“Dopo cento anni dalla nascita al cielo di San Giuseppe Allamano, i nostri due istituti si sono evoluti e trasformati; lungo gli anni si sono evidenziate situazioni nuove e nuove problematiche, ma la canonizzazione del Padre Fondatore ci aiuta a superare tutto e a dare risposte adeguate ai nuovi contesti se saremo capaci di riavvicinarci e identificarci al carisma da lui trasmesso”.
Con queste parole il Superiore Generale, padre James Lengarin, IMC, ha animato i partecipanti della seconda riunione della Commissione Centrale del Carisma (CCC) che si è svolta il 27 e 28 febbraio 2025, nella Casa Generalizia IMC a Roma. Il mandato primario della CCC è essenzialmente quello dell’animazione che renda attuale e incarnato nella vita dei missionari, missionarie e laici della Consolata il carisma del Fondatore.
L’incontro ha visto la presenza di rappresentanti del “trio consolatina” (IMC-MC-LMC) e i temi all’ordine del giorno erano: il dopo canonizzazione di San G. Allamano per la missione oggi; il mandato della Commissione; fare memoria delle proposte e adempimenti delle precedenti Commissioni; fare proposte operative per i prossimi anni.
Il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor, IMC, ricorda la storia e il percorso della Commissione, frutto della riflessione svolta negli ultimi capitoli generali (2017 e 2023) alla quale era stato demandato il compito di “animare tutta la famiglia Consolata a ravvivare e rivitalizzare lo spirito del carisma e gli insegnamenti del nostro Santo Fondatore, Giuseppe Allamano”. L’ultimo Capitolo Generale “ha ripetuto il bisogno di continuare questo spirito di riflessione e rivitalizzazione. Quindi, la Commissione continua”.
A conclusione delle due giorni di incontro, la Commissione ha formulato una serie di proposte che verranno sottomesse alle due Direzioni Generali per approvazione. “Non posso dire quali siano, ma sono proposte bellissime per il ‘trio consolatino’ per animare (tutta la famiglia Consolata) nei continenti a vivere lo spirito del Fondatore”.
Padre Mathews spiega che l’obbiettivo di questo incontro è stato: “programmare i quattro anni che rimangano” e ha ricordato che il 16 febbraio 2025 con il celebrare per la prima volta la solennità di San Giuseppe Allamano dopo la sua canonizzazione, la famiglia Consolata ha iniziato un percorso di animazione verso il Centenario della morte del Fondatore (16 febbraio 2026).
Anche a livello dei continenti e delle circoscrizioni ci sono commissione del carisma che collaborano con la commissione centrale.
“Quindi, per ora inviterei tutta la famiglia Consolata a prepararsi a ravvivare e a rivitalizzare questo spirito di vita Consolata con questo bellissimo carisma che abbiamo nello spirito di santità di San Giuseppe Allamano. Lui ci sta chiedendo di vivere come santi, perché ci ha detto, ‘prima santi e poi missionari’ e non possiamo non mettere questo al centro”, esorta padre Mathews.
Suor Joan Agnes Njambi Matimu, MC, a sua volta, sottolinea l’importanza del cammino fatto insieme IMC-MC-LMC, uniti dallo stesso carisma. “Questa è una commissione che va avanti dall’ultimo sessennio e che vuole aiutare ad accompagnare la nostra Famiglia consolatina nel vivere il carisma più profondamente e recuperare ancora quei valori che ci ha insegnato il nostro santo Padre Allamano, come per esempio, la unità di intenti, come vivere insieme i valori che lui ci ha lasciato. In questo incontro vogliamo riprende il cammino che già è stato fatto specialmente le conclusioni della conferenza di Murang’a che abbiamo vissuto con tanta gioia (maggio 2017 a Roma) e che ci ha lasciato delle proposte da portare avanti”.
Secondo Suor Joan Agnes “l’intenzione centrale è recuperare le cose comuni del nostro carisma che ci fa consolatini perché sono i valori che Allamano ci ha lasciato e che ci aiutano a vivere meglio la nostra vocazione come missionari, missionarie e laici della Consolata”.
“Una cosa che noi della Commissione vogliamo chiedere alla nostra famiglia: questo mese di marzo comincia un cammino di riflessione sulla santità del nostro Fondatore San Giuseppe Allamano. Lui in questa occasione della sua canonizzazione ci ha lasciato un regalo così grande, di ripensare, di valorizzare il nostro cammino di santità vissuta nella vita quotidiana. Tutti noi cristiani siamo chiamati a vivere lì dove siamo ovunque facciamo missione. Quello che chiediamo è che ci impegniamo in questo cammino. Ogni mese ci saranno dei messaggi relativi alla santità del nostro Fondatore però anche come punto di riflessione che ci aiuterà a vivere meglio, in sintonia con gli insegnamenti del Padre Fondatore aiutandoci ad impegnarsi di più, ad essere veramente quello che Dio ci chiama ad essere, persone innamorate di Dio come il nostro Fondatore”, conclude Suor Jean Agnes.
P. Ernesto Viscardi, Mauro Brucalassi, Sr. Renata Conti, P. Mathews Odhiambo, Maria Angela, P. Jonah Makau, Sr. Joan Agnes, Sr. Generosa Iruma e Rui Antunes Sousa.
Mauro Brucalassi, LMC di Grugliasco (Italia), uno dei tre rappresentanti dei laici missionari nella Commissione, spiega che il loro scopo è quello di “condividere il carisma e la spiritualità di San Giuseppe Allamano. Sono onorato di partecipare a questa Commissione e spero di dare un piccolo contributo alla causa consolatina”.
Riguardo all’identità dei LMC, Mauro Brucalassi dice che la prima finalità è “offrire ai membri un cammino di formazione umana e cristiana attraverso l’approfondimento della Parola di Dio e della spiritualità di San Giuseppe Allamano per incarnare nell’oggi il suo carisma, specialmente in questo periodo in cui ci stiamo preparando per il centenario della sua morte”.
Il messaggio congiunto IMC-MC-LMC dell’incontro tenutosi nei giorni 3 e 4 giugno 2023 durante i due capitili generali, tra le altre cose, aveva chiesto di dare continuità alla costituita Commissione Centrale del Carisma e al lavoro da essa realizzato nel sessennio precedente. “Siamo una famiglia interculturale e intergenerazionale. Il tesoro del nostro carisma ci porta a essere fratelli e sorelle nella comunione, in unità nella diversità: missionari, missionarie, laici e laiche che vivono la missione in uscita” (Messaggio Congiunto IMC-MC-IMC).
Su questo mandato la CCC si è impegnata a continuare il lavoro di animazione in collaborazione con le commissioni continentali del carisma.
* Padre Ernesto Viscardi e padre Jaime C. Patias, Ufficio per la Comunicazione.
Dal 14 al 16 febbraio, il Centro Indigeno di Formazione e Cultura Raposa Serra do Sol (CIFCRSS) ha accolto la popolazione delle quattro regioni che compongono la Terra Indigena Raposa Serra do Sol (TI RSS) nello Stato di Roraima, in Brasile, per fare memoria del loro cammino e celebrare San Giuseppe Allamano. Il centro è una scuola situata nella comunità indigena Barro, nella regione Surumu, un luogo simbolico della resistenza indigena.
Il 14 e il 15 si è svolta la “Giornata con l'Allamano”, durante la quale i missionari e i catechisti hanno presentato riflessioni sulla vita di San Giuseppe Allamano, con l'obiettivo di alimentare la fede e rinvigorire la speranza per assumere con maggiore impegno e zelo la missione che il Signore ci ha affidato.
La giornata è iniziata con la Santa Messa presieduta da padre Luiz Carlos Emer della missione di Maturuca, che, ispirandosi alla liturgia del giorno, ha presentato l'Allamano come una persona preoccupata della fame di Vangelo nel mondo. “Di fronte a questa fame, non si è lasciato sconfiggere dalla fragilità della sua salute e, pur non potendo lasciare l'Italia, ha creduto di poter collaborare a soddisfare la fame del mondo. San Giuseppe Allamano continua a distribuire pane e pesce agli affamati di oggi attraverso i missionari che vengono inviati in tutto il mondo come portatori della Buona Novella”.
La vita di San Giuseppe Allamano è stata presentata da padre Julius Masere, missionario keniota che opera nella regione Raposa, insieme al seminarista congolese, Tamwele Severin, studente di teologia a San Paolo. “L'Allamano è come un granello di senape. Così piccolo, quasi insignificante. 'Fai del bene, ben fatto e in silenzio', era uno dei suoi motti. Il seme gettato nel terreno attraverso il dono di sé e la fiducia incrollabile in Dio è germogliato e oggi l'albero dà rifugio a molti uccelli, portando la Consolazione ai pellegrini di questo mondo in 35 Paesi di quattro continenti”.
Padre Luiz Carlos Emer, missionario a Maturuca
Padre James Murimi, che lavora nella Missione di Maturuca, ha parlato di “Giuseppe Allamano e la missione”, invitando l'assemblea a contemplare l'immagine del santo, che, ha detto, “mostrava uno sguardo sereno ma penetrante”.
Per contestualizzare il percorso storico dei popoli indigeni seguiti dai missionari e delle missionarie della Consolata, il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza e la catechista, Deolinda Melchior da Silva hanno presentato il tema: “L'Allamano tra i popoli indigeni”. Jacir è uno dei maggiori leader indigena di Roraima. Con il sostegno dei missionari della Consolata, insieme ad altri leader, ha iniziarono la lotta per la demarcazione del loro territorio. Nella sua missione, Jacir ha viaggiato per il mondo portando il grido dei popoli indigeni contro la violenza e la discriminazione.
Il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza
Durante i suoi viaggi, ha avuto la grazia di essere ricevuto in udienza da due pontefici: San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La lotta iniziata nel 1977 è durata fino al 2005, quando la demarcazione del territorio è stata finalmente ratificata con un decreto del Presidente della Repubblica, Luiz Inácio Lula da Silva. Oggi, con un cuore profondamente grato, Jacir già anziano, continua a formare nuovi leader, trasmettendo loro la storia della lotta e della conquista del territorio. “I missionari sono stati gli unici compagni fedeli che ci hanno sostenuto, soprattutto nei momenti decisivi della nostra storia”, ha sottolineato Jacir.
La catechista, Deolinda Melchior da Silva
Deolinda Melchior da Silva è la prima donna indigena a essere istituita catechista dalla Conferenza episcopale brasiliana nell'aprile 2024. La catechista ha espresso gratitudine a Dio per la presenza di “questi uomini (missionari) che sono venuti da così lontano per annunciare il Vangelo”, ha detto, chiedendo la collaborazione di tutti per rendere più efficace il lavoro missionario.
Attraverso San Giuseppe Allamano, Dio ha visitato i popoli indigeni in un modo singolare. Il tema “San Giuseppe Allamano e il miracolo” è stato presentato dall'insegnante Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS. Ingrid ha raccontato come l'indigeno Sorino sia stato guarito dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un giaguaro nel 1996. Le missionarie della Consolata pregarono Dio per la sua guarigione con la novena al Beato Allamano. Sorino guarì miracolosamente e 30 anni dopo conduce una vita normale, senza conseguenze, nella sua comunità di Catrimani. Questo miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, ha aperto il cammino per la canonizzazione di Giuseppe Allamano avvenuta il 20 ottobre 2024 a Roma.
Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS
Il 16 febbraio, la Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di San Giuseppe Allamano è stata presieduta da Mons. Evaristo Spengler, OFM, vescovo di Roraima, e concelebrata da Mons. Zenildo Luiz Pereira da Silva della diocesi di Borba, oltre che dalla maggior parte dei padri della Consolata che operano nel territorio indigeno RSS. Erano presenti due seminaristi della Consolata, Wilbroad Akampurira e Tamwele Séverin, e Djavan André da Silva della comunità di Maturuca, che sarà ordinato diacono della Chiesa di Roraima in aprile.
Mons. Evaristo: “Dio ha amato ciascuno di voi e ora vi manda in missione”
Surumu è un luogo di grande importanza storica per i popoli indigeni. Mons. Evaristo ha ricordato che nel 2005, sono stati bruciati la chiesa, la casa delle Suore e l'ospedale, in rappresaglia per l'omologazione della Terra Indigena RSS. “Stiamo quindi celebrando in questo luogo la resistenza dei popoli indigeni nella lotta per la liberazione della terra ereditata dagli antenati. Questo luogo è anche un punto di forte alleanza tra la Chiesa e i popoli indigeni nella lotta per il loro pieno diritto a questa terra Raposa Serra do Sol”, ha detto il vescovo. È anche importante ricordare il giorno storico in cui i popoli indigeni, hanno fatto un'opzione preferenziale per la comunità dicendo no alla bevanda alcolica. Il 26 aprile 1977 è stato registrato come il “giorno della decisione” (ou vai ou racha).
Con sguardo sereno e voce ferma, Mons. Evaristo rifletteva: “Dio vi ha amato. Dio ha amato ciascuno di voi e ora Dio vi manda in missione. Come Vescovo di questa diocesi, voglio ringraziare molto per la presenza dei missionari della Consolata. Le missionarie oggi, non sono qui, ma le ringrazio ugualmente per il lavoro che hanno fatto e stanno facendo nella nostra diocesi”.
La terra di Makunaima ha tante storie da raccontare. Come nella storia del roveto ardente (Es 3,2), quando si arriva qui bisogna togliersi i sandali perché questa è terra santa. Il messaggio del Vangelo permea la storia di questo popolo, segnata da lotte e resistenze. “Il metodo di evangelizzazione assunto dai missionari è il metodo dell'incontro che implica l'apprendimento della lingua e il rispetto alla cultura. Che il Vangelo trasformi la vita minacciata in una vita più dignitosa, una vita rispettata e valorizzata. Fin dall'inizio i missionari e le missionarie della Consolata hanno avuto questa chiarezza e hanno fatto questa opzione molto esplicita per le popolazioni indigene”, ha detto il vescovo. “Il riconoscimento del miracolo compiuto attraverso San Giuseppe Allamano della guarigione di Sorino Yanomami è un segno forte che Dio sta benedicendo la missione dei missionari della Consolata e conferma che questa è la strada da seguire”.
* Padre Victor Mbesi Wafula, IMC, missionario nella Tarra Indigena RSS a Roraima.
Padre Victor Mbesi Wafula e padre James Njimia Murimi
Il 16 febbraio è noto per essere il giorno della festa del Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Un giorno in cui ricordiamo la sua nascita al cielo e ringraziamo Dio per il dono della sua vita per noi. Inoltre, quest'anno è stata la prima volta che abbiamo celebrato Giuseppe Allamano come Santo dopo la sua canonizzazione avvenuta a Roma il 20 ottobre 2024 da Papa Francesco.
A coronare questa giornata, i Missionari e le Missionarie della Consolata che lavorano in Mongolia, insieme ai fedeli si sono riuniti nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Ulan Bator per la Messa di ringraziamento. La coincidenza ha voluto che questo giorno sia stata una domenica, il Giorno del Signore. Grande fu la gioia di tutti i presenti alla celebrazione.
La Messa è iniziata con un breve rito liturgico di benedizione delle casule e delle stole realizzate per la canonizzazione di San Giuseppe Allamano in Italia, a cui ha fatto seguito la processione del celebrante e i concelebranti all’altare. Bambini e adulti hanno partecipato attivamente.
Infatti, più che una festa dei Missionari della Consolata, fu una festa di tutti. Nella sua omelia, il cardinale Giorgio Marengo, ha sottolineato una verità universale quando ha detto: “In realtà, celebrare un santo ha un valore molto più profondo e ampio, perché i santi riconosciuti dalla Chiesa appartengono a tutti, riguardano ciascuno di noi, rappresentano un grande aiuto che lo Spirito Santo mette a disposizione di tutta la Chiesa”.
Ancora in vita, San Giuseppe Allamano arricchì la Chiesa nella sua essenziale natura missionaria raggiungendo persone di ogni ceto sociale, favorendo la formazione e l'educazione cristiana e invitando tutti a camminare verso la meta della santità. Dopo la sua canonizzazione, continua ciò che fece da vivo, ma questa volta dal cielo, intercedendo per coloro che cercano il suo aiuto.
Non ci fu nell’Allamano nessuna discrepanza tra ciò che egli predicò e ciò che egli visse. “Prima santi e poi missionari” resta la strada da lui indicata e realizzata nella sua attività apostolica, strada che ha insegnato ai suoi figli e alle sue figlie. Un cammino che ha percorso con umiltà e consapevolezza dei suoi limiti, credendo che la grazia del Signore fosse sufficiente per raggiungere la meta della santità.
Ai fedeli mongoli che hanno partecipato alla messa, il celebrante ha ricordato che “la santità non è un'utopia, ma è la realtà in cui già viviamo, grazie alla mediazione della Chiesa; è l’aria che respiriamo, la forza a cui possiamo sempre attingere, la speranza che ci fa rialzare dopo ogni caduta”. Nella piccola chiesa cattolica che si trova in Mongolia, il suggerimento di santità di San Giuseppe Allamano può essere fonte di ispirazione e motivazione per portarci sempre più profondamente nell’incontro con Cristo e nell'amore.
Il cardinale Giorgio Marengo con i missionari e le missionarie della Consolata che lavorano in Mongolia
Dopo l'omelia, la professione di fede, la preghiera dei fedeli, ci fu la processione offertoriale, nella quale ciascuno ha portato la sua offerta. L’incenso ha aperto il corteo con il suo profumo di benedizioni, seguito dai ritratti di San Giuseppe Allamano, della sua reliquia e della Consolata: doni presentati per rinnovare la nostra volontà di essere disponibili a compiere la santa volontà di Dio, chiedendogli di esaudire con bontà il desiderio di essere veri missionari; fiori: presentati a Dio Padre creatore, chiedendogli di continuare a dare crescita e benedirci con la pioggia del suo Spirito, e splendere come sole nella nostra vita per un raccolto gioioso; frutti: che rappresentano le nostre preghiere a Dio affinché faccia sbocciare l'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la gentilezza, la bontà, la fedeltà, la mitezza e l'autocontrollo nella nostra vita; pane e vino: simbolo dell’offerta del nostro lavoro quotidiano, affinché ci trasformi nel Corpo e nel Sangue di Cristo e contribuire al disegno salvifico di Dio.
Dopo la messa alcuni fedeli e le foto di rito vicino all'altare, siamo andati nel salone della Cattedrale e abbiamo passato un momento di gioia e fratellanza con tutti.
* Padre Dido Mukadi, IMC, missionario in Mongolia.
“In questo triennio in cui siamo invitati a sperimentare in modo tutto speciale la presenza di San Giuseppe Allamano nella nostra vita, desideriamo invitarvi durante quest’anno in preparazione del Centenario della sua morte (16 febbraio 2026), a mettervi in ascolto della sua voce, e vivere ciò che sempre ci ha insegnato”.
Queste le parole di padre James Lengarin, IMC, Superiore Generale e di Suor Lucia Bortolomasi, MC, Superiora Generale, nel loro Messaggio in occasione della Festa della Fondazione celebrata il 29 gennaio 2025, quando tutta la Famiglia Missionaria della Consolata nel mondo ha iniziato la preparazione al Centenario della nascita al cielo di san Giuseppe Allamano
Le due Direzioni generali hanno nominato un'équipe per animare questo cammino di approfondimento sulla santità in Giuseppe Allamano. L’équipe è composta da: P. Piero Trabucco, IMC, Sr. Cecilia Pedroza Saavedra, MC (Castelnuovo Don Bosco), e il Sig. Rui Antunes Sousa, LMC Portogallo.
L'equipe preparerà ogni mese una scheda di riflessione fino a febbraio 2026. Tale scheda di riflessione potrà essere utilizzata come guida per ritiri o per altri momenti di preghiera personale e comunitaria.
Canti, colori e parole di speranza. Con questa atmosfera sono stati accolti i circa 6.000 partecipanti al 35° Pellegrinaggio della Famiglia Missionaria della Consolata a Fatima, il sabato 22 febbraio 2025. Le carovane sono arrivate da tutto il Portogallo, Paese in cui i Missionari della Consolata operano dal 1943.
Nelle sue parole di benvenuto ai pellegrini riuniti davanti al Seminario, il Superiore della Regione Europea, padre Gianni Treglia, ha ricordato che “per la prima volta questo Pellegrinaggio si svolge dopo la canonizzazione di Giuseppe Allamano”, Fondatore dei Missionari e delle Missionaria della Consolata.
Accoglienza dei pellegrini al 35° Pellegrinaggio della Famiglia Missionaria della Consolata a Fatima
“L'Allamano era un uomo che sapeva dare speranza. Era un uomo di consolazione, un padre che capiva le difficoltà e le sofferenze di tutti. Ma non si è fermato al presente. L'Allamano ha avuto anche il coraggio di guardare oltre. Il suo sguardo andava anche a chi era lontano”, ha spiegato padre Treglia. “Proprio questo sguardo lo ha portato a fondare due istituti missionari per portare il Vangelo a tutti. Questo guardare oltre non è solo una pagina di storia, ma una missione che continua ancora oggi. È stato un atto concreto di speranza cristiana. Anche noi siamo chiamati a essere pellegrini della speranza nell’annuncio del Vangelo”.
Anche il padre Álvaro Pacheco, IMC, ha dato il benvenuto ai pellegrini. “Siamo invitati a essere missionari ogni giorno”. L’incontro davanti al Seminario è stato caratterizzato dalla presenza di molti giovani, che indossavano bandiere di diversi Paesi, un modo per “dare colore e vita alla fiamma della missione”, ha spiegato padre Álvaro.
Il venerdì 21 sera, l’incontro di preghiera, riflessione e condivisione ha riunito circa 200 giovani. La band musicale “Discípulos de Fátima”, un progetto con l'obiettivo di far conoscere la Parola di Dio attraverso la musica, si è esibita in un concerto.
Nell'occasione, padre Michelangelo Piovano, Vice Superiore Generale, ha parlato sul miracolo della guarigione dell'indigeno Sorino Yanomami nell'Amazzonia brasiliana, per intercessione di Giuseppe Allamano, che proprio grazie a questo miracolo, è stato proclamato santo. All’incontro erano presenti anche il Consigliere generale, padre Mathews Odhiambo Owuor e il padre Gianni Treglia.
È stata presentata la campagna “Aiutaci a salvare un rifugiato in Marocco”, un'iniziativa dei Missionari della Consolata in Portogallo. I fondi raccolti nel Pellegrinaggio, attraverso il bar e il mercato missionario, saranno devoluti al progetto a sostegno dei rifugiati in Marocco.
Momento culminante del Pellegrinaggio è stato la Via Crucis missionaria realizzata nel “Valinhos de Fátima” e guidata da padre Pietro Plona, IMC. Le meditazioni in ogni stazione, oltre a ricordare gli ultimi passi di Cristo, hanno ricordato pensieri di San Giuseppe Allamano e alcune circostanze della vita quotidiana di ogni persona.
Ogni stazione è stata caratterizzata dalla consueta scenografia dei giovani di Ribeirão (Vila Nova de Gaia), che hanno indossato costumi del tempo per rappresentare gli ultimi momenti della vita di Cristo sulla terra. I canti sono stati intonati dai giovani di Figueiró dos Vinhos (distretto di Leiria).
La Via Crucis si è conclusa con il consueto momento scenico presso il Calvario ungherese con la partecipazione di giovani provenienti da varie parti del Portogallo e l'esposizione di cinque striscioni con dipinti relativi alla storia della Famiglia Consolata. È stata un'occasione per mostrare ai pellegrini la presenza dei Missionari e delle Missionarie della Consolata in 35 Paesi di quattro continenti. “Il sogno del Santo Fondatore continua a raggiungere i cuori dei popoli e delle culture, anche in Paesi dove siamo presenti solo da pochi anni, soprattutto in Asia”, ha sottolineato padre Álvaro Pacheco.
La Santa Messa è stata presieduta da Mons. Osório Afonso, IMC, Vescovo ausiliare di Maputo e Segretario della Conferenza Episcopale del Mozambico, che ha sottolineato gli sforzi della Famiglia Consolata per contribuire a un mondo migliore. “Più che un Istituto, noi missionari viviamo e lavoriamo insieme come una famiglia per cercare di trasformare il nostro mondo in una comunità fraterna di fratelli e sorelle. E siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno di relazioni sociali e anche di relazioni comunitarie con Dio. Questa condizione, dovrebbe renderci più attenti a come ci relazioniamo con gli altri e con tutto il creato”, ha affermato il vescovo.
Mons. Osório Afonso, IMC, Vescovo ausiliare di Maputo, Mozambico. Foto: Ana Paula
La celebrazione è stata animata da un corale di giovani provenienti dal nord del Portogallo. Nell’offertorio gli occhi dei pellegrini si sono concentrare sul corridoio centrale della Basilica, dove i giovani hanno eseguito una “danza tradizionale africana”.
Al Pellegrinaggio ha partecipato un gruppo di persone senzatetto sostenute dal gruppo “Solidarietà Missionari della Consolata” nella città di Porto. Loro sono state ricordate in modo particolare nelle preghiere dei fedeli, oltre al Papa Francesco e ai missionari giubilari di quest'anno: Suor Maria Ivani de Moraes (50 anni di consacrazione religiosa), Padre José Tavares Matias (60 anni di consacrazione religiosa), Padre Pietro Plona (50 anni di ordinazione sacerdotale), e Padre Luís Marques Brito (60 anni di ordinazione sacerdotale).
Dopo l'Eucaristia, i pellegrini si sono recati presso la Cappella delle Apparizioni, dove si è svolto il saluto e la consacrazione alla Madonna di Fatima. In questo momento di devozione, presieduto da Padre Michelangelo Piovano, i pellegrini sono stati invitati a essere costruttori di pace, seguendo l'esempio di San Giuseppe Allamano.
“La santità dell'Allamano ci spinge a essere anche noi santi attraverso una vita di preghiera, servizio e dono di sé senza misura, e a lavorare per la giustizia e la pace”, ha detto Padre Michelangelo, seguito dalla benedizione degli oggetti e dalla benedizione finale.
* Juliana Batista è giornalista della rivista Fatima Missionaria in Portogallo.
35° Pellegrinaggio della Famiglia Missionaria della Consolata a Fatima. Foto: Ana Paula