Brasile. «Siamo sempre stati qui!»

  • , Apr 16, 2025
  • Pubblicato in Notizie

Gli indigeni a raccolta attaccati dalla polizia

Una folta rappresentanza dei popoli indigeni del Brasile si è data appuntamento a Brasilia – dal 7 all’11 aprile – per dare vita alla ventunesima edizione dell’«Acampamento terra livre» (Atl). Il raduno – organizzato dall’«Articolazione dei popoli indigeni del Brasile» (Apib), associazione che comprende sette rappresentanze regionali – è avvenuto in un periodo storico particolarmente grave per i popoli autoctoni a causa dei ripetuti attacchi ai loro diritti, formalmente sanciti dalla Costituzione del 1988 e dai trattati internazionali.

Se da una parte c’è un presidente aperto alle istanze indigene come Lula, dall’altra c’è un Congresso dominato dai «ruralisti» (latifondisti, proprietari terrieri, imprenditori dell’agrobusiness, imprenditori del settore minerario) che vedono nei popoli indigeni un ostacolo ai loro interessi particolari. L’obiettivo di questo gruppo è uno solo: impossessarsi a qualsiasi costo delle terre occupate dalle popolazioni indigene per sfruttarle a piacimento.

20250416ATL

La ministra dell'ambiente Marina Silva tra Sônia Guajajara, ministra dei popoli indigeni (a sinistra), e Joênia Wapichana, presidente della Funai (a destra), durante un incontro all'«Acampamento terra livre» (Atl). Foto: Fabio Rodrigues-Pozzebom - Agência Brasil.

Negli ultimi anni, gli attacchi ai diritti costituzionali dei popoli indigeni hanno trovato la massima espressione nell’emanazione della legge 14.701/2023, nota come Lei do marco temporal Legge del limite temporale»), concernente il riconoscimento, la demarcazione, l’uso e la gestione delle terre indigene. Una norma – si noti bene – emanata dal Congresso che prima ha ignorato il giudizio di incostituzionalità del Supremo tribunale federale (Stf) e poi ha respinto i veti posti dal presidente Lula.

La legge è, dunque, vigente trovando su fronti opposti i popoli indigeni e il Congresso a maggioranza ruralista. Per cercare di trovare una soluzione consensuale, il ministro Gilmar Mendes del Supremo tribunale federale ha formato una Commissione speciale di conciliazione. Tuttavia, il Consiglio indigenista missionario (Cimi), organo meritorio legato alla Conferenza episcopale brasiliana (Conferência nacional dos bispos do Brasil, Cnbb), da oltre cinquant’anni a fianco dei popoli indigeni, ha commentato che la conciliazione proposta «potrebbe comportare conseguenze ancora più gravi per i popoli rispetto alla stessa Legge 14.701».

20250416ATL2

"Acampamento terra livre 2025". Foto: @edinigfekanhgag

È in questo clima di incertezza e di opposizione frontale che circa ottomila indigeni (questa è stata la stima) si sono ritrovati nella capitale brasiliana. Le giornate sono state però segnate da un brutto evento. Il 10 aprile, durante una marcia programmata («A resposta somos nós», la risposta siamo noi), la polizia (sia quella nota come legislativa sia quella militare) ha attaccato un gruppo di indigeni, colpiti con gas lacrimogeni e spray al peperoncino. Le autorità hanno accusato i manifestanti di aver tentato di occupare spazi non autorizzati. Gli organizzatori hanno respinto l’accusa, replicando che si è trattato di un atto deliberato della polizia. Il fatto è riuscito a sviare l’attenzione pubblica dalle questioni poste dai popoli indigeni, evidenziando nel contempo il pesante clima anti indigeno vigente nel paese.

Tutto questo è stato raccontato anche nel comunicato finale dell’Apib, testo che si apre con un’affermazione e un’accusa incontestabili: «Noi indigeni siamo sempre stati qui! Abbiamo resistito all’invasione dei nostri territori e al genocidio perpetrato contro i nostri antenati e contro di noi per 525 anni». La conclusione è – invece – un grido, forse un po’ enfatico, ma sicuramente pieno di orgoglio e di speranza: «La nostra lotta è per la vita, per la Madre terra, per la Costituzione e per il futuro dell’intera umanità».

* Paolo Moiola è giornalista, rivista Missioni Consolata. Originalmente pubblicato in: www.rivistamissioniconsolata.it

La Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) ha annunciato la partecipazione speciale di Suor Simona Brambilla, MC, Prefetta del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, alla 27ª Assemblea Generale Elettiva, che si terrà dal 7 all'11 luglio 2025 a Brasilia (DF). Si tratta di una presenza storica considerando  che la missionaria della Consolata è la prima donna Prefetta di un Dicastero vaticano.

Nell'ambito del programma, il 7 luglio si svolgerà un'attività speciale aperta a tutti i religiosi e le religiose. La presenza di Suor Simona sarà un segno forte della vicinanza, dell'ascolto e dell'attenzione del Dicastero per tutta la vita religiosa consacrata in Brasile, che conta 35.000 religiosi e religiose in tutto il Paese. La sua partecipazione rappresenta un gesto di comunione e di speranza, in sintonia con il cammino sinodale vissuto dalla Chiesa e con le sfide della missione nel nostro tempo.

La CRB nazionale accoglie la presenza di Suor Simona Brambilla con profonda gratitudine e riconosce in questo gesto un vero e proprio impulso a continuare a coltivare la speranza, la profezia e la fedeltà al Vangelo.

L'Assemblea elettiva, che si svolgerà dall'8 all'11 luglio, avrà come tema “La vita religiosa consacrata: sentinella di speranza in tempi di crisi” e riunirà i Superiori  e Superiore Maggiori di diversi Istituti e Congregazioni presenti in Brasile.

20250409Simona4

CRB Regionale di Bahia/Sergipe durante un incontro sul Sinodo sulla sinodalità e la vita consacrata. Foto: CRB

Vita consacrata: sentinella di speranza in tempi di incroci

Il tema scelto per la 27ª Assemblea Generale della CRB - “Vita religiosa consacrata: sentinella di speranza in tempi di incroci” - è nato dal discernimento collettivo sul momento storico che stiamo vivendo come umanità, come Chiesa e, in particolare, come consacrati e consacrate in Brasile.

I tempi di incroci evocano periodi segnati da incertezze, rotture, cambiamenti profondi e sfide. Sono tempi in cui le strutture consolidate non rispondono più efficacemente alle nuove realtà; la fede è chiamata a tradursi in profezia, mistica e in coraggio, ascolto e impegno. Il mondo sta attraversando crisi ambientali, sociali, politiche, economiche e spirituali. Anche la Chiesa sta vivendo un processo di rinnovamento, riprendendo in profondità la chiamata alla sinodalità e ascoltando il grido del popolo e della terra. Papa Francesco ci invita ad essere sinodali.

In questo contesto, la vita religiosa consacrata è chiamata ad essere una sentinella, cioè colei che veglia nelle notti più buie, che rimane attenta ai segni di speranza e che annuncia e intravede nuovi orizzonti anche quando tutto sembra ancora avvolto dalle ombre. La sentinella non fugge dalla notte: la abita con fiducia e fede. Così anche i consacrati e le consacrate che, in mezzo alle traversate di oggi, sono presenza profetica, solidale e orante, attenta ai piccoli, ai dimenticati, ai feriti della storia.

20250409Simona

Suor Simona Brambilla nell'assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi nell'Aula Paolo VI a Roma. Foto: Jaime C. Patias

La speranza, in questo orizzonte, non è mero ottimismo o illusione: è un atto profondamente evangelico e rivoluzionario. È la speranza del Signore risorto, che si manifesta nella fermezza di comunità che resistono con tenerezza, nell'audacia di progetti che generano vita e dignità, nella fedeltà di consacrati e consacrate che restano con la gente anche nei luoghi più vulnerabili e dimenticati.

Essere sentinella della speranza significa avere fiducia che lo Spirito di Dio continui a operare, ispirando nuove forme di vita comunitaria, nuovi modi di evangelizzare, nuovi linguaggi di comunicazione e di vicinanza. Significa guardare alle sfide con realismo, ma senza perdere di vista la promessa: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5).

Per questo motivo, l'Assemblea si configura come un momento di ascolto e discernimento, di lettura dei segni dei tempi, di rinnovamento della fede e di riscoperta della forza originaria della consacrazione: la sequela radicale di Gesù, povero, casto, obbediente, misericordioso e servo.

Ispirati da Papa Francesco, che ci ricorda che “la speranza non delude” (Rm 5,5), e stimolati dall'Anno Santo, siamo chiamati a riscoprire la speranza cristiana come fiducia incrollabile nell'amore di Dio.

* Ufficio per la comunicazione della CRB Nazionale.

 

 

 

Una veglia il 10 gennaio nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma, per la religiosa americana uccisa per la sua battaglia per i diritti delle popolazioni indigene e contro la deforestazione nel Brasile.

La teologa Laurie Johnston: “in lei la missione cristiana andava oltre la spiritualità personale, includendo l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”

Suora, missionaria, martire, ma soprattutto una donna impegnata contro la deforestazione e per i diritti delle popolazioni autoctone brasiliane, suor Dorothy Stang “è stata un esempio di come mettere in pratica l’Enciclica di Papa Francesco Laudato sì, ecco perché era una persona scomoda e perché, vent’anni fa, è stata uccisa a colpi di pistola da una serie di criminali”, spiega la professoressa Laurie Jonhston, docente di teologia presso l’Emmanuel College di Boston, che il 10 gennaio, ha partecipato alla veglia, presieduta da monsignor Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle Cause dei Santi, in memoria di suor Dorothy nel Santuario dei Nuovi Martiri di San Bartolomeo all’Isola e organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.

Le memorie di suor Dorothy

Durante l’evento sono state consegnate due preziose memorie di suor Dorothy Stang, religiosa della congregazione di Nostra Signora di Namur, nata a Dayton, Ohio, nel 1931 e uccisa nel 2005 ad Anapu, nel Pará brasiliano: un pugno di terra proveniente dal luogo dell’assassinio e una maglia indossata dalla suora americana, la cui figura è stata ricordata nel recente Sinodo per l'Amazzonia. Terra e maglia, elementi simbolo di dedizione e sacrificio, di chi si sporca le mani restando attaccato alla quotidianità, necessari per una persona che, per diffondere il suo messaggio, è partita dalle basi: ha insegnato agli indigeni il rispetto e l’importanza della foresta, che non va aggredita e calpestata bensì va protetta e amata perché patrimonio di tutti, specie di chi la abita. Suor Dorothy ha tenuto corsi e incontri per formare le donne contadine, ha fatto studiare i diritti sociali, le politiche pubbliche per la salute, la maternità e la sessualità. Senza mai dimenticare l’importanza della Bibbia, volta a scoprire e ad approfondire il protagonismo delle donne negli strumenti necessari a compiere la liberazione di un popolo.

20250114Dorathy2

La tomba di Suor Dorothy Stang ad Anapu nello Stato di Pará in Brasile

Il giorno dell’omicidio

Generare consapevolezza, aprire spazi, lottare per la giustizia. “Forse proprio per la sua dedizione a certi impegni suor Dorothy era diventata una persona scomoda, da rimuovere”, commenta Johnston. L’omicidio avviene il 12 febbraio 2005. Come suo solito, suor Dorothy si stava recando a fare visita ad alcune famiglie di contadini nella foresta. Aveva già ricevuto minacce di morte, fino ad allora, però, aveva sempre risposto “non scapperò, né abbandonerò la lotta di questi agricoltori, che vivono senza protezione, in mezzo alla foresta”. Con un sorriso, suor Dorothy, aggiungeva che “nessuno uccide una vecchia signora di più di 70 anni”. Eppure, quella mattina, la banda di giovani armati rifiutò persino i soldi offerti in cambio della vita. Lo scontro con la popolazione locale era arrivato a livelli insopportabili e le capacità di suor Dorothy avevano generato risultati tanto stravolgenti quanto fastidiosi. Così, sei colpi di pistola sparati dai nemici della natura, della popolazione locale, del creato, uccisero suor Dorothy.

L’impegno per il creato e per le donne

Ricordarla oggi, vent’anni dopo, è quindi ancora più importante perché, indica la professoressa, “specie nell’anno del Giubileo, occorre riaffermare la centralità della missione cristiana nella società contemporanea”. Il messaggio di suor Dorothy, dunque, “è perfettamente in linea col pontificato di Papa Francesco che, nel luglio 2023, ha istituito la Commissione dei nuovi Martiri, testimoni della fede e nel 2015 aveva dedicato la seconda enciclica del suo pontificato al creato”. La figura di suor Dorothy ricorda come “la missione cristiana si estende oltre l'impegno personale. Include l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”.

Dall’Ohio, dove suor Dorothy era nata, alla basilica di San Bartolomeo all’Isola, luogo di memoria per i martiri moderni, conclude Johnston, “le testimonianze di violenze terribili e le debolezze umane s’intrecciano con storie di speranza, mostrando che è possibile creare comunità capaci di vivere in armonia con l’ambiente e con gli insegnamenti di Dio”.

* Guglielmo Gallone - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Nel giorno dell'Epifania, il 6 gennaio 2025, due novizi colombiani hanno iniziato il loro anno di formazione nel Noviziato Continentale Sant'Oscar Arnolfo Romero dei Missionari della Consolata, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana.

Il maestro, padre José Martín Serna, IMC, accompagnerà i due giovani, Jhon Anderson Guerrero Useche e Sergio Andrés Warnes Alcazar.

L'inizio ufficiale è avvenuto con una celebrazione Eucaristica presso la sede del Noviziato, situata nella zona nord di Manaus e presieduta da padre Julio Caldeira, IMC, consigliere Regionale in Brasile, e concelebrata dai missionari che lavorano a Manaus, i padri Gabriel Oloo, Martin Serna, Manoel Monteiro (Neo) e Antony Murigi.

In questa tappa del Noviziato, secondo le Costituzioni dell’Istituto (nn. 96-98), “il novizio approfondisce le ragioni della sua vocazione di missionario della Consolata e intensifica il processo di maturazione attraverso una speciale esperienza di unione con Dio, fino a donarsi totalmente a Lui per la missione, con la Professione Religiosa”.

Novizi

Sergio Andrés Warnes Alcázar, 24 anni, nato a Cartagena de Indias (nei Caraibi colombiani), ha iniziato il suo percorso vocazionale presso il seminario diocesano di San Carlo Borromeo, dove ha scoperto la sua passione per il servizio e la missione e ha deciso di dedicarsi alla missione ad gentes, entrando nell'Istituto Missioni Consolata (IMC).

Il suo desiderio è quello di “seguire le orme di Gesù e portare il Vangelo a chi ne ha più bisogno, con determinazione e amore per la missione”. A tal fine, “in questa nuova tappa, porto nell'anima la fiamma e la ferma determinazione di essere un missionario della Consolata; per dirla con San Giuseppe Allamano, la fiamma arde, e in questo Noviziato mi impegno a farla bruciare con amore”, conclude Sergio.

20250107Novizi3

Anderson e Sergio, novizi dell'IMC 2025 a Manaus in Brasile

Jhon Anderson Guerrero Useche ha 26 anni ed è nato a San Vicente del Caguán (Caquetá), nell'Amazzonia colombiana. Ha studiato presso il Collegio dei Fratelli di La Salle, dove ha sviluppato una grande passione per Gesù e la missione. Dopo aver studiato filosofia, ha iniziato il suo percorso formativo con i Missionari della Consolata.

Jhon Anderson esprime grande gioia perché “mi sento legato alle radici del Fondatore, San Giuseppe Allamano e alla sua proposta di missione e consolazione”. Il giovane Anderson dice di voler “vivere questo anno di Noviziato a Manaus, con grande gioia e speranza camminando con i missionari della Consolata”.

Noviziato Continentale

Dal 2021 il Noviziato Continentale si trova nel cuore dell'Amazzonia a Manaus e ha come protettore sant'Oscar Arnulfo Romero, profeta dei poveri e martire per la giustizia e la pace. I novizi sono accompagnati anche dall'équipe missionaria IMC del Gruppo di Manaus che lavorano nell’Area Missionaria Famiglia di Nazareth e nella Parrocchia di Santa Luzia.

Nel passato, questo Noviziato ha già funzionato nella città di Bucaramanga, Colombia (1981 - 1994) e a Martin Coronado, Argentina (1995-2019).

Chiediamo a Maria Consolata, nostra cara Madre, e a San Giuseppe Allamano, nostro Padre e Fondatore, di aiutare e sostenere i due novizi in questo importante anno di grazie e benedizioni, nell'ambito del Giubileo 2025, “pellegrini di speranza”.

* Padre Júlio Caldeira, IMC, missionario a Manaus (AM).

20250107Novizi

Il missionario della Consolata padre Giovanni Battista Saffirio, è deceduto il venerdì 11 ottobre 2024 a San Paolo, Brasile. Italiano di nascita, ha vissuto per 57 anni in Brasile, Stati Uniti e Canada. Aveva 85 anni, di cui 64 di professione religiosa e 58 di sacerdozio.

Nato a Bra, in Italia, nel 1939, padre Giovanni Battista Saffirio, meglio conosciuto come João Saffirio, è arrivato in Brasile nel 1967. Ha lavorato nella Missione Catrimani, con il popolo Yanomami, in due periodi: nella “prima ora” di presenza effettiva dal 1968 al 1979, e dal 1985 al 1995. In seguito ha conseguito il dottorato in antropologia e ha lavorato negli Stati Uniti e in Canada per quasi 20 anni. In Brasile, ha accompagnato per dieci anni le attività pastorali della parrocchia di São Manuel, nell'interno di San Paolo.

Con il popolo Yanomami

Nel libro “L'incontro - Nohimayou: ricordi della Missione Catrimani”, pubblicato nel 2017 dall’Editrice Paulinas, padre Saffirio racconta il suo arrivo e il primo incontro con gli Yanomami: “Era il 16 ottobre 1968. Arrivai alla Missione Catrimani partendo da Boa Vista al mattino. Nel pomeriggio, fratel Carlo Zacquini - già da nove mesi in missione - mi presentò la maloca (yano – abitazione comunitaria) dei Korihanatheri. Nella 'grande casa Yanomami' c'erano circa 35 indigeni”. Nella pubblicazione, descrive anche il rapporto tra i missionari e gli Yanomami, nonché ciò che ha imparato da loro.

20241015Saffirio2

Padre João Saffirio con gli Yanomami negli anni '70. Foto: CDI/IMC RR

Grande missionario, intellettuale e dottore in antropologia, si è distinto per il suo lavoro nell'ambito dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e della difesa della vita indigena, per la creazione e la dedizione al censimento della popolazione Yanomami e, insieme a padre Guglielmo Damioli, per la stesura del primo atlante etnologico Yanomami, che ha contribuito in modo determinante alla delimitazione e alla ratifica del territorio Yanomami nel 1992.

Entrambi, insieme a un gruppo di suore della Consolata, fecero parte del gruppo di missionari espulsi dal territorio Yanomami dalla Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni (FUNAI) nel 1987, dopo aver denunciato l'invasione di 20.000 garimpeiros (ricercatori di minerali)  che portò alla morte molti indigeni; tornarono pochi mesi dopo, quando fu riconosciuta l'arbitrarietà delle azioni del governo brasiliano.

Un uomo di riflessione e di azione

Mons. Vanthuy Neto, attuale vescovo di São Gabriel da Cachoeira (Amazzonia), ha conosciuto padre Giovanni Saffirio a Roraima, quando era ancora giovane e si trovava a Catrimani. Lo ricorda poi come amministratore e superiore a Boa Vista, durante i tempi difficili della persecuzione dei missionari della Consolata a Roraima, al tempo del vescovo Aldo Mongiano, IMC, quando Mons. Vanthuy era seminarista e poi sacerdote nella diocesi. Mons. Vanthuy evidenzia tre immagini di padre Saffírio:

“Innanzi tutto era di un uomo che aveva studiato a fondo il mondo Yanomami e li conosceva molto bene; era un missionario che era stato molto vicino agli Yanomami, così come il padre Guglielmo Damioli e fratel Carlo Zacquini; ricordo che scrisse con Guglielmo un grande libro sugli Yanomami, con testi e fotografie bellissime”.

20241015Saffirio3

Padre Giovanni Saffirio IMC.  Foto: CDI/IMC RR

“La seconda immagine che ho di lui è che ha vissuto esperienze molto difficili quando era Superiore Regionale della Consolata negli anni '90, con accuse e violenze contro i sacerdoti e il vescovo Aldo Mongiano: avevano una grande responsabilità per la vita e la missione a Roraima, era un uomo di grande coraggio che ci accoglieva con grande affetto ed era sempre sorridente. Nei momenti difficili, aiutato dalla sua segretaria Beth e a volte da me, scriveva testi sulla situazione e li inviava alle organizzazioni via fax”.

“La terza immagine è relativa alla beatificazione dell'Allamano nel 1990, organizzando alcune cose a Boa Vista; lo ricordo come un uomo molto intelligente, capace di grandi riflessioni”.

La biografia

Padre Giovanni Battista Saffirio è nato a Bra, in provincia di Cuneo, il 13 settembre 1939. Ultimo di sette figli nati da Giuseppe e Giordana Teresa, è stato educato alla fede cristiana in famiglia.

A 11 anni entra nel Seminario diocesano di Torino e a 17 anni nel Seminario dei Missionari della Consolata, dove emette la professione religiosa nel 1960. È stato ordinato sacerdote a Torino il 18 dicembre 1965, “dieci giorni dopo la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II”, come disse lui stesso.

Arrivò in Brasile nel 1967 e “il 16 ottobre 1968, con un Cessna 170 monomotore, arrivai alla piccola pista della Missione Catrimani, costruita l'anno precedente dai padri Giovanni Calleri e Bindo Meldolesi”. Missionario e grande intellettuale, ha lavorato nella missione di Catrimani per due periodi (1968-1979 e 1985-1995), oltre ad essere amministratore e poi superiore della Regione di Roraima dei Missionari della Consolata a Roraima.

20241015Saffirio1

Padre Saffirio a São Manuel (SP). Foto: Parrocchia São Manuel

Per molti anni è stato anche missionario negli Stati Uniti e in Canada, dove ha studiato e conseguito il dottorato in Antropologia Culturale e Sociobiologia presso l'Università di Pittsburgh in Pennsylvania all'inizio degli anni '80; dal 1996 al 2012 è stato a Toronto, Highland e Somerset. Nel 2012 è tornato in Brasile, dedicandosi alle attività pastorali a São Manuel, nell'interiore di San Paolo. Negli ultimi anni, a causa della salute cagionevole, ha vissuto nella Casa Regionale dei Missionari della Consolata a Jardim São Paulo, dove è morto la sera dell'11 ottobre 2024.

* Padre Julio Caldeira, IMC, comunità del Noviziato di Manaus, Brasile.

Gli ultimi articoli

Domenica di Pasqua / C - “È risorto…Alleluia, Alleluia, Alleluia!”

18-04-2025 Domenica Missionaria

Domenica di Pasqua / C - “È risorto…Alleluia, Alleluia, Alleluia!”

Risurrezione del Signore At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9 Fin dall'antichità la liturgia del giorno di Pasqua inizia con...

Venerdì Santo / C - “Egli è stato trafitto per le nostre colpe!”

18-04-2025 I missionari dicono

Venerdì Santo / C - “Egli è stato trafitto per le nostre colpe!”

Is 52,13- 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42 Il Venerdì Santo è il giorno più grande della speranza, maturata...

Il Papa ai sacerdoti: uscire dal clericalismo per diventare annunciatori di speranza

17-04-2025 Notizie

Il Papa ai sacerdoti: uscire dal clericalismo per diventare annunciatori di speranza

Nella Basilica di San Pietro la Messa crismale del Giovedì Santo presieduta dal cardinale Calcagno su delega di Francesco. Nell’omelia...

Sabato Santo / C - “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

17-04-2025 Domenica Missionaria

Sabato Santo / C - “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

Veglia Pasquale nella Notte Santa Tutte le letture si concludono con il Vangelo della Resurrezione Luca 24, 1-12 Nel silenzio di questa...

Superiore Generale: “Cristo ha vinto la morte e ci ricorda che la speranza è viva”

17-04-2025 I missionari dicono

Superiore Generale: “Cristo ha vinto la morte e ci ricorda che la speranza è viva”

“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza per la potenza...

“Prendete e mangiate”. L’amore servito a tavola

17-04-2025 I missionari dicono

“Prendete e mangiate”. L’amore servito a tavola

La tavola, luogo di incontro e di gratitudine La tavola è uno degli altari più umili e, allo stesso tempo, più...

Giovedì Santo: Coena Domini / C - “Capite quello che ho fatto per voi?”

17-04-2025 Domenica Missionaria

Giovedì Santo: Coena Domini / C - “Capite quello che ho fatto per voi?”

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; ICor 11,23-26; Gv 13,1-15 Il Giovedì Santo è un giorno di gratitudine e di gioia per il...

Brasile. «Siamo sempre stati qui!»

16-04-2025 Notizie

Brasile. «Siamo sempre stati qui!»

Gli indigeni a raccolta attaccati dalla polizia Una folta rappresentanza dei popoli indigeni del Brasile si è data appuntamento a Brasilia...

Pasqua in Terra Santa: “la speranza cristiana è certezza anche in mezzo alla guerra”

16-04-2025 Missione Oggi

Pasqua in Terra Santa: “la speranza cristiana è certezza anche in mezzo alla guerra”

Padre Francesco Patton ricorda che la speranza cristiana si fonda sulla croce. Nonostante guerra e tensioni, a Gerusalemme sarà una...

onlus

onlus