“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. Gv. 3,14-21
Questa quarta Domenica di Quaresima è detta “Laetare”, cioè della “gioia”. Ma qual è il motivo della nostra gioia? = Dio ci ama. E questo lo abbiamo sentito nelle letture della Messa odierna:
“Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati”..(Ef.); “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”(Gv.).
Dio ci ama quindi, l’amore di Dio è l’anima di tutta la Bibbia. DIO- CI- AMA: è la proposizione più semplice che si possa immaginare.
Un soggetto = Dio; un oggetto = noi; un verbo = amare. Dio, l’uomo e in mezzo sta l’amore.
Qui c’è tutta la storia della salvezza. La fedeltà e l’amore di Dio giunge all’inaudito. Continuamente la Bibbia martella il tema della fedeltà di Dio e dell’infedeltà dell’uomo, malato cronico di “sclerocardia”(=durezza di cuore). Così possiamo dire che la storia della salvezza è lo scontro fra l’ostinata fedeltà di Dio e l’infedeltà dell’uomo. Il nostro Dio, il cui specifico è la misericordia, non si rassegna a perderci e arriva al culmine della “pazzia”: ”Dio ha tanto amato il mondo da dare(= consegnare, abbandonare) il suo Figlio unigenito”.
/ Nel dialogo di Gesù con Nicodemo ci sono tre simboli da prendere in considerazione: il serpente innalzato sull’asta: il Figlio mandato dal Padre: la luce. I primi cristiani riprendono la prima immagine del serpente e la applicano a Gesù sulla croce. La seconda immagine è la rivelazione dell’amore di Gesù per tutte le persone. La terza immagine è il simbolo della luce, che esprime la lotta del bene contro l’indifferenza, la negligenza e il pessimismo. I tre simboli indicano che la missione di Cristo e dei cristiani consiste nel trasformare situazioni di morte in speranza di vita.
La morte di Gesù sulla croce costituisce l’inizio della sua esaltazione gloriosa: la croce è il trono regale di Gesù; da quel trono Gesù attirerà tutti a sé(Gv.12,32).
Così il Cristo crocifisso è diventato l’amore visibile di Dio verso il mondo, e l’odio del mondo verso Dio. L’ardente volontà salvifica di Dio, procede dal suo amore sconfinato per l’uomo e si realizza nel Cristo, morto e risorto, dono assolutamente gratuito di Dio. L’amore vero rifiuta la logica dello scambio. Quando si ama veramente, non si dice: ho dei diritti: ho fatto il mio dovere.. L’amore vero ama gratuitamente e non esige mai di essere riamato.
/ Notate bene la differenza, tra queste due espressioni di amore, e scoprite qual’ è quella giusta:
Cristo Gesù è il segno che Dio ci ama nonostante la nostra indegnità. La vera conversione quaresimale consiste nel lasciarsi amare, nell’accogliere, in Cristo, l’amore gratuito del Padre, e rispondervi con una fede senza mercanteggiamenti.
/ Tuttavia questo agire di Dio nella storia, provoca una “crisi”, perché, di fronte al rivelarsi dell’amore divino, gli uomini si dividono e Gesù diventa quel segno di “contraddizione” predetto da Simeone alla Madonna: è quella “pietra d’inciampo o di salvezza” che divide e associa, separa e raccoglie, procurando un giudizio sull’umanità. Gesù non è venuto per condannare, ma chi non crede in Lui è già condannato, perché ci si mette fuori del perdono e dell’amore di Dio e della redenzione portata dal Figlio di Dio. Questo è il peccato contro lo Spirito, il rifiuto della luce, il mettersi fuori da Dio: e questa è la propria condanna, la quale non viene da Dio ma da se stesso, mettendosi fuori. Chi accetta Cristo come dono di Dio, trova salvezza.
/ Ieri come oggi, il problema dell’uomo è il suo nascondersi a questa ricerca di Dio, il fare a meno di Dio, è fuggire da Dio. E Dio non si stanca mai di inseguire l’uomo peccatore, perché lo ama e lo vuole salvo. La salvezza o la condanna non si rimandano al futuro, ma si realizzano nell’oggi, nel momento presente, trovano la loro sorgente nell’accettazione o nel rifiuto di Cristo.
/ L’Incarnazione e il Calvario sono la manifestazione dell’amore di Dio. Sulla Croce ci va il Figlio incarnato, ma con Lui ci va l’amore del Padre che lo ha mandato per amore nostro. Tutto è partito dall’amore(Gv.3,16) e attraverso l’amore(Gv.13,1) torna all’amore(Gv.17,26). L’amore è così sorgente, oggetto e termine della Rivelazione. Ogni uomo è “giudicato” da questo progetto divino, individuato da questa rivelazione, interpellato dal Salvatore crocifisso e risorto.
// S. Massimo: “La Croce è il giudizio del giudizio”.
// S. Ireneo: “Attraverso il legno della Croce, l’opera del Verbo di Dio è diventata manifesta a tutti: egli ha aperto le braccia sulla croce per radunare tutti gli uomini. Due braccia tese, perché ci sono due popoli dispersi in tutta la terra. Una sola testa al centro, perché c’è un solo Dio al di sopra di tutti, in mezzo a tutti e in tutti. In principio Dio creò Adamo non perché avesse bisogno dell’uomo, ma per avere qualcuno su cui effondere il suo amore”.
// S. Agostino: “Molti si dicono cristiani, ma in realtà non lo sono, perché non sono ciò che significa questo nome, non lo sono cioè nella vita, nei costumi, nella fede, nella speranza e nella carità”.
// B. Teresa di Calcutta: “Credere è lasciarmi attrarre, lungo la verticale dell’amore: a mia volta allargando le braccia, così vicino, così simile che Cristo possa aderire e baciarmi senza staccarsi dalla croce”.
// Da un proverbio cinese: “Non cade lacrima che non renda più limpido l’occhio”.
/ Il momento decisivo nella storia della salvezza, è quello in cui un uomo, meglio una comunità, mossa dallo Spirito Santo, dice, come facciamo noi ora: ”Dio ci ama e noi crediamo nell’amore”!
Esempio: La casa senza la croce
A Boas, negli Stati Uniti, la maestra distribuì ai suoi scolari dei foglietti col disegno di una casa “a cui manca qualcosa di molto importante”. Dopo alcuni istanti di incertezza, tutti capirono che mancava il comignolo e si affrettarono a completare il disegno. Solo un ragazzino dell’ultimo banco esitò a lungo, benché i vicini gli mostrassero la soluzione disegnata. Infine si decise e tracciò sulla porta una bella croce nera: per lui valeva assai più di un comignolo o di qualsiasi altra comodità. “Senza croce, una casa è sempre vuota”, diceva sua madre.
Veglia di Quaresima
Lettore: Il Getsèmani è il luogo della solitudine, dello smarrimento, dell’angoscia che fa sudare sangue… ma è anche il luogo del silenzio e della preghiera. Gesù si rifugia nella solitudine e vive l’intima comunione con il Padre. Quando Gesù si ritira nel Getsèmani è consapevole dell’epilogo doloroso della sua vita, ma dopo lo smarrimento non perde l’occasione di stabilire il programma della sua vita: non penserà a sé, si fa obbediente, ascoltatore della parola e della volontà del Padre. Siamo qui per vegliare insieme a Gesù nell’orto degli Ulivi. Per vivere con lui l’Ora Santa, quel tempo in cui Gesù ha vissuto in stretta comunione con il Padre prima di essere arrestato.
Rivivremo le sue sensazioni, ripeteremo i suoi gesti, entreremo con lui nel profondo della sua preghiera.
Guida: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Tutti: Amen
dal Vangelo di Marco (Lettura a più voci C narratore † Gesù)
C Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli:
† «Sedetevi qui, mentre io prego».
C Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro:
† «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate».
C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva:
† «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro:
† «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
C Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro:
† «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Guida: Entriamo quindi in quell’ora. Stiamo con Gesù nell’Orto degli Ulivi. Impariamo da Lui la preghiera, confrontiamo le nostre paure con le sue, scopriamo cosa vuol dire mettere la propria vita nelle mani di Dio e accettare la sua volontà, fino in fondo.
Canone: RESTATE CON ME
State qui, vegliate con me.
State e pregate. State e vegliate.
LA PREGHIERA – “Abbà! Padre!”
Lettore: C’è un momento per fermarsi, cercare e ritrovare se stessi! Un momento per liberarci dalla schiavitù del quotidiano e dalle cose che spesso ci opprimono. Un momento per porsi delle domande… Ritrovare la passione per le cose che si vedono e leggerle nella prospettiva del Mistero di Dio. Un momento per ripartire da noi per arrivare a Dio. Siamo qui davanti a Te Signore, per fare una nuova esperienza di Te; ancora una volta in questo momento di preghiera allargherai il nostro cuore e parlerai ad ognuno di noi. In questo tempo di conversione vogliamo riconciliarci con Te e con noi stessi, facendo pace dentro di noi, e rispondendo all’invito che hai fatto ai discepoli. E noi, ci affidiamo completamente a Lui nella preghiera?
(dopo un breve momento di silenzio)
Lettore: La preghiera è dialogo con Dio. È mettere tutto noi stessi, la nostra intera vita di fronte a Lui. La preghiera è una relazione di affetto. Tra due persone. Tra noi e Dio. Dio ci viene a cercare. Apriamogli le porte del nostro cuore. Lasciamoci trovare. Lasciamoci amare. La preghiera è anche ascolto della Sua voce. Raccogliamoci quindi in un profondo silenzio e nella posizione e nello spazio che a noi sembra quello più giusto per ascoltare e parlare con Dio. Restiamo lì in sua compagnia fino alla fine di questa veglia.
Tempo per la preghiera personale
Preghiera (tutti insieme)
Donaci Signore parole giuste:
quando non sappiamo cosa dirti,
quando non sappiamo come parlare con te,
quando non osiamo aprire bocca.
Donaci Signore parole vere:
quando non riusciamo a vederti con occhi autentici,
quando non riusciamo a conoscerti,
quando non riusciamo a fare luce.
Donaci Signore parole buone:
quando sentiamo dentro un silenzio arrogante;
quando ti guardiamo con rancore;
quando parliamo male di te e degli altri.
Donaci Signore le tue parole:
quando non sappiamo come pregare.
Canto: SO CHE TU SEI IL MIO SIGNOR
Il volto tuo risplende in me, so che Tu sei il mio Signor.
Mi illumini, mi liberi, so che Tu sei il mio Signor.
Rit. Se intorno a me vedrò che tutto crolla, io starò
fra le tue mani nel tuo amor, so che Tu sei il mio Signor. (2 v.)
Mia forza sei, mia gioia o Dio, so che Tu sei il mio Signor.
Mi salverai, confido in Te, so che Tu sei il mio Signor.
Rit. Se intorno a me vedrò che tutto crolla, io starò
fra le tue mani nel tuo amor, so che Tu sei il mio Signor. (3 v.)
fra le tue mani io starò, so che Tu sei il mio Signor. (2 v.)
so che Tu sei il mio Signor.
TRISTEZZA, PAURA, ANGOSCIA – “La mia anima è triste fino alla morte”
Lettore: Dio ci pone di fronte alle domande che assillano la nostra vita… Ci chiede di scegliere, a volte anche la via più difficile, quella che passa dalla Croce e, realizzando l’intima comunione con Lui, ci chiede di incamminarci sulla via della speranza.
Chiediamo al Padre di aiutarci a scoprire le nostre più intime paure. Solo insieme a Dio avremo il coraggio di andare nel profondo di noi stessi per essere sinceri.
Quali sono le mie paure?
Quando ho provato sconforto?
In quali situazioni mi sono sentito solo?
Sono riuscito ad avvertire la presenza di Dio in questi momenti?
Anche se non l’ho avvertita, ho avuto fiducia in Lui?
Guida: Scriviamo le nostre paure, le nostre difficoltà, le nostre fatiche, sul foglio che ci è stato consegnato.
Salmo 37 (a cori alterni uomini e donne)
Signore, non punirmi nella tua collera,
non castigarmi nel tuo furore.
Le tue frecce mi hanno trafitto,
la tua mano mi schiaccia.
Per il tuo sdegno, nella mia carne non c'è nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato.
Le mie colpe hanno superato il mio capo,
sono un carico per me troppo pesante.
Fetide e purulente sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
Sono tutto curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
Sono tutti infiammati i miei fianchi,
nella mia carne non c'è più nulla di sano.
Sfinito e avvilito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, è davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito non ti è nascosto.
Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano,
non mi resta neppure la luce degli occhi.
I miei amici e i miei compagni
si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita,
quelli che cercano la mia rovina tramano insidie
e tutto il giorno studiano inganni.
Io come un sordo non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
sono come un uomo che non sente
e non vuole rispondere.
Perché io attendo te, Signore;
tu risponderai, Signore, mio Dio.
Avevo detto: “Non ridano di me!
Quando il mio piede vacilla,
non si facciano grandi su di me!”.
Ecco, io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, io confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo:
mi rendono male per bene,
mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
Canone: NADA TE TURBE
Nada te turbe, nada te espante
quien a Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante
solo Dios basta!
“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gv 2,13-25
Tutto il brano evangelico di questa terza Domenica di Quaresima ruota attorno al tema del Tempio.
Gesù, durante la prima delle tre Pasque della sua vita pubblica, compie al Tempio di Gerusalemme, un gesto drammatico, solenne, simbolico e profetico. Il gesto di Gesù che scaccia dal Tempio i venditori di buoi, di pecore e di colombe, e rovescia i tavoli dei cambiavalute, assume un valore simbolico molto significativo, soprattutto se si tiene presente la profezia di Malachia, che parlava della venuta del Signore nel suo Tempio, per purificarlo, perché possa essere offerta al Signore “un’oblazione secondo giustizia”(Mal.3,3).
/ Gesù fa una sferza di cordicelle, evidentemente per scacciare gli animali. Solo Giovanni parla degli animali, per uno scopo preciso: basta con gli animali e con le vittime sostitutive; è Lui la “vittima” d’ora innanzi!
Il gesto di Gesù provoca la reazione dei giudei che chiedono un segno della sua autorità. Gesù allora preannuncia il più grande dei segni che si possa compiere, quello della sua morte-risurrezione: “Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Era il Tempio del suo corpo. Gesù afferma che il Santuario in cui si incontra Dio, non è più il Tempio di Gerusalemme, ma il suo “corpo” risuscitato; è Gesù il vero Tempio di Dio. L’incomprensione tra i giudei e Gesù è totale. Gesù intende parlare del suo corpo che sarà distrutto, messo in croce dai suoi avversari, e i giudei invece si riferiscono al Tempio di pietra che si ergeva davanti ai loro occhi. Il “culto nuovo” non sarà più legato ad una costruzione di pietra, ma alla sua stessa persona.
/ Il Tempio era nell’AT. il luogo della presenza di Dio, il luogo ove Dio si rivelava ai figli d’Israele, riceveva la loro adorazione e ascoltava le loro suppliche. Era il luogo ove si sperimentava il perdono di Dio. Era così grande il valore simbolico del Tempio, che il profeta Ezechiele, nella sua visione della Gerusalemme rinnovata, descrive la salvezza ponendone il centro nel Tempio stesso. Dall’altare scaturiva una sorgente che usciva dal Tempio e si dirigeva verso il mar Morto, crescendo lungo il cammino, diventando un fiume e portando ovunque essa giungeva, la vita
(Ez.47,1-12).
/ Gesù è in tutta la sua realtà, il vero e l’unico Tempio di Dio. In Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità(Col.2,9). Egli è la vera sorgente d’acqua viva che dona a quanti vanno da lui, lo Spirito Santo. Sulla Croce, morendo, Gesù dona il suo Spirito. Gesù si sostituisce così al Tempio di pietra fino all’obbedienza totale a Dio Padre, nel dono di sé.
Nel NT., il segno dell’Alleanza è il sangue di Cristo, non più degli agnelli. Per questo al centro dell’annuncio cristiano non sta più la liberazione dall’Egitto, ma il Cristo crocifisso. “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio”.(II Lettura).
Qui si tratta non solo dello scandalo di Dio che si fa uomo, ma addirittura lo scandalo di Dio che si fa uomo ucciso dagli uomini. Cristo scacciando i mercanti dal tempio, si presenta come nuova proposta di Dio per l’uomo, come il nuovo “Tempio” fondato sul suo “Corpo”. Gesù si presenta come il costruttore del Tempio nuovo e non come il distruttore del Tempio antico. L’opera di distruzione è dei giudei. Gli uomini disfano ciò che Dio ha fatto e Dio ricostruisce definitivamente.
/ Mentre si fa Quaresima è importante ricordare che Dio non fa mai la parte del distruttore. La sua parte è sempre la ricostruzione. Egli per cambiare, ricostruisce, solo gli uomini pensano che per cambiare si debba distruggere, senza chiedersi che cosa si debba poi costruire. Una follia distruggitrice che arriva all’autodistruzione.
/ S. Giovanni vuol dirci che Gesù è ora il nuovo Tempio di Dio: Dio si rivela nella carne di Cristo.
Il Tempio di Gesù è fatto non di pietre morte, ma vive. Il Tempio di Gesù è vivo quando un’assemblea cristiana è viva; il Tempio di Gesù vive quando uomini e donne lasciano che il fermento del Vangelo diventi operante nella loro vita, tramite la persona stessa del Risorto.
Ora questo Tempio va continuamente costruito attraverso l’incontro, la condivisione, la Parola di Dio e i gesti di carità. Prima di essere un edificio di pietre, è fatto di persone, e non è mai costruito una volta per sempre, perché Dio che lo abita non si lascia rinchiudere in esso. Amiamo il “corpo di Cristo”, sia eucaristico che ecclesiale.
/ Come l’episodio evangelico ci insegna, Gesù contesta anche gli uomini del nostro tempo, le nuove forme del mercanteggiare nel Tempio: il formalismo religioso e l’appartenenza anagrafica alla Chiesa che limita il rapporto con Dio di tanti cristiani(anonimi), in certe occasioni: Battesimi, Cresime, Prime Comunioni, Matrimoni, funerali, Natale e Pasqua.., cioè una pratica religiosa totalmente staccata dalla vita, una parentesi festiva, una maschera. E che dire poi del nome “cristiano” e l’incoerenza di una vita anti-cristiana che accetta l’aborto, il divorzio, la convivenza, la droga, i sistemi politici ed economici che opprimono i poveri, la libertà di fare ciò che si vuole, a dispetto dei Comandamenti di Dio e le Leggi della Chiesa, costruendosi una morale a nostro uso e consumo! “Dovunque Dio muore nella coscienza della persona umana, lì segue inevitabilmente la morte dell’uomo stesso, che è immagine di Dio”(Giovanni Paolo II).
/ Dopo la morte di Gesù, quel ricordo di Gesù al Tempio, si trascolora e diventa la scoperta di Cristo, Tempio perfetto, in cui si adora il Padre in spirito e verità, senza più ormai aver bisogno della mediazione di quelle meravigliose pietre con le quali Erode aveva costruito il suo Tempio.
/ Rischiamo anche noi di essere “cacciati dal Tempio”, quando, per es. diciamo a Dio: io vengo a Messa la domenica, ma Tu assicurami un pezzo di paradiso! Compravendita in piena regola! Oppure ci ricordiamo di Dio solo nella malattia o quando vogliamo che un affare ci riesca bene! Una mentalità del genere, merita le “frustate” di Cristo.! Facciamo un po’ di pulizia nel nostro tempio; abbiamo bisogno di maggior coerenza cristiana.
Coerenza è quella virtù per cui “uno agisce come pensa e pensa come agisce”. La nostra fede va vissuta con maggior coraggio.
Ci aiuti la Vergine Santa, ad essere pure noi templi del Dio vivente.
In croce con Gesù nei poveri e i lontani crocifissi di oggi
La quaresima è tempo di grazia e di conversione dinanzi al cammino di Gesù verso Gerusalemme. Anche noi come Istituti missionari in Italia e quindi come Chiesa tutta, unita a Papa Francesco, ci mettiamo in cammino verso Gerusalemme.
Nel nostro cammino incontriamo la samaritana, una donna semplice, certo malfamata, canzonata, però semplice e cosciente del suo ruolo di "impura" dinanzi ai compaesani, ma una persona in ricerca! (GV 4). Di samaritani ce ne sono tanti tra noi: " non cristiani" ufficialmente o di fatto, spesso poveri, come quella donna che va ad attingere al pozzo con la brocca e da sola ( è la sua condizione), esposta alla derisione dei passanti e compaesani.
Gesù si ferma al pozzo di Sicar, si siede senza preconcetti, e, come deve essere la Chiesa in uscita, si mette a chiacchierare con questa persona di cui ci dispiace non conoscerne il nome, ma che forse rappresenta le tante persone e la maggioranza sofferente dell'umanità. Il fatto che sia di un'altra religione, piena di sincretismo non interessa a Gesù: a lui non crea nessun problema! Ciò che conta per primo è la vita, la felicità di questa sorella, con la quale si stabilisce un tenero e cordiale rapporto. Si parla di acqua che Gesù chiede un po' audacemente e che lei non rifiuta, ma si meraviglia. Si parla della promessa che Gesù le fa dell'acqua per la vita eterna, cioè del cambiamento totale e definitivo personale e sociale che anche noi dovremmo offrire, la donna è contenta.
Dinanzi ai drammi personali e sociali di siccità spirituale, materiale, personale, comunitaria, mondiale, siccità di giustizia, amore, pace, vita di sette miliardi di esseri umani, chi e cosa offriamo concretamente all’umanità crocifissa? Qual’è il nostro compito missionario?
L'acqua del nostro battesimo è la vita che Gesù è venuto a portare, ed in abbondanza, per tutto il mondo ... Questa donna è aperta e disposta alla verità, ed è questo che conta.
Quanta gente che ci circonda cerca la verità, il senso e il diritto alla dignità e alla vita! Riconosce la profezia di Gesù e domanda dove si deve adorare Dio, dov’è Dio? In quale tempio?, Il Figlio dell'uomo e della donna risponde : “verrà un tempo in cui adorerete Dio... in spirito e verità”(GV 4, 23), non più nei templi, ma empaticamente nell'uomo e nella donna sofferenti, nell’esistenza e nella storia stessa! Allora le religioni tutte, compresa la nostra che ha la grande notizia dell'Emanuele Redentore, adoreranno Dio in spirito e verità, con lo stesso atteggiamento di ascolto e attenzione di Gesù alla "povera" con estrema semplicità. Lei intanto lascia la brocca e le sue sicurezze, e corre dai suoi compaesani per dire loro che ha trovato il Messia. È ricolma di gioia, finalmente qualcuno l’accoglie, la conosce, la libera, qualcuno che ama ogni persona senza distinzione di genere, qualcuno che predilige gli oppressi, le minoranze, gli immigrati, i piccoli e i poveri, come lei.
Ci mettiamo noi come la samaritana, disposti a denudare le nostre idolatrie del consumo, dell'economia del mercato, della speculazione finanziaria, della complicità col sistema, a cominciare e far scoppiare intorno la Vita Nuova? Di più: “ una Chiesa in uscita”: ci interessano i “compaesani”, i residenti di oggi, siano essi nati in Italia o da un'altra parte?
Anche noi siamo missionarie/i peccatrici( tori), graziati da Gesù. Ci buttiamo a servire, ascoltare e annunciare con la testimonianza, la Parola e le opere, Gesù Cristo e il suo Regno?
Quella Carità di cui il Vangelo del mercoledì delle ceneri ci parla significa essenzialmente la discreta opera di liberazione degli oppressi, di amore politico, di costruzione della giustizia nella tenerezza verso gli immigrati, gli ultimi, i poveri, i feriti, i diseredati, senza discriminazioni di nessun genere. Il terrorismo, che ripudiamo veementemente, non ci esime dal perdono dei fanatici violenti e ci fa denunciare l’altro terrorismo, quello dei quindici bambini, che muoiono di fame in media al minuto; questo secondo infanticidio è a opera dei plurimiliardarii di dollari, che - forse - sono anche all’origine degli attentati stessi! Le violenze di piccole falangi estremiste non possono essere un pretesto per fare degli immigrasti il “capro espiatorio, come già sta avvenendo: gli immigrati sono “l’assetata del pozzo”, non il sinedrio uccisore! La samaritana riparte dal pozzo lasciando la sua brocca ricolma della sua povertà e della vergogna che portava su di sé, ma anche delle tante ricchezze e capacità nascoste in lei nel profondo del suo cuore e correndo va, annuncia ed evangelizza! Da qui nasce il cambiamento.
Noi, in Italia, ricevuta l’acqua di Cristo, a chi la portiamo specificamente? Evangelizziamo da soli o insieme, come Chiesa, i samaritani di oggi?
Poi i “ samaritani” stessi crederanno ed diventeranno loro stessi artefici di evangelizzazione: la malfamata, ma sorprendente donna ha seminato! Ora le piantine crescono, è il Regno che cresce.
A volte non ci crediamo che tanti ultimi e lontani ci aspettano, vogliono incontrarci, parlarci...
Se abbiamo qualche successo missionario, accettiamo di scomparire come quest’amica o cerchiamo gli applausi, siamo autoreferenziali, personalisti, mediatici?
Gesù dal canto suo ha a che fare con i discepoli. Pensiamo “ i discepoli”..., che son disturbati dal fatto che lui, il rabbi, stia parlando da solo con una donna,... E’ il verme dell’ ipocrisia, delle regole convenzionali a cui Gesù ha anteposto la vita della persona!
Francesco, vescovo di Roma ci dice ciò che conta realmente per Gesù e per la Pace vera nel suo discorso del 1° gennaio : “ Non più schiavi ma fratelli”. Riguardo a questa icona della quaresima, ci ritornano in mente come conferma e deposito ispiratore tre eventi fondanti della chiesa missionaria italiana: il Convegno Missionario di Sacrofano (Rm) celebrato in novembre 2014, al quale tanti di noi erano presenti, il Convegno Missionario dei Giovani che si svolgera dal 30 aprile al 3 maggio di quest'anno ad Assisi e il Convegno Nazionale della Chiesa Italiana che celebreremo dal 9 al 13 novembre di quest'anno a Firenze.
Il convegno di Sacrofano, “Va a Ninive, la grande città” sancisce per "MISSIO" e per tutti noi che dovremmo avere le mani in pasta, l'urgenza di uscire e andare verso i lontani, gli immigrati, i poveri, anzi stare tra i poveri, essere empatici, imparare da loro, imparare anche dalle altre religioni.
Al convegno dei giovani (COMIGI), “Tre personaggi in cerca di amore” si rifletterà su tre figure giovannee che rispondono alla missione oltre i loro limiti, i nostri tanti limiti, sempre nell'ottica del cambiamento che Gesù viene a portare. Tommaso, che non crede in Gesù risorto se non quando vede, tocca e soprattutto accetta di mettersi in cordata con tutta la sua comunità; Maria Maddalena che ama perdutamente Gesù, lo cerca anche dopo la sua morte, dopo la scomparsa del suo Corpo e che, incontratolo risorto, con coraggio lo annuncia ai discepoli, ai fratelli e sorelle; e infine il discepolo amato, Giovanni stesso, che si lascia amare fino in fondo e diventa il testimone per l’Umanità intera! Da questo Convegno per i giovani chiaro è l’invito che ci viene fatto: andare alla gioventù che fa parte dei poveri di oggi e andare ai poveri tutti, come la samaritana per rifare con loro la società, trasformare le vecchie istituzioni, l'economia, il sociale, le culture, la vecchia politica, verso la fraternità universale.
Infine a novembre avremo il convegno della Chiesa italiana “In Cristo Gesù il Nuovo Umanesimo”. Ci auspichiamo che sia fedele a questo suo titolo e ci impegniamo perché in questo Convegno non si parli solo di sacramentalismo, ritualismo, dottrina, ma si vada al cuore del kerigma da annunciare e alle due leggi dell’Amore che lo riassumono: “l'amore di Dio e l'amore del prossimo". La preparazione a questo Convegno e la sua attuazione ci aiutino a guardare con più attenzione all’umanità di Gesù per farla diventare la nostra umanità; ci donino di mettere al centro Gesù Cristo, presente in ogni persona senza nessuna distinzione: in noi tutti, nei poveri, esclusi, oppressi … ma che si nasconde anche in fondo al cuore dei tanti che operano violenza e aspetta che siano aiutati a prenderne coscienza. Non dimentichiamo che anche in ognuno di noi c’è amore e violenza, mettiamoci davanti al Signore e supplicandolo di riconciliarci con noi stessi chiediamogli di essere Testimoni di un’umanità rinnovata e impregnata di Vangelo affinché nella nostra sequela di Cristo nasca una Cultura nuova capace di umanizzare ogni dimensione della nostra società e del mondo intero! Diamoci da fare perché questo nuovo umanesimo che ridona dignità raggiunga tutti, veramente tutti e in particolari i poveri che ne sono spogliati e privati … basti pensare alla “bomba della miseria provocata dall’Occidente ricco” che, per l’accumulo di pochi, uccide 15 bambini al minuto … anche a danno dei mussulmani! Non meravigliamoci quindi se aumentano le frange terroristiche e l’odio anche verso l’Occidente cristiano.
È il tempo in cui o la Chiesa esce e quindi "cresce" o si svuota sempre di più di senso e di gente, e soprattutto di giovani. È arrivato il momento di lasciare le poche pecore che sono nell'ovile per soccorrere delicatamente e discretamente le tante che sono fuori e che con i nostri tanti “ismi” non convinciamo più.
I malcapitati e crocifissi per le strade italiane e del mondo sono tanti, troppi, come ai tempi di Gesù: quale in nostro atteggiamento? fuggiamo o li soccorriamo, gratuitamente, senza chiedere nulla in cambio, dando di più di ciò che non osano neppure chiedere? Gesù Crocifisso lo troviamo e celebriamo in loro!
Ne abbiamo di cammino da fare in questa quaresima! Coraggio, sorelle e fratelli missionari in Italia, diamoci da fare: questa quaresima sia realmente il passaggio di e con Gesù Cristo e con la samaritana dalla Croce alla Resurrezione. Buon cammino verso la Pasqua!
Noi crediamo in te, Signore Gesù,
presente nel Sacramento del tuo amore e,
davanti al tuo altare, ti ringraziamo e ti adoriamo.
Tu sei il nostro Salvatore e Maestro,
crocifisso per i nostri peccati e risuscitato per la potenza del Padre.
O Signore misericordioso, vieni e rimani in noi,
perdona i nostri peccati e donaci la pace.
Allontana dai nostri cuori ogni dubbio e ogni timore
e rinvigorisci in noi la fede nella tua passione e nella tua risurrezione,
così che, per la tua grazia, possiamo vivere intensamente il nostro impegno battesimale e
meritiamo di conseguire la vita eterna nel tuo regno.
Dal Libro dell’Esodo (Es 16)
Tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d`Egitto. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d`Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese d`Egitto; domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?». Mosè disse: «Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore». Mosè disse ad Aronne: «Dà questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevialla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!». Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l`accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all`accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l`un l`altro: « Man hu: che cos`è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «E' il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore:!Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda».
ll poema della Quaresima (D.M. Turoldo: il mistero del tempo)
Mi sembra di essere entrato in un mare di profondità senza misura, e di bellezza compatta e inesauribile. Mi riferisco al poema della Quaresima che la chiesa comincia a dispiegare quotidianamente nella sua liturgia, straripando poi nel tempo di Passione, per finire con la grande settimana in cui «tutto avrà compimento» e dalla quale uscirà una «nuova creazione». Settimana che sarà emblema per ogni tempo dell'anno: perché dopo, ogni domenica sarà sempre Pasqua; e ogni lunedì sarà un lunedì santo, in cui Dio per mezzo del Verbo continua a creare tutti questi beni e li santifica, dà loro la vita, li benedice per farcene dono; e ogni martedì sarà appunto un martedì santo; così per tutti gli altri giorni. Una settimana e un tempo che sarà il cardine del mondo anche fisico. Perché, secondo la liturgia, non è l'uomo che rotea intorno ai cieli, alle costellazioni; è il sole e sono le costellazioni e i cieli che roteano intorno all'uomo. Del resto, l'Uomo, il protagonista di questo poema, è Cristo, il Verbo per il quale «tutto è stato creato e niente di quanto esiste può esistere senza di lui» (Gv 1,3). La Quaresima si presenta come un poema finito, completo, come un cerchio di perfezione i cui confini sono la morte e la vita del mondo intero, dell'uomo singolo e di tutta l'umanità, della natura e della spannatura, del tempo e dell'eterno. Il ciclo prende l'avvio da una cospersione di cenere che ti cala sul capo ricordando che tu, uomo, chiunque tu sia, sei polvere e che in polvere ritornerai; e finisce con un grido di vittoria, inaudito prima dell'avventura del Cristo: Perché cercate tra i morti Colui che vide? Gesù, l'Uomo-Dio, è risorto e vi precede sulle vostre stesse strade» (cf. Lc –24,5-i); cioè finisce con il trionfo della vita sulla morte, con la frontiera della morte spezzata, spostato oltre la tomba il confine della vita. Nessuno vuole morire; perché siamo nati per la vita e non per la morte.
Preghiera Comune
Sospinti dalla parola di Dio, accosciamoci con cuore sincero al nostro salvatore Gesù Cristo e supplichiamolo che la nostra Quaresima sia un tempo di rinnovamento spirituale e di impegno cristiano. Diciamo insieme Ascoltaci, o Signore.
- Perché accogliamo con animo puro il richiamo divino alla penitenza e alla conversione, preghiamo.
- Perché la Quaresima confermi la nostra scelta fondamentale di adesione alla fede e alla parola di Dio, preghiamo.
- Perché, come Gesù, sappiamo essere fedeli a Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze, preghiamo.
- Perché Gesù, umile e presente nell'Eucaristia, ci insegni il vero spirito della penitenza quaresimale, preghiamo.
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera della Didachè
Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza
che ci hai rivelato
per mezzo di Gesù Cristo tuo servo.
A te la gloria nei secoli. Amen.
Come questo pane spezzato era sparso sui colli
e raccolto è diventato una cosa sola,
così si raccolga la tua Chiesa
dai confini della terra nel tuo regno;
perché tua è la gloria e la potenza
per mezzo di Gesù Cristo nei secoli. Amen.
Tu, Signore onnipotente,
hai creato tutte le cose a gloria del tuo nome
e hai dato ai figli degli uomini
un cibo e una bevanda perché ti lodino;
ma a noi hai fatto dono
di un cibo e di una bevanda spirituale
della vita eterna, per opera del tuo servo Gesù.
Ti ringraziamo perché sei potente.
A te la gloria nei secoli. Amen.
Ricordati, Signore, della tua Chiesa;
liberala da tutti i mali,
rendila perfetta nel tuo amore,
riuniscila dai quattro venti, santificata,
nel tuo regno che per lei hai preparato.
Perché tuo è il potere e la gloria nei secoli.
Amen.