Sono già oltre tre milioni i pellegrini che hanno attraversato la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Questo sabato mattina, 29 marzo 2025, la soglia ha visto attraversare anche un gruppo di missionari e missionarie della Consolata delle comunità di Roma e Nepi che hanno voluto fare la esperienza del Giubileo insieme come famiglia.

Il pellegrinaggio è iniziato alle ore 8:30 nella Piazza Pia, l’area tra Castel Sant’Angelo e via della Conciliazione, dove il gruppo si è riunito e ricevuto la croce in mezzo alla folla di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Nello stesso fine settimana (28-30 marzo) si è svolto anche il Giubileo dei missionari della misericordia.

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I missionari e le missionarie della Consolata nella Piazza Pia a Roma

Il Superiore Generale, padre James Lengarin, IMC, spiega il significato di questo evento. “È un’occasione per essere uniti e camminare insieme come voleva San Giuseppe Allamano. Quindi, un momento per pregare in comunione, per passare da un luogo che conosciamo nella nostra vita e varcare la soglia per entrare in un mistero che ci porta verso la speranza. Abbiamo tante belle cose per ringraziare al Signore, soprattutto per la canonizzazione del nostro Padre Fondatore”. Secondo padre James, la Famiglia Consolata vuole “dare una testimonianza vera e credibile al popolo di Dio nel mondo e così, attirare giovani convinti di sacrificare la loro vita per servire l’umanità. Questa è la speranza nel cuore di ogni uno di noi: servire come Dio ci ha servirti”.

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Il pellegrinaggio è un simbolo del cammino della vita. Preghiere, canti, salmi e riflessioni, hanno accompagnato i pellegrini lungo la via della Conciliazione, nell’attraversare Piazza San Pietro fino al passaggio della Porta Santa per sperimentare l’amore di Dio che consola, perdona e dona speranza. All'interno della Basilica c'è stato un altro momento di preghiera e la benedizione finale con la possibilità di ricevere il sacramento della riconciliazione con i sacerdoti disponibili nei vari confessionali.

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“Come comunità missionaria ci siamo chiesti se viviamo concretamente la speranza che ci aiuta a leggere gli eventi della storia e ci spinge all’impegno per la giustizia e pace, la consolazione, la fraternità e la cura del Creato” commenta padre Ashenafi Yonas Abebe, uno degli organizzatori del l’evento. E aggiunge che “la presenza delle due Direzioni Generali, ci hanno fatto sentire in comunione con i missionari e le missionarie sparsi nel mondo e che seguono la stessa croce, l'àncora della speranza e segno della donazione. Inoltre, ci siamo sentiti accompagnati dalla schiera celeste dei missionari e delle missionarie che, insieme alle Beate Irene e Leonella, hanno seminato speranza e consolazione con la loro vita donata”.

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Dal cielo ci ha accompagnato anche il nostro Santo Fondatore che esortava i missionari: “Allarghiamo il cuore a una viva speranza. E non solo sperare, ma super-sperare, sperare contro ogni speranza. Quando si spera poco, si fa torto al Signore, «il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati» Al Signore piace tanto che noi crediamo alla sua bontà, alla sua misericordia! Dunque, sperare, fortemente sperare! In Te, o Signore, ho sperato, non sarò confuso in eterno!”

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La missionaria brasiliana, Suor Maria Atilia Colet, MC, era emozionata nell’affermare che “È una cosa molto bella. Durante il viaggio da Nepi a Roma, ho provato una grande emozione solo pensare che la misericordia di Dio ci raggiunge in modo così potente. E questo non è solo per noi, ma per tutto il mondo in cui viviamo come missionari e missionarie della Consolata”.

Per il giovane studente ugandese di teologia del Seminario di Bravetta, Richiard Baguma, “il pellegrinaggio è stato bello e ha arricchito la nostra fede e lo spirito di famiglia per incontrarci e camminare insieme. Siamo certi che la speranza non delude. Perciò, dobbiamo credere in Dio e andare avanti con questa certezza che ci porta la pace, l’amore e la unità”.

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Suor Celia Cristina, MC, missionaria argentina in Djibouti dice che “è stato un momento di grazia portare nel cuore le varie realtà delle missioni nel mondo. Lavoro in Djibouti ma ho ricordato particolarmente il Medio Oriente affinché torni al più presto la pace e la fraternità come tanto chiede Papa Francesco. Questa esperienza può unirci al mondo musulmano. Siamo nella Quaresima, loro sono nel Ramadan e così ci sentiamo uniti nella preghiera”, ha concluso.

La missionaria keniana, Suor Gladys Karigi Nduma, MC, che ha lavorato in Colombia ha vissuto il pellegrinaggio come una opportunità per ravvivare la fede. “Spesso ho sentire dire che la Chiesa in Europa stava scomparendo, oggi vedendo qui tante persone varcare la Porta Santa, mi sono ricreduta e ringrazio Dio per questa vitalità. È una chiamata a continuare questa strada per crescere nella fede”.

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Abdisa Dawit Shifera è uno studente etiope della comunità di Porta Pia. “Siamo da diversi luoghi e la preghiera ci aiuta nell’affrontare tanti problemi nel mondo, e per questo abbiamo pregato per la pace, per le nostre congregazioni, per la Chiesa e per la salute di Papa Francesco. Sono contento di essere qui perché sono arrivato a Roma solo dieci mesi fa e vivere questo Giubileo che per noi è un anno di molta preghiera e penitenza”.

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Il Giubileo viene detto Anno Santo perché è destinato a manifestare l’amore di Dio e a promuovere la santità di vita come voleva San Giuseppe Allamano. Si esprime soprattutto attraverso i segni del pellegrinaggio, dell’indulgenza, delle opere di misericordia, che possono essere riassunti in modo simbolico dal passaggio della Porta Santa. La Famiglia Consolata ha avuto questa grazia.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione.

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Momento di preghiera e la benedizione finale all'interno della Basilica

Con la festa della Fondazione dell’Istituto, celebrata il 29 gennaio 2025, tutta la Famiglia Missionaria della Consolata nel mondo ha iniziato un percorso di preparazione al Centenario della nascita al cielo di san Giuseppe Allamano (16 febbraio 2026). Questo cammino si inserisce nel Triennio dell'Allamano (2024-2026), “un tempo privilegiato per stare a contatto con il Fondatore mettendoci in ascolto della sua voce e cercando di vivere ciò che sempre ci ha insegnato”.

Per tutto quest'anno, fino a febbraio 2026, un'equipe preparerà ogni mese una scheda di riflessione per essere utilizzata come guida per ritiri o per altri momenti di preghiera personale e comunitaria. La prima riflessione pubblicata nel mese di marzo ci invitava a meditare sulla “Santità e Dio solo”

Pubblichiamo la seconda meditazione dal titolo Santità e la dimensione Eucaristica della vita.

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Il nostro fondatore, San Giuseppe Allamano, aveva un interesse speciale e concreto per le missioni. Padre Lorenzo Sales nota, infatti, che c'era un elenco di preghiere che mostrava il suo interessamento per le missioni.

In questo periodo di Quaresima, in cui siamo chiamati a essere pellegrini di speranza nel mondo, è necessario chiedere al Signore di renderci strumenti di speranza nelle missioni. Forse sarebbe importante conoscere le modalità concrete con cui il nostro Fondatore manifestava il suo interesse per le missioni, così che possiamo anche noi sviluppare lo stesso zelo missionario.

Sebbene ci siano molte indicazioni che mostrano la premurosa attenzione del nostro Fondatore per la missione, alcune spiccano in modo speciale. Innanzitutto, sono risaputi gli sforzi di Giuseppe Allamano nel 1912, insieme ad altri superiori degli istituti missionari in Italia, per presentare una petizione a Papa Pio X affinché istituisse una giornata missionaria e scrivesse un'enciclica sulle missioni. Questo è un segno inconfondibile del suo impegno per le missioni.

In secondo luogo, non possiamo dimenticare che durante la sua vita, il periodico "La Consolata" divenne un portavoce molto apprezzato dell'idea missionaria. Voleva che ogni pubblicazione fosse ben fatta e, per questo, voleva sempre leggerla prima che andasse in stampa.

E in terzo luogo, il nostro Fondatore fu tra i primi a diffondere cartoline illustrate delle missioni, proprio come fu tra coloro che iniziarono a diffondere l'idea missionaria nella chiesa attraverso incontro con conferenze missionarie con proiezioni di fotografie e immagini dalle missioni.

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Mons. Peter Makau, IMC, vescovo di Isiolo in Kenya, celebra la Santa Messa in una comunità. Foto: Francisco Martínez

L'amore per le missioni l’Allamano riuscì a trasmetterlo nella vita spirituale. Secondo Lorenzo Sales, ad esempio, il nostro Fondatore inserì nel libro di preghiere dell'Istituto la preghiera per l'opera della propagazione della fede e l'Ave Maria per la Santa Infanzia. In secondo luogo, inserì anche la preghiera di san Francesco per le missioni, da recitare quotidianamente. In terzo luogo, per evidenziare l'idea di evangelizzazione, nella preghiera "Ti adoro", alle parole "Ti offro tutte le azioni del giorno per la maggior gloria", l'Allamano aggiunse "e per le conversioni dei non-cristiani".

In quarto luogo, durante la recita del breviario, pose come intenzione dell'ora delle Lodi la conversione dei non-cristiani. In quinto luogo, tra le Messe votive libere, l'Allamano esortò i missionari e i seminaristi a scegliere almeno di tanto in tanto la Messa per la propagazione della fede. Inoltre, il Fondatore stabilì che in tutte le case dell'Istituto e in tutte le stazioni missionarie, dopo la benedizione con il Santissimo Sacramento, si cantasse il laudate omnes gentes. Inoltre, secondo Lorenzo Sales, la festa dell'Epifania, mentre era ancora in vita il Fondatore, assunse sempre un carattere di massima solennità missionaria. Fu l'unica occasione in cui il Fondatore e tutti i Superiori della Consolata si incontravano in occasione dell'Accademia.

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Sempre secondo padre Lorenzo Sales, ci furono anche eventi che dimostrarono la speciale sollecitudine dell'Allamano per le missioni. Per esempio, una volta durante gli anniversari sacerdotali, il Fondatore disse: «Se queste celebrazioni servissero almeno ad accrescere l'amore per le missioni tra la gente, ne sarei contento». In secondo luogo, il Fondatore seguì con grande interesse l'opera delle missioni in tutto il mondo. Per esempio, era sua abitudine leggere tutte le riviste missionarie italiane e, nello stesso tempo, incoraggiava i seminaristi e i sacerdoti a leggerle in refettorio, così da alimentare lo zelo missionario per la conversione del mondo. In terzo luogo, sebbene il Fondatore avesse fondato l'Istituto principalmente per le missioni dell'Africa, non escluse mai la possibilità che l'istituto estendesse l'opera di evangelizzazione ad altri luoghi. Una volta, disse: «Non lo vedrò, ma forse andrete in Giappone, in Tibet... forse come san Francesco Saverio, che voleva convertire tutto il mondo». In quarto luogo, è senz’altro degno di ammirazione lo sforzo che ha fatto, finché la salute glielo permise, di voler assistere sempre personalmente alle celebrazioni della partenza dei missionari. Diceva che ogni partenza era come un pezzo del suo cuore che gli veniva strappato via, ma che non era mai disposto a lasciarsi fare a pezzi, anzi donava con gioia, affinché l'opera missionaria andava avanti.

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Padre James Murimi, IMC, durante una visita a una comunità indigena a Roraima. Foto: Archivio Personale

Inoltre, un altro elemento cardine che dimostrava l'interesse dell'Allamano per le missioni erano le lettere che arrivavano dall'Africa che gli raccontavano le notizie e spiegavano il progresso fatti nel portare avanti i vari servizi dell’opera missionaria. Questa corrispondenza dalle missioni gli dava una gioia interiore che illuminava il volto. Le leggeva con gusto, annotava tutto, individuava ciò che andava migliorato in ciò che si stava facendo.

Infine, i seminaristi scoprivano l'amore dell'Allamano per le missioni dal fatto che in quasi tutte le conferenze domenicali non mancava un riferimento alle missioni. Sapevano che il Fondatore voleva infiammare i loro cuori e prepararli al futuro. In questo periodo di Quaresima, la nostra chiamata al rinnovamento personale e comunitario, ci prepara ad essere pellegrini di speranza nel mondo. Guardando all'interesse con cui l'Allamano si rapportava alle missioni, siamo invitati a offrirci pienamente al servizio del popolo di Dio.

* Padre Jonah Makau, IMC, Postulatore e Direttore dell'Ufficio Storico.

“Dopo cento anni dalla nascita al cielo di San Giuseppe Allamano, i nostri due istituti si sono evoluti e trasformati; lungo gli anni si sono evidenziate situazioni nuove e nuove problematiche, ma la canonizzazione del Padre Fondatore ci aiuta a superare tutto e a dare risposte adeguate ai nuovi contesti se saremo capaci di riavvicinarci e identificarci al carisma da lui trasmesso”.

Con queste parole il Superiore Generale, padre James Lengarin, IMC, ha animato i partecipanti della seconda riunione della Commissione Centrale del Carisma (CCC) che si è svolta il 27 e 28 febbraio 2025, nella Casa Generalizia IMC a Roma. Il mandato primario della CCC è essenzialmente quello dell’animazione che renda attuale e incarnato nella vita dei missionari, missionarie e laici della Consolata il carisma del Fondatore.

L’incontro ha visto la presenza di rappresentanti del “trio consolatina” (IMC-MC-LMC) e i temi all’ordine del giorno erano: il dopo canonizzazione di San G. Allamano per la missione oggi; il mandato della Commissione; fare memoria delle proposte e adempimenti delle precedenti Commissioni; fare proposte operative per i prossimi anni.

Rivitalizzare lo spirito del carisma

Il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor, IMC, ricorda la storia e il percorso della Commissione, frutto della riflessione svolta negli ultimi capitoli generali (2017 e 2023) alla quale era stato demandato il compito di “animare tutta la famiglia Consolata a ravvivare e rivitalizzare lo spirito del carisma e gli insegnamenti del nostro Santo Fondatore, Giuseppe Allamano”. L’ultimo Capitolo Generale “ha ripetuto il bisogno di continuare questo spirito di riflessione e rivitalizzazione. Quindi, la Commissione continua”.

A conclusione delle due giorni di incontro, la Commissione ha formulato una serie di proposte che verranno sottomesse alle due Direzioni Generali per approvazione. “Non posso dire quali siano, ma sono proposte bellissime per il ‘trio consolatino’ per animare (tutta la famiglia Consolata) nei continenti a vivere lo spirito del Fondatore”.

Padre Mathews spiega che l’obbiettivo di questo incontro è stato: “programmare i quattro anni che rimangano” e ha ricordato che il 16 febbraio 2025 con il celebrare per la prima volta la solennità di San Giuseppe Allamano dopo la sua canonizzazione, la famiglia Consolata ha iniziato un percorso di animazione verso il Centenario della morte del Fondatore (16 febbraio 2026).

Anche a livello dei continenti e delle circoscrizioni ci sono commissione del carisma che collaborano con la commissione centrale.

“Quindi, per ora inviterei tutta la famiglia Consolata a prepararsi a ravvivare e a rivitalizzare questo spirito di vita Consolata con questo bellissimo carisma che abbiamo nello spirito di santità di San Giuseppe Allamano. Lui ci sta chiedendo di vivere come santi, perché ci ha detto, ‘prima santi e poi missionari’ e non possiamo non mettere questo al centro”, esorta padre Mathews.

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Vivere il carisma più profondamente

Suor Joan Agnes Njambi Matimu, MC, a sua volta, sottolinea l’importanza del cammino fatto insieme IMC-MC-LMC, uniti dallo stesso carisma. “Questa è una commissione che va avanti dall’ultimo sessennio e che vuole aiutare ad accompagnare la nostra Famiglia consolatina nel vivere il carisma più profondamente e recuperare ancora quei valori che ci ha insegnato il nostro santo Padre Allamano, come per esempio, la unità di intenti, come vivere insieme i valori che lui ci ha lasciato. In questo incontro vogliamo riprende il cammino che già è stato fatto specialmente le conclusioni della conferenza di Murang’a che abbiamo vissuto con tanta gioia (maggio 2017 a Roma) e che ci ha lasciato delle proposte da portare avanti”.

Secondo Suor Joan Agnes “l’intenzione centrale è recuperare le cose comuni del nostro carisma che ci fa consolatini perché sono i valori che Allamano ci ha lasciato e che ci aiutano a vivere meglio la nostra vocazione come missionari, missionarie e laici della Consolata”.

Essere persone innamorate di Dio

“Una cosa che noi della Commissione vogliamo chiedere alla nostra famiglia: questo mese di marzo comincia un cammino di riflessione sulla santità del nostro Fondatore San Giuseppe Allamano. Lui in questa occasione della sua canonizzazione ci ha lasciato un regalo così grande, di ripensare, di valorizzare il nostro cammino di santità vissuta nella vita quotidiana. Tutti noi cristiani siamo chiamati a vivere lì dove siamo ovunque facciamo missione. Quello che chiediamo è che ci impegniamo in questo cammino. Ogni mese ci saranno dei messaggi relativi alla santità del nostro Fondatore però anche come punto di riflessione che ci aiuterà a vivere meglio, in sintonia con gli insegnamenti del Padre Fondatore aiutandoci ad impegnarsi di più, ad essere veramente quello che Dio ci chiama ad essere, persone innamorate di Dio come il nostro Fondatore”, conclude Suor Jean Agnes.

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P. Ernesto Viscardi, Mauro Brucalassi, Sr. Renata Conti, P. Mathews Odhiambo, Maria Angela, P. Jonah Makau, Sr. Joan Agnes, Sr. Generosa Iruma e Rui Antunes Sousa.

Incarnare nell’oggi il carisma

Mauro Brucalassi, LMC di Grugliasco (Italia), uno dei tre rappresentanti dei laici missionari nella Commissione, spiega che il loro scopo è quello di “condividere il carisma e la spiritualità di San Giuseppe Allamano. Sono onorato di partecipare a questa Commissione e spero di dare un piccolo contributo alla causa consolatina”.

Riguardo all’identità dei LMC, Mauro Brucalassi dice che la prima finalità è “offrire ai membri un cammino di formazione umana e cristiana attraverso l’approfondimento della Parola di Dio e della spiritualità di San Giuseppe Allamano per incarnare nell’oggi il suo carisma, specialmente in questo periodo in cui ci stiamo preparando per il centenario della sua morte”.

Il messaggio congiunto IMC-MC-LMC dell’incontro tenutosi nei giorni 3 e 4 giugno 2023 durante i due capitili generali, tra le altre cose, aveva chiesto di dare continuità alla costituita Commissione Centrale del Carisma e al lavoro da essa realizzato nel sessennio precedente. “Siamo una famiglia interculturale e intergenerazionale. Il tesoro del nostro carisma ci porta a essere fratelli e sorelle nella comunione, in unità nella diversità: missionari, missionarie, laici e laiche che vivono la missione in uscita” (Messaggio Congiunto IMC-MC-IMC).

Su questo mandato la CCC si è impegnata a continuare il lavoro di animazione in collaborazione con le commissioni continentali del carisma.

* Padre Ernesto Viscardi e padre Jaime C. Patias, Ufficio per la Comunicazione.

Dal 14 al 16 febbraio, il Centro Indigeno di Formazione e Cultura Raposa Serra do Sol (CIFCRSS) ha accolto la popolazione delle quattro regioni che compongono la Terra Indigena Raposa Serra do Sol (TI RSS) nello Stato di Roraima, in Brasile, per fare memoria del loro cammino e celebrare San Giuseppe Allamano. Il centro è una scuola situata nella comunità indigena Barro, nella regione Surumu, un luogo simbolico della resistenza indigena.

Il 14 e il 15 si è svolta la “Giornata con l'Allamano”, durante la quale i missionari e i catechisti hanno presentato riflessioni sulla vita di San Giuseppe Allamano, con l'obiettivo di alimentare la fede e rinvigorire la speranza per assumere con maggiore impegno e zelo la missione che il Signore ci ha affidato.

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La giornata è iniziata con la Santa Messa presieduta da padre Luiz Carlos Emer della missione di Maturuca, che, ispirandosi alla liturgia del giorno, ha presentato l'Allamano come una persona preoccupata della fame di Vangelo nel mondo. “Di fronte a questa fame, non si è lasciato sconfiggere dalla fragilità della sua salute e, pur non potendo lasciare l'Italia, ha creduto di poter collaborare a soddisfare la fame del mondo. San Giuseppe Allamano continua a distribuire pane e pesce agli affamati di oggi attraverso i missionari che vengono inviati in tutto il mondo come portatori della Buona Novella”.

Chi è San Giuseppe Allamano?

La vita di San Giuseppe Allamano è stata presentata da padre Julius Masere, missionario keniota che opera nella regione Raposa, insieme al seminarista congolese, Tamwele Severin, studente di teologia a San Paolo. “L'Allamano è come un granello di senape. Così piccolo, quasi insignificante. 'Fai del bene, ben fatto e in silenzio', era uno dei suoi motti. Il seme gettato nel terreno attraverso il dono di sé e la fiducia incrollabile in Dio è germogliato e oggi l'albero dà rifugio a molti uccelli, portando la Consolazione ai pellegrini di questo mondo in 35 Paesi di quattro continenti”.

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Padre Luiz Carlos Emer, missionario a Maturuca

Padre James Murimi, che lavora nella Missione di Maturuca, ha parlato di “Giuseppe Allamano e la missione”, invitando l'assemblea a contemplare l'immagine del santo, che, ha detto, “mostrava uno sguardo sereno ma penetrante”.

Popoli indigeni

Per contestualizzare il percorso storico dei popoli indigeni seguiti dai missionari e delle missionarie della Consolata, il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza e la catechista, Deolinda Melchior da Silva hanno presentato il tema: “L'Allamano tra i popoli indigeni”. Jacir è uno dei maggiori leader indigena di Roraima. Con il sostegno dei missionari della Consolata, insieme ad altri leader, ha iniziarono la lotta per la demarcazione del loro territorio.  Nella sua missione, Jacir ha viaggiato per il mondo portando il grido dei popoli indigeni contro la violenza e la discriminazione.

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Il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza

Durante i suoi viaggi, ha avuto la grazia di essere ricevuto in udienza da due pontefici: San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La lotta iniziata nel 1977 è durata fino al 2005, quando la demarcazione del territorio è stata finalmente ratificata con un decreto del Presidente della Repubblica, Luiz Inácio Lula da Silva. Oggi, con un cuore profondamente grato, Jacir già anziano, continua a formare nuovi leader, trasmettendo loro la storia della lotta e della conquista del territorio. “I missionari sono stati gli unici compagni fedeli che ci hanno sostenuto, soprattutto nei momenti decisivi della nostra storia”, ha sottolineato Jacir.

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La catechista, Deolinda Melchior da Silva

Deolinda Melchior da Silva è la prima donna indigena a essere istituita catechista dalla Conferenza episcopale brasiliana nell'aprile 2024. La catechista ha espresso gratitudine a Dio per la presenza di “questi uomini (missionari) che sono venuti da così lontano per annunciare il Vangelo”, ha detto, chiedendo la collaborazione di tutti per rendere più efficace il lavoro missionario.

Il miracolo di Sorino Yanomami

Attraverso San Giuseppe Allamano, Dio ha visitato i popoli indigeni in un modo singolare. Il tema “San Giuseppe Allamano e il miracolo” è stato presentato dall'insegnante Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS. Ingrid ha raccontato come l'indigeno Sorino sia stato guarito dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un giaguaro nel 1996. Le missionarie della Consolata pregarono Dio per la sua guarigione con la novena al Beato Allamano. Sorino guarì miracolosamente e 30 anni dopo conduce una vita normale, senza conseguenze, nella sua comunità di Catrimani. Questo miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, ha aperto il cammino per la canonizzazione di Giuseppe Allamano avvenuta il 20 ottobre 2024 a Roma.

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Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS

Messa di ringraziamento

Il 16 febbraio, la Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di San Giuseppe Allamano è stata presieduta da Mons. Evaristo Spengler, OFM, vescovo di Roraima, e concelebrata da Mons. Zenildo Luiz Pereira da Silva della diocesi di Borba, oltre che dalla maggior parte dei padri della Consolata che operano nel territorio indigeno RSS. Erano presenti due seminaristi della Consolata, Wilbroad Akampurira e Tamwele Séverin, e Djavan André da Silva della comunità di Maturuca, che sarà ordinato diacono della Chiesa di Roraima in aprile.

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 Mons. Evaristo: “Dio ha amato ciascuno di voi e ora vi manda in missione”

Surumu è un luogo di grande importanza storica per i popoli indigeni. Mons. Evaristo ha ricordato che nel 2005, sono stati bruciati la chiesa, la casa delle Suore e l'ospedale, in rappresaglia per l'omologazione della Terra Indigena RSS. “Stiamo quindi celebrando in questo luogo la resistenza dei popoli indigeni nella lotta per la liberazione della terra ereditata dagli  antenati. Questo luogo è anche un punto di forte alleanza tra la Chiesa e i popoli indigeni nella lotta per il loro pieno diritto a questa terra Raposa Serra do Sol”, ha detto il vescovo. È anche importante ricordare il giorno storico in cui i popoli indigeni, hanno fatto un'opzione preferenziale per la comunità dicendo no alla bevanda alcolica. Il 26 aprile 1977 è stato registrato come il “giorno della decisione” (ou vai ou racha).

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Con sguardo sereno e voce ferma, Mons. Evaristo rifletteva: “Dio vi ha amato. Dio ha amato ciascuno di voi e ora Dio vi manda in missione. Come Vescovo di questa diocesi, voglio ringraziare molto per la presenza dei missionari della Consolata. Le missionarie oggi, non sono qui, ma le ringrazio ugualmente per il lavoro che hanno fatto e stanno facendo nella nostra diocesi”.

La terra di Makunaima ha tante storie da raccontare. Come nella storia del roveto ardente (Es 3,2), quando si arriva qui bisogna togliersi i sandali perché questa è terra santa. Il messaggio del Vangelo permea la storia di questo popolo, segnata da lotte e resistenze. “Il metodo di evangelizzazione assunto dai missionari è il metodo dell'incontro che implica l'apprendimento della lingua e il rispetto alla cultura. Che il Vangelo trasformi la vita minacciata in una vita più dignitosa, una vita rispettata e valorizzata. Fin dall'inizio i missionari e le missionarie della Consolata hanno avuto questa chiarezza e hanno fatto questa opzione molto esplicita per le popolazioni indigene”, ha detto il vescovo. “Il riconoscimento del miracolo compiuto attraverso San Giuseppe Allamano della guarigione di Sorino Yanomami è un segno forte che Dio sta benedicendo la missione dei missionari della Consolata e conferma che questa è la strada da seguire”.

* Padre Victor Mbesi Wafula, IMC, missionario nella Tarra Indigena RSS a Roraima.

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Padre Victor Mbesi Wafula e padre James Njimia Murimi

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