Kenya 57, Tanzania, 47, RD Congo 13, Etiopia 13, Mozambico 9, Colombia 7, Brasile 1, Messico 1).
Nel propedeutico ci sono 42 (Kenya 23, RD Congo 9, Mozambico 9, Etiopia 2, Tanzania in attesa di nuovi candidati).
Nei prossimi giorni continueremo a tenervi informati sulle varie attività del corso. Per il momento chiediamo a tutti di seguirci con il ricordo e la preghiera affinché il corso si proficuo per ogni partecipante e realizzi gli obiettivi prefissi.
Lo affidiamo al nostro Beato Fondatore, presto Santo, “Padre e Maestro di missionari”, affinché diventi un modello per chi è stato “eletto” per il servizio di formatore oggi nell’Istituto.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione
La Santa Messa di martedì 2 Aprile è stato presieduto dal Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero.
Di origini venete, nato a Pieve di Soligo (Treviso), intraprende il percorso formativo per il servizio diplomatico della Santa Sede. Dopo essersi laureato in diritto canonico e in diritto internazionale, inizia il suo servizio in varie sedi diplomatiche della Santa Sede in giro per il mondo, Da Santo Domingo e Kinshasa; dalla Repubblica Centroafricana al Ciad, da Cuba alla Colombia dove è nunzio per oltre otto e dove ha occasione di visitare i nostri Vicariati ed incontrare più volte i missionari della Consolata.
Sotto la sua presidenza la Congregazione per il Clero ha pubblicato il documento “Il dono della vocazione presbiteriale”, conosciuto come la “Ratio Fundamentalis” che i formatori hanno studiato con l’aiuto di esperti, prima della S. Messa con il Cardinale Stella.
“Il primo protagonista della formazione è lo Spirito Santo”, ha ribadito, senza dimenticare che “occorre altresì che ciascuno diventi protagonista responsabile e consapevole di quanto il Signore vuole fare nella sua vita”
Ha poi ripreso una dei temi fondamentali del corso, quando ha chiarito il “legame tra formazione e missione. Non può esistere infatti un cammino sacerdotale che non miri a formare un pastore secondo il cuore compassionevole di Cristo … avere viscere di misericordia per il Popolo di Dio, offrire la vita per i fratelli, soprattutto i più poveri e bisognosi”.
Don Mario Oscar Llanos, salesiano e specialista in pastorale catechetica, counseling e anni di esperienza nella formazione, ha raccontato la sua esperienza di vita come un percorso formativo, con lo scopo di aiutare i formatori IMC a cogliere gli insegnamenti e gli elementi arricchente che la vita gli ha consegnato fino adesso.
Argentino di Cordoba, don Mario ha narrato le tappe salienti della sua vita con stile accattivante.
Ha saputo concentrare alcune esperienze che hanno segnato la sua vita in alcune frasi che trasmettano saggezza e orientano i nostri atteggiamenti nel campo della formazione. Ne riportiamo alcune.
· La formazione è comunicare una esperienza vissuta.
· Dovete formare in un clima di accoglienza, responsabilità e libertà, motivando a quelli chi accompagniamo alla responsabilizzazione del percorso e all’autoformazione.
· Il tempo è superiore al spazio. Non accelerare o accorciare il tempo della formazione con l’ansia di occupare o riempire un spazio. Non avete fretta!
· Nel percorso formativo si deve avere un compito chiaro per andare avanti.
Favorire il lavoro manuale e il contatto con la natura aiuta a crescere e a diventare collaborativi.
· Date ai giovani in formazione una forte ossatura interna per affrontare i problemi.
· Per una crescita umana matura, si deve educare alla capacità decisionale e alla capacità di gestire i processi.
· Essere accanto all’altro in ogni passo e rispettandone i tempi di crescita è fondamentale nel cammino formativo.
· Dovete avere creatività nell’offrire condizioni in cui i giovani in formazione possano pensare e decidere liberamente e criticamente.
I formatori IMC che si trovano a Roma per il corso di formazione, hanno partecipato questa mattina, mercoledì 3 aprile, all’Udienza Generale con Papa Francesco in piazza San Pietro. Questo incontro con il Papa ha confermato la sua figura di formatore attraverso il suo esempio di vita, la saggezza delle sue parole e la sua speranza evangelica.
L’ascolto e la vicinanza a Papa Francesco durante l’udienza, hanno confermato la sua semplicità, il suo impegno di costruire ponti tra i vari popoli e la sua chiara scelta per i poveri. In questi tratti, caratteristici del suo pontificato, i formatori sono chiamati a rispecchiarsi, insieme ad altri come: l'amicizia personale con Gesù, l’onestà nel discernimento e l’assunzione della dimensione missionaria del Regno di Dio.
Nella sua catechesi, durante l’udienza, il Pontefice ha fatto riferimento al suo recente viaggio in Marocco che aveva come motto: “Servitori di speranza”.
Di seguito riportiamo il link alla catechesi del papa.
La prima settimana del corso per formatori è stata dedicata all’ascolto della Parola di Dio, con l’aiuto di alcuni biblisti provenienti da diverse esperienze ecclesiali, che ci hanno fatto cogliere l’esperienza di Dio presente nell’Antico Testamento, nei Vangeli e nelle Lettere paoline. A conclusione di questa prima parte, siamo andati in pellegrinaggio ad Assisi, per approfondire l’esperienza spirituale di S. Francesco che, come tutti i santi, è un vangelo vivente.
A farci da guida è stato fra’ Carlos Acacio Gonçalves Ferreira, giovane francescano cappuccino di Belém – stato di Pará, (Brasile), da otto anni in Italia, attualmente parroco di S. Maria Maggiore (Santuario della Spogliazione) ad Assisi. Con proverbiale ospitalità francescana e autentico entusiasmo ci ha condotti nei luoghi di Francesco e ha fatto parlare le pietre per noi, facendoci ripercorrere l’itinerario formativo che si snoda nella biografia del santo e per le vie dell’antica città. Che cosa ci insegna S. Francesco con la sua vocazione, conversione e missione nella Chiesa?
La formazione di S. Francesco. Fra’ Carlos ha messo in relazione la vicenda del poverello di Assisi con alcuni aspetti della formazione e ci ha invitato a rivederli nella nostra storia e nel nostro accompagnamento dei giovani seminaristi.
L’importanza delle radici. Davanti al luogo dove sorgeva la casa natale di Francesco, il nostro ospite ha sottolineato come i genitori di Francesco sono stati i suoi primi formatori ed egli riconosce di dovere molto ad essi, nel bene e nel male. Anche per noi le radici sono importanti. Abbiamo fatto pace con le nostre radici, con i nostri genitori?
Quale vestito indossare? Nel locale che fu la bottega di stoffe pregiate del padre di Francesco, immaginando l’ambiente sociale medievale rigidamente strutturato, in cui persino il modo di vestire manifestava l’appartenenza ad una classe, abbiamo riflettuto sugli abiti che abbiamo indossato più o meno consapevolmente e liberamente lungo la nostra vita. Francesco rinuncerà all’abbigliamento del ricco mercante per ritrovare se stesso e rivestirsi di Cristo. Qual è l’abito che abbiamo deciso di indossare? Quale identità assumere? Quali vesti rischiamo di imporre agli altri?
Abbracciare i lebbrosi. C’è un momento fondamentale nella vita del giovane Francesco, che egli ricorda e trasmette con lucidità: l’incontro con i lebbrosi. A partire dall’avvicinamento inatteso, per grazia di Dio, a ciò che incarnava esattamente l’opposto del suo desiderio mondano di successo, Francesco si converte e “ciò che era amaro diventa dolce”. Qual è il lebbroso, dentro o fuori di noi, che dobbiamo ancora abbracciare?
L’importanza dei sogni. Francesco, come tutti i giovani, come ciascuno di noi, sognava. Voleva essere cavaliere. E il Signore entra nei suoi sogni, parla la lingua dei suoi desideri per fargli capire chi è il vero re che merita servire: deve capire chi è il re per non seguire inutilmente il servo. Il formatore ha il compito di aiutare a tirare fuori i sogni grandi e autentici dal cuore dei giovani. Stiamo vivendo il sogno di Dio per noi?
Il Crocifisso che parla. Dopo il provvidenziale incontro con i lebbrosi, Francesco è in grado di ascoltare il Crocifisso, perché non è più un’immagine statica, ma una presenza del Signore che parla alla vita e interagisce con chi si pone davanti a lui con fiducia. Qual è la parola rivolta a noi che ascoltiamo oggi dal Vangelo? Il vangelo ci sta plasmando?
Spogliarsi. La porta del palazzo vescovile di Assisi è testimone di un cambiamento radicale nella vita di S. Francesco: entra figlio di ricchi mercanti ed esce povero mendicante. Rinunciando pubblicamente ai suoi abiti, taglia decisamente con il vecchio modo di vivere. Nudo, riceve la veste del povero e da benefattore che provvede ai bisogni degli altri diventa lui stesso bisognoso di ricevere. Guardando il Cristo del Vangelo, di che cosa dobbiamo spogliarci, noi e il nostro modo di vivere il carisma?
Con la sua esperienza di Dio, con la vocazione che lo ha formato fino a renderlo alter Christus, S. Francesco è diventato a sua volta formatore, dei suoi compagni e di chi guarda a lui come testimone del vangelo. Cosa ci insegna l’esperienza di Dio del Beato Giuseppe Allamano? Quali consonanze tra la strada che lui ha percorso fino a diventare padre e formatore di missionari e la nostra vita e missione di formatori? A queste domande cercheremo di rispondere insieme in questa seconda settimana del corso.