Incontro con i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali (2 settembre)

Cari fratelli e sorelle, sono felice di incontrarvi. La gioia del Vangelo è il motivo che ha spinto voi, uomini e donne consacrati nella vita religiosa e nel ministero ordinato, a essere qui e a dedicarvi, insieme alle sorelle e ai fratelli laici, al Signore e agli altri. Benedico Dio per questo. Lo faccio attraverso una bella preghiera di lode, il Salmo 34, a cui mi ispiro per condividere alcuni pensieri con voi. Esso dice: «Gustate e vedete com’è buono il Signore».

Gustare e vedere, perché la gioia e la bontà del Signore non sono qualcosa di passeggero, ma rimangono dentro, danno gusto alla vita e fanno vedere le cose in modo nuovo; come ci hai detto tu, Rufina, nella tua bella testimonianza. Vorrei dunque assaporare il gusto della fede in questa terra facendo anzitutto memoria di storie e di volti, di vite spese per il Vangelo. Spendere la vita per il Vangelo: è una bella definizione della vocazione missionaria del cristiano, e in particolare di come i cristiani la vivono qui. Spendere la propria vita per il Vangelo!

Ricordo allora il Vescovo Wenceslao Selga Padilla, primo Prefetto Apostolico, pioniere della fase contemporanea della Chiesa in Mongolia e costruttore di questa cattedrale. Qui, tuttavia, la fede non risale solo agli anni novanta del secolo scorso, ma ha radici molto antiche. Alle esperienze del primo millennio, segnate dal movimento evangelizzatore di tradizione siriaca diffusosi lungo la via della seta, è seguito un considerevole impegno missionario: come non ricordare le missioni diplomatiche del XIII secolo, ma anche la cura apostolica manifestata dalla nomina, intorno al 1310, di Giovanni da Montecorvino come primo Vescovo di Khan Baliq, e dunque responsabile di tutta quest’ampia regione del mondo sotto la dinastia mongola Yuan? Fu proprio lui a fornire la prima traduzione in lingua mongola del libro dei Salmi e del Nuovo Testamento. 

Ma perché spendere la vita per il Vangelo? È una domanda che vi faccio. Come diceva Rufina, la vita cristiana va avanti facendo delle domande, come i bambini che domandano sempre cose nuove, perché non capiscono tutto nell’età dei perché.

Spendere la vita per il Vangelo perché si è gustato (cfr Sal 34) quel Dio che si è reso visibile, toccabile, incontrabile in Gesù. Sì, è Lui la buona notizia destinata a tutti i popoli, l’annuncio che la Chiesa non può smettere di portare, incarnandolo nella vita e “sussurrandolo” al cuore dei singoli e delle culture. Il linguaggio di Dio, tante volte, è un sussurro lento, che prende il suo tempo; Egli parla così. Questa esperienza dell’amore di Dio in Cristo è pura luce che trasfigura il volto e lo rende a sua volta luminoso. Fratelli e sorelle, la vita cristiana nasce dalla contemplazione di questo volto, è questione di amore, di incontro quotidiano con il Signore nella Parola e nel Pane di vita, e nel volto dell’altro, nei bisognosi in cui Gesù è presente.

In questi trentun anni di presenza in Mongolia, voi, carissimi sacerdoti, consacrati, consacrate e operatori pastorali, avete dato vita a una molteplice varietà di iniziative caritative, che assorbono la maggior parte delle vostre energie e riflettono il volto misericordioso di Cristo buon samaritano. È come il vostro biglietto da visita, che vi ha resi rispettati e stimati per i tanti benefici arrecati a molte persone in vari campi: dall’assistenza all’educazione, passando per la cura sanitaria e la promozione culturale. 

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Al tempo stesso vi invito a tornare sempre e di nuovo a quello sguardo originario da cui tutto è nato. Senza di esso, infatti, le forze vengono meno e l’impegno pastorale rischia di diventare sterile erogazione di servizi, in un susseguirsi di azioni dovute, che finiscono per non trasmettere più nulla se non stanchezza e frustrazione. Invece, rimanendo a contatto con il volto di Cristo, scrutandolo nelle Scritture e contemplandolo in silenzio adorante davanti al tabernacolo, lo riconoscerete nel volto di quanti servite e vi sentirete trasportati da un’intima gioia, che anche nelle difficoltà lascia la pace nel cuore. 

Non dimenticate l’adorazione! Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione in questo secolo pragmatico: non dimenticatevi di adorare e, dall’adorazione, fare le cose. 

I fratelli e le sorelle della Mongolia, che hanno uno spiccato senso del sacro e un’ampia e articolata storia religiosa, attendono da voi questa testimonianza e ne sanno riconoscere la genuinità. È una testimonianza che voi dovete dare, perché il Vangelo non cresce per proselitismo, il Vangelo cresce per testimonianza.

Il Signore Gesù, inviando i suoi nel mondo, non li mandò a diffondere un pensiero politico, ma a testimoniare con la vita la novità della relazione con il Padre suo, diventato “Padre nostro” (cfr Gv 20,17), innescando così una concreta fraternità con ogni popolo. La Chiesa che nasce da questo mandato è una Chiesa povera, che poggia solo su una fede genuina, sulla disarmata e disarmante potenza del Risorto, in grado di alleviare le sofferenze dell’umanità ferita. Ecco perché i governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e di verità, capace di promuovere il bene di tutti.

Carissimi Missionari e Missionarie, gustate e vedete il dono che siete, gustate e vedete la bellezza di donarvi interamente a Cristo che vi ha chiamati a testimoniare il suo amore proprio qui in Mongolia. Continuate a farlo coltivando la comunione. Realizzatelo nella semplicità di una vita sobria, a imitazione del Signore, entrato a Gerusalemme a dorso di un mulo e spogliato persino delle vesti sulla croce. Siate sempre vicini alla gente, con quella vicinanza che è l’atteggiamento di Dio: Dio è vicino, compassionevole e tenero. Siate così con la gente, prendendovene cura personalmente, imparando la lingua, rispettando e amando la loro cultura, non lasciandovi tentare da sicurezze mondane, ma rimanendo saldi nel Vangelo attraverso un’esemplare rettitudine di vita spirituale e morale. Semplicità e vicinanza, dunque, senza stancarvi di portare a Gesù i volti e le storie che incontrate, i problemi e le preoccupazioni, spendendo tempo nella preghiera quotidiana, che vi permette di stare in piedi nelle fatiche del servizio e di attingere al «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3) la speranza da riversare nei cuori di quanti soffrono.

Carissimi, in questo cammino di discepoli-missionari avete un sostegno sicuro: la nostra Madre celeste, che –mi è piaciuto tanto scoprirlo!– ha voluto darvi un segno tangibile della sua presenza discreta e premurosa lasciando che si trovasse una sua effigie in una discarica. Nel luogo dei rifiuti è comparsa questa bella statua dell’Immacolata: lei, senza macchia, immune dal peccato, ha voluto farsi così vicina da essere confusa con gli scarti della società, così che dallo sporco della spazzatura è emersa la purezza della Santa Madre di Dio, la Madre del Cielo.

Alzando lo sguardo a Maria, siate dunque rinfrancati, vedendo che la piccolezza non è un problema, ma una risorsa. Sì, Dio ama la piccolezza e ama compiere grandi cose attraverso la piccolezza, come Maria testimonia (cfr Lc 1,48-49). Fratelli, sorelle, non abbiate paura dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Non è questa la strada di Dio. Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perché ha ospitato in sé Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere (cfr 1 Re 8,27).

Fratelli e sorelle, affidiamoci a lei, chiedendo uno zelo rinnovato, un amore ardente che non si stanca di testimoniare il Vangelo con gioia. E andate avanti, coraggiosi, non stancatevi di andare avanti. Grazie tante per la vostra testimonianza. Lui, il Signore, vi ha scelti e crede in voi; io sono con voi e con tutto il cuore vi dico: grazie; grazie per la vostra testimonianza, grazie per le vostre vite spese per il Vangelo. Continuate così, costanti nella preghiera, continuate creativi nella carità, continuate saldi nella comunione, gioiosi e miti in tutto e con tutti. Vi benedico di cuore e vi ricordo. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

Discorso completo

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Pregare insieme per la pace

Ricorre proprio in questi giorni, precisamente il 27 luglio,  il 70° anniversario della firma dell’armistizio che ha posto fine alla sanguinosa guerra della Corea (1950-53). L’armistizio è però un accordo piuttosto precario, perché non è mai stato raggiunto un vero e proprio trattato di pace. Così, a seconda dei “momenti” politici, le due Coree continuano o a cercare un qualche dialogo ed accordo, o a guardarsi in cagnesco, accusandosi mutuamente di fomentare la divisione e il pericolo di una nuova guerra.  Lo scenario politico internazionale poi, con la diretta ingerenza di Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, in realtà non promette nulla di buono per quanto riguarda l’ideale sognato di un vero e proprio trattato di pace tra le due Coree.

Eppure le religioni del Paese non si danno per vinte, e continuano a sognare un prossimo futuro in cui non ci siano più armi nucleari nei due Paesi, le famiglie rimaste divise dalla guerra (rimangono ancora più di 40.000 persone) possano tornare a ritrovarsi e riconoscersi, l’unità di tutto il popolo Coreano sia ristabilita… e così hanno dato vita quest’anno, assieme ad altre associazioni civili, a una raccolta di firme per spingere il governo a fare di tutto affinché ci possa essere la pace nella penisola coreana. 

Accompagnano questa iniziativa con una serie di altre iniziative, come incontri interreligiosi di preghiera per la pace, simposi e conferenze sulla situazione della pace nel Paese. 

A Daejeon nel locale ramo del KCRP (Conferenza Coreana delle Religioni per la Pace), la maggiore delle organizzazione “ufficiali” di dialogo interreligioso, abbiamo organizzato in città un Incontro di Preghiera per la Pace, a carattere interreligioso, la domenica 23 luglio, alle 4.00 del pomeriggio, nella sede centrale del Buddismo-won.

Avevamo fatto un paio di riunioni per preparare l’evento, e alla fine si era deciso di assegnare ad ogni religione un quarto d’ora di tempo per pregare “secondo la propria tradizione”. Le religioni che avevano deciso di partecipare sono state i Protestanti, i Cattolici, e il Buddismo-won (una religione autoctona della Corea). I Buddisti, disgraziatamente, non si trovavano in questo momento pronti per partecipare, e le altre piccole religioni non hanno voluto avere un tempo particolare assegnato loro, e la loro partecipazione è stata solo a livello individuale.  

A me è toccato presiedere il tempo assegnato alla Chiesa cattolica.

L’incontro di preghiera si è svolto nella grande sala di meditazione del Buddismo-won, alla presenza di un centinaio di persone (la pioggia insistente dell’attuale stagione monsonica ha certamente “frenato” una partecipazione maggiore) e si è svolta per un’ora e mezza, secondo il programma stilato precedentemente. 

I Protestanti hanno invitato uno dei loro pastori, che è un artista, a cantare un paio di canzoni con la chitarra, e offerto varie preghiere.

Il Buddismo-won ha proclamato alcuni insegnamenti del fondatore della religione sulla pace, intercalati da momenti di silenzio meditativo. 

Noi abbiamo proclamato due letture bibliche, seguite da un breve commento sulla “pace nella Bibbia”, e all’invito a scambiarci il “dono della pace” tra tutti i presenti (e questo è stato uno dei momenti più partecipativi ed emotivi dell’incontro), concluso con una bellissima preghiera per la pace di Papa Francesco, che tutti coloro che volevano potevano leggere nel libretto-guida dell’incontro. 

Alla fine, tre rappresentanti delle religioni hanno letto una “dichiarazione ufficiale” della campagna di raccolta di firme per la pace, nella quale si chiede al governo a nome di tutti i cittadini del Paese di fare tutto il possibile per arrivare ad un Trattato di Pace. Non sarà certamente facile visto che l’attuale governo di destra, è più propenso al “muro contro muro” che al dialogo con la Corea del Nord.

Oltre all’incontro di preghiera, sono previste anche un’attività specifica di raccolta firme il 27 di luglio, e una Tavola Rotonda sulla Pace il 6 agosto.

A volte sentiamo la lamentela che non comunichiamo molto all’Istituto di quanto stiamo facendo nel campo del Dialogo Interreligioso in Corea. Ma almeno questa volta, e grazie a questo evento abbastanza particolare, vogliamo testimoniare che  l’impegno nel dialogo interreligioso da parte di noi Missionari della Consolata, a Daejeon è continuo e diretto, anche se spesso oscuro e rutinario… 

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“Il monte, luogo dei grandi incontri tra Dio e l’uomo, è anche il posto dove Gesù trascorse ore e ore in preghiera (cfr. Mc 6, 46), a unire terra e Cielo, noi suoi fratelli al Padre. Che cosa dice a noi il monte? Che siamo chiamati, nel silenzio, nella preghiera, ad avvicinarci a Dio e agli altri, che dal monte si vedono in un’altra prospettiva, quella di Dio che chiama tutte le genti. Il monte lega Dio e i fratelli in un unico abbraccio, quello della preghiera. La missione inizia sul monte: lì si scopre ciò che conta: salire sul monte a pregare per tutti e scendere dal monte per farsi dono a tutti”. (Papa Francesco, Omelia per la Giornata Missionaria Mondiale, 20 ottobre 2019)

L’equilibrio tra assiduità con il Signore e missione verso gli uomini è delicato, e a esso occorre prestare continuamente attenzione, come a un equilibrio instabile che deve essere ogni giorno re-instaurato. Gli Atti degli apostoli ci testimoniano che gli apostoli stessi ben presto si resero conto di una patologia che minacciava gravemente il loro ministero:

“I Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è bene che noi trascuriamo la Parola di Dio per servire alle tavole. Dunque, fratelli, cercate tra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola” (At 6,2-4).

Preghiera come vicinanza a Dio e alla gente 

Alcuni, per pregiudizi spiritualisti, pensano che la preghiera dovrebbe essere una pura contemplazione di Dio, senza distrazioni, come se i nomi e i volti dei fratelli fossero un disturbo da evitare. Al contrario nella vicinanza a Dio noi rafforziamo la vicinanza alla nostra gente; e viceversa, nella vicinanza alla gente viviamo anche la vicinanza al Signore. 

La preghiera del missionario si nutre e si incarna nel cuore dei popoli con cui condivide la vita, porta i segni delle ferite e delle gioie della sua gente che nel silenzio presenta ogni giorno davanti al Signore. Un missionario deve avere un cuore “allargato” da fare spazio al dolore e a tutta la miseria del popolo che gli è affidato e, nello stesso tempo, come sentinella annunciare l’aurora della Grazia di Dio che si manifesta proprio in quel dolore. 

Preghiera di intercessione 

Nell’intercessione, il missionario porta davanti a Dio i cristiani della comunità, le persone in difficoltà e i bisogni dei popoli e dell’umanità, come parte integrante del servizio missionario. 

Davvero, dunque, la preghiera per gli altri è esercizio di sollecitudine e responsabilità e lotta contro la nostra indifferenza nei confronti della realtà dell’altro, una tentazione che l’avanzare degli anni rende più concreta e forte.

Ce lo ricorda il papa Francesco: "La preghiera non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l'anima: no, questo non è preghiera, questa è finta di preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli. Il banco di prova della preghiera è l'amore concreto per il prossimo. E viceversa: i credenti agiscono nel mondo dopo aver prima taciuto e pregato; altrimenti la loro azione è impulsiva, è priva di discernimento, è un correre affannoso senza meta. I credenti si comportano così, fanno tante ingiustizie, perché non sono andati prima dal Signore a pregare, a discernere cosa devono fare". (Papa Francesco, Udienza, 7 ottobre 2020)

La preghiera missionaria

Ma, esiste una preghiera tipicamente missionaria? E se esiste, quali potrebbero esserne i tratti caratteristici? Non cambiano i contenuti teologici, ma è il contesto, la prospettiva e l’orizzonte che differenziano la preghiera “tradizionale” da quella missionaria. 

Nella preghiera tradizionale, il contesto è dato dalla mia situazione, dal mio stato d’animo, dai miei bisogni; la prospettiva è data dall’ambiente prossimo che mi circonda; l’orizzonte è costituito dalla porzione di chiesa a cui appartengo. 

Nella preghiera missionaria il contesto è determinato dalle situazioni dell’altro in quanto altro, diverso da me, dai suoi bisogni e dalle sue speranze; la prospettiva è il mondo intero, con tutte le sue sfide, contraddizioni e aspirazioni di pace, equità e giustizia; l’orizzonte è il Regno, fattosi carne in Gesù Cristo, ma non ancora compiuto. 

In altre parole, è preghiera missionaria:

1. quella preghiera in cui vi si trova descritta la vita delle persone, luogo in cui riconoscere l’impronta misteriosa e operante di Dio;

2. quella preghiera che continuamente educa a dilatare gli spazi del cuore e della mente; preghiera che diventa incessante esercizio di ascolto, di contemplazione, ma anche di apertura e di azione nella storia;

3. quella preghiera in cui trovano spazio i gemiti, i lamenti, le gioie e le speranze degli uomini e donne di oggi e di sempre; in cui il grido dei poveri, degli oppressi, dei migranti di questo nostro mondo è tenacemente portato al cospetto di Dio;

4. quella preghiera che sa riconoscere, anche in mezzo alle tempeste della vita e agli orrori del mondo, l’azione dello Spirito; che ne coglie la forza anche nella debolezza, che rafforza la sua fede donandola;

5. quella preghiera che ardentemente spera contro ogni umana speranza, che invita ad assumere le proprie responsabilità e a tradurle in un impegno concreto di cambiamento per il bene comune.

6. quella preghiera che non fa ripiegare mai su sé stessi, non fa attorcigliare sull’io, ma apre a prospettive nuove: invita ad andare sempre “oltre”, ad altri villaggi, ad altri bisogni, ad altre incarnazioni, ad altri rischi di novità.

(canto)

Rit:     Gloria a te, Cristo Gesù, oggi e sempre Tu regnerai!
         gloria a te! Presto verrai: sei speranza solo Tu!

 

* Sia lode a te! Figlio diletto, dolce presenza nella tua Chiesa:
   tu ami l'uomo come un fratello.
   Solo in te pace e unità! Amen! Alleluia!   Rit.

 

* Sia lode a te! Pietra angolare, seme nascosto, stella nel buio:
   in nessun altro il mondo si salva.
   Solo in te pace e unità! Amen! Alleluia!   Rit.

 

(vescovo)

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

A tutti voi, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo, siano date in abbondanza mise­ricordia, pace e carità.

E con il tuo spirito.

 

(guida)

In questo tempo di grazia in cui la famiglia costituisce un vero e proprio segno dei tempi, abbiamo voluto accogliere l’invito del Papa e dei nostri Vescovi per invocare il dono dello Spirito sul Sinodo che si aprirà domani. Sarà proprio lo Spirito Santo il vero protagonista di questa Assemblea straordinaria dei Vescovi, voluta perché la Chiesa tutta sappia cogliere le attuali sfide sulla famiglia come nuove opportunità per testimoniare il Vangelo.

Papa Francesco già da alcuni mesi ha invitato Famiglie e Comunità cristiane a pregare per questo evento. Ascoltiamo un passo della lettera indi­rizzata da lui alle famiglie nello scorso 2 Febbraio:

(lettore)

"Questo importante appuntamento coinvolge tutto il Popolo di Dio, vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici delle Chiese particolari del mondo intero, che parteci­pano attivamente alla sua preparazione con suggerimenti concreti e con l’apporto indi­spensabile della preghiera. Il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e signifi­cativo specialmente da parte vostra, care famiglie... Pertanto vi chiedo di pregare inten­samente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito... Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo"

(guida)

Il nostro Vescovo, accogliendo questo invito del Papa, così ha scritto in un messaggio alla Diocesi:

(lettore)

La sera del 4 Ottobre, vigilia dell’apertura del Sinodo, tutta la Chiesa italiana è invitata a partecipare alla “veglia di preghiera” che si terrà a Roma con la presenza del Santo Padre. Tutte le parrocchie troveranno modo di unirsi a questa preghiera corale. Per le parrocchie della città di Cremona l’appuntamento è presso la parrocchia di Sant’Abbondio nel Santua­rio della “Santa Casa”. Qui si ritroveranno a turno le varie parrocchie della Città nei giorni successivi per tutta la durata del Sinodo, cioè dal 5 al 18 Ottobre.

Ma oltre a questi momenti comunitari programmati, vi esorto a trovare uno spazio di pre­ghiera all’interno di ogni famiglia, recuperando e manifestando la caratteristica della casa come “chiesa domestica”. La casa è luogo segnato dalla presenza di Dio per le tante cop­pie di sposi che hanno voluto iniziare la loro vita coniugale con il sacramento del Matrimo­nio, per le tantissime persone che, in forza del Battesimo ricevuto, vivono la di­gnità di figli di Dio. […] Molte e gravi sono le sfide che riguardano la famiglia e che il Si­nodo dovrà affrontare. Sosteniamo i suoi lavori con la nostra preghiera quotidiana. Anche in famiglia.

(vescovo)

Preghiamo.

O Padre, che guidi e custodisci la tua Chiesa, dona ai tuoi servi radunati in Sinodo lo Spi­rito di intelligenza, di verità, di pace, perché si sforzino di conoscere la tua volontà, e ti servano con totale dedizione. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

 

- possiamo sedere -

 

(lettore 1)

Ascoltate la parola del Signore dal libro del profeta Osea                                               

2, 16. 17b-22

 

Così dice il Signore: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore; là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non sa­ranno più ricordati. In quel tempo farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conosce­rai il Signore».

 

(lettore 2)

Dal discorso di Papa Francesco ai fidanzati in preparazione al matrimonio, 14 febbraio 2014.

 

«Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni, potrei dire un lavoro artigianale, un la­voro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama crescere insieme. Questo non viene dall’aria! Il Signore lo benedice, ma viene dalle vostre mani, dai vostri atteggiamenti, dal modo di vivere, dal modo di amarvi. Farci crescere! Sempre fare in modo che l’altro cresca. Lavorare per questo.

E così, non so, penso a te che un giorno andrai per la strada del tuo paese e la gente dirà: «Ma guarda quella che bella donna, che forte!…». «Col marito che ha, si capisce!». E an­che a te: «Guarda quello, com’è!…». «Con la moglie che ha, si capisce!». È questo, arri­vare a questo: farci crescere insieme, l’uno l’altro. E i figli avranno questa eredità di aver avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi – l’un l’altro – più uomo e più donna!».

 

- segue una pausa di silenzio per la riflessione personale, quindi tutti si alzano e insieme recitano la se­guente preghiera -

 

Dio e Padre di tutti gli uomini, tu sei la fonte inesauribile di ogni vita:

nella santità e nella semplicità della Santa Famiglia di Nazareth

tu ci doni l’immagine più viva di un’esistenza vissuta generosamente e con pienezza.

Donaci oggi di lasciarci intimamente ispirare

dall’amore che Gesù, Maria e Giuseppe

hanno intensamente condiviso nella loro vita di famiglia.

Essi intercedano per noi, che ora ci affidiamo a te, nostro Padre,

tu che vivi e regni, con il Figlio e lo Spirito Santo,

Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

- possiamo sedere -

 

(lettore 1)

Ascoltate la parola del Signore dal libro della Genesi

1, 26-28. 31

 

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i ret­tili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltipli­catevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.

 

(lettore 2)

Dall’udienza generale di Papa Francesco, 2 aprile 2014, e dal Messaggio del Santo Padre Francesco al primo Congresso latinoamericano di pastorale familiare, 4 agosto 2014.

 

«L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniu­gale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva. Quando un uomo e una donna celebrano il sacra­mento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. […] Inoltre, l’amore familiare è fecondo, e non soltanto perché genera nuove vite, ma perché amplia l’orizzonte dell’esistenza, genera un mondo nuovo; ci fa credere, contro ogni scoraggiamento e disfattismo, che una convivenza basata sul rispetto e la fi­ducia è possibile. Di fronte a una visione materialista del mondo, la famiglia non riduce l’uomo allo sterile utilitarismo, ma offre un canale per la realizzazione dei suoi desideri più profondi».

 

- segue una pausa di silenzio per la riflessione personale, quindi tutti si alzano e insieme recitano la se­guente preghiera -

 

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,

affidiamo a Te la causa della vita:

guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,

di poveri cui è reso difficile vivere,

di uomini e donne vittime di disumana violenza,

di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.

Fa' che quanti credono nel tuo Figlio

sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo

il Vangelo della vita.

Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,

la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza

e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,

insieme con tutti gli uomini di buona volontà,

la civiltà della verità e dell'amore

a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita. Amen.

(Dalla Lettera Enciclica Evangelium Vitæ)

 

- possiamo sedere -

 

(lettore 1)

Ascoltate la parola del Signore dal libro della Genesi                                                                                        

2, 18-24

 

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualun­que modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Si­gnore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle co­stole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

 

(lettore 2)

Dalla Conferenza Stampa durante il volo di Papa Francesco di ritorno da Rio de Janeiro, 28 luglio 2013, e dall’Intervista a Papa Francesco di Antonio Spadaro, 19 agosto 2013.

 

«La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. […] Le persone vanno accompagnate, le ferite vanno curate […]. La Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti […]. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, sol­leva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato».

 

- segue una pausa di silenzio per la riflessione personale, quindi tutti si alzano e, a cori alterni, recitano le seguenti invocazioni -

 

O Santa Famiglia di Nazareth, conduci i giovani innamorati che iniziano un cammino in­sieme.

Lo Spirito Santo illumini i loro passi verso un amore pienamente umano, maturo e stabile affinché nella gioia di un sì per sempre formino una nuova famiglia, piccola Chiesa e sa­cramento del tuo amore.

 

O Santa Famiglia di Nazareth, non abbandonare le giovani coppie di sposi che stanno vi­vendo un momento di crisi o di solitudine.

Lo Spirito Santo susciti la compagnia di altre famiglie che nella prossimità del buon sa­maritano si facciano vicine nell’ascolto e nella solidarietà.

 

O Santa Famiglia di Nazareth, riscalda il cuore degli sposi che sentono il peso della vita insieme o che non sentono più il gusto del buon vino di Cana.

Lo Spirito Santo doni loro una rinnovata freschezza affinché nel riscoprire la bellezza del loro Sacramento, sappiano accogliere le tante stagioni dell’amore.

 

O Santa Famiglia di Nazareth, dona una rinnovata speranza a tutti i papà e le mamme che sentono il peso dell’educazione dei figli.

L’attuale pressione culturale non sia fonte di scoraggiamento, ma con l’aiuto dello Spirito Santo diventi un’occasione propizia per costruire ponti tra famiglie e coinvolgere l’intera comunità cristiana.

 

(insieme)

O Santa Famiglia di Nazareth, solleva tutte le famiglie ferite.

Lo Spirito Santo doni loro una luce nuova perché sentano il calore di una comunità che li accoglie e li accompagna.

 

(canto)

 

(sacerdote/diacono)

Ascoltate la parola del Signore dal Vangelo secondo Giovanni                                                                      

2, 1-11

 

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu in­vitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le ri­spose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai ser­vitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempi­rono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono fi­nora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Parola del Signore.

Lode a te, o Cristo.

 

- riflessione del Vescovo -

 

- segue una pausa di silenzio per la riflessione personale, quindi tutti si alzano per l’invocazione allo Spi­rito -

 

(vescovo)

Fratelli e sorelle, siamo qui raccolti in preghiera per invocare dal Signore della vita grazia e sapienza, prudenza e audacia per il Sinodo che si aprirà domani.

Rivolgiamo la nostra supplica allo Spirito Santo, perché doni a tutti i partecipanti luce per comprendere la volontà di Dio, amore indefettibile per la Chiesa, franchezza nell’annunciare il Vangelo.

 

- Durante il canto delle invocazioni allo Spirito Santo, vengono portate sette lampade -

 

 

(canto)

Veni Sancte Spiritus, tui amoris ignem accende.

Veni Sancte Spiritus, veni Sancte Spiritus.

 

(cantore)

- Spirito del Padre, dono di sapienza,

tu, che hai rivelato la presenza del Messia al suo popolo nel battesimo al fiume Giordano.

 

- Spirito del Risorto, dono d’intelletto,

tu che hai trasformato il cuore degli apostoli e dei discepoli, riuniti con Maria il giorno della Pentecoste. Rit.

 

- Spirito effuso sulla Chiesa, dono di consiglio,

tu che operi nei nostri pastori, in Papa Francesco e in tutti i vescovi uniti a lui, dando loro ispirazione e parola profetica.  Rit.

 

- Spirito sostegno degli umili, dono di fortezza,

tu che sai sciogliere i cuori più chiusi e rinnovare lo sguardo verso un avvenire di frater­nità e di pace.    Rit.

 

- Spirito invocato dal popolo santo di Dio, dono di scienza,

tu che non hai mai lasciato la Chiesa priva della tua presenza lungo i secoli.    Rit.

 

- Spirito luce dei fedeli, dono di pietà,

tu che sei la fonte dell’amore di cui vivono e crescono le nostre famiglie.    Rit.

 

- Spirito vivificante, dono del santo timore di Dio,

tu, che hai dato inizio alla nostra redenzione, rendendo Maria la Madre del nostro Signore Gesù.    Rit.

 

(vescovo)

L’amore di Cristo sostiene le nostre comunità cristiane perché, come famiglie di famiglie, siano una casa accogliente per tutti nell’amore e nella fraternità. Preghiamo insieme e di­ciamo: Signore, ascolta la nostra preghiera.

 

(sacerdote/diacono)

Per il nostro papa Francesco e per tutti i Padri sinodali.

Il Signore li guidi con la sua sa­pienza nell’annunciare la bellezza del Vangelo del matrimonio e della famiglia.

Pre­ghiamo.

 

 

Per tutti i sacerdoti.

Il Signore doni loro la paternità dello Spirito per guidare tutte le fa­miglie e il popolo di Dio nel cammino verso l’unità e la comunione fraterna.

Preghiamo.

 

Per tutte le coppie di sposi.

Il loro sì sia accompagnato quotidianamente dalla forza della grazia e diventi per tutti noi esempio di luminosa fedeltà e di perseveranza nell’affrontare le sfide della vita.

Preghiamo.

 

Per le tante sfide che oggi vive la famiglia.

Il Signore accenda la luce della fede in tutte le piccole chiese domestiche perché affrontino le difficoltà della vita senza mai perdere la speranza.

Preghiamo.

 

(guida)

Il Vescovo, ora, si porta nella “Santa Casa”.

Ai piedi della Vergine lauretana accenderà un cero che arderà per tutta la durata del Si­nodo. E’ il segno di quel cero che noi siamo invitati ad accendere sul davanzale della fi­nestra di casa nostra come segno di comunione con Papa Francesco, con tutte le famiglie in preghiera a Roma, nei gruppi parrocchiali o diocesani e nelle loro abitazioni.

Il lume sia anche un richiamo per i passanti: la famiglia è un bene prezioso non solo per i cristiani, ma per tutti gli uomini, per l’intera società.

Accompagniamo questo gesto con il canto del Magnificat.

 

(canto)

L'anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

Il Vescovo, dopo aver acceso il cero e incensato la Vergine Lauretana, introduce la preghiera:

 

E ora, ci affidiamo alla Santissima Trinità, mistero di amore assoluto, che si è rivelato in Cristo e che ci è stato partecipato per mezzo dello Spirito Santo. L’amore di Dio ri­splende in modo peculiare nella Famiglia di Nazareth, punto di riferimento sicuro e di conforto in ogni famiglia. In essa rifulge il vero amore a cui tutte le nostre realtà familiari devono guardare, per attingere luce, forza e consolazione. Alla Santa Famiglia di Naza­reth, vogliamo affidare la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, con le parole di Papa Francesco:

 

(tutti)

Gesù, Maria e Giuseppe,

in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero,

a voi con fiducia ci rivolgiamo.

 

Santa Famiglia di Nazareth,

rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,

autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche.

 

Santa Famiglia di Nazareth,

mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione:

chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione.

 

Santa Famiglia di Nazareth,

il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza

del carattere sacro e inviolabile della famiglia,

la sua bellezza nel progetto di Dio.

 

Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate, esaudite la nostra supplica.

Amen.

 

- Il Vescovo ritorna alla sede per impartire la benedizione finale -

 

(guida)

Papa Francesco concede, per la circostanza del Sinodo, l’Indulgenza Plenaria alle solite condizioni (confessione e comunione eucaristica, preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) a chi, in spirito di penitenza e con sincera contrizione dei peccati, visita in forma di pellegrinaggio i luoghi di culto lauretano esistenti nel mondo cattolico (tra que­sti a Cremona la Santa Casa di Loreto presso S. Abbondio e la parrocchiale della Beata Vergie Lauretana a Borgo Loreto) e recita la Preghiera alla Santa Famiglia, composta per il Sinodo dallo stesso Papa Francesco.

L’indulgenza Plenaria può essere lucrata anche in suffragio delle anime dei defunti.

Gli anziani, gli infermi e tutti coloro che, per grave motivo, non possono uscire di casa e spiritualmente si uniscono a coloro che visitano tali luoghi di culto, possono acquistare l’Indulgenza Plenaria, alle stesse condizioni, recitando la Preghiera alla Santa Famiglia e offrendo a Dio, per mezzo di Maria, le proprie sofferenze e i propri disagi.

 

(vescovo)

Il Signore sia con voi.

E con il tuo spirito.

 

Il Padre, Creatore del cielo e della terra, il Figlio, nato, morto e risorto per noi, lo Spirito, che è Signore e dà la vita, siano presenti nei vostri cuori e nelle vostre famiglie.

Amen.

 

 

E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

Amen.

 

(sacerdote/diacono)

Andate in pace.

Rendiamo grazie a Dio.

 

(canto)

* O santissima, o piissima Madre nostra, Maria!

   Tu, preservata immacolata, prega, prega per i figli tuoi.

 

* Tu confortaci, tu difendici, Madre nostra, Maria!

   Con te chiediamo, con te speriamo: prega, prega per i figli tuoi.

 

Consacrazione di sé e dei propri cari al Cuore di Gesù

Gesù mio, 

oggi e per sempre

 io mi consacro al Tuo Sacratissimo Cuore.

 

Accetta l’offerta di tutto me stesso,

di quanto sono e di quanto possiedo.

 

Accoglimi sotto la Tua  protezione assieme a tutti i miei cari:

ricolma della Tua Benedizione tutta la nostra vita

e tienici sempre uniti nel Tuo Amore e nella Tua Pace.

 

Allontana da noi ogni male e guidaci sulla via del bene:

rendici piccoli nell’umiltà di cuore

ma grandi nella fede, nella speranza e nell’amore.

 

Soccorrici nelle nostre debolezze;

sostienici nella fatica del vivere

e sii il nostro conforto nel dolore e nel pianto.

 

Aiutaci a compiere ogni giorno la Tua Santa Volontà,

per renderci degni del Paradiso

e per vivere, già qui in terra,

sempre uniti al Tuo Soavissimo Cuore.

 

Imprimatur in Curia Archiep. Mediolanensi die 22 iunii 2010

+ Angelo Mascheroni, Ordinarius Dioecesanus

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