Una iniziativa proposta dal Centro d’animazione missionaria (CAM) e degli amici della Consolata di San Pedro in Costa d’Avorio.
“24 ore con l’Allamano” sta coinvolgendo numerose famiglie vicine al CAM di San Pedro. Con motivo della celebrazione dell’ottobre missionario è stata organizzata la visita nelle famiglie con la statuetta del Beato Giuseppe Allamano e dalla sua reliquia. Questa iniziativa rappresenta non solo un atto di riconoscenza ma anche un'opportunità per riflettere sulla propria vita spirituale, sull'importanza della preghiera e sull’impegno missionario delle famiglie.
Questa iniziativa è stata concepita come preparazione immediata alla prossima canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, prevista per il 20 ottobre 2024 a Roma. La scelta di dedicare 24 ore alla preghiera e alla riflessione in famiglia è un modo per vivere intensamente questo periodo di attesa e preparazione, rafforzando il legame con la figura del Beato come padre e animatore missionario.
La canonizzazione dell’Allamano è attesa con grande emozione dagli amici della Consolata di San Pedro, gruppo nato nel 2015, che vedono in questo gesto di portare a casa il Beato un'opportunità per approfondire la propria fede e rinnovare l'impegno missionario ispirato dal suo esempio.
Attraverso la preghiera del rosario missionario e la condivisione delle esperienze, i partecipanti si sentono parte di un cammino più ampio che culminerà nella celebrazione ufficiale della canonizzazione a Roma. Questa preparazione ha non solo un significato spirituale, ma anche comunitario, poiché unisce le famiglie in un momento di riflessione sul messaggio che Allamano ha lasciato in eredità : “Prima santi, poi missionari”.
Durante questa esperienza, ogni famiglia ha la possibilità di scrivere in un quaderno le proprie esperienze di preghiera. Questo gesto ha permesso di condividere pensieri e sentimenti, creando un legame più profondo tra i membri della famiglia Consolata di San Pedro. La scrittura delle esperienze sta offrendo uno spazio per esprimere gratitudine e speranza, rendendo tangibile la presenza spirituale del fondatore tra di loro. Storie di speranza, difficoltà superate e momenti di gioia, evidenziando come la presenza dell'Allamano abbia toccato profondamente i loro cuori.
* Padre Ariel Tosoni, IMC, è missionario argentino nella Costa d’Avorio.
Il missionario della Consolata Mons. Lisandro Rivas Durán, vescovo ausiliare di Caracas in Venezuela, è già a Roma per partecipare agli eventi della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano e lascia il suo messaggio sul momento di grazia che la famiglia della Consolata e la Chiesa stanno vivendo con il nuovo santo.
"Questo evento universale ci offre l'opportunità di rinnovare l'essenziale del nostro essere missionari. Annunciare Gesù Cristo come ha fatto l'Allamano in modo molto concreto, rendendo straordinarie le cose ordinarie per comunicare Cristo come salvatore dell'umanità”.
* Video realizzato dall'equipe di comunicazione per la Canonizzazione
Il processo di riconoscimento della santità di qualcuno è lungo, arduo e impegnativo. Occorre avere pazienza, nella preghiera e nella meditazione, per lasciare che lo Spirito Santo compia la sua opera di salvezza. La Famiglia Missionaria della Consolata ha sempre considerato questo lungo tempo come il tempo di Dio.
La Consolata era già certa che padre Allamano fosse un santo, perché tutta l'eredità spirituale che ha lasciato continua ad attirare persone alla Chiesa in diverse parti del mondo, e molti stanno seguendo Gesù Cristo come cristiani motivati, altri come vescovi, sacerdoti, religiosi e laici consacrati.
Il 1° luglio, Papa Francesco ha annunciato la data della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, il 20 ottobre 2024, data in cui si celebra la Giornata Missionaria Mondiale! Aspettavamo questa notizia dal 16 febbraio 1926, giorno della sua morte. Insieme ringraziamo il Signore per il dono della santità del Fondatore, per il nostro Istituto e per la missione della Chiesa nel mondo. Il riconoscimento di un nuovo santo è fonte di grande gioia per la Chiesa cattolica, perché è una manifestazione speciale dell'azione di Dio. Per noi cattolici, un nuovo santo è un dono che Dio fa al suo popolo.
In questi pochi mesi di preparazione alla canonizzazione, abbiamo messo a punto un programma di iniziative per stare accanto al nostro Padre Fondatore e, insieme a lui, fermarci e riflettere sui suoi grandi amori: l'Eucaristia, la Madonna della Consolata, la carità fraterna, la santità, la Chiesa, lo zelo e la salvezza delle anime. Molti gruppi si stanno organizzando per venire a Roma, proclamare la propria fede ed essere testimoni diretti di questo grande dono di Dio. A partire dal 20 ottobre, ogni comunità missionaria nel Mondo preparerà celebrazioni di ringraziamento per tutti coloro che non hanno potuto recarsi a Roma.
In questo tempo di preparazione, prendiamo coraggio per vivere le nostre scelte e azioni sempre più secondo il cuore dell'Allamano, il suo esempio di padre spirituale, rinnovatore della Chiesa di Dio (Santuario della Consolata), formatore di sacerdoti e padre di missionari. Impegniamoci ad ascoltare e a vivere la sua parola, sentiamoci incoraggiati ad annunciarla con maggiore impegno, a testimoniare con coraggio e a portare nuova speranza in questo mondo in continuo cambiamento. Infine, preghiamo perché la santità dell'Allamano faccia di noi, suoi figli, una famiglia unita, chiamata ad annunciare il Vangelo e a vivere la carità in tutto e sempre.
* Padre James Bhola Lengarin, Superiore Generale dei Missionari della Consolata.Originalmente pubblicato in: https://www.fatimamissionaria.pt/69274/
In preparazione alla canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, che avverrà domenica prossima, 20 ottobre 2024, Giornata Missionaria Mondiale, l'Istituto Missioni Consolata in Argentina ha realizzato una serie di otto video per raccontare la vita del nuovo santo torinese.
Condividiamo questi video in spagnolo con sottotitoli in italiano
La seconda sessione dell'Assemblea sinodale sulla sinodalità, in corso dal 2 al 27 ottobre 2024 nell'Aula Paolo VI in Vaticano, continua a confrontarsi su temi importanti per una Chiesa dal volto sinodale che riscopre gli principi di “comunione, partecipazione e missione”.
Quasi ogni giorno si tengono conferenze stampa nella Sala Stampa della Santa Sede, dove i giornalisti di tutto il mondo vengono informati sui lavori. Mercoledì 9 ottobre, gli ospiti invitati a discutere i temi legati al cammino sinodale sono stati l'arcivescovo di Nampula e presidente della Conferenza Episcopale del Mozambico, mons. Inácio Saúre, missionario della Consolata; l'arcivescovo di Puerto Montt del Cile, mons. Luis Fernando Ramos e il diacono permanente della diocesi di Gand (Belgio), Geert De Cubber.
Riportiamo gli interventi di Mons. Inacio Saúre in risposta alle domande dei giornalisti.
Cristiane Murray: Questo Sinodo sulla sinodalità porta una grande novità per la vostra Congregazione (i Missionari della Consolata) con il nuovo santo?
Il Sinodo porta anche una grande novità per la famiglia della Consolata, perché il 20 ottobre si celebrerà la canonizzazione di Giuseppe Alamano, il nostro Fondatore che ho imparato a conoscere come seminarista dagli anni ottanta. Nel contesto del Sinodo, il tema stesso di “come essere una Chiesa sinodale missionaria” mi sta molto a cuore come missionario della Consolata, perché il Beato Giuseppe Allamano ha creato due Istituti per la missione ad gentes.
Conferenza stampa mercoledi 9 ottobre 2024 nella Sala Stampa della Santa Sede
Tra i temi discussi dal Sinodo, vorrei sottolineare l'importanza dell'iniziazione cristiana per realizzare un incontro personale con Cristo in un contesto in cui molti giovani lasciano la Chiesa dopo il sacramento della Cresima (confermazione). Ovviamente, questo ci fa capire che la iniziazione cristiana manca di profondità.
Un altro tema affrontato è la condivisione dei doni tra le Chiese. Uno dei temi dell'Instrumentum laboris (del Sinodo) parlava della condivisione dei doni materiali nel contesto di chiese più ricche e altre che sono effettivamente indigenti. Come possiamo raggiungere una condivisione dei doni materiali in una Chiesa sinodale senza trascurare altri aspetti come la condivisione spirituale, teologica e pastorale?
Importante è anche la questione della conoscenza reciproca tra la Chiesa cattolica latina e la Chiesa cattolica orientale, che spesso noi cattolici conosciamo poco e forse gli orientali conoscono poco noi. Nel contesto di una Chiesa sinodale, è stato sottolineato che questo è molto importante per il nostro arricchimento reciproco e la Chiesa orientale ha molto da offrirci in questa condivisione di doni.
Jaime C. Patias: Parlando dello scambio di doni, come il Sinodo potrebbe aiutare a trovare soluzioni in situazioni di conflitti, violenze e guerre in cui intere popolazioni soffrono, come accade oggi a Cabo Delgado (Mozambico) e in altre regioni del mondo?
Penso che la prima cosa che il Sinodo ha l'opportunità di indicare è la conoscenza della realtà. Questa guerra è iniziata nell'ottobre 2017 con pesanti attacchi a villaggi importanti. Ora sembra essere in una fase di stallo perché non abbiamo forti attacchi ai villaggi, ma i piccoli attacchi nei villaggi ci sono ancora e difficilmente vengono riportati. Purtroppo, la sofferenza che questa guerra ha creato è molto presente. La guerra ha causato circa 5.000 morti e 1 milione di sfollati all'interno della Provincia di Cabo Delgado e nelle province vicine come Niassa e Nampula, dove sono arcivescovo.
Mons. Inacio Saure durante conferenza stampa mercoledì 09 ottobre 2024 nella Sala Stampa della Santa Sede
All'inizio ci sono stati molti interventi con la partecipazione di organizzazioni umanitarie per aiutare, ma oggi queste popolazioni sono state praticamente abbandonate alla loro sorte, perché sono viste come persone che sono arrivate e si sono stabilite nelle zone adiacenti, e non sono più viste come sfollati in una situazione di emergenza. Quindi, penso che il Sinodo, conoscendo la realtà, potrebbe dire cosa si potrebbe fare concretamente. La mancanza di informazioni non aiuta le altre Chiese sorelle a raggiungere queste popolazioni sofferenti e bisognose. Finora è stato fatto molto, ma oggi la gente ha bisogno di più.
Anna Tulli (Lanza): Considerando la sua esperienza di missionaria della Consolata, vede un cambio di paradigma nella missione, quando gli europei evangelizzavano il mondo e presto vedremo gli africani evangelizzare un'Europa sempre meno cristiana?
Penso che questa possibilità sia aperta, ma allo stesso tempo la Chiesa in Africa, in particolare in Mozambico, deve affrontare anche il problema dei mezzi finanziari per formare i missionari. Quindi, in questa condivisione di doni, se l'Africa può avere questo sostegno, penso che ci sarà questa possibilità. Recentemente, durante la visita ad limina dei vescovi del Mozambico, abbiamo presentato i progetti per la formazione nei seminari e le difficoltà economiche per realizzarli. Nella mia arcidiocesi, oltre al seminario diocesano propedeutico, abbiamo un seminario interdiocesano di filosofia che non siamo riusciti a completare per mancanza di risorse. Il Santo Padre ci ha promesso un aiuto e questo ci ha messo un po' a nostro agio. Quindi credo in questo cambiamento di paradigma nella missione.
La praticipazione del Papa Francesco nei lavori del Sinodo
Danúbia (Canção Nova): Lei ha parlato di iniziazione cristiana, ha qualche insegnamento del Beato Allamano che possa contribuire a questo processo?
Ho lavorato nella Repubblica Democratica del Congo e ho conosciuto una bella esperienza di iniziazione cristiana da parte del movimento giovanile "Bilenge ya mwinda" (Giovani della luce) che cerca di incorporare elementi della cultura nella vita cristiana, una bella iniziativa. In Mozambico non abbiamo molte iniziative di questo tipo. Per sei anni sono stato responsabile della pastorale giovanile e abbiamo lavorato per creare una pastorale giovanile con i giovani, dai giovani e per i giovani. Penso che questo possa aiutare.
Per quanto riguarda il Beato Giuseppe Allamano, che sarà canonizzato a giorni, lui aveva un motto che mi ha colpito molto: “prima santi e poi missionari”. Direi anche: prima santi e poi cristiani. Ero maestro dei novizi e quando citavo questo motto del Fondatore, i giovani mi prendevano in giro dicendo: “Allora padre, tu sei già santo?”. Io rispondevo: devo avere la propensione alla santità. Questa felice coincidenza della canonizzazione di Giuseppe Allamano nel bel mezzo del Sinodo sulla sinodalità può essere anche un contributo alla Chiesa missionaria.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione.