Domenica sono stato a “Tierra Colorada”, una zona montuosa dove vive la nostra comunità di indigeni Tseltal. Si trova a un'ora e mezza di macchina dalla nostra parrocchia.

In comunità abbiamo parlato di promuovere la nostra presenza in mezzo a questo popolo indigeno, perché finora abbiamo praticamente fatto come con le altre cappelle e non si può continuare così: io ho già letto tre volte il Vangelo nella loro lingua (con il mio accento di Zaragoza) e loro ora leggono nella loro lingua, perché finora lo hanno sempre fatto in spagnolo.

Dopo l'Eucaristia ho avuto un incontro con loro in cui abbiamo parlato delle sfide che come comunità devono affrontare: una strada decente, il dramma dell'acqua, il basso livello di scolarizzazione, l'assenza di sistemi sanitari, lo sradicamento culturale (perché loro sono sfollati da Tenejapa, un comune di San Cristóbal de las Casas), la precarietà economica nonostante l'ottimo caffè che producono, il numero di persone senza documenti d'identità e certificati di nascita, la sfida ecologica (il luogo in cui vivono è una riserva naturale: da più di 30 anni stanno aspettando essere trasferiti altrove, ma senza successo).

Ma ciò che più mi ha colpito è stata la profonda divisione fra diversi gruppi religiosi: cattolici e protestanti in primis. La cosa è così grave che se l'Associazione dei Genitori era d'accordo a migliorare la strada, gli altri si opponevano per ragioni che non ho capito al di là delle profonde divisioni che vivevano.

Tra un paio di settimane terremo una riunione con i responsabili della nostra comunità e della parrocchia, affinché questa opzione per i nativi non appartenga ai Missionari ma a tutta la comunità. Vediamo se possiamo camminare insieme, sinodalmente.

Ieri mattina sono stato con il responsabile della pastorale degli indigeni della diocesi, che è membro della comunità Zoque, e si è rallegrato della nostra iniziativa perché dice che c'è poca sensibilità in questo senso. Camminare in comunione, lentamente ma intuendo la strada. 

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Ieri è stata una giornata importante per il nostro impegno nei confronti del popolo Tseltal della nostra parrocchia. Abbiamo avuto un primo discernimento comunitario sulla nostra presenza in questa comunità.

Erano presenti i leader della comunità Tseltal, anche colui che era stato loro presidente fino a un mese prima e una coppia Tseltal che vive nella città di Tuxtla ma originaria di questa comunità; c’era la moglie di uno dei leader della comunità, un responsabile della Pastorale sociale della parrocchia, il rappresentante del gruppo di studenti universitari e professionisti della parrocchia; abbiamo ottenuto anche la partecipazione del responsabile diocesano dei popoli nativi e poi c’eravamo il parroco e io.

Abbiamo cercato di sottolineare l'unicità della loro presenza nella nostra parrocchia e l’importanza che la loro cultura trovi uno spazio per esprimersi nella parrocchia e nella diocesi. Ci siamo scambiati idee su temi di formazione umana e cristiana e, in questo campo, il valore di avere colloqui differenziati per bambini, uomini e donne, per poter approfondire alcuni argomenti.

È stato un primo passo. Per il momento, sono presente in quella comunità la prima e la terza domenica del mese, ma la prospettiva è quella di arrivare a soggiorni più prolungati. È stato un piccolo passo per l'umanità, ma un primo grande passo per noi.

 

I Missionari della Consolata del Gruppo Messico abbiamo celebrato il nostro ritiro annuale dal 13 al 17 febbraio 2023 a Chiquilistlán, a 160 km dalla nostra comunità di San Antonio Juanacaxtle, nello Stato di Jalisco. Padre Peter Ssekajugo, il superiore della Delegazione, è venuto dal New Jersey per accompagnarci in questo momento di incontro con Dio, di fraternità e di ringraziamento per la vita missionaria.

Il luogo dove siamo stati è stato davvero una vera scoperta per tutti noi: perché tutto ci invitava a essere in comunione con la natura e a rendere grazie a Dio. Poi non è affatto mancata la figura del nostro Beato Fondatore già che il nostro ritiro coincideva con gli ultimi giorni della novena precedente alla sua festa. 

Il padre Peter ci ha invitato a fare della nostro impegno in questo paese un cammino verso le periferie e nel caso nostro ci ha ricordato che la frontiera dei migranti è un'interpellanza molto concreta per noi anche nel contesto della nostra preoccupazione per l’Animazione Missionaria Giovanile e Vocazionale che ha collegato a questo possibile impegno. Accompagnare i migranti come hanno fatto Mosè e Aronne nel deserto quando stavano con un popolo profugo e in fuga dall’Egitto.

Ha messo anche in evidenza che la stessa vita consacrata era nata dalla spiritualità di comunità cristiane che volevano in tutto somigliare a Cristo... che aveva sofferto sulla croce. Anche oggi la nostra consacrazione ci identifica con tutti i crocifissi della terra ai quali dobbiamo stare vicini.

Abbiamo poi dato spazio alla riflessione sulla qualità della nostra vita comunitaria, anche se sappiamo che questo aspetto è migliorato molto nel nostro gruppo e poi approfondito in una riflessione sulla nostra vocazione e su quella chiamata radicale che ognuno di noi ha sentito a un certo punto della sua vita a consacrarsi a Dio nella missione ad gentes.

Non sono mancate nemmeno riunioni interessanti in cui abbiamo avuto modo di discutere e contribuire in temi per noi importanti come le condizioni che potrebbero qualificare il nostro ministero vocazionale o una nuova apertura in Messico, la terza, sulla quale avevamo riflettuto lo scorso anno durante la visita canonica.

Il 16 non è stata solo la festa del Beato Giuseppe Allamano, ma anche il compleanno del nostro confratello Patrick Waiganjo, che è stato celebrato con semplicità e fraternità e abbiamo avuto l'opportunità di visitare le cascate di Comala, che si trovavano a dieci minuti da dove alloggiavamo. Nell’ultima eucaristia abbiamo anche ringraziato le persone che si sono dedicate a noi durante i cinque giorni; abbiamo apprezzato il servizio e l’ambiente incomparabile de “La cabaña de Don Roge”.

Ringraziamo Dio e padre Peter Ssekajugo per questo tempo e torniamo alle nostre comunità e ai nostri servizi missionari rinnovati per affrontare anche la Quaresima che già bussa alla porta. I buoni Esercizi Spirituali sono quelli che riescono a produrre cambiamenti e a portarci a un'azione più profetica, evangelica e missionaria.

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Dal 16 al 21 ottobre si è svolta a Oaxaca (Messico) la quindicesima edizione dell' Encuentro de Pastoral Afroamericana y Caribeña (EPA), questa volta centrata sul tema della costruzione di una presenza profetica nella chiesa del continente.

Per padre Venanzio Mwangi IMC, della Pastorale afroamericana e caraibica e dell'équipe di coordinamento dell'EPA, “è giunto il momento di dare al Messico l’opportunità di ospitare questo spazio teologico in cui siamo sicuri che Dio, con un volto nero, guiderà la riflessione e aiuterà ad approfondire la cultura afro. Questo spazio sarà una occasione per pregare, condividere e riflettere, alla luce della Parola di Dio, sulla presenza di Dio nei nostri popoli, nelle loro vite e nelle loro lotte. Dovremo impegnarci a promuovere processi di liberazione e di crescita nella fede, e a intercambiare esperienze pastorali che promuovano l'unità degli agenti di pastorale afro"

Monsignor Florencio Armando Colín Cruz, vescovo di Puerto Escondido, ha dato un caloroso benvenuto a tutti i partecipanti all'EPA 2022 e ha ricordato che, tra le attività proposte, c'è l'analisi della realtà dei popoli neri della regione e la ricerca di una traduzione e inculturazione afro dei quattro sogni contenuti nella Esortazione apostolica “querida Amazonia” del papa Francesco.

Padre Mwangi ha concluso dicendo che "il popolo afro è un popolo che ha sofferto, ha affrontato grandi sfide durante la sua forzata presenza nel continente americano, ma è anche un popolo che ha resistito agli assalti della storia e che dà un esempio di lotta, perseveranza e forza.

Per mezzo di questo EPA, cerca anche di partecipare a modo suo al processo sinodale nel quale è incamminata la Chiesa nel continente americano”.

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Gli incontri di Pastorale Afroamericana (EPA)

Le EPA sono un'iniziativa di base della Chiesa che è riuscita a rimanere fedele all'ispirazione iniziale: i protagonisti sono le comunità cristiane nere accompagnate dal sostegno del Celam e del SEPAC (Segretariato per la pastorale afroamericana e caraibica).

Ogni EPA è stato uno spazio di dialogo, un progetto nato dal cuore del popolo nero, con l'obiettivo di riconoscere, approfondire e valorizzare la cultura afro in America Latina e nei Caraibi. Sono il frutto di un percorso sociale ed ecclesiale.

Ognuno di essi ha gettato il suo seme per il rafforzamento di questa pastorale, così come i suoi contributi all'evangelizzazione nel continente, ed è diventato un'impronta che rende visibile il cammino dei neri nella Chiesa cattolica e nella società.

Il 29 agosto, alle sei di sera, nella parrocchia del Divino Niño di Tuxtla Gutiérrez (Chiapas), Ansoni Camacho Cruz è stato ordinato dal vescovo Fabio Martínez Castilla. È il secondo missionario della Consolata messicano ad essere ordinato e quindi è stato un momento di grazia per tutta la Chiesa e soprattutto per i Missionari della Consolata, presenti in questo Paese da quattordici anni e che già cominciano a vedere i primi frutti di missionari della Consolata ad vitam.

È lunedì 29 agosto 2022 e sono le sei di sera. La chiesa parrocchiale di El Divino Niño a Tuxtla Gutiérrez, in Chiapas, Messico, trabocca di gente. Le pareti sono ornate di ghirlande, i banchi di rose bianche. Molti fedeli trovano posto davanti alla porta principale della chiesa sotto un telone; altri si allineano per tutta la lunghezza dell'edificio cercando riparo dalla pioggia sotto la grondaia del tetto. Ma qui la pioggia non è mai sgradita, è un segno di benedizione. La gente si è riunita per l'ordinazione del diacono Ansoni Camacho Cruz, Missionario della Consolata. 

È uno dei cinque figli di Omar Camacho e Dora Maria Cruz. Una famiglia molto unita e conosciuta da tutti in parrocchia. Don Omar lavora con macchinari pesanti. Per l'occasione, la mamma Dora María e le sue figlie indossano le camicette colorate e le gonne a fiori caratteristiche del Chiapas. Gli uomini indossano eleganti scarpe di pelle. I nipoti sono più disinvolti; quasi tutti con ... i loro telefoni cellulari. 

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Monsignor Fabio Martínez Castilla, arcivescovo di Tuxtla, insieme a una dozzina di sacerdoti, si prepara per la celebrazione nella sala parrocchiale accanto alla chiesa. Davanti a lui, con i genitori come primi testimoni, Ansoni fa la sua professione di fede. 

Una nuvola di chierichetti, vestiti di rosso e bianco, guida la processione verso la chiesa. L'arcivescovo viene salutato dai fedeli che applaudono. Lo accompagnano padre Peter Ssekajugo, nuovo superiore dei Missionari della Consolata in Messico, Canada e Stati Uniti, padre Paolo Fedrigoni, il suo predecessore, e i padri Luis Jimenez, Patrick Murunga Waiganjo e Clovis Audet - i missionari della Consolata che lavorano nella parrocchia del Divino Niño. Altri Missionari della Consolata, i padri Ramon Lazaro Esnaola e Patrick Irungu Mungai, sono arrivati da Guadalajara; padre Alvaro Palacios Arregui, dal New Jersey. Alla destra del vescovo ci sono alcuni sacerdoti diocesani: tra questi, don José Luis, il primo e finora unico sacerdote di questa parrocchia, responsabile dell'ufficio del clero a livello diocesano. Oggi, Ansoni sarà il secondo.

Ansoni depone sull'altare il libro dei Vangeli, sul quale ha fatto la sua professione di fede pochi minuti fa, e va a sedersi tra i suoi genitori. Con loro, e con tutti i presenti, ascolta la Parola di Dio rivolta a tutti. Il Vangelo viene proclamato da padre Mungai, che oggi ricorda i suoi otto anni di sacerdozio. Al momento opportuno Ansoni è chiamato e si avvicina all'altare. Padre Paolo lo presenta al vescovo: “Ansoni è cresciuto proprio in questa parrocchia, più precisamente nella 'Cappella di San Filippo', e tutti quelli che sono qui presenti a questa eucaristia lo conoscono bene -racconta al vescovo-; ha fatto filosofia a Guadalajara, il noviziato in Argentina e gli studi teologici a Nairobi. È stato diacono nella missione di Matiri, in Kenya”. Assicura al vescovo che tutti i rapporti su di lui sono positivi e quindi è degno dell'ordinazione sacerdotale. 

Nell'omelia, il vescovo esorta Ansoni a essere un sacerdote felice, con il profumo di Cristo, sempre disponibile e vicino a tutte le sue pecorelle. È contento che lui sia entrato a formare parte di un istituto missionario, perché la Chiesa deve essere una comunità in uscita, aggiunge. Esprime la sua gioia per il fatto che la presenza dei missionari nella sua diocesi hanno portato alla nascita di un sacerdote missionario proveniente dal suo gregge. 

Nel momento stesso dell'ordinazione, le Litanie dei Santi vengono cantate splendidamente dal coro: è il coro della Cappella di San Filippo, orgoglioso di essere stato scelto per cantare nell’ordinazione sacerdotale di uno della loro comunità! Dopo l’ordinazione Ansoni è vestito da padre Luis Jiménez -il suo parroco- con la casula che hanno donato i suoi genitori. Quando il vescovo lo ha abbracciato, tutti sono scoppiati in un forte applauso. 

All'inizio della liturgia eucaristica, coppie vestite con abiti tradizionali portano all'altare doni di ogni tipo: cesti di frutta, mango, uva, pesche, fichi, banane; sacchetti di fagioli, mais e noci; pane, biscotti, latte e anche... una bottiglia di vino.

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Dopo la Comunione, p. Peter, a nome dei Missionari della Consolata, ringrazia Mons. Fabio, un vero vescovo missionario che per dieci anni ha lavorato come sacerdote in Angola, per aver ordinato un nuovo sacerdote per il nostro istituto missionario. Lo stesso ringraziamento va anche a tutti i presenti: sacerdoti, religiosi, religiose e popolo cristiano per essersi uniti a questo straordinario momento di felicità. “È un dono reciproco -dice- noi vi abbiamo dato una rinnovata consapevolezza della missione universale della Chiesa, e voi ci avete dato un nuovo sacerdote”. La gente applaude con entusiasmo quando padre Peter confessa di essere molto contento della sua elezione a Superiore Provinciale che gli ha dato la possibilità di rivisitare il Chiapas. Dopo l'Ave Maria, suonata in modo incantevole da un giovane violinista del coro, Ansoni esprime parole di ringraziamento per tutti e i i sentimenti che riempiono il suo cuore. Il popolo lo acclama. La sua destinazione è il Kenya che raggiungerà nel mese di novembre. chiede a tutti di accompagnarlo con la preghiera.

Dopo l’eucaristia, all’interno della chiesa, una lunga fila di persone si mette in fila davanti a padre Ansoni per ricevere da lui la prima benedizione sacerdotale. Il calore è intenso. Due chierichetti sono accanto a lui: uno per prendere i vari doni che riceve; l'altro con un panno che Ansoni usa per asciugarsi il sudore dal viso. Queste benedizioni durano due ore e mezza, senza interruzioni! All’esterno un gruppo musicale suona musiche del Chiapas e i ballerini e le ballerine si muovono quasi freneticamente al ritmo della musica; alcuni studenti della scuola di cucina, volontari per l'occasione, servono splendide pietanze preparate da loro.

Il nostro più sincero augurio è che la benedizione che Ansoni ha ricevuto oggi duri con la stessa intensità per tutta la sua vita sacerdotale.

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En una ceremonia muy alegre, el día Lunes 16 de febrero, Fiesta de nuestro Fundador, el Beato José Allamano, a las 18:00 hrs., se llevó a efecto la toma de posesión de la Parroquia del Divino Niño Jesús, a cargo de los Misioneros de la Consolata presentes en la ciudad de Tuxtla Gutierrez. El párroco nombrado fue el padre Cesar Antonio Avellaneda P., Misionero de la Consolata nacido en Santander, Colombia. A su lado, conformando un Equipo Pastoral, estarán los padres Noe Antonio Romero C. y el padre Bento Eugenio Muhita.

En un ambiente de gran alegría, toda la comunidad acompaño en la toma posesión, al nuevo Párroco, al cual le pusieron una cadena de flores, como omenaje y realizaron un procesión hacia la Parroquia en medio de porras, vivas y los tradicionales Parachicos de Chiapas.

Antes del rito de la toma de posesión canónica, se celebró el juramento de fidelidad, que encabezó el VICARIO GENERAL de la Arquidiocesis de Tuxtla Gutierrez, Chiapas Pbro. José Luis Aguilera Cruz, en presencia de autoridades eclesiásticas, civiles, y feligresía.

Junto a la comunidad, el Padre Cesar recibió el afecto y el compromiso de permanente oración de los presentes. La Santa Misa fue presidida por varios Sacerdotes de la Diócesis en el templo del Divino Niño Jesús. En su homilía, el Padre Cesar, pidió mucha oración, acompañamiento, colaboración y unidad, en su nuevo caminar en esta hermosa población.

A la parroquia del Divino Niño Jesús, pertenecen unos 100.000 habitantes. Esta parroquia esta ubicada en las periferias de la ciudad de Tuxtla Gutierrez, capital del estado de Chiapas, en la Colonia Las Granjas (Km. 4) y cuenta con 22 capillas a su cargo. Es una parroquia de contexto urbano periférico que presenta importantes desafíos, a saber: presencia de zonas con alto indice de pobreza, trabajo informal y desempleo; minorías étnicas; poca atención a las problemáticas sociales por parte de los representantes de gobierno; presencia de numerosos Nuevos Movimientos Religiosos (antes denominados Sectas), diversidad de proveniencia cultural; debilidad en alguna comunidad de sentirse y reconocerse parte de la parroquia; etc..

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