Immerso nelle tranquille Southern Highlands del Tanzania, a quasi 2050 m sul livello del mare, l’Ospedale della Consolata di Ikonda è stato un faro di speranza e guarigione sin dalla sua fondazione nel 1963. Fondato dai Missionari della Consolata, l'ospedale è stato inaugurato dal padre fondatore del Tanzania, Mwalimu Julius K. Nyerere, il 7 ottobre 1968.

Originariamente progettato per soddisfare le esigenze sanitarie di base di una popolazione rurale, nel corso degli anni l'ospedale è cresciuto in modo esponenziale, sia in termini di infrastrutture che di servizi. Registrato presso il Ministero della Salute nel 1997, l’Ospedale della Consolata di Ikonda è riconosciuto come istituzione caritativa e ha ottenuto l'iscrizione al National Health Insurance Fund (NHIF) e alla Christian Social Services Commission (CSSC). Oggi, con una capacità di 404 posti letto, l'ospedale riceve tra 300 e 350 pazienti ambulatoriali al giorno, con pazienti che arrivano dai vari distretti e regioni della Tanzania.

Attualmente ci sono cinque missionari della Consolata che lavorano nel team ospedaliero: Padre William Mkalula, Padre Marco Turra, Padre Isaack Mdindile, Padre Luis Zubia e Fratel Nahashon Njuguna.

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L’Ospedale della Consolata di Ikonda è orgoglioso di offrire una gamma completa di servizi sanitari. L'ospedale dispone anche di cliniche specializzate per la tubercolosi e la cura dell'HIV. Il reparto chirurgico dell'ospedale gestisce sei sale operatorie principali ed è in grado di eseguire grandi e piccoli interventi chirurgici. Il reparto di maternità è uno dei reparti più importanti dell’ospedale, che garantisce un’assistenza al parto di qualità. L'ospedale offre alloggio gratuito alle madri della zona, nonché servizi di parto a basso costo. L'ospedale è impegnato in programmi di sensibilizzazione della comunità, offrendo servizi medici gratuiti ai bambini sotto i dieci anni del distretto di Makete.

L’Ospedale si distingue non solo per la sua vasta gamma di medici professionisti, ma anche per il suo incrollabile impegno nel fornire assistenza sanitaria compassionevole e di qualità.

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L’Ospedale della Consolata di Ikonda è composto da un team dedicato di medici e sanitari delle varie specialità mediche, per garantire un'assistenza completa al paziente. Ciò riflette l'impegno dell'ospedale nel fornire servizi medici diversificati e di alta qualità alla comunità. Il team medico dell'ospedale è completato da specialisti volontari provenienti dall'Europa, che forniscono un supporto inestimabile ai sanitari locali.

Al centro delle attività dell’Ospedale della Consolata di Ikonda c'è un approccio incentrato sul paziente. L'ospedale è impegnato a curare con compassione, assicurando che ogni paziente sia trattato con dignità e rispetto. Nel 2023, l'ospedale ha registrato oltre 17.000 ricoveri, con migliaia di visite ambulatoriali e interventi chirurgici eseguiti. La reputazione dell'ospedale per l'assistenza di qualità è evidente nel feedback costantemente positivo dei pazienti e delle loro famiglie. Molti pazienti esprimono gratitudine per l’assistenza ricevuta, indicando il personale dell'ospedale come un elemento significativo della loro guarigione. Mentre l'ospedale continua a evolversi e ad ampliare i suoi servizi, rimane saldo nel suo obiettivo di fornire un'assistenza sanitaria eccellente per tutti. "Prendersi cura della salute, per un futuro migliore".

* Padre Isaack Mdindile, IMC, Ospedale della Consolata di Ikonda, Tanzania.

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Dall'11 al 16 settembre 2024, in Tanzania si è celebrato il suo quinto Congresso Eucaristico Nazionale, nella città di Dar Es Salaam, in continuità con le precedenti conferenze tenutesi ogni quattro anni. Vi hanno partecipato migliaia di persone. Lo slogan della conferenza era ‘Fraternità, guarigione del mondo: siete tutti fratelli’.

Sono stati presentati sette argomenti e, in breve, li condividiamo qui di seguito.

1. La solennità nella celebrazione della Santa Messa (del vescovo Simon Masondole della diocesi di Bunda).

Il vescovo ha sottolineato l'importanza della Santa Messa nella vita della Chiesa, sottolineando che è una questione di responsabilità prepararla in modo appropriato. Ogni celebrazione della Santa Messa è un atto unico per la sua santità. È nostro dovere e obbligo celebrarla con profondo rispetto.

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Fedeli allo Stadio Uhuru durante la chiusura del Congresso

2. La fraternità cristiana come strumento importante per lo sviluppo della dignità umana (di Padre Joseph Mosha dell'Arcidiocesi di Dar es Salaam).

Il relatore ha spiegato come la fraternità è intrinsecamente un atto dell’essere umano, legato al fatto del suo essere stato creato a somiglianza e immagine di Dio, e Gesù Cristo, nutrendoci del suo corpo e del suo sangue, diventa nostro fratello. Dobbiamo riconoscere, e fare nostra la fraternità cristiana per poter guarire le tante ferite che affliggono l'umanità.

3. La Santa Eucaristia e le piccole comunità di base (di Padre Benno Kikudo della Conferenza episcopale della Tanzania).

Come il titolo suggerisce, le piccole comunità di base dovrebbero essere comunità eucaristiche. Il fulcro e centro di tutto è Cristo. Cosa si dovrebbe fare per rendere questo fattibile? Si dovrebbero preparare e implementare piani e strategie pastorali con l'obiettivo di rafforzare le famiglie, le comunità, i gruppi di giovani, i bambini e le madri, affinché possano vivere una vita eucaristica. Ciò deve essere fatto attraverso seminari, workshop e programmi pedagogici.

4. La Santa Eucaristia e la moralità (del vescovo Christopher Ndizeye della diocesi di Kahama).

Il vescovo ha sottolineato che la Santa Eucaristia è Cristo stesso. Accettare Cristo ci rende capaci di vivere come Cristo ha vissuto. Gesù Cristo non fece il male, e in tutta la vita non fece altro che il bene. Quindi, è dovere di ogni cattolico amare e desiderare di ricevere Cristo regolarmente, preparandosi bene.

Ha avvertito, tuttavia, che sarebbe una bestemmia se ricevessimo la Santa Eucaristia e allo stesso tempo continuassimo a fare il male, perché ciò darebbe l'impressione che sia Cristo che riceviamo, colui che ci fa fare il male, in quanto dovremmo essere ciò che mangiamo.

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5. La Santa Eucaristia e la guarigione nella famiglia (di Padre Rogasian Msaifi dell'Arcidiocesi di Dar es Salaam).

Ha spiegato come la Dottrina della Chiesa indica che la famiglia e il mondo hanno bisogno di guarigione e come Cristo è il vero guaritore, idea affermata anche dagli altri relatori. Ogni famiglia dovrebbe ricercare, ricevere e abbracciare Cristo come vero cibo e vera bevanda.

6. La sfida: pentecostalismo e i cattolici oggi (di Padre Leonard Maliva della diocesi di Iringa).

Ha basato il suo intervento sul fatto che le persone (per vari motivi, inclusa la difficoltà di vita) sono sempre in ricerca di soluzioni ai loro problemi, al punto da ritrovarsi ad entrare in sette per trovare “miracoli” e “vuote benedizioni”. Alcuni di loro acquistano da falsi pastori, falsi oggetti religiosi come olio, terra, foglie, che ritengano siano in possesso di poteri magici. In seguito si rendono conto che invece di essere curati, sono stati imbrogliati, derubati economicamente e la loro fede vacilla.

Per affrontare questa sfida, la Chiesa cattolica deve fare uno sforzo deliberato per preparare un piano pastorale strategico, per identificare e aiutare quei figli e figlie della Chiesa che si sono perduti.

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Il Cardinale del Tanzania, Protas Rugambwa e il Nunzio Angelo Accatino durante la cerimonia di chiusura.

7. La storia dell'evangelizzazione nella regione orientale (Mons. Methodius Kilaini vescovo ausiliare in pensione della diocesi di Bukoba).

Ha sottolineato il lavoro missionario svolto e i suoi frutti oggi, di cui il Congresso Eucaristoco n’è parte, e come molto si potrebbe dire di questo congresso. L’argomentazione del Vescovo si è basata sulla realtà presente Tanzaniana e Africana a livello politico, culturale, economico, religioso.

Fraternità e guarigione sono le parole più usate considerando la situazione che questa nazione sta affrontando oggi. C'è preoccupazione e paura nella società Tanzaniana a causa di ondate di violazione dei diritti umani come rapimenti, omicidi, abusi sui deboli, bullismo. Ecco perché, alla chiusura del congresso, la Conferenza Episcopale Tanzaniana (TEC), ha rilasciato una dichiarazione congiunta che condanna tali azioni, sottolineando che la nostra società ha bisogno di guarigione. La vera guarigione si trova nel Gesù dell'Eucaristia che ci chiama alla tavola del dialogo e della comunione.

Come missionari della Consolata, qual è il nostro contributo per guarire il mondo? Qual è il nostro ruolo nel costruire un mondo fraterno con i principi di giustizia e uguaglianza? Viviamo la vita fraterna nelle nostre comunità? Che San Giuseppe Allamano, nostro fondatore, ci aiuti a impegnarci sempre di più nel nostro Carisma.

* Padre Paulino Madeje, IMC, è il direttore della rivista Enendeni.

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Il logo del Congresso che riporta anche lo slogan

Il Missionario della Consolata, padre Iseo Antonio Zanette, è morto il 18 agosto 2024 a Rivoli, in Italia. Aveva 85 anni, 63 di professione religiosa e 58 di sacerdozio. Come missionario del Beato Allamano, possiamo dire che la sua vita è stata segnata dal carisma ad gentes.

La sua ferma scelta per la missione ad gentes

Per presentare padre Iseo Antonio Zanette è sufficiente ricorrere agli appunti del mio diario di campo; la mattina del 30 giugno 2010 ebbi un incontro con lui che era parroco nella missione di Sanza in Tanzania ma stava per trasferirsi nella missione di Manda. Queste le sue raccomandazioni:

«Qui c'è bisogno di una persona che ami i Wagogo. Sono necessari diversi progetti per la cura della vita spirituale e la promozione umana di queste persone; vorrei citarne alcuni: organizzare una scuola materna; promuovere lo sport; cinema per bambini e giovani; catechesi per i giovani organizzata in tre anni. Nel terzo anno dovrebbero essere introdotti alle responsabilità e agli impegni comunitari. In questo programma”, mi disse, ”fate in modo che conoscano bene Mwalimu Julius Kambarage Nyerere”.

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Padre Antonio Zanette saluta la comunità di Manda prima di trasferirsi al Noviziato di Morogoro nel 2018

Attenzione! L'economia è la spina dorsale di tutto. Con essa si può impoverire ulteriormente la gente o salvare la vita di molti. Studiate bene il programma di economia in partita doppia dei Missionari della Consolata. Curate il diario delle entrate e uscite della parrocchia: annotate tutto, tutto per favore! L'autofficina dovrebbe avere un registro indipendente; il motivo è semplice, è l'unico posto dove si spendono molti soldi e serve ad aiutare il tuo confratello a non avere problemi con te. Altrimenti un solo registro di entrate e uscite potrebbe essere sufficiente.

Assicuratevi di fare quotidianamente il registro contabile; se non ci riuscite, non lasciate mai passare più di una settimana, altrimenti avrete problemi non indifferenti. Il giorno 25 di ogni mese presentate i conti alla comunità e ogni tre mesi inviateli anche all’amministratore provinciale. Non lasciate i registri solo sul computer, ma tenetene una copia su disco.

Ogni due mesi fate una riunione con i catechisti per valutare e organizzare i mesi successivi, fissate le date delle visite alle comunità per tutto l'anno e siate chiari nel programma parrocchiale. Tutti i catechisti devono sostenere l'esame orale e, se non lo superano, non possono essere catechisti.

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 La comunità di Manda ringrazia il padre Zanette per la sua dedizione alla missione 

E per concludere occupatevi della casa degli anziani; formate gli operai perché siano disciplinati nel lavoro; insegnate loro a risparmiare, ne avranno bisogno quando saranno vecchi o malati; curate la chiesa parrocchiale in tutti i suoi dettagli».

Padre Iseo Antonio era un uomo di preghiera, lo vedevo sempre con il breviario in mano, soprattutto quando era in parrocchia. A volte si sedeva da solo nel cortile, fumando la sigaretta e meditando durante le ore del mattino e della sera prima della preghiera comunitaria.

Per lui la formazione dei catechisti era fondamentale: ogni comunità aveva un catechista ben preparato e un asilo infantile. Il numero di bambini in ogni centro era impressionante: io, che amo registrare tutto, sapevo che c'erano più di tremila giovani nel programma catechistico di tutta la parrocchia.

Padre Iseo Antonio aveva uno stile di vita semplice. Molto attento ai bisognosi, era uomo di poche parole ma duro contro le ingiustizie, trasparente e povero nell'uso del denaro, discreto ed equilibrato.

“Watu waache vizuri” (lasciateli mangiare bene). Aveva un programma per distribuire cibo a tutti gli anziani in tempi di siccità, il loro numero era impressionante. Aveva un magazzino con più di duemila sacchi di mais, ognuno del peso di cento chili. E poi c'era anche il bisogno di acqua. Furono aperti pozzi d'acqua in quasi tutti i villaggi; si può dire che l'organizzazione del villaggio si costruiva intorno al pozzo d'acqua.

Padre Zanette era anche un punto di riferimento a livello governativo. Molti venivano a chiedere il suo parere prima di avviare un programma di sviluppo nella regione in cui viveva.

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Biografia

Nato il 14 giugno 1939 a S. Biagio Callalta, in provincia di Treviso, Zanette era entrato nell'Istituto in giovane età. Fece la prima professione religiosa il 2 giugno 1960 nella Certosa di Pesio e la professione perpetua il 2 ottobre 1964 a Torino. Qui è stato ordinato diacono il 3 ottobre 1965 e sacerdote il 18 dicembre dello stesso anno a Pero (Treviso).

Dopo l'ordinazione è stato inviato a Londra dove ha studiato dal 1966 al 1967 e poi è andato come missionario in Tanzania. Vi rimase per tutti gli anni attivi della sua vita missionaria. È stato viceparroco a Kipengere (1967-1969), parroco a Makambako (1969-1970), parroco a Kipengere (1970-1971), parroco a Kisinga (1971-1974), parroco a Igwachanya (1974-1975) e parroco a Kipengere (1975-1987). Nel 1987 ha prestato servizio come amministratore regionale a Iringa ma, al termine del suo servizio, è tornato al lavoro pastorale nella missione di Sanza (2001-2012). Nel periodo 2012-2018 è stato assegnato alla cura pastorale di Manda e la sua ultima missione in Tanzania è stata quella di far parte dell'équipe di formazione del Noviziato di Morogoro (2018-2022).

Nel 2022 è tornato in Italia e ha trascorso i due anni che gli restavano tra la Casa Madre di Torino e la casa per missionari anziani di Alpignano, dove è morto il 18 agosto.

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Un gruppo di studenti ringrazia padre Zanette per il suo contributo alla loro formazione

In conclusione

Padre Zanette ci insegna tre cose: A) “Bisogna avere il fuoco per essere missionari” Sono parole dello stesso Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano. La missione ha bisogno di persone determinate; la missione ad gentes ci pone di fronte a sfide davvero difficili. Spesso la nostra gente vive in situazioni molto precarie e noi dobbiamo essere lì con loro. B) “Dobbiamo fare il bene, bene e senza rumore”. Padre Zanette era un uomo che parlava poco anche se alzava la voce quando scopriva che qualcuno veniva manipolato e privato dei suoi diritti fondamentali. Ha sempre lavorato in zone con scarsissima comunicazione e mezzi poveri: mancanza di Internet, di trasporti, di acqua... questo non era un motivo per chiedere di essere sostituito. C) Infine, padre Antonio Zanette ci invita a dare priorità all'educazione per integrare le nostre comunità.

* Padre Thomas Ishengoma, missionario della Consolata proveniente dalla Tanzania, lavora nella parrocchia di San Miguel Arcangel a Yuto, in Argentina.

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Chiesa parrochiale di Manda in Tanzania costruita da padre Zanette

La Famiglia Missionaria della Consolata si rallegra per i 16 giovani missionari che hanno emesso i loro primi voti religiosi, culmine del loro anno di noviziato; un periodo dedicato all'approfondimento della vita spirituale, alla comprensione del Carisma della Congregazione e alla crescita nella preghiera e nella comunione. Otto giovani missionari hanno completato il loro noviziato a Sagana, Kenya, mentre gli altri otto a Morogoro, in Tanzania.

La mattina del 3 agosto 2024, persone provenienti da tutto il Kenya si sono riunite a Sagana per la celebrazione. Gli otto giovani missionari che hanno emesso i loro primi voti in Kenya provengono da diversi paesi: Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Mozambico e Kenya.

La Messa è stata presieduta dal Superiore Generale dei Missionari della Consolata, Padre James Bhola Lengarin, e concelebrata da numerosi sacerdoti. Molti religiosi e laici hanno preso parte alla celebrazione. Nella sua omelia, Padre Lengarin ha sottolineato il significato della decisione di questi giovani missionari di unirsi alla famiglia della Consolata.

Ha sottolineato che “la loro scelta è un impegno a servire Dio, nel ricercarlo presente nel e al servizio dell'umanità”. Sebbene provengano da diversi paesi, la loro missione trascende i confini, servendo persone di tutte le nazioni. Prendendo spunto da Genesi 12:1-4, dove Dio chiama Abramo a lasciare la sua terra natale, padre Lengarin ha comparato la chiamata di Abramo ad uscire, con la volontà dei missionari di lasciare la loro terra per servire Dio e il suo popolo. Ha concluso incoraggiando i giovani missionari ad avere fede e fiducia in Dio, che li ha chiamati al suo servizio all'interno della famiglia della Consolata.

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Padre James Lengarin, Superiore Generale

Nell'ambito della cerimonia, ai giovani missionari sono state consegnate la costituzione e la croce, a simboleggiare il loro impegno e i valori della congregazione.

Padre Geoffrey Kiria, il maestro dei novizi che ha guidato i neoprofessi durante tutto l'anno di noviziato, ha espresso il suo apprezzamento per la loro crescita spirituale. Ha osservato che "il noviziato è un tempo prezioso" e come questi giovani sono cresciuti spiritualmente, nella comprensione del carisma della congregazione, e nel rispondere positivamente alla chiamata di Dio.

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I novizi del Noviziato di Sagana, in Kenya

Morogoro in Tanzania

Contemporaneamente, un altro gruppo di giovani missionari a Morogoro, in Tanzania, hanno celebrato la loro prima professione religiosa. La Messa è stata celebrata dal Padre Vedastus Kwajaba, delegato dal Superiore Regionale della Tanzania per tale evento.

Durante un'intervista, Victus Tarimo, di 26 anni, uno degli otto giovani missionari che hanno emesso i voti a Morogoro, ha espresso “la gioia e la gratitudine al Signore per il dono della vocazione e per la famiglia religiosa di cui è entrato a far parte. Ha anche ringraziato i suoi compagni di noviziato per il cammino condiviso di preghiera, vita comunitaria, aiuto vicendevole, e i momenti di gioia vissuti durante l'anno di noviziato." Degli otto neoprofessi, due provengono dal Mozambico, tre dall'Uganda, due dal Kenya e uno dalla Tanzania.

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Celebrazione della prima professione religiosa a Morogoro, Tanzania. Foto: Paulino Madeje

Lo stesso Victus ha rivolto un ringraziamento speciale al maestro dei novizi, padre Kennedy Kimathi, per la sua dedizione e guida durante tutto l'anno, durante il quale hanno conosciuto il fondatore, la sua spiritualità e vari aspetti della vita religiosa.

Quest'anno, la celebrazione della prima professione è particolarmente importante in quanto il fondatore, Giuseppe Allamano, verrà canonizzato a Roma il 20 ottobre. Questi giovani missionari hanno avuto l'opportunità unica di unirsi alla famiglia religiosa delle Consolata, nello stesso anno in cui il loro fondatore viene riconosciuto Santo.

La prima professione religiosa di questi giovani missionari della Consolata è una testimonianza del loro impegno e adesione al Carisma del loro fondatore, Giuseppe Allamano, mentre intraprendono la loro missione al servizio di Dio e dell'umanità ovunque vengono inviati nel mondo.

* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, Congolese, è uno studente di Comunicazioni a Roma.

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“La vergine mi inspira a fondare l’Istituto dei Fratelli”.

Così affermava mons. Attilio Beltramino, missionario della Consolata e primo vescovo della diocesi di Iringa in Tanzania, fondatore dell’Istituto dei Sevi del Cuore Immacolato di Maria (Servi Cordis Immaculati Mariae, SCIM), il 31 maggio 1949.

L’Istituto di diritto diocesano ha appena festeggiato il giubileo per il suo 75° anniversario di fondazione. Le celebrazioni a Tosamaganga, dove sorge la Casa Madre dell’Istituto si sono svolte l’8 giugno 2024, nella festa del Sacro Cuore di Maria. Quel giorno numerosissime persone, da diverse parti del Tanzania, si sono radunate per ringraziare il Signore per le “grandi cose” che Dio ha operato in questi 75 anni di vita e missione dell’istituto.

Alla cerimonia erano presenti il presidente della Conferenza Episcopale del Tanzania, mons. Gervas Nyaisonga, il Nunzio Apostolico, mons. Angelo Accattino, l’arcivescovo di Songea, mons. Damian Dallu, il vescovo di Iringa, mons. Tarcisius Ngalalekumtwa, il vescovo di Mpanda, mons Eusebius Nzigilwa ed i nuovi vescovi di Njombe e Mafinga, mons. Kyando e mons. Mwagalla.

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“Il giubileo è un momento di grazia, ma anche un momento per chiedere perdono per non essere stati coerenti nella propria vocazione religiosa e nella vita cristiana. È soprattutto un momento per rinnovarsi, in modo tale che possiamo crescere in numero e qualità, celebrando il prossimo Giubileo del centenario”, ha sottolineato il Superiore Generale dell’Istituto, fratel Christopher Chavala.

Nella sua omelia mons. Nyaisonga ha sottolineato l’importanza di avere “Maria come modello, lei che ha avuto un Cuore Immacolato”. “Colpisce - ha sottolineato il vescovo, - notare che il fondatore ha voluto che i fratelli rispecchino Maria, cioè abbiano un cuore immacolato. Solo chi ha un cuore pulito, immacolato, può servire efficacemente la Chiesa e l’umanità”.

Nell’occasione si è celebrato pure il Giubileo d'oro di vita religiosa del fratel Gaspar Chongolo.

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L’Istituto ha il carisma di servire l’umanità in modo olistico, cioè con attenzione al corpo e all’anima delle persone in modo profondo e costante nella catechesi, nella formazione, nell’educazione, nella sanità e nella creazione delle strutture necessarie.

In questi 75 anni l’Istituto ha aggregato 143 membri. Al momento presente sono presenti 98 fratelli con voti perpetui, 45 professi, 12 novizi e 5 postulanti e 25 aspiranti. Svolgono il loro apostolato nelle diocesi di Iringa, Mbeya, Sumbawanga, Mpanda, Mwanza, Geita, Moshi, Mbulu e Dar es Salaam. Il Beato Giuseppe Allamano che sarà canonizzato prossimamente, in questa occasione avrebbe detto: “Carissimi fratelli SCIM, il Signore vi benedica, coraggio e avanti in Domino”. Il bello deve ancora succedere!

* Padre Godfrey Msumange, IMC, missionario della Consolata tanzaniano.

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